La mia preoccupazione è davvero immotivata?
Salve,
sono nuova su questo forum. Mi chiamo Valentina e ho 18 anni.
Sono sempre stata molto ansiosa, emotiva e insicura.
Premetto che ho avuto una storia clinica non proprio rosea: infatti 7 anni fa ho avuto un tumore (linfoma di Burkitt) dal quale sono guarita; tuttavia, da allora tendo a preoccuparmi più di quanto non facciano molte altre persone.
Però avevo più o meno imparato a convivere con questo aspetto della mia vita.
La mia condotta è sempre stata integerrima, e fino a quest'anno non avevo mai avuto esperienze di alcun tipo nella sfera sentimentale/sessuale. Poi, stupidamente, a febbraio, ho dato il mio primo bacio a una persona che non conoscevo quasi per nulla e della quale comunque si può dire che conduca una vita "sregolata". Inoltre, a differenza di prima, mi è capitato nello stesso periodo, di iniziare a bere anche da bicchieri altrui (cosa che non avevo mai fatto fino ad allora). insomma, diciamo che avevo un po' mollato la presa, mentre prima ero sempre stata fin troppo attenta ad evitare qualsiasi tipo di contagio. Beh, a fine marzo, circa un mese dopo il verificarsi di questi eventi, mi sono resa conto di avere un linfonodo ingrossato sul lato del collo, sono corsa subito all'ospedale presso cui sono stata ricoverata 7 anni fa, temendo che fosse qualcosa di altrettanto grave, ma fortunatamente dalle analisi del sangue e dall'ecografia al collo è emerso che si trattava di una "semplice" mononucleosi, che non mi ha causato grossi problemi, se non un leggero senso di stanchezza durato circa una settimana e un po' di dolore alla milza (entrambi sintomi molto comuni della mononucleosi, no?).
Da allora, però, ho iniziato a preoccuparmi sia delle possibili conseguenze della mononucleosi (ho letto cose terribili) sia della possibilità di aver contratto anche altri virus, ben peggiori dell'EBV, sia pure con un solo bacio. Allora sono stata colta da un'ansia sempre maggiore, a causa della quale ho trascorso dei mesi terribili, in preda alla paura di essere malata ma anche alla paura di fare delle analisi. Verso aprile-maggio, ho iniziato a manifestare anche alcuni sintomi, che hanno accresciuto le mie paure, ma che i medici hanno imputato all'ansia. Questi sintomi erano: un leggero senso di torpore (non una vera e propria parestesia, nè perdita di sensibilità) alla mano e al piede sx di tanto in tanto, e lievi dolori "intermittenti" al lato sinistro dell'addome. Ho avuto un episodio di febbre a maggio, durato circa 2 giorni, al quale però il medico non ha dato importanza proprio a causa della breve durata.
A giugno, per uno stage, ho trascorso due settimane in un laboratorio di biotecnologie nel quale si analizzavano virus quali HIV, HPV, HCV, ecc. E nonostante io non sia mai venuta in contatto con materiale biologico, a partire da allora le mie paure hanno raggiunto l'apice, ponendomi in uno stato di terribile ansia e ipocondria: ogni volta che accusavo i sintomi che si erano già presentati un paio di mesi prima (intorpidimento arti sx e lievi dolori all'addome), pur non avendo febbre o altri sintomi, pensavo subito al peggio...da un tumore all'AIDS... dunque ho iniziato ad assumere atteggiamenti quasi maniacali dal punto di vista igienico e temo di aver sfiorato pericolosamente la depressione. 3 settimane fa ho preso coraggio e ho deciso di fare le analisi del sangue (piuttosto approfondite) i cui esiti erano tutti nella norma, quindi ho iniziato a tranquillizzarmi, pur avendo tutt'ora dei momenti di eccessiva ansia di tanto in tanto. Sono così scomparsi quasi del tutto i sintomi che accusavo in precedenza (intorpidimento mano e piede sx e dolori all'addome - soprattutto nella parte sx), ma non appena leggo qualcosa su virus o patologie gravi mi sembra di ricadere nell'ansia più totale. Inoltre, continuo ad essere quasi ossessionata dalla possibilità di contagio.
Ieri ho fatto la mia prima seduta con una psicoterapeuta, e spero che possa essermi utile.
Però vorrei sapere anche da voi, medici del forum, se ritenete che possano essere sufficienti le ultime analisi del sangue a tranquillizzarmi sul mio stato di salute generale o se, viste le mie preoccupazioni (infondate -??-), sia il caso che faccia delle analisi ancora più approfondite. Insomma...se avessi contratto qualcosa oltre alla mononucleosi a febbraio, si sarebbero già manifestati i sintomi? Ho corso un rischio molto grande o è il mio senso di colpa che ha ingigantito il tutto?
Potrò mai tornare a vivere serenamente?
Ringrazio anticipatamente per le risposte che vorrete darmi.
Valentina
sono nuova su questo forum. Mi chiamo Valentina e ho 18 anni.
Sono sempre stata molto ansiosa, emotiva e insicura.
Premetto che ho avuto una storia clinica non proprio rosea: infatti 7 anni fa ho avuto un tumore (linfoma di Burkitt) dal quale sono guarita; tuttavia, da allora tendo a preoccuparmi più di quanto non facciano molte altre persone.
Però avevo più o meno imparato a convivere con questo aspetto della mia vita.
La mia condotta è sempre stata integerrima, e fino a quest'anno non avevo mai avuto esperienze di alcun tipo nella sfera sentimentale/sessuale. Poi, stupidamente, a febbraio, ho dato il mio primo bacio a una persona che non conoscevo quasi per nulla e della quale comunque si può dire che conduca una vita "sregolata". Inoltre, a differenza di prima, mi è capitato nello stesso periodo, di iniziare a bere anche da bicchieri altrui (cosa che non avevo mai fatto fino ad allora). insomma, diciamo che avevo un po' mollato la presa, mentre prima ero sempre stata fin troppo attenta ad evitare qualsiasi tipo di contagio. Beh, a fine marzo, circa un mese dopo il verificarsi di questi eventi, mi sono resa conto di avere un linfonodo ingrossato sul lato del collo, sono corsa subito all'ospedale presso cui sono stata ricoverata 7 anni fa, temendo che fosse qualcosa di altrettanto grave, ma fortunatamente dalle analisi del sangue e dall'ecografia al collo è emerso che si trattava di una "semplice" mononucleosi, che non mi ha causato grossi problemi, se non un leggero senso di stanchezza durato circa una settimana e un po' di dolore alla milza (entrambi sintomi molto comuni della mononucleosi, no?).
Da allora, però, ho iniziato a preoccuparmi sia delle possibili conseguenze della mononucleosi (ho letto cose terribili) sia della possibilità di aver contratto anche altri virus, ben peggiori dell'EBV, sia pure con un solo bacio. Allora sono stata colta da un'ansia sempre maggiore, a causa della quale ho trascorso dei mesi terribili, in preda alla paura di essere malata ma anche alla paura di fare delle analisi. Verso aprile-maggio, ho iniziato a manifestare anche alcuni sintomi, che hanno accresciuto le mie paure, ma che i medici hanno imputato all'ansia. Questi sintomi erano: un leggero senso di torpore (non una vera e propria parestesia, nè perdita di sensibilità) alla mano e al piede sx di tanto in tanto, e lievi dolori "intermittenti" al lato sinistro dell'addome. Ho avuto un episodio di febbre a maggio, durato circa 2 giorni, al quale però il medico non ha dato importanza proprio a causa della breve durata.
A giugno, per uno stage, ho trascorso due settimane in un laboratorio di biotecnologie nel quale si analizzavano virus quali HIV, HPV, HCV, ecc. E nonostante io non sia mai venuta in contatto con materiale biologico, a partire da allora le mie paure hanno raggiunto l'apice, ponendomi in uno stato di terribile ansia e ipocondria: ogni volta che accusavo i sintomi che si erano già presentati un paio di mesi prima (intorpidimento arti sx e lievi dolori all'addome), pur non avendo febbre o altri sintomi, pensavo subito al peggio...da un tumore all'AIDS... dunque ho iniziato ad assumere atteggiamenti quasi maniacali dal punto di vista igienico e temo di aver sfiorato pericolosamente la depressione. 3 settimane fa ho preso coraggio e ho deciso di fare le analisi del sangue (piuttosto approfondite) i cui esiti erano tutti nella norma, quindi ho iniziato a tranquillizzarmi, pur avendo tutt'ora dei momenti di eccessiva ansia di tanto in tanto. Sono così scomparsi quasi del tutto i sintomi che accusavo in precedenza (intorpidimento mano e piede sx e dolori all'addome - soprattutto nella parte sx), ma non appena leggo qualcosa su virus o patologie gravi mi sembra di ricadere nell'ansia più totale. Inoltre, continuo ad essere quasi ossessionata dalla possibilità di contagio.
Ieri ho fatto la mia prima seduta con una psicoterapeuta, e spero che possa essermi utile.
Però vorrei sapere anche da voi, medici del forum, se ritenete che possano essere sufficienti le ultime analisi del sangue a tranquillizzarmi sul mio stato di salute generale o se, viste le mie preoccupazioni (infondate -??-), sia il caso che faccia delle analisi ancora più approfondite. Insomma...se avessi contratto qualcosa oltre alla mononucleosi a febbraio, si sarebbero già manifestati i sintomi? Ho corso un rischio molto grande o è il mio senso di colpa che ha ingigantito il tutto?
Potrò mai tornare a vivere serenamente?
Ringrazio anticipatamente per le risposte che vorrete darmi.
Valentina
[#1]
Psicologo
Gentile utente, comincerei col dirle che se le analisi del sangue sono risultate negative, può sicuramente stare tranquilla.
Dal suo racconto traspare un elevato livello di ansia che sicuramente è responsabile delle manifestazioni che lei definisce "ipocondriache" e che, a mio modo di vedere, è assolutamente comprensibile, dato il suo difficile trascorso clinico. Per dirle qualcosa di più riguardo a diagnosi e prognosi sarebbero necessari più elementi, ma il fatto che si sia rivolta ad una psicoterapeuta indica che lei ha un elevato grado di consapevolezza della propria situazione e, con buone probabilità, anche una buona motivazione ad affrontarla e risolverla.
Continui le sue sedute di psicoterapia con fiducia, tenendo presente che disagi come il suo richiedono un pochino di tempo prima di poter essere risolti.
Con i migliori auguri,
Dr. Gianluca Marchesini
Dal suo racconto traspare un elevato livello di ansia che sicuramente è responsabile delle manifestazioni che lei definisce "ipocondriache" e che, a mio modo di vedere, è assolutamente comprensibile, dato il suo difficile trascorso clinico. Per dirle qualcosa di più riguardo a diagnosi e prognosi sarebbero necessari più elementi, ma il fatto che si sia rivolta ad una psicoterapeuta indica che lei ha un elevato grado di consapevolezza della propria situazione e, con buone probabilità, anche una buona motivazione ad affrontarla e risolverla.
Continui le sue sedute di psicoterapia con fiducia, tenendo presente che disagi come il suo richiedono un pochino di tempo prima di poter essere risolti.
Con i migliori auguri,
Dr. Gianluca Marchesini
[#2]
Ex utente
Grazie mille, dottor Marchesini, per l'ascolto e per la risposta.
Per ora ho deciso di non sottopormi ad altre analisi cliniche di alcun genere, nella speranza che la psicoterapia possa aiutarmi anche ad eliminare la sintomatologia fisica, riportandomi a uno stato normale di preoccupazione e ansia: perciò intendo continuare le sedute, sperando che servano davvero a qualcosa.
Grazie ancora!
Per ora ho deciso di non sottopormi ad altre analisi cliniche di alcun genere, nella speranza che la psicoterapia possa aiutarmi anche ad eliminare la sintomatologia fisica, riportandomi a uno stato normale di preoccupazione e ansia: perciò intendo continuare le sedute, sperando che servano davvero a qualcosa.
Grazie ancora!
[#3]
Cara valentina, concordo assolutamente nel rassicurarti riguardo la sintomatologia riferita. Per quanto riguarda il rischio di trasmissione di malattie infettive nel corso della nostra normale vita di relazione direi che l'atteggiamento migliore sia quello di una condotta responsabile ed informata ma senza allarmismi ingiustificati che sciuperebbero la "magia della conoscenza dell'altro". MG
Mauro Granata
https://www.idoctors.it/medico/16613/0
[#4]
Gentile utente,
concordo con quanto espresso dai colleghi e aggiungo solamente che appare anche opportuno non sottovalutare la sintomatolgia ansiosa: potrebbe essere utile (e a sostegno di quanto già sta facendo con il suo terapeuta) una valutazione psichiatrica (a meno di non averla già effettuata) al fine escludere la necessità di un trattamento "ansiolitico".
Cordialmente.
Stefano Garbolino
concordo con quanto espresso dai colleghi e aggiungo solamente che appare anche opportuno non sottovalutare la sintomatolgia ansiosa: potrebbe essere utile (e a sostegno di quanto già sta facendo con il suo terapeuta) una valutazione psichiatrica (a meno di non averla già effettuata) al fine escludere la necessità di un trattamento "ansiolitico".
Cordialmente.
Stefano Garbolino
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#6]
Ex utente
La psicoterapeuta, con la quale ho fatto solo una seduta finora, ha detto che probabilmente, se dovesse essere necessaria anche una terapia farmacologica, farà valutare la mia situazione da uno psichiatra, ma mi sembra di aver capito che questa necessità potrebbe emergere comunque non nell'immediato, ma dopo un certo numero di sedute dalla psicoterapeuta finalizzate alla conoscenza del mio problema.
Io in realtà preferirei evitare di assumere psicofarmaci di qualsiasi genere, poichè temo che possano avere conseguenze spiacevoli, e la dottoressa ha detto che comunque ci sarebbero anche dei rimedi erboristici per i disturbi legati all'ansia.
Io in realtà preferirei evitare di assumere psicofarmaci di qualsiasi genere, poichè temo che possano avere conseguenze spiacevoli, e la dottoressa ha detto che comunque ci sarebbero anche dei rimedi erboristici per i disturbi legati all'ansia.
[#7]
Pneumologo, Anestesista, Psicoterapeuta
Cara Valentina
ce la farà alla grande! Con un buon percorso psicoterapeutico ed un buon rapporto con i suoi referenti medici, che hanno il difficile compito di doverle consigliare esami e controlli solo quando necessari o utili per una persona in buona salute com è lei, nonostante l'ansia centrata sulla preoccupazione di contrarre malattie.
La sua ansia è certamente riconducibile al vissuto della malattia affrontata in età pediatrica, ma ora sta bene e deve assolutamente trovare il modo di affrontare con coraggio tutte le, desiderabili, situazioni legate alla vita di relazione e sentimentale, con saggezzae e magari un poco di prudenza, ma senza mai rifugiarsi nell'evitamento, che la porterebbe ad avere una vita più opaca e meno appagante e non farebbe altro che aumentare sempre più la sua ansia.
La ricerca della sicurezza assoluta non è mai perseguibile da nessuno e nel suo caso le porterebbe un'unica certezza, una malattia sicura, l'eccesso di ansia, in cambio di una malattia ipotetica e remota.
Ci vorrà del tempo ma vedrà poi sempre più chiaramente che la vita, con tutti i possibili pericoli, è sempre molto meglio della rinuncia da ipercontrollo (inefficace).
Un caro saluto ed un abbraccio
Luciano Lodoli
ce la farà alla grande! Con un buon percorso psicoterapeutico ed un buon rapporto con i suoi referenti medici, che hanno il difficile compito di doverle consigliare esami e controlli solo quando necessari o utili per una persona in buona salute com è lei, nonostante l'ansia centrata sulla preoccupazione di contrarre malattie.
La sua ansia è certamente riconducibile al vissuto della malattia affrontata in età pediatrica, ma ora sta bene e deve assolutamente trovare il modo di affrontare con coraggio tutte le, desiderabili, situazioni legate alla vita di relazione e sentimentale, con saggezzae e magari un poco di prudenza, ma senza mai rifugiarsi nell'evitamento, che la porterebbe ad avere una vita più opaca e meno appagante e non farebbe altro che aumentare sempre più la sua ansia.
La ricerca della sicurezza assoluta non è mai perseguibile da nessuno e nel suo caso le porterebbe un'unica certezza, una malattia sicura, l'eccesso di ansia, in cambio di una malattia ipotetica e remota.
Ci vorrà del tempo ma vedrà poi sempre più chiaramente che la vita, con tutti i possibili pericoli, è sempre molto meglio della rinuncia da ipercontrollo (inefficace).
Un caro saluto ed un abbraccio
Luciano Lodoli
[#8]
Gentile Valentina,
Mi sembra che i colleghi Le abbiano dato consigli utili ed equilibrati. In particolare appare apprezzabile per la sua sintesi e compendiosità l'ultima risposta, alla quale mi associo. Per quanto riguarda l'uso di psicofarmaci da associare alla terapia, occorre considerare che nel suo caso, probabilmente, avrebbero una funzione sintomatica, cioè ridurre il livello di ansia percepita, nelle occasioni in cui possa diventare disturbante. Sotto questo aspetto potrebbero non essere strettamente necessari se riesce a gestire l'ansia diversamente. Comunque tenga presente che per una valutazione appropriata sull'uso di questi è necessario il consulto del medico specialista.
Con i migliori saluti
dr Gianni Ronzani
Mi sembra che i colleghi Le abbiano dato consigli utili ed equilibrati. In particolare appare apprezzabile per la sua sintesi e compendiosità l'ultima risposta, alla quale mi associo. Per quanto riguarda l'uso di psicofarmaci da associare alla terapia, occorre considerare che nel suo caso, probabilmente, avrebbero una funzione sintomatica, cioè ridurre il livello di ansia percepita, nelle occasioni in cui possa diventare disturbante. Sotto questo aspetto potrebbero non essere strettamente necessari se riesce a gestire l'ansia diversamente. Comunque tenga presente che per una valutazione appropriata sull'uso di questi è necessario il consulto del medico specialista.
Con i migliori saluti
dr Gianni Ronzani
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
[#11]
gentile Valentina,
sono io a ringraziarti perchè scrivendo qui dai la possibilità anche ad altre persone di riconoscersi in problemi simili ai tuoi.
Tutti qui ti hanno già dato ottimi consigli, mi permetto di aggiungere solo che, probabilmente, più esami di controllo farai maggiore sarà l'ansia. Probabilmente anche le nostre rassicurazioni avranno durata breve, per questo è fondamentale che tu impari a gestire la tua sintomatologia ansiogena
Tieni duro
Daniel Bulla
dbulla@libero.it
sono io a ringraziarti perchè scrivendo qui dai la possibilità anche ad altre persone di riconoscersi in problemi simili ai tuoi.
Tutti qui ti hanno già dato ottimi consigli, mi permetto di aggiungere solo che, probabilmente, più esami di controllo farai maggiore sarà l'ansia. Probabilmente anche le nostre rassicurazioni avranno durata breve, per questo è fondamentale che tu impari a gestire la tua sintomatologia ansiogena
Tieni duro
Daniel Bulla
dbulla@libero.it
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#12]
Ex utente
Gentilissimo anche lei, dottor Bulla.
Ma quindi mi consiglia di non fare nessuna analisi oltre a quelle che ho fatto di recente?
Posso ritenermi al sicuro da rischi ben più importanti, sulla base di quello che ho scritto nel breve racconto relativo alla mia esperienza? E' possibile che la mia ansia sia infondata?
Tante volte, pur non accusando sintomi di alcun genere, mi preoccupo pensando di poter avere una patologia asintomatica anche per molti anni, ma con effetti devastanti in futuro.
Lo so, potrei sembrare matta, ma sono davvero combattuta tra il desiderio di tranquillizzarmi sottoponendomi ad altre analisi e la paura che avrei a ritirare i risultati delle stesse.
Insomma...che fare, oltre a confidare nell'aiuto della psicoterapia e nella mia capacità di tornare razionale?
Ma quindi mi consiglia di non fare nessuna analisi oltre a quelle che ho fatto di recente?
Posso ritenermi al sicuro da rischi ben più importanti, sulla base di quello che ho scritto nel breve racconto relativo alla mia esperienza? E' possibile che la mia ansia sia infondata?
Tante volte, pur non accusando sintomi di alcun genere, mi preoccupo pensando di poter avere una patologia asintomatica anche per molti anni, ma con effetti devastanti in futuro.
Lo so, potrei sembrare matta, ma sono davvero combattuta tra il desiderio di tranquillizzarmi sottoponendomi ad altre analisi e la paura che avrei a ritirare i risultati delle stesse.
Insomma...che fare, oltre a confidare nell'aiuto della psicoterapia e nella mia capacità di tornare razionale?
[#13]
Che fare?
Allora...vediamo un po':
1) uscire con le amiche
2) uscire col fidanzato (o cercarselo)
3) godersi le vacanze
4) leggere molti libri
5) mangiare una pizza
ecc...ecc, insomma, nel tempo tra una seduta e l'altra perchè non provi a VIVERE un po'? Possibile che la cosa più facile da fare non ti sia venuta in mente?
Tanto, per ora, come dicevo, le rassicurazioni per te avranno solo durata breve, per cui non ti puoi "ritenere al sicuro" almeno per ora, perchè ti basterebbe si e no per mezza giornata!
Buone vacanze!
Daniel Bulla
Allora...vediamo un po':
1) uscire con le amiche
2) uscire col fidanzato (o cercarselo)
3) godersi le vacanze
4) leggere molti libri
5) mangiare una pizza
ecc...ecc, insomma, nel tempo tra una seduta e l'altra perchè non provi a VIVERE un po'? Possibile che la cosa più facile da fare non ti sia venuta in mente?
Tanto, per ora, come dicevo, le rassicurazioni per te avranno solo durata breve, per cui non ti puoi "ritenere al sicuro" almeno per ora, perchè ti basterebbe si e no per mezza giornata!
Buone vacanze!
Daniel Bulla
[#14]
Ex utente
Diciamo che quello del fidanzato è un tasto un po' dolente...
ma per il resto penso di aver già provato a far tutto, a volte con successo, altre no, nel senso che spesso (ma non sempre), anche quando sono fuori con le amiche, non riesco a non pensare ai problemi che mi sembra di avere, o ai rischi che potrebbero essere "in agguato" in quel momento...
Sperando di non annoiarla, le faccio un esempio: fino a non molto tempo fa, quando uscivo la sera, solitamente bevevo volentieri anche un cocktail alcolico, senza esagerare ovviamente. Ora, invece, quando esco evito di bere da bicchieri di vetro (per questioni igieniche), e ho praticamente smesso di bere alcolici (nella convinzione che possano far male al mio fegato).
Insomma, mi rendo conto che mi sto complicando la vita, ma temo si sia instaurato un meccanismo un po' difficile da disattivare.
La ringrazio nuovamente per i suoi preziosi consigli.
Buone vacanze anche a lei!
ma per il resto penso di aver già provato a far tutto, a volte con successo, altre no, nel senso che spesso (ma non sempre), anche quando sono fuori con le amiche, non riesco a non pensare ai problemi che mi sembra di avere, o ai rischi che potrebbero essere "in agguato" in quel momento...
Sperando di non annoiarla, le faccio un esempio: fino a non molto tempo fa, quando uscivo la sera, solitamente bevevo volentieri anche un cocktail alcolico, senza esagerare ovviamente. Ora, invece, quando esco evito di bere da bicchieri di vetro (per questioni igieniche), e ho praticamente smesso di bere alcolici (nella convinzione che possano far male al mio fegato).
Insomma, mi rendo conto che mi sto complicando la vita, ma temo si sia instaurato un meccanismo un po' difficile da disattivare.
La ringrazio nuovamente per i suoi preziosi consigli.
Buone vacanze anche a lei!
[#15]
Ex utente
è successo di nuovo, oggi...
è da qualche ora che mi tormenta il timore di aver contratto l'hiv in qualche modo...
oggi ho ricominciato a pensare a quando (a febbraio) ho baciato quella persona quasi sconosciuta, a quando (all'inizio di marzo) ho bevuto dalla stessa bottiglia di un altro sconosciuto (entrambe queste persone temo facciano uso di stupefacenti), a quando (a giugno) ho fatto lo stage in un laboratorio in cui si analizzava quel dannato virus e altri terribili virus...
insomma, non riesco più a vivere...
se cerco informazioni su queste vie di contagio su internet, leggo che SOLITAMENTE il contagio non avviene così, ma non c'è nessuna certezza che non possa avvenire.
per di più, alla fine di marzo, ho avuto la mononucleosi, sia pure con sintomi lievi (solo gonfiore di un paio di linfonodi sul collo), e nonostante adesso il monotest sia negativo e le analisi del sangue siano tutte a posto, non riesco a tranquillizzarmi, perchè ho letto che praticamente le analisi del sangue, per quanto approfondite -a meno che non comprendano il test hiv o la tipizzazione linfocitaria- non possono in alcun modo stabilire se una persona è hiv+ o no...
adesso inizio anche a chiedermi se quella mononucleosi non fosse un campanello d'allarme, perchè ho letto che sintomi simili si riscontrano spesso nell'infezione primaria da hiv. il problema è che c'è troppa confusione!!! non ho ancora capito dopo quanto tempo si manifestano i sintomi dell'infezione da hiv (non dell'aids) e vorrei anche capire se, nel caso in cui la mia non fosse stata semplice mononucleosi, sarei comunque risultata positiva all'EBV test, a fine marzo.
ora vorrei fare il test hiv, possibilmente in forma anonima, senza ricetta e senza dover sborsare 150-200 euro, ma c'è troppa confusione riguardo alle modalità con cui si può effettuare il test, quindi non so cosa (e come) fare...
inoltre ho moltissima paura, temo che la mia vita possa iniziare ad andare peggio di quanto non sia stata finora, e allora vado nel panico più totale, comincio a immaginare quanto vivrei infelice e mi chiedo se valga addirittura la pena di andare avanti così.
e poi, cosa potrei dire ai miei? ho solo 18 anni, vivo ancora con loro...hanno sempre avuto la massima fiducia in me, e io sento di averla tradita in qualche modo.
sto davvero malissimo. domani ho la 3^ seduta con la psicoterapeuta...cercherò di parlargliene, ma so già che lei non potrà darmi le rassicurazioni di cui necessito in un ambito così specificatamente medico.
vi prego, ditemi qualcosa di più dettagliato riguardo al test e ai tempi di manifestazione dei sintomi...cercate di rispondere a tutte le mie domande, se possibile.
grazie mille.
è da qualche ora che mi tormenta il timore di aver contratto l'hiv in qualche modo...
oggi ho ricominciato a pensare a quando (a febbraio) ho baciato quella persona quasi sconosciuta, a quando (all'inizio di marzo) ho bevuto dalla stessa bottiglia di un altro sconosciuto (entrambe queste persone temo facciano uso di stupefacenti), a quando (a giugno) ho fatto lo stage in un laboratorio in cui si analizzava quel dannato virus e altri terribili virus...
insomma, non riesco più a vivere...
se cerco informazioni su queste vie di contagio su internet, leggo che SOLITAMENTE il contagio non avviene così, ma non c'è nessuna certezza che non possa avvenire.
per di più, alla fine di marzo, ho avuto la mononucleosi, sia pure con sintomi lievi (solo gonfiore di un paio di linfonodi sul collo), e nonostante adesso il monotest sia negativo e le analisi del sangue siano tutte a posto, non riesco a tranquillizzarmi, perchè ho letto che praticamente le analisi del sangue, per quanto approfondite -a meno che non comprendano il test hiv o la tipizzazione linfocitaria- non possono in alcun modo stabilire se una persona è hiv+ o no...
adesso inizio anche a chiedermi se quella mononucleosi non fosse un campanello d'allarme, perchè ho letto che sintomi simili si riscontrano spesso nell'infezione primaria da hiv. il problema è che c'è troppa confusione!!! non ho ancora capito dopo quanto tempo si manifestano i sintomi dell'infezione da hiv (non dell'aids) e vorrei anche capire se, nel caso in cui la mia non fosse stata semplice mononucleosi, sarei comunque risultata positiva all'EBV test, a fine marzo.
ora vorrei fare il test hiv, possibilmente in forma anonima, senza ricetta e senza dover sborsare 150-200 euro, ma c'è troppa confusione riguardo alle modalità con cui si può effettuare il test, quindi non so cosa (e come) fare...
inoltre ho moltissima paura, temo che la mia vita possa iniziare ad andare peggio di quanto non sia stata finora, e allora vado nel panico più totale, comincio a immaginare quanto vivrei infelice e mi chiedo se valga addirittura la pena di andare avanti così.
e poi, cosa potrei dire ai miei? ho solo 18 anni, vivo ancora con loro...hanno sempre avuto la massima fiducia in me, e io sento di averla tradita in qualche modo.
sto davvero malissimo. domani ho la 3^ seduta con la psicoterapeuta...cercherò di parlargliene, ma so già che lei non potrà darmi le rassicurazioni di cui necessito in un ambito così specificatamente medico.
vi prego, ditemi qualcosa di più dettagliato riguardo al test e ai tempi di manifestazione dei sintomi...cercate di rispondere a tutte le mie domande, se possibile.
grazie mille.
[#16]
Psicologo
Cara Valentina,
mi associo a quanto le è già stato detto dal Dr. Bulla rispetto al fatto che, al momento, qualunque tipo di rassicurazione (medica o di altro genere) ha effetto breve e transitorio. Dal suo ultimo post appare chiaro che il livello di ansia che sta provando è molto alto e la sua sofferenza molto intensa.
Forse l'ipotesi di un supporto farmacologico, in questa situazione, non è da scartare. La aiuterebbe a ridimensionare le manifestazioni sintomatologiche e a prendere le cose con maggior serenità. Provi a parlarne con la sua psicoterapeuta e segua i suoi consigli.
Sono a sua disposizione per altri eventuali chiarimenti.
Cordialmente,
Dr. Gianluca Marchesini
mi associo a quanto le è già stato detto dal Dr. Bulla rispetto al fatto che, al momento, qualunque tipo di rassicurazione (medica o di altro genere) ha effetto breve e transitorio. Dal suo ultimo post appare chiaro che il livello di ansia che sta provando è molto alto e la sua sofferenza molto intensa.
Forse l'ipotesi di un supporto farmacologico, in questa situazione, non è da scartare. La aiuterebbe a ridimensionare le manifestazioni sintomatologiche e a prendere le cose con maggior serenità. Provi a parlarne con la sua psicoterapeuta e segua i suoi consigli.
Sono a sua disposizione per altri eventuali chiarimenti.
Cordialmente,
Dr. Gianluca Marchesini
[#17]
Ex utente
La ringrazio di cuore, dottor Marchesini.
Tra poco andrò dalla psicoterapeuta e penso che le parlerò di questi problemi una volta per tutte.
Non riesco davvero ad andare avanti così; ormai non so più cosa fare per calmarmi.
vorrei sottopormi a test di ogni genere, ma mi è stato sconsigliato, anche da alcuni suoi colleghi su questo forum.
per quanto riguarda l'eventualità di un supporto farmacologico, a questo punto temo anch'io che sia necessario. avrei voluto evitarlo semplicemente perchè ho letto che gli effetti collaterali non sono così irrilevanti. lei me lo conferma?
Grazie per l'attenzione,
Valentina
Tra poco andrò dalla psicoterapeuta e penso che le parlerò di questi problemi una volta per tutte.
Non riesco davvero ad andare avanti così; ormai non so più cosa fare per calmarmi.
vorrei sottopormi a test di ogni genere, ma mi è stato sconsigliato, anche da alcuni suoi colleghi su questo forum.
per quanto riguarda l'eventualità di un supporto farmacologico, a questo punto temo anch'io che sia necessario. avrei voluto evitarlo semplicemente perchè ho letto che gli effetti collaterali non sono così irrilevanti. lei me lo conferma?
Grazie per l'attenzione,
Valentina
[#18]
Psicologo
Ci sono molti farmaci a disposizione e non tutti hanno effetti collaterali fastidiosi. Si tratta solo di trovarre quello più adatto alla sua situazione, ma le raccomando di rivolgersi ad uno psichiatra per avere delucidazioni esaustive in materia.
Cordialmente
Dr. Gianluca Marchesini
Cordialmente
Dr. Gianluca Marchesini
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Approfondimento su AIDS-HIV
L'AIDS è la malattia che deriva dall'infezione del virus HIV: quali sono le situazioni di rischio e come evitare e prevenire il contagio? Quando fare il test dell'HIV?