Dubbio su calcolo renale

Buonasera, l'estate dell'anno scorso mi sono sottoposto ad una ureteroscopia per un calcolo di 8mm bloccato nell'uretere sinistro, che mi provocava fortissime coliche e per questo sono anche finito in pronto soccorso dove mi è stata fatta una TAC, che ha evidenziato anche un altro calcolo di 1 cm nel calice inferiore sempre del rene sinistro.

Dopo l'operazione tutto è tornato alla normalità, due mesi dopo faccio una diretta renale di controllo, e con grande sorpresa trovo in zona iuxta-vescicale un calcolo di 3x5mm, il tutto viene confermato da una successiva ecografia che però aumenta le dimensioni di questo calcolo a 6mm e rileva anche una idronefrosi di primo grado del rene sinistro.
Tutto questo senza avere nessun sintomo, so che in questa posizione non dovrebbero esserci più coliche, ma sintomi irritativi, io non avevo neanche questi.
Un altro urologo, non quello che mi ha operato, suggerisce che questo calcolo non sia altro che l'insieme di residui del precedente calcolo frantumato durante l'intervento, e mi prescrive una terapia espulsiva.
Passano alcuni mesi, sono convinto di non averlo espulso e mi preparo ad un nuovo intervento, ma in seguito ad una nuova ecografia, sempre dallo stesso medico radiologo, risulta che il calcolo in sede iuxta vescicale è scomparso e con esso anche la dilatazione del rene.
Mi rendo conto di essere un pò paranoico ma dato che adesso, a distanza di qualche mese, vorrei fare un nuovo controllo, per essere matematicamente sicuro che questo calcolo non ci sia più, mi conviene fare una TAC oppure può bastare un'altra ecografia che confermi l'esito dell'ultima??
Grazie
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Dr. Paolo Piana Urologo 38.3k 1.7k 17
L’ecografia è un’indagine dai molti vantaggi, ma per quanto riguarda la valutazione dei calcoli urinari di piccole e medie dimensioni ha dei limiti di definizione, che sono talora causa di incertezza e dubbi sulle indicazioni terapeutiche più opportune. L’ecografia non riesce infatti a valutare un lungo tratto intermedio dell’uretere ed è poco precisa nel definire le dimensioni dei calcoli, perlopiù per eccesso. Parecchio dipende comunque anche dalla precisione dell’operatore e dalla qualità dell’apparecchio utilizzato. La TAC dell’addome senza mezzo di contrasto è assai più precisa, ma porta all’esposizione di una discreta quantità di raggi, di cui si deve tener conto in caso di esami ripetuti ed altre condizioni particolari (es. giovani donne, ecc.). Pertanto in questi casi l’urologo fa affidamento sul buon senso e la considerazione di altri fattori, come tipo e persistenza di sintomi, presenza ed entità di dilatazione del rene, ed altro. Nel suo caso ci pare abbastanza sostenibile il parere del secondo Collega che la ha valutata. In linea di massima nei calcoli dell’uretere durante l’intervento si cerca sempre di liberare quanto più possibile il campo dai residui, proprio per essere quanto più possibile risolutivi. Nel suo caso in particolare è probabile che nello stesso intervento noi avremmo cercato di risolvere anche il calcolo presente nel rene per assicurarle un futuro più libero da preoccupazioni, quantomeno a medio termine. D’ogni modo, nel suo caso, sommando la persistente assenza di sintomi, la scomparsa della dilatazione renale e la verosimile scomparsa dei frammenti pre-vescicali, pensiamo che la gran parte dei nostri Colleghi le direbbe di star sereno, ripetendo nel tempo controlli solo per il calcolo renale residuo, valutandone comunque la possibile risoluzione con i mezzi oggi a nostra disposizione.

Paolo Piana
Medico Chirurgo - Specialista in Urologia
Trattamento integrato della Calcolosi Urinaria
www.paolopianaurologo.it