Comportamento paterno che non va bene

Mio marito non si comporta bene con nostro figlio di 9 anni, a mio parere, da circa 2 o 3 anni: lo sprona ad essere competitivo, sempre vincente, vorrebbe che praticasse uno sport a livello agonistico, lo critica con gli altri in sua presenza (cosa che il bimbo vive come un' umiliazione ovviamente), pare molto meno interessato al rendimento scolastico e alla sua felicità rispetto al rendimento sportivo e mio figlio (a differenza della piccola di 6 anni) si lascia soverchiare da questo atteggiamento.
Nonostante questo apparente interesse e desiderio di dirigere tutto, per mio marito il figlio è più un ostacolo alla sua libertà, un peso, lo dice pure apertamente da qualche tempo... con la sorellina di 6 anni ha un rapporto da nulla, lei stessa lo ignora quasi...tutto il focus, negativo, è sul figlio maschio.
Inoltre assisto a delle specie di ricatti /vendette: se il bambino dice no, lui si arrabbia e dice " allora se non vuoi fare così, la prossima volta non facciamo più niente del tutto! ! " e a questo punto il bambino per non perdere tutto ritorna sulla sua posizione e cede.
Queste stesse dinamiche mio marito le mette in atto anche verso i suoi genitori che praticamente fanno tutto quello che lui dice "purché sia contento",
paiono più due schiavi che due genitori.
Io temo che mio figlio cresca insicuro e vorrei tirarlo fuori da questa situazione prima che sia tardi...Le maestre di scuola mi hanno già parlato di insicurezza e continuo bisogno di rassicurazioni da parte del bambino, in miglioramento nella seconda parte dell' anno scolastico.
Parlare con mio marito è risultato inutile perché continua come se niente fosse adducendo scuse varie, litighiamo, ma non risolvo nulla, non cambia atteggiamento.
Ho già parlato con mio figlio, ma non mi pare che abbia la forza per ribellarsi e farsi valere, per ora...è come se tutto sommato volesse compiacere il padre anche se vede bene com è...e questo mi fa orrore!! ! Voglio fare qualcosa per mio figlio, ma da dove inizio per aiutarlo?
E mi chiedo sempre più spesso che senso abbia restare con un marito del genere, un narciso noioso e pure poco simpatico.
Forse l unica cosa che mi trattiene è il fattore economico, temo che una separazione potrebbe mettere in difficoltà i miei figli (non ho un gran stipendio, cosa che mio marito spesso simpaticamente mi ricorda), ma anche vivere con un padre/marito così mi chiedo se non sia molto peggio...inoltre, essendo lui un tipo vendicativo, temo che la decisione di chiudere mi esporrebbe a un rischio se non fisico comunque a una serie di difficoltà e ripicche create ad arte.
Cosa posso fare per il bene dei miei piccoli, in particolare mio figlio di 9 anni?
Grazie mille a chi mi leggerà e mi darà un aiuto
[#1]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 67
Gentile utente,

1.
Per quanto riguarda i rapporti all'interno della sua famiglia, tenga conto che le riflessioni che le offriamo dipendono unicamente dai dati che lei ci fornisce e che riflettono un unico punto di vista, quello di lei che ci scrive.

Le evidenzio qualche punto debole.
- E' illusorio pensare che l'altr* genitore cambi; nessuno cambia nessuno, a meno che non lo decida l'interessat*.
- Risulta frustrante per il bambino essere incoraggiato ad opporsi al padre, considerata la sproporzione di mezzi: lui è un bambino, ammira la figura paterna, ne ha bisogno per crescere.
- Di fronte ad un *compito impossibile*, quale quello che lei gli propone (" .. ribellarsi e farsi valere .."), il risultato è quello di veder scendere ulteriormente l'autostima.
- La stessa separazione genitoriale, a meno che non sia determinata da disaccordi di coppia, non porta vantaggi educativi ai bambini/e, che rimangono da soli/e con l'altro genitore nel tempo dedicato.

E dunque, che fare?

2.
Fortunatamente un figlio, una figlia, di nove anni ha che fare anche con altri adulti: insegnanti, catechisti, allenatori ... E dunque è aperto ad influenze educative differenti, che vanno a mitigare e bilanciare quelle dei genitori (genitori perfetti e completi non esistono).
Purtroppo scarseggiano le figure educanti maschili, e ciò rappresenta un indubbio impoverimento per la crescita dei figli maschi.

In questa fase dello sviluppo evolutivo i bambini e le bambine traggono grande beneficio dall'inserimento in gruppi strutturati di coetanei, ad esempio scautismo, dove hanno modo di vivere esperienze concrete differenti da quelle familiari (meno protette, più avventurose) e di interagire in maniera continuativa con giovani adulti, quali sono i capi. Ed inoltre di intessere relazioni di tipo diverso con i coetanei, in quel modo sano e rispettoso (codificato dall'associazionismo) che elicita altre parti di sè e permettere di accrescere l'autostima.
In sintesi: se le esperienze all'interno della famiglia non favoriscono una crescita armoniosa, non rimane che controbilanciarle con altre, differenti e sane.
Questo però implica - da parte delle figure genitoriali - il riconoscere il limite famigliare; e al contempo la capacità di delegare ad altre figure adulte una parte del compito educativo facendo rete.
Non tutti gli adulti però ce la fanno a costruire reti da pesca, continuano a pescare con un'unica canna.

La parte 2. rappresenta una considerazione educativa generale importante per questa fascia di età, quella immediatamente precedente la preadolescenza, e che - a mio parere - ben si attaglia a situazione simili a quella da lei descritta.

Con l'auspicio di averle proposto spunti di riflessione significativi,
la saluto cordialmente.
Dott. Brunialti

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/