Desiderio di cambiare e non riuscirci

Mi è difficile parlare di tutto ciò che sento dentro, forse perché è un malessere che ho cercato di ignorare per parecchi anni mostrandomi forte agli occhi di quelli che avrebbero dovuto amarmi e proteggermi, agli occhi dei miei genitori. Non sono cattive persone, ma appartengono a quella categoria di persone che pensa che esserci per i propri figli significa sopperire ad ogni sua necessità fisica attraverso beni materiali, che le cure di cui un figlio possa aver bisogno sono solo di tipo medico. Sin da piccola ho sofferto di questo loro modo di essere, guardavo con invidia le mie amiche che con i loro genitori facevano di tutto, le passeggiate al parco, le estati al mare... Anche a me spesso e volentieri mi capitava di fare di queste cose, ma accanto a me non avevo mio padre o mia madre, come di norma dovrebbe essere, ma mio zio, una delle persone più buone che abbia mai conosciuto e che da tre anni purtroppo non c'è più. Crescendo, ho imparato a gestire questa loro incapacità di mostrare il minimo interesse per i miei bisogni da una parte chiudendomi sempre più nei loro confronti, mostrandomi a volte anche aggressiva, dall'altra quando ero fuori con i miei amici sembravo la persona più felice del mondo , o comunque una come loro. Non ho mai voluto fare sport o altro, non perché non volessi farle, ma semplicemente perché ogni qual volta proponevo qualcosa ai miei genitori loro subito mi dissuadevano, facendomi capire che avrei mollato dopo pochissimo tempo e quindi sarebbe stato inutile intraprendere qualsiasi tipo di attività. Una cosa però l'ho sempre fatta con passione: leggere. La lettura mi ha sempre dato quel pizzico di evasione che in casa non avevo, ma anche questa mia attività era mal vista dai miei genitori. Finito il liceo, (con me felicissima per essermi finalmente tolta questo peso, i miei un po' meno perché sono uscita con un "misero 88"), decisi di trasferirmi a Catania a studiare lettere. In realtà io avrei voluto studiare al nord, anche perché sentivo il bisogno di allontanarmi da quella situazione il più possibile, ma mio fratello aveva studiato lì e quindi non si capiva il motivo per cui io avrei dovuto fare diversamente.
Tra alti e bassi sono riuscita a conseguire la mia laurea, e, per evitare di gravare ancora sull'economia familiare, decisi intanto di lasciare la casa in affitto a Catania e tornare, finché non avessi deciso cosa fare, a casa con i miei. Il mio paese offre ben poco, soprattutto a chi come me, ha deciso di intraprendere studi così poco spendibili, quindi ho cercato di far capir loro che sarebbe stato meglio per me andar via, cercarmi un qualsiasi tipo di lavoro e nel frattempo decidere se continuare con gli studi ma sempre e solo con le mie sole forze. Troppe volte mi sono sentita dire "abbiamo buttato un sacco di soldi per l'università e non stai facendo nulla" e non voglio assolutamente dovermelo sentir dire ancora nel caso in cui dovessi fallire. Il punto è che mi stanno mettendo di fronte ad una scelta, se vado via, devo dimenticarmi di loro. Ho quasi 30 anni, un fidanzato che non riescono ad accettare e non ho un lavoro, non c'è un giorno in cui io non pensi a quanto triste sia la mia condizione ma allo stesso tempo non trovo la forza di fare l'unica cosa che sarebbe logico fare, ovvero prendere in mano la mia vita e andar via; perché sono i miei genitori e, nonostante tutto, non voglio deluderli ancora.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Se mi permette io Le consiglierei di spostare l'angolo prospettico da cui si sta ponendo per visualizzare la Sua vita.
Lei sembra sentirsi passiva in tutto cio' che la riguarda e questo sembra deprimerLa e inattivarLa.
Io Le suggerirei di modificare tale prospettiva e dire che: e' opportuno per la Sua vita e per il Suo futuro cercare di allontanarsi emozionalmente e materialmente dalla Sua famiglia che non ha mai voluto ne' saputo darLe "un paio di ali".
Lei dispone delle ali e lo ha dimostrato studiando e laureandosi. Purtroppo non ha avuto un contesto idoneo e queste ali le tiene chiuse.
Quindi decida di aprirle e iniziare a volare.
Sono sicura che una volta raggiunta la quota di volo la sua vita le apparira' molto molto diversa!

Auguri! E ci tenga informati!

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per le Sue parole, Dottoressa; ha pienamente ragione nel dire che quello di cui avrei bisogno è "iniziare a volare", con le mie forze perché ne sono capace, e lo so bene anch'io, solo che spesso me ne dimentico! E' solo che questa cosa mi spaventa, mi spaventa l'idea che davvero potrebbero mettermi di fronte a una tale scelta ( e conoscendoli, sono più che sicura che lo farebbero), perché, nonostante abbiano sempre disatteso le mie aspettative, vorrei che fossero presenti nei miei "momenti di felicità", così come vorrei esserci quando inizieranno ad avere bisogno di un aiuto. Cercherò di fissarmi una scadenza, durante questo periodo vedrò di far capire loro, di nuovo, quali sono i miei piani, i miei bisogni (anche se dubito che basterà qualche giorno se non l'hanno capito per 30 anni), periodo nel quale anch'io proverò a comportarmi diversamente, magari affrontando le giornate con maggiore ottimismo; e, se anche dopo quest'ulteriore tempo, la situazione resterà invariata vuol dire che seguirò il Suo consiglio.
Ancora grazie, cordiali saluti.