Un loro "ritorno" nell'arco

Salve,
ho 32 anni e da circa 18 mesi soffro di prostatite. I primi sintomi sono stati un doloretto al testicolo destro e la perdita di alcune gocce di urina post-minzione. Successivamente ho sentito la necessità di alzarmi un paio di volte per notte per urinare. Negli ultimi 6 mesi sono sopraggiunti dolori post-eiaculazione, bruciore nell'urinare, sensazione di mancato svuotamento della vescica e, soprattutto, calo della libido e deficit erettivo.
Sono stato da un urologo (docente universitario) che mi ha diagnisticato la prostatite dopo visita accurata. Mi prescritto il test stamey meares da cui è emerso che nel mitto intermedio erano presenti E-coli e enterococcus faecalis. Da cinque giorni sono sotto antibiotici (ciproxin 1000 mg 1 volta al giorno per 14 gg). Ad oggi non avverto miglioramenti. Per l'urologo i batteri che mi hanno causato la prostatite provongono dall'intestino, per cui mi diceva che è probabile un loro "ritorno" nell'arco di alcuni mesi. E' la terapia adeguata? Se non dovessi sortire miglioramenti? Inutile dire che sono molto preoccupato, soprattutto per i sintomi della sfera sessuale. Inoltre, mia moglie dovrebbe sottoporsi a sua volta ad accertamenti clinici visto che talvolta abbiamo rapporti non protetti?
Grazie per l'attenzione che mi vorrete riservare.
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Dr. Giuseppe Benedetto Urologo, Andrologo 2.7k 15
il problema delle prostatiti in generale è la necessità di lunghe terapie per poterle trattarle e risolverle adeguatamente che non sempre viene ben percepito dal paziente
io direi che sono assolutamente daccordo con il collega che l'ha in cura e direi di continuare a seguire i suoi consigli
ha ragione nel dire che spesso i germi provengono dall'intestino come nel suo caso e che pertanto oltre alla terapia medica antibiotica per l'infezione è sempre necessario regolarizzare l'alvo con fermenti lattici, yogurt etcc
per quanto riguarda la partner questo tipo di germi non sono trasmessi sessualmente cmq sarebbe consigliabile alla stessa di eseguire un tampone vaginale con ricerca di clamydia micoplasma ureaplasma germi a trasmissione sessuale

dr Giuseppe Benedetto
www.giuseppebenedetto.netfirms.com

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Dr. Vincenzo Petrosino Chirurgo oncologo 159 6 7
La prostatite rappresenta senz'altro una delle malattie meno conosciute e la cui cura spesso sembra essere personalizzata.
In realtà la stessa aifa dichiara che quasi tutte le terapie utilizzate danno risultati pressochè vicini ad un placebo.
Questo è certamente vero in caso di prostatite cronica batterica e abatterica. Senz'altro le prostatiti acute batteriche che insorgono con difficoltà urinarie,dolore febbre e positività della spermocoltura o urinocoltura vanno trattate con antibiotici per lungo tempo.
Il reale problema purtroppo è che la maggior parte degli antibiotici non possono raggiungere la ghiandola prostatica, non diffondono all'interno ecco perchè bisogna usare spesso dosaggi elavati e per lunghi periodi.Questo per tentare di ottenere una certa presenza del farmaco nella prostata. Spesso i germi si costruiscono " delle casette fortificate" pertanto davvero è difficile stanarli.
Ecco allora che la prostatite cronicizza e magari dopo un primo episodio anche banale di apparente infezione delle vie urinarie ,trattato con un comune antibiotico, possono iniziare tutta una serie di sintomi e disturbi molti dei quali non ancora spiegabili.
Spesso una terapia usata per un paziente può non andare bene per un altro, i pazienti vorrebbero guarire subito ,pertanto tentano visite da più medici e pluriterapie spesso per poco tempo.
Questa malattia cronica della prostata beneficia tantissimo di tutta una serie di correzione di stili di vita,lunghi trattamenti con farmaci di origine diciamo naturale e i medici tutti dovrebbero rendersi conto di quanto una tale patologia incide sulla psiche dei pazienti.
Spesso sono giovanissimi pazienti che sviluppano impotenze psicologiche ,specie se non hanno ancora una vita coniugale,sviluppano depressioni e il tono dell'umore varia a seconda delle giornate e dei cambiamenti climatici e dei dolori,bruciori fastidi vari.

C'è senz'altro la possibilità di tenere a bada questa sintomatologia, ma spesso ripeto il traguardo viene raggiunto a piccoli passi e deve misurarsi in mesi..anni.

Le terapie sono croniche il movimento spesso rende la malattia + sopportabile...l'aifa ritiene che i malati di prostatite siano assimilabili per condizione psicologica a coloro che hanno avuto un infarto.
Spesso noi medici non possiamo davvero capire tutto del malato che visitiamo...spesso non riusciamo a farlo parlare davvero per carpire davvero sia la reale sofferenza e il vero problema.

La terapia antibiotica per 21 giorni,l'alfa litico,e la serenoa repens ormai la conoscono anche i pazienti...l'importante a andare oltre e qui viene l'esperienza del medico, le cure alternative proposte nel mondo, e perchè no i tentativi di aggiustamento terapeutico.
Spesso anche alcuni semplici presidi naturali sembrano apportare benefici.....effetto placebo?? può essere ma se per quel malato funziona...va bene...deve andar bene anche questo.

Dott.Vincenzo Petrosino

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