Disturbo evitante di personalita'? fobia sociale? o semplice timidezza e malinconia?

Buongiorno, premessa: sono sposato con una donna straniera da 9 anni. Conosce bene la lingua italiana e lavora autonomamente. Da sempre è stata molto timida ed introversa, tanto che ha sempre sofferto le riunioni tra amici e familiari. Quelle volte in cui si è trovata ad esser presente ha partecipato pochissimo o per nulla alle discussioni, limitandosi ad ascoltare. I miei familiari ed amici (tutti italiani) sono stupiti da questo suo comportamento, lo trovano strano. Il problema è che quando siamo soli, io e lei, le cose sono molto diverse: discutiamo, parliamo, ci confrontiamo. Sembra un altra persona. Quando incontra persone del suo paese di origine si apre molto di più e le sente amiche. Inoltre ogni piccolo gesto, come ad esempio una mancata risposta ad un saluto, la trincera ancora di più dietro la diffidenza verso gli estranei. Riesce ad avere solo rapporti superficiali, di lavoro o circostanza e mai sente il desiderio di approfondire conoscenze ed amicizie con persone italiane. Lei mi dice sempre che si sente tanto insicura. Per sua stessa ammissione avverte di possedere poca autostima, il tutto molto amplificato dal problema di infertilità di coppia che stiavo vivendo ormai da anni. Ho notato che passa da una timidezza e sudditanza eccessive, ad un'aggressività inconsapevole quando messa sulla difensiva. Mi preoccupa questa situazione, perchè la vedo troppo ancorata a me e temo che se un domani io non dovessi più esserci, lei sarebbe disperatamente sola ad affrontare il mondo. Come posso aiutarla? Come posso cercare di cambiare le cose? Certo, l'arrivo di un bambino sarebbe salutare per lei, le darebbe sicurezza, gioia e senso alla vita, ma il destino ci ha voltato le spalle e dobbiamo farci forza entrambi e trovare il coraggio di vivere la vita così com'è. Il fatto di trovarsi in Italia senza familiari e parenti per lei è molto duro, la capisco, ma lei non fa nulla per trovare amicizie, dice di sentirsi bene solo con poche persone, ma anche con quelle poche noto che in fin dei conti non ha una grande frequentazione. La sorella maggiore che vive nel suo paese di origine ha il suo stesso carattere, una volta mi disse che "non aveva amiche". Ed attualmente vive in casa coi genitori anche se ormai 40enne. Mia moglie è molto turbata per la crisi economica e sociale del suo paese e per la sua famiglia che ha tanti problemi di tipo economico e relazionale (genitori divorziati). Io cerco di consolarla e la tiro su, spesso ci riesco, ma quando sente i suoi, ricade nella rimuginazione uggiosa e si rattrista. Dopo 2 anni sono riuscito a convincerla a prendere la patente, ma guida ancora con tanta paura. Ogni situazione nuova la mette in crisi: un trasloco, un nuovo lavoro, ecc. Solo la routine le da sicurezza. Vi chiedo un parere e dei consigli. Grazie anticipatamente.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

il problema a socializzare è facilmente superabile, ma è necessario farsi aiutare da uno psicologo psicoterapeuta perchè Sua moglie non vive chiusa in casa, anzi ha occasioni per stare con gli altri (anche amici e parenti Suoi) ma è in difficoltà.

Allora è il caso di superare queste difficoltà, senza accamparsi dietro a scuse.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

quelli che lei descrive sono dei tratti caratteriali che meriterebbero un'approfondimento. L'intervento però può essere utile solo nella misura in cui ci sia una motivazione da parte di sua moglie.

Come mai ha deciso lei di chiedere un consulto e perché proprio in questo momento?







Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dott. Del Signore, ci siamo da poco trasferiti in una nuova città e mia moglie sta lavorando in questa nuova realtà (mantenendo lo stessa attività professionale), la vedo con grosse difficoltà adattative. Faccio presente che anche per me il posto è nuovo e la realta totalmente diversa, ma io sono più tollerante, mi adatto più facilmente e non mi chiudo a riccio. Oggi ad esempio ha provato a fare conoscenza con una vicina di casa che possiede un cane, ma quella male educata non l'ha nemmeno degnata di uno sguardo o una parola di cortesia. Mia moglie è subito entrata in crisi e mi ha detto di voler ritornare nella nostra vecchia città. Sente sempre ostilità e percepisce spesso negatività nei suoi riguardi. Mi rendo conto che la società è spesso diffidente con gli stranieri, ma lei amplifica ed esagera come se soffrisse di manie di persecuzione. Mi preoccupo molto perchè non voglio che si isoli e vorrei tanto che riuscisse ad avere maggiore intraprendenza e spirito di adattamento. Ogni volta che abbiamo cambiato città (questa è la seconda volta), scattano tensione, crisi di pianti, depressione, ansia, ecc. A volte penso che senza di me mia moglie non saprebbe come andare avanti. Vedo mia cognata che a 40 anni non guida e vive ancora con la mamma che la porta a lavoro tutte le mattine e mi rendo conto che il problema ha radici lontane. Grazie comunque per le cortesi risposte.
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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, la consiglio di non drammatizzare e di valutare positivamente che la signora ha scelto la vita qui, con lei, e non sarà stato facile, cerchi di valorizzarla e rassicurala, anche qualche colloquio con un collega di un Consultorio sarebbe un appoggio valido e protettivo, ci pensi..
la signora può essere che si senta poco sicura e poco considerata.. ma questo si può risolvere.. coraggio avanti, senza fasciarsi la testa..

MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

ci sono evidentemente in questo rapporto degli aspetti di dipendenza e "delega" eccessiva. La diffidenza di sua moglie non può essere giustificata dalla "maleducazione" altrui o da differenze etniche/razziali, ma riguardano tratti di personalità specifici.

L'evitamento delle situazioni potenzialmente stressogene, in questo caso legate al giudizio altrui, genera "fantasmi persecutori" che non aiutano a prendere coscienza che il disagio non è causato da altri, ma è interno a al sé.








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Dr. Magda Muscarà Fregonese Psicologo, Psicoterapeuta 3.8k 149 11
Gentile utente, sono andata a leggere la vostra .. storica.. trovo questo suocero veramente complesso e scomodo..e le richieste del 2010 in cui i Colleghi hanno risposto molto bene consigliandole di avere pazienza , il ballo era una buona idea , sua moglie appartiene ad un mondo colorato e musicale che certo le manca. le farà bene appunto appoggiarsi e farsi aiutare da un Collega de visu che l'aiuti a superare l'imbarazzo e l'idea di essere continuamente valutata..Coraggio, non sempre l'amore è semplice..
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Dr. Stefano Maranto Psicologo 214 7
"Disturbo evitante di personalita'? fobia sociale? o semplice timidezza e malinconia?"

Gentile Utente,
provo innanzitutto a fare chiarezza al titolo della sua richiesta.
La timidezza è un modo di essere abituale, dominata da inibizione e riserbo di fronte le persone o situazioni nuove. Quando questa altera, però, la qualità di vita portando a condotte di evitamento, ansia o forte disagio in concomitanza di situazioni sociali si parla di fobia sociale. Infine il disturbo evitante di personalità, brevemente, è una patologia del carattere associato spesso alla fobia sociale.
Premesso ciò, il comportamento di sua moglie, a cui rimando a valutazioni diagnostiche in altre sedi, che vive le relazioni con disagio e sofferenza, piuttosto che come fonte di piacere, potrebbe essere legato ad un’autostima negativa o disturbi della regolazione emotiva strutturatasi in seguito a condizioni di disagio economico, relazionale…della famiglia d’origine che ha portato a tratti vulnerabili della personalità, sui quali si è costruita la sintomatologia vera e propria.
Non faccia sentire sua moglie in colpa per questo problema, le stia vicino, vedrà che con l’aiuto di un professionista e una terapia adeguata si potrà far fronte a tali difficoltà.

Cordiali Saluti
Dr. Stefano Maranto - Psicologo
Consulenze e formazione on-line

[#8]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio tutti per i preziosi consigli.
In particolare condivido il parere della Dott.ssa Muscarà circa il substrato familiare...mio suocero ad oggi è un adulto irrisolto, che non ha mai interpretato il ruolo di padre e soprattutto di marito. Mia suocera è una persona molto debole ed ha trasmesso molta insicurezza alle figlie. Per 20 anni ha vissuto sola con le figlie e si è sempre occupata di tutto con tanta ansia e difficoltà. Non ha mai avuto altro uomo ed è sempre stata iperprotettiva nei confronti delle figlie. E' proprio una famiglia disfunzionale: attualmente mio suocero vive con mia suocera "come fratello con sorella". Mia suocera lo ha riaccettatto in casa viste le difficoltà economiche di quello e le pressioni della figlia maggiore, ma credo che in fin dei conti sia sollevata nell'aver l'ex marito in casa perchè una figura maschile per lei è sinonimo di sicurezza ed aiuto. Tuttavia questa convivenza è difficile: litigi e discussioni sono all'ordine del giorno, soprattutto tra mio suocero e mia cognata, che vive un'eterna adolescenza nonostante sia 40enne. Mia moglie a distanza segue la vita di questa complicata famiglia soprattutto tramite Skype...
Per quanto riguarda il commento del Dott. Maranto, non posso che concordare con lei quando afferma che mia moglie sia molto fragile. Ancora grazie a tutti.
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