Non riesco a stare con altri ragazzi

Salve, sono una ragazza di 20 anni, ho avuto una storia di 4 anni e sono stata solo con lui... Non riesco ad immaginare di poter avere altri rapporti... mi sentirei impacciata... non riuscirei nemmeno a baciare un altro ragazzo... come faccio ad uscire da questo loop?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente,
Quando scrive "ho avuto una storia di 4 anni" intende dire che è finita? Altrimenti, perché dovrebbe desiderare di stare con altri?
Ci scriva più a lungo per farci capire, ma intanto abbia presente che non si esce da un momento all'altro dall'amore, e meno che mai dall'abitudine.
Ci scriva ancora.
La saluto.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Utente
Utente
Si certo, è finita circa un mese fa una storia di 4 anni che per me è stata molto importante.. avevo 16 anni quando è iniziato tutto..
io penso che non sia qualcosa di momentaneo, penso che anche tra un anno non riuscirò ad aprirmi con un’altra persona come ho fatto con lui.. ho paura di non riuscire a dimenticarlo. Tutto è finito troppo velocemente e bruscamente. È stato ed è molto strano e doloroso continuare a camminare da sola.
Come si fa a ricominciare quando era, oltre che fidanzato, amico, confidente.. era molto importante! Mi sono trasferita da poco per gli studi.. tutti dicono che cambiando aria riesci a superarla meglio.. macchè.. anche solo se mi affaccio e vedo una macchina come la sua ci penso.. ogni dettaglio, anche minimo ricade su di lui
Per questo penso che non riuscirò mai ad aprirmi ad un’altra persona
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Cara utente,
cerchi di non sovrapporre la paura del futuro ad un avvenimento già in sé doloroso.
Lei sa che gli psicologi parlano della necessità di "elaborare il lutto" per le gravi perdite, che non conseguono solo alla morte di una persona ma riguardano l'abbandono, l'interruzione di una relazione d'affetto, l'allontanamento da una città o dalla famiglia, il cambiamento di lavoro o peggio il licenziamento e così via.
Di che cosa si tratta? Della capacità di vivere fino in fondo quello che si è avuto e perduto, ma realisticamente, analizzando con sincerità i propri sentimenti, senza però esagerarne la portata, senza lasciare che il dolore diventi sgomento e ci tolga la lucidità, inquinando la nostra visione del futuro.
In questo processo di analisi del film della memoria occorre ristrutturare quello che è stato, quello che ancora siamo seppur privati di questo "pezzo" di vita, ma con la fiducia di tornare alla stessa pienezza di sentimenti in futuro; infine quali sono state le ragioni che ci hanno tolto quella certa persona (nel suo caso), il suo affetto, l'unione che sembrava indissolubile, le prospettive costruite su questo legame.
Lei scrive: "Tutto è finito troppo velocemente e bruscamente. È stato ed è molto strano e doloroso continuare a camminare da sola".
Senza dubbio questa è la condizione peggiore, perché non vi siete dati il tempo di elaborare insieme che cosa era cambiato, scegliendo possibili soluzioni condivise.
Eppure la maggior parte degli addii, oggi, avviene proprio così: con un taglio improvviso che lascia uno dei due senza spiegazioni, e che nel tempo ha effetti negativi anche sull'altro.
Nell'epoca della comunicazione, si continua a recitare la scena abituale della coppietta felice quando qualcosa dentro si è incrinato; nessuno ascolta sé stesso nel profondo (non parliamo della capacità di capire l'altro) e nessuno sa comunicare più.
La risposta è spesso nella negazione (appunto la mancata elaborazione del lutto): ci si butta con esagerata, esibita indifferenza in una nuova storia ("chiodo scaccia chiodo"); amici e parenti, infastiditi di sentire i nostri lamenti, ci incitano a convertire l'amore ferito in disprezzo ("se non ti vuole non ti merita"); nella stragrande maggioranza dei casi invitano a distrarsi: "cambiando aria riesci a superarla meglio".
Tre metodi controproducenti che hanno il torto prima di tutto di non guardare in faccia la realtà, nella quale invece occorre dirsi: "Mi ha lasciata, l'amore in cui credevo non c'è più. E' venuto, senza preavviso, il tempo di piangere, di medicare ogni giorno, con dolcezza, le ferite... e quello di capire".
Cominci a scrivere un diario dei suoi stati d'animo. Scriva anche cosa esattamente è successo. Scoprirà che la vicenda non è stata del tutto "improvvisa". Ma soprattutto, rispetti il suo dolore. Questo è il modo migliore per vederlo dolcemente attenuarsi e infine svanire.
Ci scriva ancora, se sente che le fa bene.
Auguri infiniti, anche per i suoi studi.