Timidezza: vittima di bullismo?

Alla c.a. degli psicologi di Medicitalia.
Sono stato vittima (non bersaglio attivo) di bullismo, a partire dalla scuola media, e successivamente nei primi due anni della mia permanenza presso un circolo parrocchiale. Ho provato la cocente delusione nel constatare come corpo docente e responsabili del gruppo parrocchiale sottovalutassero ampiamente la pressione, per usare un eufemismo, a cui ero sottoposto. Oltre a ciò, più volte i miei tentativi di approccio con persone del genere femminile si sono conclusi cpon una chiara ripulsa che mi ha ferito notevolmente, incidendo sulla mia autostima.
Debbo rilevare che mi sono inserito discretamente bene nell'ambito scolastico, soprattutto nel periodo universitario e nelle successive fasi della formazione post-laurea.
Ora però sono sempre più consapevole di provare grande sfiducia nel prossimo, difficoltà nell'instaurare relazioni sociali, soprattutto con il genere femminile. Vivo con ansia i contatti che non siano strettamente legati alla formazione o al lavoro, finendo per isolarmi volontariamente e instaurare relazioni "remote", tramite social network. Potrebbe essermi utile un corso di arti marziali? Mi consigliate di rivolgermi a un terapeuta? E se sì, a quale corrente psicologica dovrebbe appartenere il terapeuta?
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Il corso di arti marzial e' un'ottima idea. E' formativo della capacita' di reagire in modo funzionale agli attacchi e anche divertente.

Se si rendera' conto che risolve i suoi problemi ok, altrimenti una psicoterapia strutturata le permettera' di andare piu' a fondo .
Ci faccia sapere.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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Utente
Utente
La ringrazio per la celerità con cui mi ha risposto.
Ho scordato di sottolineare che gli atti di bullismo da me subìti si collocavano in un momento molto difficile: due anni in cui ho perso due figure di riferimento estremamente importanti, mio padre e il nonno materno. Credo che il lutto sia stato difficile da elaborare, per cui non ne ho mai parlato con gli altri.
Inoltre mi son rivolto in diversi tempi a due specialisti, con i quali non mi sono sentito in grado di aprirmi totalmente, e che, al racconto di alcuni dei fatti occorsimi, si sono limitati a porre la domanda di rito "Come hai vissuto questo evento?". Ovviamente la risposta è scontata: "li ho vissuti malissimo".
Se ritiene opportuno aggiungere qualche altro prezioso consiglio a quanto ha espresso nel precedente messaggio, resto in attesa e La ringrazio anticipatamente.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Un piccolo spunto di riflessione.
Le tecniche di colloquio psicoterapeutiche possono a volte essere o sembrare crudeli. Ma sono sempre svolte nell',interesse del paziente . Quelle domande che lei ha percepito come disinteresse verso il discorso che stava portando servono a far si che il terapeuta non inquini in alcun modo il contesto che il paziente sta proponendo. Ci aveva pensato,?

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Ora però sono sempre più consapevole di provare grande sfiducia nel prossimo, difficoltà nell'instaurare relazioni sociali, soprattutto con il genere femminile.>

Difficoltà di che tipo? Riesce comunque a instaurare rapporti amicali? E sentimentali (direttamente non solo on line)?
Se si come vanno, quali riscontri ottiene ? E quali eventuali problemi incontrerebbe?

Sente di avere sufficiente autostima?

In ogni caso le relazioni virtuali le consentono una scappatoia, una sorta di compromesso tra il suo desiderio di stringere rapporti e il timore di affrontarli direttamente, il che non la aiuta a risolvere le sue difficoltà, ma credo a protrarre lo stato delle cose.
Lei come la pensa?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Utente
Utente
Alla c.a. della Dott.ssa Rinella.
Sono consapevole che le relazioni virtuali non risolvono i miei problemi, e che sono solo un surrogato "virtuale" della realtà.
Ho potuto instaurare solo pochissime amicizie, e nessun rapporto sentimentale. Mi sono innamorato sempre di ragazze già "impegnate", e generalmente più "anziane" di me.
Quando una ragazza mi piace, non trovo il modo di avviare una benché minima conversazione, poiché mi mancano letteralmente le parole, e temo di dire qualcosa che possa infastidire. Il risultato è che vengo inesorabilmente respinto.
Ovviamente, quanto all'autostima, per i motivi che ho esposto, è estremamente bassa. Non rispondo ai canoni estetici per me ideali e la mia sensazione più comune quando mi trovo in mezzo alla gente è di trovarmi nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
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Utente
Utente
Sono consapevole che le relazioni virtuali non risolvono i miei problemi, e che sono solo un surrogato "virtuale" della realtà.
Ho potuto instaurare solo pochissime amicizie, e nessun rapporto sentimentale. Mi sono innamorato sempre di ragazze già "impegnate", e generalmente più "anziane" di me.
Quando una ragazza mi piace, non trovo il modo di avviare una benché minima conversazione, poiché mi mancano letteralmente le parole, e temo di dire qualcosa che possa infastidire. Il risultato è che vengo inesorabilmente respinto.
Ovviamente, quanto all'autostima, per i motivi che ho esposto, è estremamente bassa, quasi a zero. Non rispondo ai canoni estetici per me ideali e la mia sensazione più comune quando mi trovo in mezzo alla gente è di trovarmi nel posto sbagliato, al momento sbagliato.
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Mi sono innamorato sempre di ragazze già "impegnate", e generalmente più "anziane" di me.>

Gentile Utente,
quanto afferma la dice lunga sulla sua difficoltà ad instaurare relazioni proficue, penso che l'innamorarsi di ragazze/donne già impegnate presupponga la possibilità di potersi precludere fin dall'inizio l'instaurarsi di una relazione, scampando così il "pericolo" .

La sua scarsa autostima e ciò che ci sta dietro la conducono a temere il giudizio e ad approcciarsi in modo non naturale e con imbarazzo.

Un problema il suo costruito nel tempo - come testimoniano gli eventi passati - una cattiva immagine di sé che si ripercuote sulla sua qualità di vita e la limita impedendole di instaurare relazioni affettive/sentimentali e di sentirsi a suo agio nei rapporti con gli altri.

Sarebbe auspicabile che si rivolgesse a uno psicologo/psicoterapeuta per una valutazione diretta e per essere accompagnato a far fronte in modo efficace alle sue difficoltà, attivare risorse e potenzialità smarrite, conquistare una migliore stima di sé.

Cordialità

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