Linguaggio

Gentilissimi,
mio figlio ha appena compiuto 18 mesi, sano, sereno, vivace e molto socievole. Diversamente da ciò che noto in diversi suoi coetanei, lo trovo ancora piuttosto acerbo nel linguaggio. Mi spiego meglio. L'unica parola che pronuncia bene è mamma, usata a volte a proposito ed a volte a sproposito, ovvero non necessariamente per chiamare me ma per dire qualcosa. Allo stesso modo, spesso per chiamarmi non dice mamma ma cerca in altri modi di attirare la mia attenzione. Dice papà molto raramente e mai per chiamare il padre, ma solo su richiesta. Su richiesta imita alcuni animali e dice à-à, che per lui significa acqua e praticamente qualsiasi altra cosa. Se gli chiedo di dire ad esempio ciuccio, o pane, o qualsiasi altra cosa che in quel momento desideri, lui risponde sempre e comunque à-à, come se fosse questo il metodo universale per fare qualsiasi richiesta.
Noto che le uniche sillabe che sa pronunciare sono quelle che includono la lettera a e la lettera m, come ma-, o am-, mamma. Ogni tanto lo sento pronunciare la i e raramente la u, mai però su nostra richiesta. La mia impressione è che non abbia ancora preso confidenza con alcuni suoi muscoli facciali. Non sa nemmeno dare il bacio col caratteristico risucchio, se gli chiedo di darmi un bacio mi si avvicina e ancora una volta dice Ma!
Come posso aiutarlo? So che a 18 mesi è forse un po' presto, che c'è tempo ancora per tutto, ma sono convinta che il problema non si riassorbirà senza un aiuto esterno.
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Dr.ssa Mirella Di Calisto Psicologo, Psicoterapeuta 42 1
Cara Signora,
la ringrazio per essersi rivolta a noi di MedicItalia e mi scuso per il ritardo con il quale le arriva risposta.

Venendo a noi, dal punto di vista psicologico, lo sviluppo del linguaggio del bambino è effettivamente qualcosa di molto complesso. Le spiego brevemente. In linea teorica esistono dei periodi prestabiliti in cui il bambino dovrebbe acquisire determinate competenze linguistiche (ad esempio: prima dei sei mesi i vocalizzi, poi la lallazione, entro l'anno le prime parole, ecc...) ma è anche vero che queste fasi prestabilite incontrano, in alcuni soggetti normalissimi da tutti i punti di vista, un andamento molto più lento. Per stabilire se il bambino ha effettivamente delle difficoltà o se sta semplicemente facendo il suo percorso con il suo ritmo, c'è bisogno di una valutazione neuropsicologica con particolare attenzione alle capacità linguistico-verbali. Questa può essere effettuata presso qualsiasi centro di Neuropsichiatria infantile del Servizio Sanitario Nazionale. Si rivolga a loro serenamente.

Un abbraccio e per qualsiasi altra esigenza mi consideri a disposizione,


Dr.ssa Mirella Di Calisto
Psicologa Clinica e Psicoterapeuta

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Dr. Chiara Lestuzzi Cardiologo 1.5k 64 3
Gentile signora, le rispondo da mamma, oltre che medico.
Ogni bambino è un caso a sè, non possiamo pretendere di incanalarli in una strada definita da "standard" o dalle nostre aspettative.
Le posso riportare la mia esperienza:
Dicono che la prima parola che dice un bambino è "mamma". Mia figlia primogenita a 9 mesi ha guardato il cagnolino di casa e ha detto la sua prima parola: BAU. Un mese dopo ha puntato un gatto e ha detto "MAO". Poi ha detto nell' ordine: papà, nonno, nonna e solo a 16 mesi ha detto mamma. Non dico che ne fossi felice, ma non ne ho fatto un dramma e non mi sono posta millle probemi su reconditi motivi che potevano aver causato ciò.
Quando mia figlia aveva una decina di mesi e secondo le "tabelle" avrebbe dovuto fare le pile di cubi, non le faceva, anche se nel suo box aveva dei bei grandi cubi di gomma. Mi stavo quasi preoccupando, quando ho visto un giorno che -adocchiata una borsa appoggiata sopra al tavolo vicino al suo box- visto che non riusciva a raggiungerla ha fatto una piramide di cubi che ha usato a mo' di scala. Così ho capito che non era stupida, anzi! Faceva le cose solo se avevano uno scopo!

Il mio secondogenito era molto vispo, attivo, autonomo. A due anni diceva solo due o tre parole: Latte, OSSO (che era il suo orsacchiotto) e forse mamma e papà ma non ricordo. Tutti si stupivano che un bambino così evidentemente intelligente non parlasse. In realtà, in una settimana in montagna l' ho visto più volte mettersi da solo gli scietti e intrufolarsi nel gruppo della scuola di sci per bambini dove l'avevano rifiutato perché troppo piccolo. La mattina si alzava da solo, apriva la porta della camera, scendeva al bar col biberon, aspettava che arrivasse qualcuno e gli porgeva il biberon per farsi preparare il latte. In sostanza, non aveva bisogno di parlare perché sapeva procurarsi quello che gli serviva. Quando -qualche mese più tardi ha cominciato a parlare, lo ha fatto subito con ricchezza di vocaboli e usando anche i verbi. Evidentemente in precedenza ha concentrato tutte le sue energiae nell' IMPARARE le parole, e la struttura della frase; quando ha avuto qualcosa da dire, anche cose astratte, ha parlato. La stessa cosa era successa per il camminare. Ha camminato più tardi della sorella, ma quando ha cominciato non è quasi mai caduto.
Era un bambino che prima di buttarsi a fare qualcosa misurava le proprie capacità e si preparava a lungo.
In sostanza. la smetta di misurare tutto di programmare tutto e di crearsi preoccupoazioni eccessive (ho letto le sue precedenti richieste di consulto): si rilassi e viva alla giornata. Suo figlio ne guadagnerà.



Dr. Chiara Lestuzzi
Cardiologia, Centro di Riferimento Oncologico (CRO), IRCCS, Aviano (PN)

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Dr. Anna Tamborrino Psicologo 2
Gentile signora,
Quello che traspare dalle sue parole e una grande ansia e una grande voglia di sentir parlare il suo,bambino. Io le dico francamente che non bisogna avere fretta, ogni bambino e a se è ha i suoi tempi e non bisogna mettere loro fretta ne tanto meno trasmettere la nostra ansia, in quanto i bambini percepiscono tutto anche le nostre preoccupazioni e insicurezze. Da mammola capisco e comprendo la sua preoccupazione ma da professionista le consiglio di stare tranquilla perché vedrà che suo figlio le darà riprova che non ha problemi in breve tempo. Se trascorso un certo periodo noterà che non vi sono miglioramenti ma peggioramenti io come la collega le consiglio una visita specialistica. Grazie

Dr.ssa Anna Tamborrino

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dopo
Utente
Utente
Care Dottoresse,
grazie infinite per le vostre risposte, ho apprezzato moltissimo il vostro approccio così umano e la condivisione delle vostre esperienze personali.

Mi sento di dire in primo luogo che, a dispetto dell'apparenza, non sto vivendo la situazione linguaggio di mio figlio con ansia, non sono preoccupata, ma solo sinceramente desiderosa e curiosa di sentirlo finalmente pronunciare le sue prime parole. Vero è anche, però, che tendo a confrontarlo con alcuni suoi coetanei e vedere che è un po' indietro in questo ambito mi rattrista un pochino.

Immagino sia proprio questo su cui devo lavorare. Sto cercando di capire da me stessa se e quanto sia per me importante vedere il mio bambino "più avanti" rispetto ad altri. Voglio dire, che mi importa realmente che sia più o meno avanti? E' pur sempre il mio bambino adorato, per me il massimo del meglio che potesse capitarmi nella vita! Ma, d'altro canto, mi sento orgogliosa ed appagata quando lo vedo un po' "speciale" rispetto ad altri, ad esempio quando ha camminato benissimo e spedito a 10 mesi. So che l'essere "speciali" è un'arma a doppio taglio da maneggiare con estrema cautela, soprattutto quando entrano in gioco le aspettative genitoriali con tutto il corollario di delusioni, sensi di colpa e via discorrendo. Non è certo questo che ho in programma per lui, per questo cerco di lavorare su me stessa oggi, per arrivare ad accettare con totale serenità la persona che lui è, in toto.

Ancora grazie di cuore!