Sensi di colpa perché non sono felice a lavoro
Buonasera.
Sento il bisogno di scrivere qui perché non ho il coraggio di parlare di questo mio malessere con i miei familiari e colleghi.
Solo con il mio fidanzato e con un'amica riesco ad aprirmi.
Tre anni fa mi sono laureata in Scienze Del Turismo con lode: mi è sempre piaciuto l'ambito turistico, in più sapendo di avere un albergo a 5 minuti di macchina da casa credevo che lavorare al Ricevimento fosse il mio sogno.
Dopo aver fatto la tirocinante e qualche stagione in albergo, ad inizio 2020 ho firmato il contratto a tempo indeterminato.
Dal punto di vista economico e sociale, causa pandemia, mi sono ritenuta fortunata essendo di giovane età, ma in realtà in cuor mio so che la mia è una facciata.
Sono da sempre una persona ansiosa, l'ansia si riflette sul mio apparato gastro-intestinale: già da quando andavo alle superiori ed anche all'università ho sempre sofferto di diarrea che non si arresta se non usando Imodium.
Questo problema si è ripresentato anche con il lavoro.
Mi sento in colpa perché i miei genitori hanno speso tanto per farmi seguire quel corso di studi e perché all'esterno potrei apparire come una persona che non ha voglia di lavorare.
Purtroppo il problema non sono i colleghi ma l'organizzazione dell'ambiente e le condizioni in cui spesso lavoriamo.
Lo stare a contatto con i clienti mi crea disagio, è come se fossi sempre in difficoltà.
Sono anche andata per la prima volta da una psicologa per un incontro, ma devo dire che non ho avuto un'ottima impressione.
Mi venivano poste domande che ho interpretato come una sorta di giudizio anche da parte della dottoressa.
Non so come andare avanti: dormo male, soffro di bruxismo, e mi capita sempre più spesso di piangere appena il mio pensiero ricade sul lavoro.
Ho sempre un senso di infelicità.
Devo anche dire il motivo che ha fatto aumentare quello che io percepisco come un problema è il fatto che tra meno di un mese apriranno un nuovo hotel dove io sarò trasferita: quindi oltre a non essere felice per il tipo di lavoro, non avrò un aumento di stipendio ma anzi un calo dovuto al costo della benzina, al fatto che dobbiamo pagarci anche il parcheggio ed il pranzo/cena perché non è previsto il servizio mensa.
Il nuovo posto di lavoro si troverà a 40 km di distanza da quello attuale: il mio problema non è nemmeno la distanza, quanto gli orari veramente duri che sommati alla distanza mi renderanno tutto ancora più difficile ed estenuante.
Vorrei capire anche che tipo di percorso dovrei seguire (la psicologa da cui sono andata mi ha spiegato che ci sono vari tipi di psicologi/psicoterapeuti, anche più specifici al lavoro ad esempio).
Grazie per l'attenzione.
Sento il bisogno di scrivere qui perché non ho il coraggio di parlare di questo mio malessere con i miei familiari e colleghi.
Solo con il mio fidanzato e con un'amica riesco ad aprirmi.
Tre anni fa mi sono laureata in Scienze Del Turismo con lode: mi è sempre piaciuto l'ambito turistico, in più sapendo di avere un albergo a 5 minuti di macchina da casa credevo che lavorare al Ricevimento fosse il mio sogno.
Dopo aver fatto la tirocinante e qualche stagione in albergo, ad inizio 2020 ho firmato il contratto a tempo indeterminato.
Dal punto di vista economico e sociale, causa pandemia, mi sono ritenuta fortunata essendo di giovane età, ma in realtà in cuor mio so che la mia è una facciata.
Sono da sempre una persona ansiosa, l'ansia si riflette sul mio apparato gastro-intestinale: già da quando andavo alle superiori ed anche all'università ho sempre sofferto di diarrea che non si arresta se non usando Imodium.
Questo problema si è ripresentato anche con il lavoro.
Mi sento in colpa perché i miei genitori hanno speso tanto per farmi seguire quel corso di studi e perché all'esterno potrei apparire come una persona che non ha voglia di lavorare.
Purtroppo il problema non sono i colleghi ma l'organizzazione dell'ambiente e le condizioni in cui spesso lavoriamo.
Lo stare a contatto con i clienti mi crea disagio, è come se fossi sempre in difficoltà.
Sono anche andata per la prima volta da una psicologa per un incontro, ma devo dire che non ho avuto un'ottima impressione.
Mi venivano poste domande che ho interpretato come una sorta di giudizio anche da parte della dottoressa.
Non so come andare avanti: dormo male, soffro di bruxismo, e mi capita sempre più spesso di piangere appena il mio pensiero ricade sul lavoro.
Ho sempre un senso di infelicità.
Devo anche dire il motivo che ha fatto aumentare quello che io percepisco come un problema è il fatto che tra meno di un mese apriranno un nuovo hotel dove io sarò trasferita: quindi oltre a non essere felice per il tipo di lavoro, non avrò un aumento di stipendio ma anzi un calo dovuto al costo della benzina, al fatto che dobbiamo pagarci anche il parcheggio ed il pranzo/cena perché non è previsto il servizio mensa.
Il nuovo posto di lavoro si troverà a 40 km di distanza da quello attuale: il mio problema non è nemmeno la distanza, quanto gli orari veramente duri che sommati alla distanza mi renderanno tutto ancora più difficile ed estenuante.
Vorrei capire anche che tipo di percorso dovrei seguire (la psicologa da cui sono andata mi ha spiegato che ci sono vari tipi di psicologi/psicoterapeuti, anche più specifici al lavoro ad esempio).
Grazie per l'attenzione.
[#1]
Gent.ma giovane lettrice,
ha ragione esistono approcci psicoterapeutici diversi, nel suo caso, le suggerirei una collega che con prescrizioni (approccio cognitivo-comportamentale) possa aiutarla a superare alcune situazioni (sociali , cambiamenti) che sembrerebbero rappresentare la fonte della sua ansia.
La sua infelicità e il suo disagio , purtroppo a distanza il nostro intervento è limitato, può certamente trasformarsi in una condizione di soddisfazione e serenità , nei giusti e adeguati ambiti clinici.
Molti saluti e auguri.
ha ragione esistono approcci psicoterapeutici diversi, nel suo caso, le suggerirei una collega che con prescrizioni (approccio cognitivo-comportamentale) possa aiutarla a superare alcune situazioni (sociali , cambiamenti) che sembrerebbero rappresentare la fonte della sua ansia.
La sua infelicità e il suo disagio , purtroppo a distanza il nostro intervento è limitato, può certamente trasformarsi in una condizione di soddisfazione e serenità , nei giusti e adeguati ambiti clinici.
Molti saluti e auguri.
Dr.ssa Patrizia Pezzella
psicologa, psicoterapeuta
perfezionata in sessuologia clinica
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 737 visite dal 08/11/2020.
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