Ambiente di vita

Gentili psicologi, volevo porre alla vostra attenzione un male psichico che sta venendo alla luce e che non riesco più a tenere dentro di me.
Sono un ragazzo di 25 anni, che soffre di disturbo ossessivo compulsivo, che a gennaio 2019 ha preso una casa in comune con altri 3 ragazzi/ragazze. Sin dall'inizio, non so il motivo sarà stato per lo stress degli esami, stress affettivo, non mi sono trovato molto bene con i miei coinquilini che già conoscevo da esperienze pregresse, e ho iniziato a percepire l'ambiente come particolarmente ostile. Con il ragazzo ho da sempre avuto un rapporto di amore/odio/indifferenza, nel senso che avevamo un amico in comune molto stretto per entrambi e quindi passavamo molto insieme, ma quando eravamo noi 2 il rapporto si raffreddava, diventando sempre meno rilevante nelle nostre vite, e con il passare del tempo, almeno da parte mia, cresceva il fastidio per alcuni suoi comportamenti. Con le 2 ragazze i rapporti erano ambivalenti, con una delle due purtroppo non abbiamo avuto modo di conoscerci meglio, perché per esigenze di studio era partita per 4 mesi, cercando materiale didattico per la sua tesi, con l'altra invece, a causa del suo comportamento molto oscillante, si alternavano momenti di quiete e di buon rapporto a momenti di difficoltà particolarmente evidenti perché lei era facilmente incline al nervosismo, all'irritabilità e al risentimento. Questa situazione per i primi 9 mesi, l'ho affrontata cercando di allontanarmi il più possibile da casa, di passarci il meno tempo necessario e di studiare/fare cose importanti in altri luoghi o con la mia ragazza. A ottobre è arrivato al posto del ragazzo, un mio stretto amico, a cui voglio molto bene, che pensavo potesse aiutarmi a superare questo momento difficile ma purtroppo non è stato così. I pensieri negativi e critici si sono spostati da una persona all'altra e comunque continuo a non sentirmi pienamente a mio agio in questo luogo. A ciò si aggiunga il fatto che mi sono lasciato con la mia ragazza, e che i miei amici di università più stretti sono partiti, e sono entrato nel pallone più totale.
Lo psicologo mi ha detto che questa mia irritabilità è dovuta al fatto che io non mi sia pienamente integrato in casa, ma non mi ha dato esercizi ne tantomeno consigli su cosa fare. Io avrei tra 13 giorni un esame, ma in casa appena inizio a studiare sale un'ansia terribile che non mi permette di concentrarmi e intanto ci sono i miei genitori che mi pressano per finire il prima possibile. Cosa dovrei fare ritornare a casa in un ambiente protetto con i miei, oppure cercare di rimanere in questa casa che per me si sta rivelando altamente tossica?
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
<<< Cosa dovrei fare ritornare a casa in un ambiente protetto con i miei, oppure cercare di rimanere in questa casa che per me si sta rivelando altamente tossica?>>>
Se c’è una diagnosi di disturbo ossessivo compulsivo occorre non dare semplicemente una discutibile interpretazione delle cause del suo malessere ma attuare strategie idonee e scientifiche (tecniche cognitive e comportamentali) che lei possa applicare da solo per gestire l ansia.
Quindi: cosa fare?
È presto detto: cambiare psicoterapeuta

Cordiali saluti

Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo. Psicoterapia cognitiva e cognitivo comportamentale.

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Utente
Utente
Gentile dr.Pizzoleo
grazie per la sua celere risposta e per le sue parole, allora per quanto riguarda lo psicoterapeuta, di orientamento breve strategico, mi sta offrendo consigli utili e spunti interessanti, però attinenti altre tematiche legate all'ansia per gli esami, o ansia/ossessioni in ambito relazionale (per esempio lo scrivere le ossessioni, ansie legati a questi 2 ambiti, o di fronte a una domanda stupida ripetere un mantra)
Purtroppo per mie difficoltà nella spiegazione, forse, non sono riuscito a spiegargli la situazione che ho affrontato nell'ambiente quotidiano in casa. Ecco per questa sfera, non ho nessuna strategia da attuare in maniera compiuta.
Mi chiedevo se ci fosse qualche suggerimento, consiglio che si potesse utilizzare?
La paura, ansiosa e irrazionale, è quella di aver sviluppato un disturbo più grave
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Dr. Francesco Emanuele Pizzoleo Psicologo, Psicoterapeuta 2.4k 122
Potrebbe, da quanto scrive adesso, non esserci una buona comunicazione tra lei e il collega.
Facciamo così quindi: comprendo benissimo la sua ansia che le impedisce di concentrarsi per l’esame, ma L unica strategia che al momento le può tornare utile è dire in modo chiaro al suo terapeuta su cosa desidererebbe lavorare.

Poi, per quanto concerne sempre l esame: so perfettamente che per un ossessivo è vitale preparare un esame (prova) nei minimi dettagli e che lei vorrebbe moltissimo concentrare le sue risorse esclusivamente sull esame e non sulle difficoltà di casa ma attualmente non ci sono alternative da pronto soccorso se non quella di studiare ciò e quanto riesce e andare a fare l esame. Questa tolleranza (estremamente difficile) dell incertezza occorre che lei la impari anche esponendosi in modo comportamentale, quindi: andando a fare l esame comunque sia, tollerando anche una preparazione non eccellente ( non ossessiva per intenderci)

Se vuole mi faccia sapere come andrà L esame anche se sono certo che andrà bene

Buona serata
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Utente
Utente
Gentile Dr Pizzoleo
Grazie per la celere risposta, si infatti io vorrei lavorare soprattutto su questo pessimismo ormai cronico e questa negatività che intercorre soprattutto nei rapporti all'interno dell'ambiente casa.
Sono sempre stato attento alle sensibilità altrui, molto empatico ed entusiasta però sono entrato in questo circolo negativo che mi fa stare molto male e che vorrei debellare. L'ossessività, il continuo chiedersi se non sia spia di un qualche altro disturbo ovviamente non aiuta così come lo stress legato a più sfere della vita. Ho deciso di rientrare nel mio paese d'origine, per concentrarmi esclusivamente sugli esami per poi ritornare nella città universitaria e concentrarmi sulle altre tematiche che mi portano stress ed ansia.
So benissimo, come lei ha perfettamente descritto, che molto spesso ho cercato e cerco un perfezionismo nell'apprendere le nozioni ossessivo, lasciando una sorta di insoddisfazione in caso di una preparazione non eccellente.
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Gentili Dottori
Volevo chiedervi un'altra cosa che mi sta facendo preoccupare assai. Per diverse motivazioni ho rallentato il mio percorso scolastico e per delle indecisioni/difficoltà nelle relazioni sentimentali sono divenuto strettamente dipendente dai giudizi e dai pensieri altrui, ingigantendo un problema che era già presente anche se con minore intensità.
In questi ultimi giorni di studio intenso e disperato, con lo stress alle spalle, si presentano dei pensieri strani legati a dei miei compagni di scuola superiore. In pratica sono pensieri in cui vengo criticato, deriso per non aver ancora finito l'università e che era vero che fossi un raccomandato (cose che mi dicevano almeno come scherzo ma che sinceramente non mi avevano mai toccato).
Io ovviamente non so, anzi so che è possibile che qualche ragazzo abbia potuto fare un qualche cenno al fatto che io non mi sia laureato però sta nell'ordine delle cose, e sinceramente un giudizio negativo può esistere nel mondo.
Purtroppo questo pensiero quando si presenta porta con sè una forte ansia, quasi inspiegabile e se inizio a pensarci ovviamente il problema si ingigantisce, vedendo chissà quali complotti.
Mi chiedo per la natura dei pensieri, la terapia breve strategica è il non plus ultra o quantomeno una delle migliori oppure devo indirizzarmi su altre terapie?
La paura è che questi forti stressor ambientali possano determinare una personalità paranoica o qualche altro disturbo, perché sento che a seguito di sfortunate vicende sia divenuto troppo attento al giudizio altrui vedendolo quasi sempre come critico mentre poi nella realtà comunque mantengo una buona dose di contatti con il mondo esterno