Enterite attinica cronica

Mia madre, operata nel 2008 per una recidiva sui linfonodi lomboaortici da cancinoma endometriale, è stata successivamente sottoposta a chemioterapia e a radioterapia sulla zona lomboaortica, nonostante nel 2007 avesse già fatto radioterapia adiuvante pelvica per la patologia primaria (dopo isterectomia). I medici hanno insistito molto per fare la seconda radioterapia su tutta la zona lomboaortica, e non ci hanno parlato di possibili effetti collaterali a lungo termine (una oncologa aveva accennato a possibile tossicità da aderenze). A distanza di 6 mesi dalla seconda radioterapia mia madre ha iniziato a soffrire di sindromi subocclusive intestinali con dolori crampiformi, vomito, costipazione. Dopo più di un anno gli è stata diagnosticata una enterite attinica cronica, ci hanno detto che è una malattia incurabile e difficilmente controllabile con i farmaci. Dopo ricerche su internet ho scoperto che questa malattia colpisce dal 5% al 20% delle persone sottoposte a radioterapia addominale. Mi chiedo, come mai nessun medico ci ha informati di questa malattia GRAVE e INCURABILE come possibile conseguenza della radioterapia? A maggior ragione nel caso delicato di mia madre che era già stata sottoposta a una radioterapia.
E' possibile che un irraggiamento dei linfonodi lomboaortici abbia coinvolto la stessa zona del tenue già irradiata dalla precedente radioterapia pelvica? Quando si tratta di reirradiare zone così vicine il radioterapista non dovrebbe mettere in guardia che si rischiano danni gravi e permanenti?
Qual'è l'aspettativa di vita di una persona di 60 anni libera da neoplasia ma affetta da enterite attinica cronica?
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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
Bilancerei tutto dicendo che per ogni risultato c'è un costo. Il costo di essere libero da malattia è spesso quello di avere effetti collaterali dalle terapie stesse. C' è sempre paradossalmente il timore del personale medico quando i pazienti guariscono: c'è la paura che vengano a portare il conto delle complicanze dovute alla sopravvivenza ottenuta.
Vede, dopo un intervento e una chemioterapia, già le anse intestinali vengono in parte compromesse. Alcuni interventi determinano aderenze in sè, legate alla manipolazione delle anse stesse durante l'atto operatorio. La chemioterapia comporta, con alcuni farmaci, un danno nervoso del plesso che controlla la peristalsi. La radio ovviamente, specialmente se effettuata due volte su campi vicini, provoca la fibrosi delle anse e quindi una possibile ridotta mobilità con infiammazione che spesso può essere tardiva e tendere a cronicizzare.
Sulle percentuali che le dicono del fenomeno "enterite", valori che comunque mi sembrano enfatizzati rispetto allla mia esprienza, stiamo lavorando: con nuove tecniche di RT(IMRT) ,da poco in uso in molti centri, si può minimizzare il coinvolgimento delle anse. Tale fenomeno è comunque non prevedibile(le anse si muovono tra una seduta e l'altra o durante la stessa seduta e non si possono schermare con sicurezza).
Io non difendo i colleghi ma considero un fattore: è meglio guarire e portarsi gli effetti collaterali delle terapie, per quanto invalidanti, o perire per la progressione metastatica di malattia?
Penso che non abbia dubbi in merito..

Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)