Ho paura di uscire

Ho vissuto molto bene il periodo del lockdown, poi la cassa integrazione e poi le ferie, perché mi sentivo al sicuro in casa e bene dopo tanto tanto tempo.

Ora succede che il 24 avrei dovuto riprendere a lavorare, ma non sono stato in grado di uscire di casa.

La notte prima non ho chiuso occhio, malgrado il sonnifero e si è accentuato esageratamente il tic al pene che per molti mesi si era molto affievolito.

Sono diversi giorni che mi sembra di essere tornato indietro, ai tempi in cui avevo dovuto ricorrere al ricovero.
Tutti i tic sono vistosissimi, ma quello al pene come non mai.

La questione è che in casa mi sento protetto e fuori ogni cosa mi sembra una minaccia.

Il medico dice che è una reazione comune in questa particolare situazione di pandemia, ma per me è molto difficile da sopportare.
Dopo tanti anni di sofferenze mi sembrava finalmente di avere superato il peggio.

Ora sono in malattia, il medico dice di non forzare, ma di cercare di fare piccoli passi verso la riapertura al mondo.

Io mi ritrovo la faccia che mi fa male a forza di fare versi, una mano fissa sul pene che continua a torturarlo e una grande sensazione di peso insopportabile.

Ho dovuto nuovamente aumentare le gocce, che ero riuscito a scalare parecchio.
Anche questo mi fa male.

Ho paura, come posso fare questi piccoli passi che il medico mi chiede?

Sono solo...non so da quanto non vedo mio figlio, la mia ex moglie è riuscita a isolarmi del tutto
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

abbiamo ben presente il Suo travagliato percorso personale,
che abbiamo accompagnato nel tempo
- pur con i limiti del mezzo online -
attraverso i consulti qui.

Abbia fiducia nel Suo medico.

Abbia fiducia e pretenda dal Suo legale di poter incontrarsi con Suo figlio,
peraltro bisognoso della figura paterna sia pur affetto dalla sindrome XYZ.

Mi permetto di raccomandarLe nuovamente un percorso di psicoterapia:
i farmaci non sono tutto, i medici - specialisti del corpo - nemmeno.
Le occorre trovare un senso, un significato a ciò che Le accade,
decidere cosa pensare e cosa fare concretamente.
Ed anche trovare la risposta all'interrogativo che ci pone:
"..come posso fare questi piccoli passi che il medico mi chiede?"
Tutto questo avviene nella relazione psicoterapeutica.

Saluti cari.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

[#2]
dopo
Attivo dal 2018 al 2021
Ex utente
Le occorre trovare un senso, un significato a ciò che Le accade, decidere cosa pensare e cosa fare concretamente.

Questo credo sia il punto centrale.

Le racconto questa. Ieri non riuscivo in nessun modo a dormire malgrado il sonnifero. Intorno alle quattro di notte ho deciso di provare a uscire e raggiungere il supermercato aperto h24 che ho di fronte a casa. Come ho scritto ieri in questi ultimi giorni tutti i tic sono tornati molto evidenti.
Sono arrivato fino all'ingresso e ho guardato dai vetri. Ho visto che oltre al sorvegliante notturno c'erano alcune persone e questo mi fa fatto molto irrigidire. Non riuscivo a entrare e stavo pensando se tornare a casa. Quando mi sono girato ho trovato quattro ragazzi, di quelli che passano la notte fuori e non sanno che cosa inventarsi.
Mi fissavano e ripetevano tutti i miei movimenti come allo specchio: le smorfie della faccia e la mano che stringeva i genitali. Mi sono sentito molto in pericolo e mi sono agitato ancora di più, così ho pensato di entrare. Mi sono sentito come quando avevo gli attacchi di panico: il sudore freddo, le vertigini, fatica a respirare e il cuore a mille. Mi sono dovuto sedere per terra perché non ce la facevo a stare in piedi. I ragazzi ridevano di me, continuando a fare le mie smorfie accentuate.
Mi sono sentito un disabile bullizzato.
Il sorvegliante si è avvicinato e ha chiesto a un altro che era lì se gli sembravo un drogato. Lui ha risposto di no. Mi ha chiesto se stavo male e gli ho risposto di sì...voleva chiamare un'ambulanza, ma a quel punto non so con quale forza inaspettata gli ho detto che non era necessario e che abitavo di fronte.
Appena sono arrivato nell'androne sono crollato a terra sfinito. Credo di essere rimasto lì seduto più di un'ora.
Appena in casa sono andato a letto e non mi sono ancora alzato.
Ho perso tutto, tutti i progressi di tanti mesi, tutta la sicurezza che avevo conquistato. Mi sentivo proprio bene, ma era solo un'illusione...ora non riesco più a uscire di casa.
Quando c'è stato il lockdown ho interrotto le visite del terapista, anche se ho continuato con i farmaci. Ci siamo sentiti al telefono qualche volta solo per concordare come scalare alcune medicine. Ero riuscito finalmente a raggiungere livelli più accettabili, che non mi stordivano per tutta la giornata, ma ora ho paura che sia tutto da rifare. Così non riesco di nuovo a lavorare, non riesco a fare niente.
Oggi non ho ancora mangiato nulla, non mi va proprio giù.
Non ho trovato la forza di fare niente, solo versi.
Ho l'aspetto di un vecchio, anche se la mia età non è così avanzata.
Per quel che riguarda mio figlio non lo vedo perché ha cominciato a fare dei tic simili ai miei e sua madre e la nonna dicono che non gli faccia bene vedermi. Questo mi fa molto male, ma per far valere i miei diritti ci sarebbe bisogno di una azione legale che non ho la possibilità di intraprendere.

Da un lato capisco il suo consiglio di tornare in terapia, dall'altro credo che possa capire quanto sono stanco e sfiduciato dopo tanti incontri, parole, medicine. Hanno sicuramente una utilità perché tante volte mi sono sentito meglio, ma poi quando si ritorna giù e sembra di affogare, non si ha più voglia di niente.
Eppure ogni volta c'è una qualche ragione che ti ributta indietro e cancella tutti gli sforzi, i progressi e i risultati raggiunti. La storia della mia vita...questo virus mi ucciderà, ma forse non per la sua carica virale, ma per come sta cambiando le nostre abitudini, forse per sempre.

Grazie ancora perché malgrado mi rimandi sempre alla terapia riesce anche ad aggiungere qualche parola, qualche stimolo, qualche appiglio per non andare a fondo
[#3]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Un altro episodio assai simile con i 4 ragazzini
ce lo ha raccontato anche del tempo fa in uno dei precedenti consulti ...

Dott. Brunialti
[#4]
dopo
Attivo dal 2018 al 2021
Ex utente
Non me lo ricordavo, ma purtroppo mi succedono spesso episodi del genere. Sia per l'aspetto fisico minuto, sia per i tic, mi capita spesso di essere preso di mira. Sono stato derubato alcune volte, ma più spesso deriso per il semplice gusto di farlo. Da me non si sente minacciato nessuno e quindi sono un bersaglio facile. Il fatto è che tutte le volte è doloroso. Non tanto per il fisico, solo poche volte ho preso delle vere botte, ma per il morale.
Anche oggi sono a letto senza energie, consumo tutte le forze residue solo per fare i tic.
Oggi sono particolarmente fastidiosi il tic al collo, gli occhi che si strizzano e mi rendono anche difficile scrivere e un rumore che faccio di continuo. Non ho voglia di niente, solo che passi...
A forza di stringere mi sono anche provocato un piccolo ematoma sottocutaneo vicino all'uretra, non è la prima volta.

Le posso fare una domanda?
Che cosa sbaglio?
Perché seguo tutte le indicazioni, vado agli incontri, prendo i farmaci, sto meglio e poi tutte le volte perdo tutto e devo ricominciare?

Ho cambiato i medici, ho cambiato le terapie, ma alla fine sono sempre qui, a letto, solo e con la mano fissa sui genitali e a fare smorfie.

Sono tanto tanto tanto stanco.
[#5]
dopo
Attivo dal 2018 al 2021
Ex utente
Oggi stavo proprio male e ho provato a chiamare la mia ex moglie per chiedere di vedere mio figlio.
Si è fatta letteralmente supplicare, poi mi ha detto di no. Nel pomeriggio è venuta a casa con la scusa di vedere se ero presentabile e magari portarlo domani.
Sono rimasto a letto perché non me la sentivo di alzarmi e abbiamo parlato. Subito mi ha detto che sto uno schifo, che non mi aveva mai visto così male. Poi mi ha chiesto da quanto non uscivo e le ho raccontato l'episodio del supermercato e lei ha rincarato la dose, mi ha vomitato addosso tutto il suo disprezzo e mi ha detto che in queste condizioni era meglio non farmi vedere da nessuno, che me l'ero proprio cercata.
Quando mi ha visto piangere come un bambino è rimasta un po' spiazzata, mi ha fatto persino un abbraccio, poi mi ha detto che sono un idiota, che non ho nessun motivo di stare così.
Io le ho detto che l'ansia e la depressione non sono cose che si cercano, ma che bisogna faticosamente trovare il modo di conviverci per affrontarle. Le ho detto che era evidente che io non ho trovato ancora la misura, ma che avevo bisogno di un po' di comprensione da parte sua. A questo punto è esplosa e mi ha urlato se mi rendevo conto di quanto le avessi rovinato la vita.
In un lampo mi sono alzato e le ho urlato tutte le cose che lei aveva fatto passare a me, ero una furia, devo averla persino spaventata perché è scappata via.
Appena rimasto solo ho avuto un crollo.
Sono riuscito appena a trascinarmi fino al letto. Sudavo freddo, avevo tutta la bocca che mi tremava e un formicolio a entrambe le mani. Sentivo le gambe molto pesanti, tanto che ho faticato a coricarmi. Non facevo nessun tic, ero come paralizzato.
Ho preso un Tavor 2,5 per cercare di dormire, ma non ci sono riuscito, sono rimasto in uno stato di confusione e veglia continua.
Adesso ho gli occhi sbarrati. Se non avessi paura di uscire di casa sarei da mia moglie a spaccare tutto, mi è salita una rabbia che non avevo mai provato, nemmeno quando mi umiliava sessualmente nei rapporti a tre.
Ma sono un vigliacco e non farò niente.
I tic sono tornati a massacrarmi.
Quello del collo diventa sempre più violento.
Mi sono anche dovuto togliere i boxer perché lo sfregamento continuo del tessuto mi dava irritazione, ma così è ancora peggio perché vedo un pene piccolo e flaccido che porta i segni della mia tortura compulsiva.
Mi faccio pena. Forse mia moglie ha ragione quando mi dice che sono un fallito e non valgo niente, che non sono stato capace nemmeno di darle un figlio sano.
Mi sembrano passati anni e invece era solo il mese scorso, quando mi sembrava di stare meglio.
Forse avrei ancora bisogno di un ricovero, ma ho troppa paura per il virus.

Forse non mi risponderà più, forse avrò sfinito anche lei, ma le faccio ancora una domanda. È possibile richiedere una assistenza domiciliare?

Questa volta ho paura di non farcela. Sarà una notte molto dura. I pensieri negativi con il buio fanno più paura e io non ce la faccio proprio più.
Se non fossi un codardo forse cercherei il modo di scrivere la parola fine.
[#6]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

La notte è trascorsa.

Come vede Le rispondo. Anche se purtroppo so che online non si può aiutarLa come di persona
e come noi Psicoterapeuti vorremmo,
sempre.
E dunque l’aiuto più concreto ed efficace va chiesto a chi La segue.
Qui può trovare ascolto attento,
ma non basta.

Quando Lei è stato ricoverato
- come da precedenti consulti -
ne ha avuto beneficio.
Il problema semmai è come far durare il miglioramento nella vita quotidiana,
nella quale Lei sembra troppo solo pur avendo lo Psichiatra
e forse anche uno Psicoterapeuta: al riguardo non è mai stato troppo esplicito. Forse non è un vero e certificato Psicoterapeuta?

Rispetto all’assistenza domiciliare (ritengo psichiatrica) di cui Lei chiede, occorre telefonare al Centro di Igiene mentale che La segue.

Le auguro una buona giornata.
Dott. Brunialti
[#7]
dopo
Attivo dal 2018 al 2021
Ex utente
Ho avuto veramente paura. Questa volta sono arrivato a impugnare una lametta, con l'intento di ferirmi, non ho pensato al suicidio, ma a farmi male si. Non ho avuto il coraggio di incidere veramente nella carne, eppure ci ho provato. Per dodici volte, ma sono riuscito a procurarmi solo piccoli taglietti. La vista del sangue mi ha paralizzato. Mi ha portato bruscamente alla realtà. Devo avere esagerato con i farmaci, ero completamente stordito.
Oggi è andata un po' meglio. Mia moglie alla fine mi ha lasciato vedere mio figlio: 40 minuti e lei sempre presente. Mi sono fatto forza per lui, ho cercato di contenere le smorfie e mi sono concentrato su di lui. Dopo tanto tempo è stato strano, era come se non fossimo in confidenza.
Mi è sembrato cambiato. Faceva dei versi con gli occhi e con la bocca, mia moglie ha detto che li faceva più del solito, per questo lo ha portato via subito. Voleva giocare a palla con me. Mi è spiaciuto moltissimo, ma non stavo proprio in piedi e sarei dovuto uscire di casa.
È stato a giocare vicino a me in silenzio. Lei mi guardava con il solito disprezzo, non sapevo che cosa dire.
Non riuscivo a reggere la tensione e sono dovuto andare a letto. Lui mi ha detto: sei stanco papà?
Io gli ho risposto di sì e lui mi ha abbracciato per un tempo che mi è sembrato lunghissimo e bellissimo.
Quando hanno cominciato a scendermi le lacrime me lo ha portato via.

Domani chiamerò il Centro di igiene mentale per informarmi, spero che mi possano aiutare a casa.

Non riesco proprio a stare in piedi. Dopo poco ho bisogno di tornare a letto. Domani dovrei riprendere a lavorare, ma non posso fare altro che prolungare la malattia.

Ha ragione, sono completamente solo e sono completamente incapace di portare nella vita quotidiana i benefici dei ricoveri che ho fatto.
Ogni tanto scrivo qui perché mi sembra di parlare con delle persone e non solo sempre con dei medici.
Mi sembra che tutte le volte mi dica di chiedere aiuto altrove e ne capisco le ragioni, ma spero non le dispiaccia se continuerò a scrivere anche qui, ogni tanto ne ho proprio bisogno.

Grazie e scusi
[#8]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

Sono contenta che oggi abbia avuto la gioia dell’incontro con Suo figlio. Ci voleva.

Mi dispiace che Le sembri che noi qui La inviamo *sempre altrove*,
genericamente;
mi sembra ingeneroso per le migliaia di parole che Le abbiamo dedicato nei vari lunghi consulti, nel tempo.

In realtà La invitiamo costantemente a chiedere aiuto *di persona*;
nella consapevolezza dei limiti dell’online
e delle necessità che le Sue fragilità richiedono.

Se poi l’ascolto che possiamo fornirLe Le è gradito,
continui tranquillamente a scrivere qui su MedicItalia.

Saluti cordiali.
Dott. Brunialti