Narcisismo nella coppia e patologie derivate

Buongiorno,
scrivo per porre una domanda teorica.

Credo di avere vissuto una relazione di convivenza di tre anni con una donna affetta da un certo grado di narcisismo.

Dico ciò non in base ad una diagnosi certa bensì in base alle mie ricerche sull'argomento ed alla comparazione di quanto trovato con i pattern comportamentali e le varie fasi che sembrano essersi presentate nella nostra relazione.
In relazione a ciò la storia si è conclusa con il classico abbandono improvviso in preda ad una rabbia distruttiva per un mio rifiuto di effettuare la fecondazione eterologa tramite utilizzo di ovuli da parte di un'altra donna.
L'abbandono è stato definitivo e senza possibilità di dialogo alcuno e chiaramente ha comportato l'addosso della "colpa" dell'interruzione della relazione al sottoscritto.
Tale forma di abbandono si era già presentata in precedenza sempre in relazione alla problematica della sua infertilità ed alla possibilità di ricorrere ad un affido temporaneo per soddisfare il desiderio di essere mamma. Ed anche la dinamica era stata abbastanza netta per quanto c'è stato un temporaneo recupero, ripagato come tutto con tale rabbia distruttiva.

La domanda si riferisce al precedente partner con cui la relazione si era conclusa proprio in relazione alla impossibilità sua di avere figli e nel contesto di un affido. Anche tale partner è stato da lei descritto come un caso impossibile ed ha addossato tutte le colpe a lui che da terzo ben informato mi appariva una fin troppo brava persona.

Il partner ha sviluppato, nel corso della relazione durata più di un decennio, l'anoressia.

E' possibile che tale patologia possa realizzarsi come meccanismo di difesa alle montagne russe proprie di un rapporto con una narcisista, ovvero eccesso di cura quasi come un vero e proprio oggetto ed al contempo di svalutazione sottintesa con mezze parole o esplosiva durante la gestione del conflitto?

Personalmente durante la relazione ho sviluppato vari sintomi (ansia, incubi, stanchezza, sensi di colpa, progressivo abbassamento della autostima, etc) propri di tutte le fasi ivi inclusi quelli propri precedenti e successivi (senso di vuoto quasi di morte interiore, irrazionale non accettazione delle sue modalità brutali e per certi aspetti privi di una narrazione coerente oltre che condivisa che possa dare un senso "umano" alla cosa, etc) alla fase finale di abbandono esplosivo.
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Utente,
per rispondere alla sua domanda bisognerebbe avviare un percorso terapeutico con la sua ex.
In ogni caso al di là di valutazioni diagnostiche che in ogni caso non sono di sua competenza anche perché rischierebbero di alimentare, qualora la relazione fosse ancora in corsa, un atteggiamento fuorviante poiché connesso al tentativo di "salvare" il partner.
Sicuramente possiamo dire che la sua ex vive un notevole disagio e fa fatica a mettersi in discussione ma non aggiungerei altro.
Per quanto riguarda Lei invece forse sarebbe opportuno rivolgersi ad direttamente ad uno psicologo per affrontare le ferite emotive che questa relazione sembrerebbe averle lasciato.
Sarebbe una preziosa opportunità per apprendere dall'esperienza vissuta, metabolizzare la sofferenza e sopratutto individuare quale "aggancio" ha favorito l'instaurarsi di una relazione di coppia con questa persona.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno,
da un punto di vista razionale la sua risposta la trovo quella più plausibile.
Da un punto di vista emotivo anche la strada che mi consiglia di praticare è quella che sto provando a percorrere concretamente, cioè di cercare un aiuto.
Di fatto la mia richiesta di conferma a questa correlazione oltre ad essere, come dice, espressione di una volontà di 'salvare' l'altra persona o, addirittura, questo rapporto dileguatosi come arcobaleno, c'è la domanda che mi pongo se sia io il narcisista o, come mi sarebbe più congeniale, il nostro rapporto sia semplicemente sfumato per errori in buona fede fatti da entrambe in un contesto di debolezze reciproche che non abbiamo saputo accogliere nel modo corretto, ed ancora così chiaramente c'è un mio tentativo di salvare la relazione, se non concretamente, nel ricordo.

Magari risolverò, forse, tali dubbi con un professionista.

La presenza di buchi in quella che voi definite credo "narrazione coerente", nonchè della ferita ancora aperta e di un sentimento tutt'ora presente e forte, genuino e sano o meno che sia, mi fa ricercare risposte, per quanto ciò comporti un dispendio di energie interiori non indifferente e tutt'altro che indolore.

Tuttavia credo di dover affrontare il dolore, volendo pure preservare quel nucleo sano di amore che credo ci sia pure nel mio cuore e che ritengo essere molto prezioso.

Grazie ed una buona giornata
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Buona sera,
aggiungo qualche riflessione a quelle già ricevute dalla Collega.

L’infertilità, viene definita crisi di vita, proprio per l’impatto nefasto che ha sulla psiche della donna o dell’uomo che ne soffrono.

La fecondazione eterologa, con donazione di gameti esterni alla coppia, viene solitamente preceduta da una valutazione Psico sessuologica della coppia.

Nel centro di fecondazione assistita nel quale sono responsabile, analizziamo e sosteniamo con cura le coppie con problematiche simili, e nessuna coppia viene trattata se prima non si analizzano le infinite sfaccettature - sane o meno sane - che muovono il bisogno di genitorialità.

La fine di un amore inoltre, è un lutto senza bara, che necessita un percorso di adeguata elaborazione.

Le suggerisco di rivolgersi ad un collega de visu, con il quale rileggere la sua storia emozionale, proprio al fine di conservare quello che di buono c’è stato tra di voi.

Le allego delle letture che potrebbero esserle utile utili, ma nel mio blog, sito Personale, e canale YouTube, troverà davvero tanto materiale su questo argomento. Auguri per tutto

https://www.valeriarandone.it/infertilita/desiderare-un-figlio-a-quarantanni/


E quanto sul narcisismo, e sull’amare un Partner narcisista

https://www.valeriarandone.it/psicologia/narcisista-patologico/

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie dottoressa Randone,
che l'infertilità sia una crisi di vita lo avevo capito anche se non l'ho vissuto sempre abbastanza consapevolmente non riguardando me ma lei.

L'opzione per la fecondazione eterologa è nata sulla base di una diagnosi del ginecologo di menopausa precoce.

Il ginecologo ha consigliato l'eterologa escludendo a priori l'omologa perché poco efficace.

Io non ho fatto in tempo ad avere un colloquio con il ginecologo da cui avrei magari appreso intanto l'aspetto tecnico che mi era sconosciuto.

Infatti il giorno prima mi è stato detto come cosa fatta che si procedeva alla eterologa mentre così non era ed io, per ignoranza della eterologa pensando fosse altro più perché mi aspettavo questa reazione distruttiva e non volevo legare il mio impegno per una scelta del genere, di mettere al mondo una vita, ad una sorta di ricatto implicito, del tipo o così o ti lascio.

Così è stato nel giro di mezz'ora, una mezz'ora dopo una giornata faticosa, che mi ha lasciato di stucco nonostante conoscessi certe reazioni.

Da tre mesi ad ora non c'è stato nessun chiarimento e credo di aver inteso che lei, non intenzionata a non arrendersi circa l'avere un figlio, da un mese già frequenti un altro uomo, come nulla fosse.

In tutto questo io sono stato dipinto in quella mezz'ora come un mostro, un poveretto e poi il mio sentimento è stato etichettato come debolezza, come infantilismo.

Però oltre l'orgoglio chiaramente ferito tutt'ora per queste modalità disumane, almeno per me, c'è un desiderio di capire per quanto magari visto dall'esterno non avrebbe senso.

Questo perché in teoria c'era un percorso valoriale comune, all'apparenza, e tutto ciò cozza profondamente con tale percorso.

Tutt'ora irrazionalmente spererei in un ritrovarsi di lei di tali sentimenti perché non possono sparire così né si può desiderare un figlio con una persona, avendo tali valori, se non c'è un amore stabile prima di tutto dentro, in grado di affrontare come direbbe Shakespeare, i mutamenti del tempo, le tempeste, restando fisso come un faro (dal Sonetto 116).

Di letture sul narcisismo ne ho fatte parecchie e sto leggendo due testi di Enrico Maria Secci.

Di fatto ciò che è mancato è stato un dialogo confronto e quella pazienza per giungere a dialogare con persone esperte di eterologa per appunto affrontare la cosa con responsabilità, non solo del momento. Ed è mancato quel tipo di sensibilità che, in una relazione che vorrebbe proiettarsi alla procreazione, non dovrebbe mancare verso l'altro ed un rispetto alla delicatezza del sentimento di amore che presuppone, credo, l'aprire il proprio cuore all'altro ed amarlo anche per i suoi difetti se non prima che per i suoi pregi. Poi all'atto pratico materialmente non mi ha fatto mancare nulla come attenzioni però così mi sento come un elettrodomestico buttato via per errato acquisto, cioè più come una cosa. Anche le cose si curano.

Saluti,
Giovanni
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
Gentile Giovanni,
è un piacere leggerla.

Le sue parole sono cariche di consapevolezza, di introspezione e di amore verso questa donna che, comunque, l’ha ferita.

Credo che la sua donna avesse una POF, un’impoverimento ovocitario precoce..
quanti anni ha?

Le letture non servono a molto se non per orientare l’utente verso la problematica della quale cerca informazioni, il vero trattamento va poi effettuato con un professionista de visu.

Il vero problema della fecondazione eterologa è la coppia.

Se la coppia è ben assortita, adeguatamente preparata, qualunque problematica passa in secondo piano rispetto alla possibilità di avere un bambino tra le braccia.

Se manca però la coniugalità, anche la genitorialità sarà messa in crisi.
Le allego ulteriore lettura, tratta da un lavoro scientifico presentato per l’appunto ad un congresso Sulla fecondazione eterologa che potrebbe aiutarla riflettere.

Il problema più grande è, solitamente, la donazione del liquidò seminale, in quanto viene vissuto soprattutto dall’uomo come un tradimento medicalmente assistito.

La donazione degli ovociti, invece, viene accettata di gran lunga in maniera più armoniosa dalla coppia.

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/7373-eterologa-tradimento-assistito-o-nuova-opportunita-per-la-coppia-infertile.html
[#6]
dopo
Utente
Utente
Buona sera, dottoressa Randone.
Lei ha 43 anni e aborti spontanei alle spalle oltre a questo desiderio di maternità forte.
È una persona molto dolce ed attiva ma, a questa dolcezza alterna momenti distruttivi anche con la sola parola, anche con una sterilità molto sentita interiormente ed espressa anche con mezza parola o uno sguardo in determinati momenti. Una sorta di ambivalenza espressa anche in altri contesti valoriali condivisi, sempre sul piano sessuale riproduttivo.
Per cui, da un lato la coppia appariva ben assortita nei momenti sì, ed anche in molti no, in altri in cui emergevano tali tasti delicati suoi o anche miei, una relazione pronta come a collassare per certi aspetti, cioè a sensazione.
Io ho il mio vissuto e la mia situazione preesistente ed una mia debolezza su certi aspetti affettivo relazionali credo, così mi è stato detto in un breve consulto.
Devo dire che non ci ho capito molto.
Non può essere sempre favola come durante l'innamoramento. La favola di fatto può diventare più bella nel momento in cui non è più magia ma è realtà, quello che si è in due nonostante le differenze e grazie a quelle. C'é da lavorare ed entrambe abbiamo messo energie, lei per certi aspetti di più perché è molto attiva, se non iperattiva. Però non ha molto senso dopo tutto ciò che abbiamo condiviso, praticamente tutto per tre anni. La rottura la prima volta è stata preceduta da una tensione tra impegni vari di entrambi e questo "problema", avere un figlio, problema nel senso a tutti i costi e costi quel che costi; tale rottura è stata brusca con modalità quasi uguali. La seconda ed ultima rottura, penso ormai definitiva perché brutale incomprensibile non condivisa e logicamente incoerente per certi aspetti, è stata preceduta da un mese analogo, in corrispondenza della diagnosi del ginecologo e, e si è risolta così con questa deflagrazione. Dopo di che punto, come un reset voluto e disciplinatamente osservato da lei, molto incline alla disciplina in tutto ciò che fa.
Io mi aspettavo ciò intuitivamente e questo, oltre alle motivazioni di carattere psicologico di cui si parla nell'articolo medicitalia citato, è stato di fatto il mio principale motivo per non dire sì al buio, così senza ascoltare il ginecologo almeno e senza un confronto pacato tra di noi.
Io penso che pure lei stia soffrendo però non sia consapevole del meccanismo in cui mi pare sia dentro, da prima di conoscere me, e ciò oltre a portare sofferenza agli altri, la porta a sé. In due si dovrebbe poter vincere questi meccanismi, anche facendosi aiutare. Personalmente sto provando a ritrovare energie benché molte tutt'ora siano fagocitare in quella mezz'ora. Questo al di là del mio vissuto che non è quello di un santo, semplicemente di una persona che credeva di avere finalmente accanto l'anima gemella. Una donna bella con tanti pregi, pochi difetti e pure lei con le sue ferite forse non sanate del tutto direi a questo punto.

Buona sera
[#7]
dopo
Utente
Utente
Comunque Dottoressa Randone, mi pare di aver trovato un buon testo sulla infertilità che spiega tanto di quanto mi interessava sapere. Da una risposta a quella mezz'ora in un punto del testo che è sintetica e completa. Non risponde alla mia emotività chiaramente. Comunque è un buon inizio o fine che sia :-)

http://www.rossellardenti.com/sindrome-da-infertilita-gli-aspetti-psicologici/

Saluti,
Giovanni
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Gent.le Utente,
sembrerebbe che il desiderio di maternità abbia fatto affiorare una difficoltà nell'autoregolazione delle proprie emozioni da parte della sua ex compagna.
Tuttavia questo è un aspetto che non è di sua responsabilità, al contrario assumere un atteggiamento "terapeutico" anche se dettato dalla buona fede solitamente è controproducente.
Ci sarebbe da chiedersi se questa propensione ad agire le proprie emozioni era già affiorata in precedenza durante la vostra relazione.
In ogni caso se la sua ex partner ha scelto di non avere più alcun contatto con lei, non le resta che rispettare questa scelta ed elaborare la separazione, se necessario con l'aiuto di uno psicologo, onde evitare di ritrovarsi in una dinamica simile in una eventuale futura relazione di coppia.
[#9]
dopo
Utente
Utente
>Gent.le Utente,

>sembrerebbe che il desiderio di maternità abbia fatto affiorare una difficoltà

>nell'autoregolazione delle proprie >emozioni da parte della sua ex compagna.

Può essere.

>Tuttavia questo è un aspetto che non è di sua >responsabilità, al contrario assumere un

>atteggiamento "terapeutico" anche se dettato dalla buona

>fede solitamente è controproducente.

Capito.

>Ci sarebbe da chiedersi se questa propensione ad agire

>le proprie emozioni era già affiorata in precedenza

>durante la vostra relazione.

La propensione di chi? Mia o sua? E che vuol dire "propensione ad agire le proprie emozioni"?

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicologo, Psicoterapeuta 4.9k 86 75
Mi riferivo alla propensione ad esprimere le emozioni attraverso un comportamento precludendosi la possibilità di esprimerle ed elaborarle all'interno di un confronto con il partner.
In realtà mi aveva già risposto:
"Tale forma di abbandono si era già presentata in precedenza sempre in relazione alla problematica della sua infertilità ".
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317 528
“mi pare di aver trovato un buon testo sulla infertilità “

Nessun testo, anche il più completo e sfaccettato, potrà mai darle le risposte che le servono.

Soltanto uno specialista, de visu, potrà realmente leggere all’interno delle pieghe della vostra coppia.
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