Aiutare un depresso

Salve. Vi scrivo perchè sono preoccupata per il mio ex fidanzato che sospetto stia attraversando un episodio depressivo. I primi segnali di una crisi si sono manifestati durante le festività natalizie. Ci eravamo incontrati solo 15 giorni prima (viviamo in città diverse per motivi d lavoro),il nostro rapporto era solido, lui non sembrava avere particolari problemi. Dopo Natale la situazione è precipitata a seguito - a suo dire - di un incontro avuto con lo psichiatra di sua madre (che soffre di depressione da circa 35 anni e che in quel periodo ha manifestato un forte peggioramento). Lui ha iniziato a dare segni di disagio, adottando atteggiamenti che in 5 anni non gli avevo mai visto: è diventato apatico, freddo nei miei confronti, rancoroso nei confronti del padre accusato di disinteresse per la situazione della madre. Diceva che aver ascoltato ciò che aveva detto lo psichiatra aveva scosso tutte le sue certezze. Si sentiva vuoto e privo di qualsiasi punto di riferimento. Dopo un primo momento di distacco, anche nei miei confronti, ha ritrattato quanto detto (ovvero che non sentiva di provare più gli stessi sentimenti) ed io, forse in modo superficiale, ho creduto che la crisi fosse superata. In realtà essa si è riproposta in modo più grave circa un mese dopo. Lui ha messo fine al rapporto senza fornire altre spiegazioni se non che non aveva più voglia di fare progetti con me e di non sentire più alcun tipo di impulso sessuale nei miei confronti. Ho accettato, seppure con dolore, la sua decisione sebbene mi giungesse da una persona che in 5 anni aveva sempre dimostrato un amore profondo e proposto il matrimonio. L'ho rivisto a Pasqua e poi un mese fa e questi incontri mi hanno fatto sorgere dei dubbi in merito al suo stato di salute: è estremamente dimagrito, mi parla di frequenti risvegli la notte, della difficoltà a prendere sonno e ad alzarsi dal letto la mattina. Ha una visione di se stesso avvilente: dice di non valere nulla, di non avere stima di sè, di volere stare solo perchè non è capace di dare affetto, di essere un vigliacco e una vittima. Diverse volte mi ha gridato contro di non avere una vita, perchè la sua vita è scandita da impegni che altri hanno deciso per lui (lavora con il padre). Dice di non stare bene con nessuno, quando esce o si dedica agli hobbies di un tempo sostiene di non provare piacere. Si colpevolizza, addossandosi tutte le colpe per la fine del nostro rapporto, ma se lo spingo a parlare o chiarire alcune cose diventa molto aggressivo e dice cattiverie gratuite. E' diventato insofferente sul lavoro e in famiglia. Grida contro i suoi, molto anziani, ma quando gli ho consigliato di andare a vivere da solo (ha 40 anni), mi ha detto di non riuscirci perchè non è in grado di decidere. Afferma di stare male ma lega tutto a problemi contingenti (i suoi, me, il lavoro). Questi sintomi sono coerenti con un episodio depressivo? E se sì, come posso fare per convincerlo a vedere uno specialista? Grazie anticipatamente
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazza, se non è il suo ex a chiedere direttamente aiuto è improbabile che deciderà di affrontare una visita specialistica solo sulla base del suo consiglio, considerando anche il fatto che, allo stato attuale, forse non ha una grossa influenza emotiva su quest'ultimo.

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazza, può leggere quest'articolo sulla depressione per informarsi:
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm

Lei ha già provato a convincerlo a recarsi da uno specialista? Quando la richiesta d'aiuto non parte dall'interessato può essere più difficile convincerlo a lasciarsi visitare, ma magari potrebbe essere il caso fare un tentativo. Potrebbe ad esempio parlarne con lo psichiatra che ha in cura sua madre.

Dalle sue parole il suo fidanzato sembrerebbe ancora molto invischiato con la famiglia d'origine, e il peggioramento della madre potrebbe render conto del suo disagio.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Utente
Utente
Salve. Desidero innanzi tutto ringraziare i gentili medici per le risposte così tempestive. Ho letto l'articolo segnalatomi e in merito alla sintomatologia non ho riscontrato nel mio ex solo i pensieri ricorrenti di morte. Quanto al consigliargli di vedere uno specialista, finora mi ha frenato il pensiero della sua reazione. Come ho scritto, in alcuni momenti è lui a rendermi partecipe dei suoi disagi e ad affermare di stare male: tuttavia tende a riportare questo suo stato di malessere ad avvenimenti concreti: liti con i suoi, stress sul lavoro, mal di testa, etc...Quando ho tentato di suggerirgli delle radici più profonde per il suo malessere la sua reazione è stata di fastidio, chiusura e negazione.Sinceramente credo di essere la persona che al momento ha il minore ascendente, anche perchè anch'io nei primi tempi ho sottovalutato alcuni campanelli di allarme soffermandomi solo sulla fine del nostro rapporto. E soprattutto, troppe volte, ciò che dice mi fa stare male. Ne consegue la mia sofferenza, i suoi sensi di colpa e alle volte liti. La sua famiglia, poi, sembra non volere vedere la realtà. Ho incontrato i genitori circa 20 giorni fa. La madre parla ininterottamente di matrimonio (evidentemete lui non le ha detto che la storia è finita)come se da ciò dipendessero l'infelicità e il malumore del figlio. Il padre dice solo che è diventato insopportabile, scontroso e risponde male. I suoi rapporti con la famiglia sono problematici: lui continua a dire di non aver vissuto la vita che voleva ma quella che altri gli hanno imposto. Si demoralizza e si svaluta. Ma conclude ogni discorso con l'affermazione "per ora è così, poi si vede, deve passare questo momento, mi tornerà la voglia di fare le cose..." Ad aggravare la situazione c'è la mancanza di amici. Il mio ex ha sempre vissuto un ruolo subalterno rispetto al fratello (maggiore di un anno) e le uniche persone che ha frequentato sono quelle legate al giro di amicizie di quest'ultimo, dalle quali spesso si è sentito non apprezzato. Al momento ha una frequentazione costante con un unico ragazzo (meglio, giovane adulto: ha 41 anni) che tuttavia mi sembra non sia di grande aiuto perchè a sua volta gravato da problemi famigliari e relazionali.Mi tormenta questo dubbio: è possibile che con il peggiorare del suo malessere (che cresce di mese in mese)si renda conto da solo di avere bisogno di aiuto? Quanto a me, è preferibile che io mi faccia da parte e mi disinteressi (perlomeno all'apparenza) alla sua vita? Forzarlo a uscire, a fare qualcosa insieme (cinema, ristorante, mare)o a parlare non è controproducente?Tanto anche quando ci vediamo lui resta apatico. Mi invita a non restarci male dicendomi che ha lo stesso atteggiamento nei confronti di tutti gli altri e ciò che fa, lo fa solo per inerzia o abitudine, ma per me è ugualmente doloroso. L'indifferenza dimostrata nei miei confronti mi fa credere che nè le mie parole, nè il mio interesse, nè il mio affetto gli siano d'aiuto. Anzi quando gli ho chiesto perchè mi respinge ha risposto che lui non sa dare affetto, quindi non ne vuole. Vi ringrazio ancora molto per la disponibilità.