Tutto sulla tiroide

Revisione Scientifica:

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Dr.ssa Francesca Garino Endocrinologo, Diabetologo

La tiroide è una ghiandola endocrina che si trova nella parte anteriore del collo, davanti e intorno alla trachea e ha una forma “a farfalla” essendo formata da due lobi (destro e sinistro) e una parte sottile che li collega (istmo).

La sua attività è regolata dall’ipofisi, un’altra ghiandola endocrina che si trova alla base del cervello e che produce (oltre a una serie di altri ormoni che regolano altre ghiandole) il TSH (Thyroid Stimulating Hormone, cioè l’ormone che stimola la tiroide). La tiroide produce gli ormoni tiroidei tiroxina (T4) e triiodotironina (T3); quest’ultima è in realtà prodotta solo in piccola parte direttamente dalla tiroide e per il resto ottenuta a livello degli altri tessuti a partire dalla T4 ed è l’ormone maggiormente attivo. La sua azione si svolge in tutto l’organismo, dal momento che gli ormoni tiroidei regolano l’attività di tutte le cellule.

Per questo in presenza di alterazioni della funzione della tiroide è tutto il metabolismo a essere influenzato. Un'altra alterazione che può verificarsi a livello della tiroide è la comparsa di “nodi”, che nella gran parte dei casi (95% circa) sono di natura benigna, ma necessitano di una diagnosi corretta e di controlli nel tempo.

» Gli aspetti medici sulla tiroide:  dr.ssa Francesca Garino

Quando la tiroide non funziona bene: ipotiroidismo ed ipertiroidismo

Ipotiroidismo: consiste in una insufficiente azione degli ormoni tiroidei a livello di tutti l’organismo

Quando si sviluppa nel periodo neonatale (ipotiroidismo congenito, riguarda circa 1 bambino ogni 2500-3000 neonati) determina un importante rallentamento della crescita e dello sviluppo intellettivo; per questo sono di fondamentale importanza i programmi di screening neonatale che verificano a pochi giorni di vita del bambino l’eventuale presenza di questa patologia per poter iniziare in modo precoce una corretta terapia.

Nell’adulto interessa quasi l’1% della popolazione con una netta preferenza del sesso femminile (per ogni uomo affetto da ipotiroidismo ci sono 6-8 donne con tale patologia).

Cause:

La causa più comune di ipotiroidismo è costituita dalla tiroidite cronica autoimmune (o tiroidite linfocitaria di Hashimoto): si tratta di una condizione in cui l’organismo produce degli anticorpi (i più comunemente dosati nei laboratori sono gli antitireoglobulina o AbTG e gli antitireoperossidasi o AbTPO) che aggrediscono la tiroide causando un’alterazione della sua struttura e nel tempo una sua ridotta funzione. Non è raro che a questa condizione si associno altre patologie autoimmuni (es. vitiligine, celiachia, gastrite atrofica, Morbo di Addison)

Altre cause frequenti di ipotiroidismo sono

Carenza iodica: l’Italia, specialmente in alcune sue regioni, è ancora in tale condizione; per questo si è parlato molto di “iodoprofilassi” e oggi è possibile nonché raccomandato acquistare il sale “iodurato”, cioè addizionato con lo Iodio

Farmaci: amiodarone, interferon, litio sono alcuni dei farmaci che possono indurre ipotiroidismo

Altre forme di tiroidite: infiammazioni di origine virale (De Quervain), evoluzione di un precedente Basedow, tiroidite postpartum.

Infine vi sono i casi in cui la tiroide non produce abbastanza ormoni non perché non sia in grado di farlo, ma perché non viene abbastanza stimolata a lavorare dall’ipofisi, che per motivi diversi non produce abbastanza TSH; si parla allora di ipotiroidismo secondario e non rappresenta più del 5% dei casi.

Segni e sintomi:

i più comuni sono sonnolenza, stanchezza, sensazione di freddo, tendenza alla depressione, crampi muscolari associati a pelle secca e fredda, edema al volto e alle palpebre, voce rauca, secchezza e fragilità dei capelli, stipsi, bradicardia (rallentamento dei battiti del cuore) e nelle donne irregolarità del ciclo mestruale; inoltre in occasione di esami del sangue di routine si possono riscontrare livelli di colesterolo aumentati e anemizzazione.

A seconda della gravità dell’ipotiroidismo i sintomi possono presentarsi tutti insieme o solo in parte e con intensità variabile; nel cosiddetto ipotiroidismo subclinico (quadro caratterizzato da valori di TSH aumentati con ormoni tiroidei ancora nella norma) può non esserci alcun sintomo, o solo una modesta affaticabilità. 

Per approfondire:La tiroide fa ingrassare o dimagrire?

Diagnosi

Il sospetto clinico di ipotiroidismo viene dalla presenza alla visita di alcuni dei sintomi sopraelencati. Per effettuare una diagnosi certa bisogna valutare TSH ed FT4 (tramite un normale prelievo del sangue); la presenza di valori di FT4 ridotti rispetto alla norma è diagnostica di ipotiroidismo e si associa a valori di TSH aumentati. Nei casi in cui i valori di FT4 sono ancora nella norma ma il TSH è aumentato si parla di ipotiroidismo subclinico.

Per completare la diagnostica è importante effettuare la palpazione della tiroide (cioè il medico tocca il collo nella zona anteriore centrale per sentire grossolane anomalie della tiroide) ed effettuare una ecografia tiroidea per escludere la presenza di nodi tiroidei anche di piccole dimensioni.

Terapia: si basa sull’assunzione dell’ormone tiroideo per sostituire la quota mancante e, con l’eccezione dei casi di ipotiroidismo transitorio, va effettuata per tutta la vita.

Il principio attivo dei farmaci è quindi la L-Tiroxina (uguale alla tiroxina prodotta normalmente dalla tiroide) che va assunta al mattino a digiuno almeno mezz’ora prima di colazione; i dosaggi sono individuali e si procede gradualmente iniziando con basse dosi per far abituare l’organismo, con controlli ogni 2-3 mesi sotto la guida dell’endocrinologo. Una volta raggiunto un dosaggio stabile i controlli si riducono, potendo diventare anche solo annuali.

In presenza di ipotiroidismo subclinico la terapia andrà iniziata solo dopo un ricontrollo dei valori che evidenzi un peggioramento o comunque confermi tale condizione con sintomi associati o comunque se i valori di TSH sono superiori a 10.

Un caso particolare è rappresentato dalla gravidanza: in questo caso infatti è fondamentale intervenire precocemente per consentire un corretto sviluppo del feto, per cui si procederà più rapidamente con i dosaggi e i controlli saranno ravvicinati nel tempo, sotto la guida dell’endocrinologo in collaborazione col ginecologo.

Ipertiroidismo: consiste nella presenza in circolo di ormoni tiroidei in quantità superiore a quanto richiesto dall’organismo.

Il Morbo di Basedow

Morbo di Basedow (o Graves o gozzo tossico diffuso): colpisce ogni anno circa 1 persona ogni 800 abitanti, per cui arriva a interessare il 2-3% della popolazione. E’ causato dalla presenza in circolo di anticorpi (i laboratori dosano gli anticorpi per il recettore del TSH detti TRAB, ma ve ne sono anche altri) che vanno a legarsi alla tiroide stimolandola a produrre più ormoni del dovuto. Non è raro che a questa condizione si associno altre patologie autoimmuni (es. vitiligine, celiachia, gastrite atrofica, Morbo di Addison..)

Gozzo multinodulare tossico (GMNT): nelle popolazioni in cui è diffuso il gozzo (quindi in parte anche in Italia, a causa della carenza di iodio) può essere una causa di ipertiroidismo più diffusa del M. di Basedow. Interessa specialmente la popolazione di mezz’età o di età avanzata e deriva dall’autonomizzazione di una o più aree all’interno del gozzo.

Adenoma tossico (Morbo di Plummer): la produzione di ormoni avviene a opera di un singolo nodulo di natura benigna che presenta una mutazione che fa si che il nodo stesso non risponda più ai segnali inviati dall’organismo che tenderebbero a limitare questa produzione.

Altre cause di ipertiroidismo

Eccesso di Iodio: per la carenza di iodio (ancora piuttosto frequente in Italia) e soprattutto in presenza di gozzo, un’improvvisa somministrazione di iodio (come avviene quando vengono usati alcuni mezzi di contrasto come quelli per la TAC o l’amiodarone) può causare ipertiroidismo (per lo più transitorio).

Fasi di ipertiroidismo in corso di tiroidite: durante infiammazioni di origine virale (De Quervain), o tiroidite linfocitaria di Hashimoto possono esserci fasi di ipertiroidismo.

Infine vi sono i casi in cui la tiroide produce più ormoni del dovuto perché troppo stimolata dall’ipofisi, che produce troppo TSH; si parla allora di ipertiroidismo secondario e non rappresenta più del 2-3% dei casi.

Ipertirodismo: segni e sintomi TIROIDE

sintomi tiroide: perdita di peso senza riduzione dell’apporto alimentare (a volte anche con apporto incrementato), ipersensibilità al caldo, tachicardia, tremori alle mani, nervosismo, irritabilità, insonnia, irrequietezza ed emotività, fatica muscolare e aumento della sudorazione. Inoltre si può vedere un aumento di dimensioni della tiroide (gozzo) e nel M. di Basedow si possono anche sviluppare le cosiddette oftalmopatia basedowiana e mixedema pretibiale.

>> Stanchezza sonno: ipotirodismo?

L’oftalmopatia può andare da una live infiammazione dell’occhio, che risulta anche un po’ più sporgente, fino a quadri severi con interessamento oltre che della congiuntiva e della palpebra anche di cornea, nervo ottico e muscolatura.

A seconda della gravità dell’ipertiroidismo i sintomi possono presentarsi tutti insieme o solo in parte e con intensità variabile; tipicamente nel Basedow si può assistere a manifestazioni più intense; al contrario nel cosiddetto ipertiroidismo subclinico (quadro caratterizzato da valori di TSH ridotti con ormoni tiroidei ancora nella norma) può non esserci alcun sintomo. Nella popolazione anziana è possibile il riscontro di tale condizione in occasione degli accertamenti effettuati per la comparsa di alterazioni del ritmo cardiaco (in particolare la fibrillazione atriale) o, specialmente nelle donne, di osteoporosi.

Diagnosi ipertiroidismo

Il sospetto clinico di ipertiroidismo viene dalla presenza alla visita di alcuni dei sintomi sopraelencati. Per effettuare una diagnosi certa bisogna valutare TSH, FT3, FT4 e TRAb (tramite un normale prelievo del sangue); la presenza di valori di FT3 e/o FT4 aumentati rispetto alla norma è diagnostica di ipertiroidismo e si associa a valori di TSH ridotti. Nei casi in cui i valori di FT3 ed FT4 sono ancora nella norma ma il TSH è ridotto si parla di ipertiroidismo subclinico. Il riscontro di TRAb aumentati è diagnostico per M di Basedow; può essere inoltre utile il dosaggio degli anticorpi antitireoperossidasi ed antitireoglobulina (AbTPO e AbTG)

Per completare la diagnostica è importante effettuare la palpazione della tiroide (cioè il medico tocca il collo nella zona anteriore centrale per sentire grossolane anomalie della tiroide) ed effettuare un’ecografia tiroidea per verificare la presenza di noduli a livello della tiroide.

La scintigrafia tiroidea è un esame fondamentale in particolare quando siano presenti dei nodi per verificare se uno di questi sia il responsabile dell’ipertiroidismo, ma anche in altri casi è l’esame che meglio riconosce la causa dell’ipertiroidismo. Si esegue somministrando al paziente una sostanza lievemente radioattiva simile allo iodio, che si concentra nella tiroide e in particolare nelle aree che lavorano di più; successivamente viene ottenuta un’immagine che mostra dove si è concentrata questa sostanza e quindi se è tutta la tiroide a lavorare troppo o solo un nodo o diverse aree.

Terapia: la terapia dell’ipertiroidismo si basa sull’uso di farmaci che bloccano la produzione degli ormoni tiroidei, sull’uso dello Iodio radioattivo e sulla chirurgia.

Terapia farmacologica: il metimazolo e il propiltiouracile (quest’ultimo non commercializzato in Italia e pertanto reperibile solo dall’estero o preparato appositamente da alcune farmacie) fanno parte della classe della tionamidi, sono molto efficaci ma possono avere effetti collaterali anche importanti: sono abbastanza frequenti reazioni cutanee simili all’orticaria e modeste alterazione di AST e ALT (indice di sofferenza del fegato); più rare ma più gravi possono essere le tossicità epatiche più importanti e quelle ematologiche (riduzione del numero dei globuli bianchi, ma in rari casi anche dei globuli rossi). Nelle fasi di ipertiroidismo più severo si può associare inoltre un beta-bloccante (es. propanololo) per ridurre la frequenza cardiaca.

La terapia medica può essere condotta per un tempo variabile, indicativamente da alcuni mesi a un paio di anni e nel M. di Basedow può essere risolutiva; nel GMNT invece non lo è, pertanto può essere utilizzata per normalizzare la funzione della tiroide in vista dell’intervento chirurgico. Nei pazienti con alto rischio operatorio (es. soggetti anziani con diverse patologie associate tra cui scompenso cardiaco, diabete ecc) e buona risposta a basse dosi di farmaci si piò decidere di proseguire con una terapia medica anche per tempi più lunghi.

Quando la terapia medica non è efficace si passa alle opzioni successive

Terapia radiometabolica: consiste nell’assunzione di iodio radioattivo, che va a concentrarsi nella tiroide e in particolare nelle aree che producono più ormoni. La somministrazione viene effettuata presso la Medicina Nucleare e non richiede ricovero, vengono solo suggerite ai pazienti alcune avvertenze legate in particolare a evitare subito dopo la terapia contatti ravvicinati con bambini o donne incinte.

Se si effettua tale terapia per GMNT o adenoma tossico è possibile che, risolto l’ipertiroidismo, la tiroide restante riprenda a lavorare in modo normale e quindi non sia necessaria alcuna terapia successiva; in caso invece di recidiva di ipertiroidismo si può somministrare una dose ulteriore. Questo trattamento è efficace anche nel ridurre le dimensioni dei nodi iperfunzionanti e quindi può ridurre eventuali sintomi compressivi.

Anche per i pazienti con M. di Basedow possono rendersi necessarie più somministrazioni; risolto l’ipertiroidismo di solito si diventa ipotiroidei perché è l’intera tiroide a non funzionare più, pertanto andrà impostata una terapia per l’ipotiroidismo.

La chirurgia nel M di Basedow riguarda l’intera tiroide per ridurre il rischio di recidive: si parla quindi di tiroidectomia subtotale, ovvero si toglie il più possibile, lasciando eventualmente un po’ di tessuto tiroideo solo nelle aree in cui una maggiore radicalità aumenterebbe il rischio di danni alle paratiroidi (e quindi riduzione del calcio nell’organismo, con necessità di una terapia sostitutiva) e/o ai nervi ricorrenti (quindi con il rischio di un’alterazione del tono della voce, che nei rari casi più gravi può richiedere anche la logopedia). Nel GMNT se i noduli sono bilaterali il discorso sarà lo stesso, mentre se i nodi sono a livello di solo uno dei lobi tiroidei, così come in caso di adenoma di Plummer, ci si orienterà per una emitiroidectomia (asportazione di mezza tiroide).

La scelta terapeutica è comunque effettuata dall’endocrinologo sulla base delle caratteristiche del singolo paziente, valutando rischi e benefici in rapporto alla durata e all’entità dell’ipertiroidismo, all’età, alle patologie associate ecc.

In casi particolari in cui le terapie “classiche” non siano utilizzabili o vengano rifiutate dai pazienti si può agire sui noduli iperfunzionanti (riducendone attività e dimensioni) con altre tecniche, in particolare la termoablazione tramite radiofrequenze o laser, che sono effettuate solo in centri specializzati.

Quando la tiroide presenta dei noduli

Il riscontro di noduli tiroidei è piuttosto frequente nella popolazione italiana e interessa in particolare le donne, con percentuali che aumentano con l’aumentare dell’età. Si calcola che in Italia sia possibile individuare alla palpazione un nodo in quasi il 10% della popolazione ed effettuando un’ecografia della tiroide (che consente di individuare anche nodi di pochi millimetri) questa percentuale aumenta fino intorno al 50%.

Spesso i noduli non danno alcun sintomo, per cui ci si accorge della loro presenza o quando diventano molto grandi (dopo anni che erano presenti) o se aumentano improvvisamente di dimensioni (il caso tipico è quando si verifica un piccolo sanguinamento all’interno di un nodo che quindi aumenta di dimensioni da un giorno all’altro, spesso con comparsa di dolore: questa condizione può mettere in allarme il paziente, ma in realtà non è affatto preoccupante) o addirittura vengono riscontrati per caso in corso di esami fatti per altri motivi (per esempio un ecodoppler dei vasi del collo o una TC del torace)

La gran parte di questi noduli sono di tipo benigno: infatti viene diagnosticato un tumore maligno in non più del 5% dei casi. Proprio per questo motivo è fondamentale una diagnosi corretta per impostare il percorso terapeutico più opportuno per ogni singolo caso.

Visita endocrinologica

In occasione della visita endocrinologica verrà effettuata un’accurata anamnesi, per verificare in particolare se la zona della tiroide sia stata sottoposta a radiazioni per altre patologie o se vi sia in famiglia qualcuno con un tumore maligno della tiroide.

E’ inoltre importante valutare sempre il comportamento del nodulo nel tempo (se è cresciuto e con quale tempistica). Altre informazioni vengono dalla palpazione del collo; richiedono una particolare attenzione i nodi di consistenza aumentata e profili irregolari, che creano una specie di “piastrone” coi tessuti circostanti, o con linfonodi anch’essi di consistenza aumentata.

Per quanto riguarda gli esami del sangue, quelli “classici” (TSH, FT3 ed FT4) danno poche informazioni sulla natura dei noduli; i nodi possono esserci indipendentemente da come funziona la tiroide. Tuttavia in presenza di ipertiroidismo, o comunque di valori di TSH ridotti, è indicata l’esecuzione di una scintigrafia tiroidea dal momento che un nodo che lavora di più (quindi “caldo” alla scintigrafia) è per definizione benigno. In presenza di noduli è indicato effettuare un dosaggio della calcitonina (sempre tramite prelievo di sangue), marcatore di un particolare tipo di tumore della tiroide che viene in questo modo identificato in modo molto precoce; diverse terapie e patologie possono causare un “falso” aumento di questo valore, che pertanto per evitare inutili allarmi va sempre interpretato dall’endocrinologo.

L’ecografia è l’esame cardine nella diagnostica e nel follow-up del nodulo tiroideo: è in grado di fornire una stima accurata del numero, delle dimensioni e della natura solida o cistica dei noduli presenti, oltre alla presenza di alterazioni diffuse della struttura tiroidea, rivelandosi quindi particolarmente utile nel programma di controlli nel tempo. Sono stati proposti inoltre diversi caratteri ecografici che, considerati nell’insieme, possono far ritenere un nodulo maggiormente sospetto, per cui l’ecografia svolge un ruolo importante nella selezione dei noduli da sottoporre a esame citoaspirato (o agobiopsia).

Altri esami più complessi come la risonanza magnetica o la TAC hanno indicazioni limitate in questo campo, per cui vanno riservate a casi particolari a giudizio dell’endocrinologo.

In presenza di sintomi compressivi (senso di costrizione al giugulo, senso di peso o fatica a respirare quando si sta coricati su un fianco o in alcune posizioni specifiche) è indicata l’esecuzione di Rx trachea per verificare se questa sia compressa e quindi lo spazio per respirare ridotto.

L’esame citoaspirato è quello che è veramente in grado di “mettere un’etichetta” sui nodi della tiroide: consiste nel prelevare con un ago sottile (per lo più in guida ecografica) un po’ di cellule dall’interno del nodulo, cellule che saranno esaminate dall’anatomo-patologo. Per semplificare l’interpretazione del risultato le diagnosi sono state raggruppate in 5 categorie: TIR 1: non diagnostico (per materiale insufficiente): può dipendere dall’esecuzione del prelievo ma anche dalle caratteristiche del nodo (un nodo molto vecchio e quindi fibroso anche in mani esperte può fornire poco materale)

 

TIR 2: benigno

TIR 3: neoformazione follicolare o nodulo indeterminato: sono casi “dubbi” in cui la certezza sulla natura del nodo si può avere solo dopo asportazione chirurgica; il rischio di malignità si aggira intorno al 20%

TIR4: sospetto per malignità

TIR5: maligno

La terapia della tiroide ed i noduli benigni

I noduli benigni non richiedono tendenzialmente alcuna terapia e vanno comunque seguiti nel tempo (monitoraggio ecografico e con dosaggio di TSH con tempistiche variabili); la terapia con ormone tiroideo che in passato era proposta frequentemente per cercare di non farli crescere nel tempo viene ora utilizzata solo in casi selezionati (pazienti giovani, nodi ancora non molto grandi) per evidenza di un beneficio non sempre presente a fronte di alcuni effetti collaterali (aumentato rischio di osteoporosi specialmente in donne in postmenopausa e di aritmie in pazienti anziani).

Può comunque esserci un’indicazione chirurgica in presenza di una sintomatologia compressiva nei confronti della trachea o dei vasi o anche per motivi estetici (in questo caso da non dimenticare che comunque dopo l’intervento residua una cicatrice).

Quando l’agoaspirato e/o il dosaggio della calcitonina hanno posto una diagnosi di malignità (o anche di sospetto di malignità, TIR4) saranno l’endocrinologo, il chirurgo ed eventualmente il medico nucleare a valutare per il singolo caso la strategia più opportuna. Tendenzialmente i punti fondamentali della terapia sono rappresentati dalla chirurgia e frequentemente dalla terapia radiometabolica.

Nei casi indeterminati (TIR3) sarà l’endocrinologo, sulla base delle caratteristiche del singolo paziente, della crescita del nodo nel tempo e di altri parametri clinici ed ecografici a valutare se indirizzare all’intervento chirurgico o a un programma di monitoraggio, che sarà comunque più “stretto” di quello proposto per i noduli sicuramente benigni.

Nei casi in cui la chirurgia sarebbe indicata ma vi è un rischio operatorio troppo elevato può essere proposta la termoablazione tramite radiofrequenze o laser, presso centri specializzati.

CENTRI DI CURA SPECIALISTICI CONSIGLIATI:

  • MILANO -Ospedale San Raffaele: Centro specializzato in Diabetologia e in Malattie del Metabolismo
  • ROMA-Endocrinochirurgia-Gemelli Centro di Endocrinochirurgia. Specializzato in chirurgia mini-invasiva della Tiroide (MIVAT) ed in chirurgia surrenalica
  • MILANO- Policlinico: Istituto Scienze Endocrine. Specializzato in patologie della tiroide e dell’ipofisi
  • MILANO- Istituto Auxologico Italiano:Centro Specializzato in patologie ipofiarie, surrenaliche, tiroidee, dell’accrescimento ed in disturbi del comportamento alimentare
  • PISA – Ospedale Universitario: Dipartimento di Endocrinologia e Malattie Metaboliche. Centro specializzato in patologie della tiroide.
  • SIENA- Ospedale Universitario: Centro di Endocrnologia. Centro specializzato nelle patologie della tiroide.
  • MESSINA- Clinica Pediatrica:Dipartimento di Pediatria, specializzato in malattie endocrine del bambino (diabete mellito, disturbi dell’accrescimento)
  • VARESE- Ospedale di Circolo:Sezione di Endocrinologia, specializzato in Malattie della tiroide ed oftalmopatia basedowiana
  • ROMA-Endocrinologia – Gemelli: Divisione di Endocrinologia. Centro specializzato in malattie tiroidee, surrenaliche, ipofisarie, e del metabolismo
  • FIRENZE-Ospedale Careggi: Endocrinologia. Centro specializzato nel trattamento delle malattie surrenaliche e del feocromocitoma
  • NAPOLI- Ospedale degli Incurabili: U.O. di chirurgia ecoguidata e delle patologie del collo. Centro specializzato nella terapia chirurgica delle patologie tiroidee
  • ROMA- Bambin Gesù: U.O.C. di Endocrinologia Pediatrica. Centro Specializzato nei disturbi dell’accrescimento e nelle malattie endocrino-metaboliche.
  • MILANO – Ospedale Niguarda:
  • Centro specializzato nel trattamento delle patologie tiroidee, surrenaliche ed ipofisarie.
  • BOLOGNA – Sant’Orsola: Centro specializzato nelle patologie endocrino-metaboliche.
  • REGGIO EMILIA – Santa Maria Nuova: O.U.C. di Endocrinologia specializzata nel trattamento termoablativo dei noduli tiroidei
  • TERNI – Santa Maria: Centro specializzato nel trattamento delle patologie tiroidee.
  • ROMA – Endocrinologia Sant’Andrea: Centro specializzato nelle patologie tiroidee e surrenaliche
  • ROMA – Campus Biomedico: Centro di Endocrinologia specializzato nel trattamento delle patologie metaboliche e del diabete
  • PAVIA – San Matteo: Centro specializzato in Malattie del Metabolismo
  • PAVIA – Fondazione Maugeri: Centro di Endocrinologia specializzato nelle patologie della tiroide
  • TORINO – Le Molinette: UOC di Endocrinologia specializzata in patologie dell’ipofisi
  • TORINO – Ospedale Mauriziano: Centro specializzato nel trattamento termoablativo dei noduli tiroidei
  • PALERMO – Riuniti Villa Sofia Cervello:Centro di endocrinologia specializzato in patologie della tiroide ed in disturbi dell’accrescimento
Data pubblicazione: 05 febbraio 2015

Autore

fgarino
Dr.ssa Francesca Garino Endocrinologo, Diabetologo

Laureata in Medicina e Chirurgia nel 2006 presso Università di Torino.
Iscritta all'Ordine dei Medici di Torino tesserino n° 20947.

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