Disfunzionalità erettile per infiammazione zona pelvica

Salve,
ho 31 anni, e sono qui per sottoporre alla Vostra attenzione la mia situazione clinica.
Credo sia anzitutto importante sottolineare che conduco una vita abbastanza stressante, quantomeno soggettivamente, nel senso che mi preoccupo facilmente anche nel mondo lavorativo, oltre che del mio stato di salute.
All’età di 2 anni, per correggere chirurgicamente il malfunzionamento dell’uretere sinistro, mi aprirono la zona pubica da lato a lato, mentre all’età di 14 mi operarono per appendicite.
Per motivi di studio e lavorativi, tra il 2004 e il 2006, in maniera più o meno continuativa, passavo metà della giornata seduto in treno, e una volta tornato a casa capitava spesso, la sera di fare cyclette, sulla quale passavo anche un’ora abbondante.
Nel mese di aprile 2006, di notte, mi succede un evento imprevisto quanto fastidioso, che si potrebbe descrivere come la sensazione a livello del pene di una scossa elettrica protrattasi fino allo sterno, che mi lascia completamente privo di alcuna sensibilità a livello genitale: ero sconvolto.
Da allora inizia la mia odissea: il primo urologo mi fa fare l’eco doppler notturno in ospedale e non riscontra nulla di anormale, e mi consiglia di fare più sport.
Non avendo trovato il conforto necessario, mi direziono verso un secondo urologo, quello ove vado attualmente, il quale inizia a escludere l’impossibile, facendomi fare più volte: analisi sangue per vedere se in presenza di virus o batteri, analisi delle urine, 3 tamponi vescicali, ecografie renali, uretrocistografia retrograda per funzionamento reni. Dopo aver escludo tutto quel che si poteva escludere mi riscontra solo una costrizione uretrovescicale di grado medio e mi fa prendere il Pradif.
Lo prendo un po’ e poi, non riscontrando alcun miglioramento, abbandono le cure e cerco un terzo urologo che mi prescrive solo il levitra per aiutarmi nell’erezione.
Provo ad escludere ernie discali e faccio una Tac a tutta la schiena; niente, tutto ok.
Successivamente faccio l’eco doppler penieno e si riscontra la assoluta normalità dei corpi cavernosi del pene.
Mi sento lo zimbello dei medici che mi consigliano anche di andare dallo psicologo; ci vado per qualche seduta, ma mi rendo conto che sono proprio fuori strada.
Non so proprio più cosa pensare.
Passano 2 anni circa in cui mi “curo” da solo, prendendo del levitra per avere rapporti sessuali con la mia fidanzata, che sottolineo, è sempre stata la stessa da allora fino ad adesso.
A gennaio 2010 un leggero gocciolio sull’intimo, inizialmente trascurato, si tramuta a febbraio in cistite, che curo con cistiflux e con uva ursina. Il medico da cui vado in quell’occasione, primario di urologia di Innsbruck, mi dice che ho una cistite cronica, e ciò sulla base dei miei racconti sintetizzati il più possibile.
Mi fa fare una ecografia addominale che esclude calcoli, e anomalie interne.
Decido di non bere più caffè né bevande gassate.
Stante la sensazione di declino sessuale sempre più incombente, decido di riprovare a trovare qualcuno che mi curi.
Mi informo personalmente su internet e scopro che i miei sintomi sono paragonabili a quelli di chi soffre di infiammazione perineale, o di prostatite, o schiacciamento del nervo pudendi; fastidio cronico (infiammazione) nella zona pubica, che va dall’inguine a dentro sotto i testicoli, fastidio alla minzione moderato, stitichezza, difficoltà nell’erezione, minor sensibilità ai tessuti penieni (maggiormente sul lato destro), libido molto sporadica, difficoltà nel tenere l’erezione, eiaculazione precoce, bruciore alla base del pene sul lato superiore (verso il pube), fastidio alla schiena sulla zona lombare soprattutto nel lato sinistro.
Ci tengo a precisare che fino a quel giorno di aprile 2006, non avevo particolari problemi sessuali, soprattutto il mio desiderio era fortissimo.
Prendo appuntamento dal secondo medico da cui ero andato e faccio presente il quadro clinico; mi parla di sintomo cronico di dolore pelvico e di prostatite cronica.
Attualmente mi ha dato da assumere il Pluvio per l’infiammazione e il Pradif per l’ostruzione uretrocervicale, il primo per un mese, il secondo per 2 mesi fino al prossimo appuntamento, quando dovrò portare l’ulteriore esame della spermio coltura, e fare, in sua presenza, l’esame della uroflussometria. Nel frattempo dovrò sostituire il pluvio con un altro medicinale a base naturale (che non ricordo) per il mese restante.
Devo dire che incredibilmente per un fine settimana sono riuscito ad avere rapporti sessuali senza alcun aiuto, e questo mi conforta, soprattutto perché per la prima volta ho riassaporato le sensazioni di un erezione “vera”, forte, e naturale, sebbene l’insensibilità sia però rimasta tale e quale.
Ad oggi faccio molta fatica a defecare.
Tutto ciò detto, mi sembra che potrei ancora fare una risonanza magnetica alla schiena per escludere ernie, e un’indagine rettale con sonda per verificare l’eventuale presenza di ragadi (non ho perdita di sangue), è corretto? La stitichezza è un sintomo ricollegabile al mio stato di salute?
Per ultimo, vorrei sapere cosa posso e devo fare, cosa e posso aspettarmi, cosa sperare, anche perché l’anno prossimo vorrei sposarmi.
Per esempio, un’eventuale compressione del nervo pudendi, non curato per 4 anni, può essere permanentemente danneggiato?

Ringrazio anticipatamente se vorrà darmi consigli utili, o eventualmente aiutarmi.
Grazie.
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Dr. Daniele Masala Urologo, Andrologo 2.3k 52
Nonostante la sua travagliatissima storia minuziosamente dettagliata direi che sembra aver trovato la strada giusta con l'indirizzo terapuetico ottenuto dall'ultimo urologo consultato. La stitichezza non è relativa all'assunzione di questi farmaci e se persistente va trattata con l'assunzione di sostanze contenenti fibre o con l'aiuto di lassativi al bisogno (e non cronicamente). Per tale motivo la rimando ai consigli del suo medico di medicina generale.

Cordiali saluti,
dott. Daniele Masala.
Dirigente Medico Urologo UOC Urologia Pozzuoli
Perfezionato in Andrologia
Consulente Uro-Oncologo

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dopo
Utente
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La ringrazio per la celerità della risposta.
Quanto alla ultima domanda, ovvero alla compressione (eventuale) del nervo pudendi, è curabile?
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