Autostima e affermazione della persona

Salve,
sono una ragazza di 26 anni e sotto consiglio del mio ragazzo vi scrivo qui per un consiglio.
Sento proprio la necessità di confrontarmi ed avere un parere sebbene l’abbia chiesto anche al mio compagno, e mi dispiace di affliggere come un adolescente lui.
Sono una studentessa universitaria fuoricorso, vivo con i miei perché fortunatamente ho l’università vicino e negli ultimi anni (circa 7) da quanto mia sorella maggiore è andata a convivere, sto notando da parte dei miei genitori un certo accanimento e modi di fare diversi verso di me.
Premetto col dire che i miei mi hanno sempre dato tutto senza viziarmi, ciò che mi hanno dato me l’hanno dato per gradi, guadagnandomi le cose e ringrazio per questo perché sono una figlia che non chiede nulla, quando e quello che vogliono accetto sempre.
Cosa sta succedendo ora, che visto il fatto che sono fuoricorso, con un padre che è laureato e lavora in facoltà, non capiscono in effetti le mie difficoltà in un università in cui davvero c’è qualcosa che non va per alcune discipline con cui le sto tentando tutte, e siamo purtroppo in centinaia da anni.
Questo in me ha sconvolto molto, nel senso che quando sono entrata a far parte di questo nuovo mondo, volevo e avevo tanti obbiettivi, voglia di fare, speranze. Ultimamente vedendo che la stessa identica materia non va, mi sono di consolazione solo le innumerevoli conoscenti ed amiche nella stessa situazione, non potendosi laureare. Ma la cosa più importante è un'altra, oltre a non essere capita e non essere mai abbastanza per i professori (e sono sempre stata una ragazza che studia con una media alta, anche alle superiori e medie) sembra che anche per i miei non lo sono. Mi sto rendendo conto di come questa vita universitaria non sia poi vista con la stessa dignità di un lavoratore, sembra quasi sia la “bambocciona” e la cosa risulta evidente dal diverso comportamento che avevano quando mia sorella (che ha sempre lavorato e messo soldi da parte) aveva la mia età.
Già, sembra che il fatto che io sia ancora qui talvolta li rende nervosi, e mi limitano dal fare cose, che non mi hanno mai limitato prima. Le recenti discussioni, alcune anche molto forti, erano davvero così insensate che mi vergogno anche solo al raccontarle ma vorrei capire se sono io e dove sbaglio. Liti classiche e rinfacciate ogni volta sono che mi ritiro alle volte all’una e mezza, mettere ancora più in ordine il bagno, lavarmi i capelli ad un ora precisa la sera e non la mattina, portare il cane fuori, non usare i fornelli quando mia madre è in casa, etc.
Ora, sono sempre stata una ragazza educata, insicura, timida, troppo semplice a detta degli altri, e molto molto sensibile. Cerco sempre di andargli incontro anche se questi ripetuti rimproveri non fanno altro che rendermi un po’ repressa e rovinarmi le giornate e spesso non riesco a studiare. Sono una che pensa molto, si fa tanti sensi di colpa. Premetto che la maggior parte delle cose chieste sono da parte di mio padre, non tanto di mamma, anche se lei non mi da quasi mai la ragione per non discutere, anche se magari lo penso. Ieri in questione abbiamo discusso da capo del fatto che 3-4 volte al mese io torna all’una e mezza. Sono stanca, non ho vita sociale perché il mio ragazzo non ha la macchina, è un fuorisede, e vive nel mio paese, facciamo una vita semplice, ci vediamo 3-4 ore la sera a casa sua e poi a casa, la mattina si studia. Non sono una ragazza di grandi pretese, anzi, mia zia dice sempre “tu sei troppo educata”, non vado in discoteca, e penso sia legittimo dopo i 18 anni non farsi rinfacciare dai genitori se a volte capiti questo orario, mi sembra cosi incomprensibile.
Cosi ho reagito contrabbattendo e dicendo “qual è il problema” ma non l’avessi mai fatto e scattata una orrenda lite, ed io mi spavento, sto male. Cosa dovrei fare? Vorrei andar a vivere col mio ragazzo anche se attualmente lui non ha un lavoro, mi sono stancata di fare l’adolescente.
Con mia sorella il rapporto che hanno è diverso, da quando è andata via, la rispettano di più, parlano di più, con me invece quasi mai mi chiedono come va. Dialogo assente. Mio padre ultimamente sta iniziando davvero a essere un po’ forte nelle parole, non gli ho mai sentito dire una parolaccia ed ora si. Lui ha avuto da sempre un bruttissimo rapporto con sua madre, è sempre stato la pecora nera di casa e non la vede perché ci discute spesso. Sembra che questo suo bisogno della madre lo sfoghi talvolta con discussioni sceme, vuole attenzioni ma non ne sa dare proprio, si impunta su sciocchezze non ride spessissimo. Mia sorella anche ammette che ultimamente è cambiato ma dice che devo assecondarlo perché è l’età, quindi fare ciò che vuole se mi chiede una cosa, anche se proprio non mi va. Premetto che mia madre gli da quasi sempre ragione per non avere “rogne”.Datemi un consiglio, già la vita per noi giovani oggi non è delle migliori, ma in questo ambiente non riesco a fortificarmi..
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Gentile Ragazza,
la sua posizione in famiglia sarebbe da rivedere, dovrebbe conquistare una opportuna distanza emotiva e maggiore autonomia rispetto alla sua famiglia, data la sua età.
L'uscita di casa di sua sorella e i confronti tra voi dei suoi genitori di certo non la aiutano, ma contribuiscono a sostenere il suo disagio.
In una tale situazione nella quale viene e si fa trattare come una bambina tutta la sua vita ne risente, compresa la sua possibilità di studiare.

Dovrebbe cercare di diventare maggiormente autonoma e indipendente dalla sua famiglia, conquistando una maggiore distanza emotiva dai suoi.
<Ora, sono sempre stata una ragazza educata, insicura, timida> Oltretutto se lei si definisce in questo modo, comprendo come già in partenza le possa riuscire a difficile a definirsio diversamente e anche ad affrontare gli studi in modo più proficuo.
<ma in questo ambiente non riesco a fortificarmi..>certo è comprensibile, sarebbe opportuno gestisse in modo diverso il rapporto con i suoi e si trovasse alternative per conquistare la sua indipendenza e svincolarsi dalla famiglia.

Un nostro collega la potrebbe accompagnare a "fortificarsi" come lei dice, conquistando una maggiore stima di sé, a gestire in modo proprio i rapporti con i suoi genitori, a comprendere come meglio conquistare la sua autonomia e dare una svolta alla sua vita.

Può rivolgersi anche al servizio pubblico presso le strutture ASL del suo territorio, ad esempio presso il Consultorio Familiare.

Restiamo in ascolto

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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dopo
Utente
Utente
la ringrazio molto per avermi risposto.
Purtroppo anche quando provo a contrabbattere o non essere d'accordo con mio padre in particolare succede che mi sento dire frasi del tipo "sei maleducata, questo è il troppo benessere" e via dicendo. Non è possibile rispondere come tanti ragazzi che vedo, e non ho mai usato un linguaggio osceno in casa, Poi cerco un conforto in mia madre e lei mi dice "non rispondere, lo sai che è fatto così, assecondalo", e i miei tentativi di autonomia svaniscono. I miei sensi di colpa poi non mi aiutano.
Purtroppo qui c'è la mentalità arcaica che "fin quando sei in casa mia ti attieni alle mie regole" e questo fa di me una tonta talvolta. A volte mi son rivolta ad una psicologa dell'università, che ha constatato la mia sensibilità eccessiva e diceva che dovevo lasciarmi passare di più le cose. Penso che se anche andrò di nuovo da un suo collega qui non potrò del tutto avere l'autonomia che vorrei, perchè non l'ho mai avuta del tutto o talvolta l'avevo di più quanto avevo 18 anni. Mio padre purtroppo riconosco sia un pò egocentrico e voglia sempre la ragione anche quando non la merita, ma in cambio mi dice "non ti faccio mai mancare niente ma non ti basta". Si è vero, mi sostiene economicamente ma ciò non vuol dire che non mi manchi nulla, perchè io a quest ora sarei già altrove o avrei una famiglia se trovassi un lavoro, ma sembra che soprattutto da chi questa crisi quando era giovane non l'ha sentita, non capisca realmente come noi ci sentiamo.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Penso che se anche andrò di nuovo da un suo collega qui non potrò del tutto avere l'autonomia che vorrei> Questo è ciò che pensa e si immagina lei, ma è proprio comprendendo quali sono i meccanismi in atto e le dinamiche familiari che la bloccano e non le permettono di definirsi diversamente e in modo più assertivo, conquistando maggiore consapevolezza anche sul come porsi diversamente con i suoi (dato che lei contribuisce attivamente allo status quo) che lei potrà gestire diversamente la sua vita.

Andare solo "a volte" dallo psicologo non può bastare, occorre impegnarsi per ottenere benefici, per non reiterare le dinamiche rigide e ripetitive che ci descrive.
<"fin quando sei in casa mia ti attieni alle mie regole"> Le regole cambiano man mano che i figli crescono, diverso è rispettare quelle di buone educazione e civile convivenza , dal mantenere quelle consone ad età precedenti, in questo anche lei ha un ruolo.

Rifletterei davvero sull'opportunità di un aiuto psicologico se da sola non ce la fa.

Un caro saluto
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dopo
Utente
Utente
Mi ci sono impegnata ad ascoltare consigli dati dalla mia psicologa. Ma anche non facendo ciò che chiedono, conquistando la mia autonomia, comunque va a discapito mio. Una volta ricordo mio padre, a 23 anni mi tolse il pc, per un battibecco del genere. Il fatto è che quando lui ha la luna storta tutti dobbiamo comprenderlo, quando sto io un pò cosi e vorrei sentirmi dire "come va?" anche dopo un esame, lui vede che sto un pò triste o non parlo, e cosa fa si discute, non capisce che anche sua figlia possa avere un momento no.
Mia sorella invece è diverso, lei ha tutta la stima, ha un attività, si è costruita con le sue mani e non è "mantenuta".
Attualmente dice di volermi togliere internet o i risparmi che settimanalmente mi da. E' un vicolo cieco. Mi creda rifletto tanto ma l'unico modo per migliorare i rapporti forse è solo quello di costruirmi una famiglia mia.
Scusi lo sfogo, mi rendo conto sia altrettanto adolescenziale.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
Lo psicologo non dà consigli, di certo non bastano alcune indicazioni per conquistare una migliore stima di sé, cambiare le dinamiche presenti, porsi in modo adulto e più assertivo.
Qualche colloquio, per di più senza obiettivi precisi e non lavorando in modo continuativo, non è per niente sufficiente.

<E' un vicolo cieco.> Concordo, fino a che lei continuerà a percepirsi inadeguata e a perpetuare anche inconsapevolmente e con i suoi sensi di colpa lo status quo, oltre che a pensarla in questo modo.

< Mi creda rifletto tanto ma l'unico modo per migliorare i rapporti forse è solo quello di costruirmi una famiglia mia. > E' un obiettivo importante (non l'unico modo), ma come fa a perseguirlo se continua in questo modo?

Riflettere tanto comunque non la conduce a mettere in atto comportamenti diversi, ma a trovarsi in un vicolo cieco giungendo alle medesime conclusioni.
Viceversa, un percorso psicologico la aiuterebbe ad ampliare il suo modo di vedere le cose e a capire il COME lei stessa può essere attrice attiva di un cambiamento per quanto riguarda se stessa.

Ora è troppo dipendente emotivamente dai suoi genitori, raggiungere un'adeguata distanza emotiva è a mio parere uno degli obiettivi da perseguire.
Il supporto dei suoi genitori è per lei ancora troppo indispensabile, ne dipende, ma quel che riceve e al quale suo modo di porsi contribuisce, sostiene e amplifica il suo sentire.

Le suggerisco di nuovo di rivolgersi a un nostro collega se davvero vuole uscire dal vicolo cieco nel quale dice di trovarsi.

Legga qui
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html

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Dr. Stefano Maranto Psicologo 214 7
Gentile Utente,
dal suo racconto emerge un rapporto conflittuale con suo padre che incide negativamente sulla sua Autostima e fiducia di Sé.
Probabilmente suo padre vorrebbe che alla sua età, lei fosse indipendente e autonoma come sua sorella, ma le difficoltà che sta incontrando all’Università stanno ritardando il raggiungimento di questi obiettivi. Questo è, a mio avviso, uno degli aspetti che meriterebbero di essere indagati: quali sono le materie che le stanno dando delle difficoltà? Ha pensato di rivedere il suo metodo di studio, facendosi aiutare da uno psicologo o da un tutor?

Restiamo in ascolto.

Cordiali Saluti
Dr. Stefano Maranto - Psicologo
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