Risonza in presenza di protesi al platino

gentile dottore,
sono stato colpito recentemente da ipoacusia improvvisa accompagnata da acufeni e vertigini. Dopo gli esmi di routine il medico dell'ospedale mi ha prescritto una risonanza con metodo di contrasto per valutare l'eventuale presenza di un tumore sul nervo acustico. Quando però il radiologo ha visto la cartella si è dichiarato assolutamente contrario ad effettuarla in quanto "portatore di protesi stapediale in platino e plastica" in conseguenza di intervento di otosclerosi a febbraio 2014. Sentitisi telefonicamente l'otorino ha ribadito la richiesta anche in considerazione del fatto che in altri casi ha fatto effettuare quel tipo di ricerca (con altro medico radiologo?) ma di fatto il radiologo non ha cambiato idea. La cosa curiosa è che ad aprile 2014, quindi successivamente all'intervento di otosclerosi, in conseguenza di altra patologia, ho effettuato una risonanza alla colonna ma, in quel caso, il tecnico radiologo della struttura (diversa dall'ultima) mi ha detto che non ci sarebbero stati problemi di sorta. Mi sovviene solo ora però che non mi è stato chiesto di che natura fosse la protesi e cioè se interamente in plastica o, per l'appunto, anche in platino. Sono stato solo fortunato a non patire conseguenze o sbaglia il primo radiologo?
In alternativa alla risonanza mi è stata allora prescritta una TAC con metodo di contrasto ma un secondo otorino che ho sentito per un consulto me l'ha sconsigliata in quanto sostiene che non sia particolarmente significativa per diagnosticare quel tipo di tumore a fronte di una notevole quantità di raggi assorbiti. Inoltre io avevo fatto a gennaio 2014, proprio in vista dell'intervento all'orecchiio, altra risonanza con metodo di contrasto che, a detta dell'ultimo otorino che ho sentito, non è così lontana nel tempo perchè non possa dare un'indicazione attendibile per la presenza o meno del tumore. Anche in considerazione del fatto che non è, quest'ultimo, l'unico episodio di ipoacusia che ho sofferto. Possibile che ci siano opinioni così contrastanti nel settore? Come mi devo orientare? Ringrazio per l'interesse. Saluti.
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Dr. Alessandro Aiello Radiologo 808 21 2
Gentile Utente,
La sua descrizione articolata prevede una risposta articolata. Spero di non annoiarla.
E' comprensibile come la questione da Lei posta relativamente ai rischi connessi all'effettuazione di un'indagine RM in un paziente "portatore di protesi stapediale" possa generare non poche perplessità.
Esistono in letteratura diversi studi, inerenti proprio questo delicato argomento.
Nella sua situazione e nel suo racconto ci sono alcuni punti da precisare e da considerare:
- Lei parla di protesi stapediale in platino e plastica. Sarebbe il caso che chi l'ha operata Le fornisse una documentazione con la precisa tipologia di protesi impiegata (costituzione e codici) e se questa viene dichiarata o meno compatibile con apparecchiature RM (le eviterebbe molte incertezze ora come in futuro).
Tuttavia impianti e dispositivi con componenti metallici non-magnetici / non ferrosi sono considerati RM-compatibili. Questi includono anche il titanio ed il platino. Esitono però alcune protesi usate in passato dichiaratamente controindicate (non mi parrebbe il suo caso). Le componenti in plastica non sono una controindicazione all'esecuzione di una RM.
- Lei del resto si è già sottoposto dopo l'intervento ad un esame RM senza aver subito conseguenze (è stato posizionato nel campo magnetico);
- Lei si era sottoposto poco prima dell'intervento ad un esame RM encefalo con mdc (circa 8 mesi addietro).
- Dai risultati di alcuni studi che hanno valutato il comportamento di protesi anche in teflon/platino esposte a campi magnetici di 1,5 Tesla si evince l'assenza di significativi eventi avversi in caso di RM per i pazienti portatori di quel tipo di protesi.
In conclusione, ed in prima istanza, sarebbe opportuno riesaminare l'esame RM che ha fatto prima dell'intervento (concordo con il Collega Otorino, è abbastanza recente, i suoi primi episodi di ipoacusia ed acufeni risalgono del resto al 2011). Se dovesse comunque persistere la necessità di sottoporsi ad una nuova RM sarebbe il caso di fornirsi della documentazione relativa alla sua protesi e di parlarne con il suo Radiologo di fiducia, anche se è molto improbabile che la sua protesi sia incompatibile con la RM, pure in considerazione del recente impianto. Spero di esserle stato utile. Cordialità.

Dott. Alessandro Aiello
Dirigente Medico di Radiodiagnostica
U.O. Radiologia - Ospedale Giovanni Paolo II° - Sciacca (AG)

[#2]
dopo
Utente
Utente
gentile dottore,
non mi annoia di certo leggere una risposta approfondita come la sua. Fa finalmente chiarezza anche e soprattutto in considerazione delle mie perplessità in merito all'accaduto e, maggiormente, alla prospettiva futura della necessità di dover ripetere una RM anche in altri distretti corporei. Mi muoverò quindi nella direzione da lei indicata. La ringrazio vivamente.
Saluti
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Dr. Alessandro Aiello Radiologo 808 21 2
Si figuri. Ci faccia sapere, se vuole.
Ancora un cordiale saluto.
[#4]
dopo
Utente
Utente
gentile dottore,
volevo, a distanza di circa un anno, aggiornarla sulla mia situazione, purtroppo peggiorata.
Intanto devo dirle che la situazione tragicomica che si era venuta a creare lo scorso anno si è, di fatto, ripetuta. Vale a dire:
torno dal primo otorino che ribadisce quanto da lui sostenuto e cioè della possibilità di sostenere una RM al cranio ("ho parlato col primario di radiologia che mi ha garantito in merito"). Prenoto e quindi, dopo qualche mese, arrivo a radiologia fiducioso ma anche timoroso. Spiego alla dottoressa la situazione facendo ovviamente anche riferimento al primo episodio e lei rimane piuttosto perplessa. Mi dice che deve sentire il collega (immagino si riferisse al primario) e dopo circa 10 minuti si dice dispiaciuta di non poter effettuare la RM. Il collega le ha detto che non esiste solo il problema dell'eventuale rischio di sostamento della protesi ma, essendo il campo magnetico fortemente concentrato sul cranio, esiste la possibilità che la protesi subisca un surriscaldamento e che non si possono prevedere le conseguenze che può comportare. Avendo sostanzialmente solo un orecchio che funziona (sull'altro ipoacusia neurosensoriale e acufeni) decido che non posso rischiare. A gennaio di quest'anno però, dopo una bagnata in montagna, avverto un peggioramento dell'ipoacusia e dell'acufene con evidente fullness che mi dicono possa essere determinata da catarro tubarico.
Simultaneamente inizio ad avvertire anche i sintomi di sinusite e produzione di catarro faringeo già avvertiti in passato ma che ormai erano spariti da tempo.
La sensazione tremenda non è solo quella della occlusione dell'orecchio ma soprattutto di una sorta di eco di qualunque suono che si accompagna all'acufene già presente con peggioramento notevole della situazione uditiva.
Inizio quindi una terapia a base di aerosol con fluidificanti e poi di farmaci tipo Fluimucil che però non conduce a nulla. Un altro medico allora mi suggerisce le insufflazioni tubariche e decido quindi per un ciclo bisettimanale presso le terme più vicine a casa mia. E qui purtroppo altra situazione a mio avviso paradossale. Il medico otorino mi inserisce il sondino che dovrebbe arrivare all'ingresso della tuba ma poi chiede a me se questo è arrivato dove doveva. ?!? Io non so che dire perchè non ho la percezione che ciò si sia verificicato ma la cosa va avanti per 12 sedute. La conclusione è che dopo un leggero beneficio iniziale (ma nel frattempo è arrivata l'estate e i bagni in mare) ora sono al punto di partenza. La mia domanda è: è corretta quella prassi nella effettuazione delle insufflazioni o esiste un metodo, diciamo così, più moderno?
Ovviamente sono disosto anche ad uscire dalla mia Regione se avessi la certezza che una metodologia diversa possa essere più efficace per il mio problema. Ha qualche suggerimento da darmi? Ringrazio e saluto.
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