Psicologia

Buongiorno, avrei necessità di chiarire una questione che mi accompagna da tempo.
Durante l’infanzia e l’adolescenza ho subito i comportamenti prevaricatori di un padre alcolista e di una madre che non mi ha difeso, in più ho subito traumi sessuali (visione di materiale pornografico all’età di circa 9 anni) questo periodo è stato difficile su diversi fronti e tra i 10 e 16/17 anni ho praticato saltuariamente esibizionismo sessuale. Sono sempre stato consapevole del fatto che questa pratica fosse sbagliata ed infatti ho smesso in adolescenza (circa 16/17 anni) ho fatto la mia vita andando a vivere da solo e successivamente sposandomi e creando una famiglia, per la quale ho fatto bene attenzione di non fare quanto riservato a me. Ora ho 40 anni e nonostante abbia affrontato un periodo di psicoterapia atto ad accettare quanto accaduto, quando stress e ansia fanno capolino mi ritrovo a pensare a quel trascorso ormai lontano come una sorta di peccato originale con una sensazione di anormalità e vergogna. Il terapeuta a suo tempo mi disse che avrei dovuto essere orgoglioso di me steso per quanto fatto in autonomia e in condizioni di vita difficili ma purtroppo a volte sento tutto questo come un peso. Esiste un modo per accettare quello che ormai non si può cambiare? Grazie
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Gentile Utente,
a quanto tempo fa risale il percorso psicoterapeutico che ha seguito? Prima o dopo aver costituito una sua famiglia?
I sentimenti di vergogna che scrive di provare nei periodi di maggior fragilità nascono nei confronti di qualche persona in particolare?
La sua compagna è a conoscenza di questi suoi stati d'animo? E delle esperienze passate?

Ha ragione nel sostenere che ciò che è passato non lo si può modificare, ma si può cercare di "lavorare" sui significati che ad esso attribuiamo, soprattutto quando si tratta di eventi vissuti in un'età non ancora adulta.
Riprendendo la psicoterapia potrebbe cercare di ripartire dai buoni risultati già ottenuti in precedenza per procedere nel cammino di "ristrutturazione" di un'immagine di sé minata oltre che da fatti reali, anche dai suoi pensieri e dalle sue valutazioni su di essi.

Cordialità.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
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dopo
Utente
Utente
Buonasera, intanto grazie per la risposta.
In realtà ho effettuato più periodi di psicoterapia, sia prima che dopo aver costituito la mia famiglia.
Si, la mia compagna sa di questo mio malessere e ho condiviso con lei i miei vissuti infantili caratterizzati da problematiche legate alla sessualità. Ho nelle precedenti terapie analizzato a lungo e a fondo e sono arrivato a sviscerare nel profondo un disagio vissuto soprattutto in famiglia e poi trasposto esternamente e devo dire che ho sicuramente giovato di questi percorsi. Mi rimane, come dicevo, questa mancata accettazione come se fosse la classica domanda perché proprio a me? Vorrei poter tornare indietro e impedire che quel bambino debba subire quello che ha subito, e fare quello che ha fatto... ma chiaramente non si può e accettare resta l’unica alternativa. Grazie
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Dr.ssa Paola Scalco Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 4.3k 101 45
Domandarsi perché ci accadono fatti che sono al di fuori della nostra possibilità di controllo difficilmente può essere d'aiuto, anzi rischia di alimentare ruminazioni mentali sterili ed emozioni e stati d'animo spiacevoli.
E, soprattutto non ci consente di crescere e progredire, mantenendoci ancorati ad un'immagine di noi di un certo tipo, magari costruendo nel tempo una storia autosvalutante.
Da quanto racconta, Lei è riuscito a procedere nel suo percorso di maturazione, raggiungendo importanti obiettivi di vita, anche se in alcuni momenti quella parte di sè ferita e traumatizzata nel passato riemerge dallo sfondo e, in un certo senso, si riattualizza quel dolore.

L'adulto che è diventato oggi (frutto nel bene e nel male anche di quel vissuto), sebbene non possa tornare indietro nel tempo per proteggere il suo sé-bambino, può imparare attraverso un percorso terapeutico ad "accoglierlo" in modo amorevole e non giudicante, fornendogli così una sorta di riparazione.
Se non abbiamo potere sugli eventi del passato, ne abbiamo senz'altro sui loro effetti nella nostra vita presente e futura: su questo ritengo sia importante concentrarsi.

Non so se sono riuscita ad esprimere efficacemente quanto intendevo trasmetterle, ma le ribadisco il suggerimento di riprendere la terapia: quanto fatto fino ad ora ha preparato il terreno, ora magari sarà possibile aggiungere un altro tassello che la porterà a concludere il puzzle.
Chiudo con una citazione dal libro 'La via' di M. Puett e C. Gross-Loh, che sintetizza in parte il mio pensiero:
"Possiamo farci distruggere dalle disgrazie o accettare l'accaduto, ma entrambe le cose equivalgono a restare sotto un muro che crolla e poi dire che era destino che ne restassimo uccisi".

Nella speranza di esserle stata utile almeno un po', le rinnovo i miei saluti.
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dopo
Utente
Utente
Gentile dottoressa lei è stata molto più che un semplice consulto terapeutico on line, con le sue parole che trasmettono un vero interesse e oserei dire trasporto per la questione posta, mi ha toccato profondamente spingendomi a riallacciare e in ultimo concludere questa sterile lotta con me stesso. Coglierò certamente il suo consiglio di parlare ancora con un terapeuta.
Grazie infinite, di cuore.