Ansia, paura di impazzire, senso di irrealtà, pensieri irrazionali

Buongiorno, sono un ragazzo di 20 anni, in salute.
Parto col dire che sono un soggetto ansioso, cosa con cui convivo più o meno da 5/6 anni, cioè dalla prima volta che una notte a 14 anni provai uno stato d’ansia apparentemente immotivato.
Bene da allora tra alti e bassi sono riuscito sempre a cavarmela, conducendo una vita normalissima e per lo più tranquilla.
Dico per lo più perché in effetti qualche periodo no lo ho avuto, tanto che mi sono rivolto volontariamente già diversi anni fa a uno specialista (psicologo).
I problemi quando c’erano erano sempre gli stessi.
Ansia, paura di impazzire, paura di morire.
Ho sperimentato veramente sensazioni di ogni tipo.
Quest’anno posso dire di essere stato bene.
Fino a ottobre.
A ottobre iniziai a sentire ansietta che montava, così ho deciso, diciamo preventivamente, e perché volevo stare bene, di ricontattare lo psicologo.
Da allora abbiamo fatto 6/7 incontri, e ho intenzione di proseguire.
Dall’ultima volta che l’ho visto però la mente ha iniziato a viaggiare per i fatti suoi.
La paura di impazzire mi fa veramente diventare matto e i pensieri sono così forti da non riuscire a essere veramente presente in quello che faccio.
Sono in confusione da giorni, mi sembra di far fatica a ricordare le cose, e ogni tanto faccio pensieri che mi risultano difficili da comprendere.
Esterno poco con la famiglia questi miei disagi, ma veramente è difficile.
Faccio ricerche su internet di ogni tipo riguardo a schizofrenia, problemi psicotici e via dicendo e trovandomi vicino ai sintomi sono veramente convinto di esserci vicino.
Ho paura che un giorno non riconoscerò più i miei genitori, che non sarò più in grado di interfacciarmi con la realtà, oppure che tutto questo sia già successo e io sia già pazzo.
Momenti di assoluta spensieratezza ormai sono pochi, e per lo più con gli amici.
In casa mi è davvero difficile.
Mia sorella ha una diagnosi per disturbo borderline di personalità.
Da piccolini io e mio fratello abbiamo assistito più volte a tentativi di suicidio, o inscenate di tale gesto, a forti attacchi di panico, a crisi di pianto, e in generale conviviamo con una situazione angosciante che mette alla prova tutti.
Adesso io non so se questo può aver contribuito in qualche modo a generare in me questo tipo di problemi, ma il fatto è che ci sono e vorrei risolverli, per riprendere in mano la mia vita che sta lasciandosi andare nei pensieri.
Sopratutto cerco certezze sul fatto che non impazzirò del tutto, il mio psicologo mi dice che sono integro e sano di mente, e quando sono da lui ne sono sicuro, ma quando sono da solo a casa i pensieri prendono il sopravvento.
Ringrazio preventivamente chi avrà la briga di leggere questo papiro e, magari, darmi qualche consiglio.
[#1]
Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 217 6
Gentile ragazzo,

da quanto ci racconta sembrerebbe che il suo malessere tenda a manifestarsi inizialmente come uno stato ansioso diffuso, privo di contenuti specifici, e probabilmente il non riuscire a capire a cosa sia legato le sembra "strano" e la mette ancora più in allarme, portandola a pensare di stare "impazzendo".

E' una dinamica frequente, soprattutto nelle persone che sentono molto il bisogno di controllo, e non è certo indice di psicosi, come le ha già detto lo psicologo che la segue e da cui ha fatto benissimo a tornare. Probabilmente in questo periodo della sua vita si sono mosse cose che hanno nuovamente sollecitato l'emergere dell'ansia, ansia che vuol segnalarle il bisogno di affrontare qualcosa di non ancora completamente risolto. Distrazione e confusione sono condizioni molto comuni, in situazioni di questo tipo.

Non si lasci spaventare e ossessionare da questi pensieri, e cerchi di non cedere al bisogno continuo di controlli e rassicurazioni. Cercare ogni tipo di informazioni su internet sulle psicosi è espressione di questo bisogno, e in una certa misura lo è anche chiedere consigli qui. Mi rendo conto che è difficile evitare, sotto la pressione dell'ansia e del dubbio, ma il rischio paradossale è quello di "nutrirli" (nel senso di rinforzare le sue paure) perché lo stato ansioso la porta ad identificarsi nei sintomi che legge.

Quel che ci racconta del clima familiare potrebbe effettivamente aver inciso sui suoi vissuti, generando un senso di destabilizzazione e imprevedibilità spaventante in cui non si sa bene cosa aspettarsi, cosa può succedere. Spero ne abbia parlato col suo psicologo, potrà aiutarla a comprendere ed elaborare il peso di certe esperienze.

A volte ci vuole tempo per comprendere a fondo se stessi, può non essere facile ma ne vale la pena, per riuscire ad essere stabilmente più sereni!

Le auguro di trarre il meglio dal suo percorso psicologico, ci tenga al corrente di come procede, se le fa piacere.
[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.ssa,

Innanzitutto ci tengo a ringraziarla veramente tanto per essersi presa qualche momento per leggere la mia storia . Può sembrare eccessivo ma, in un momentaccio così, l’empatia e la gentilezza con cui mi ha risposto mi hanno quasi commosso. Anche perché senza conoscermi e senza che aggiungessi una sola parola, è riuscita a cogliere più di un punto caldo. A partire, per esempio, dal mio scatenato desiderio di controllo.
Per quanto riguarda lo psicologo riesco più o meno a parlare di tutto senza troppi freni, ed è al corrente di tutto quello che ho scritto anche qui. Inoltre su mia richiesta abbiamo deciso di vederci una volta alla settimana, invece che una ogni 15 giorni. Mi sembra infatti che l’eco positivo che mi lascia la seduta mi aiuti a vivere un filo più sereno i giorni successivi. Mi auguro davvero di trovare un equilibrio, di trovare quello che forse cerco e non trovo, per tornare a vivere la vita con la giusta dose di spensieratezza, diritto fondamentale di tutti noi.

Sarò contento di scrivere periodicamente su pagina con brevi (o meno brevi, mi manca un po’ il dono della sintesi) aggiornamenti sulla situazione.

La ringrazio ancora davvero ma davvero tanto

Buona serata,

Matteo.
[#3]
Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 217 6
Gentile Matteo,

sono davvero contenta di esserle stata di conforto! Mi rendo conto di quanto sia delicato questo momento.

Trovo sia stata un'ottima idea quella di chiedere al collega che la segue dei colloqui settimanali, anziché quindicinali.
E' una fase delicata in cui non solo ha necessità di un supporto più costante, ma può anche rappresentare il momento migliore e più motivante per andare a fondo nel malessere che sente, e intraprendere, con pazienza e determinazione, la svolta di cui ha bisogno.

Buon fine settimana, e buon tutto!
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