Omosessualità

Ho 27 anni... sono laureata in psicologia clinica.... per cui alcune tematiche riguardanti l'omosessualità e il processo di svincolo dal contesto familiare, un pò le conosco...

Qualche mese fa ho fatto coming out, ho raccontato a mia madre di essere omosessuale. In questi anni ho vissuto una storia con una ragazza durata circa 3 anni; i miei sospettavano ma non hanno mai avuto la conferma fino a qualche mese fa.

Nel frattempo ho conosciuto un'altra ragazza con cui ho una storia da circa un anno... i miei hanno conosciuto questa ragazza prima del coming out e la adoravano...ovviamente adesso lei è considerata una persona che non merita neanche di vivere.

Questa ragazza non abita nella mia stessa città e spesso chiedevo ad un "AMICO" (gay, NON dichiarato,31 enne) di coprirmi quando la incontravo. E' andato tutto bene fino a quando questo famoso "amico" a seguito di una discussione ha contattato mia madre su fb raccontandole tutto.

Adesso sono in una situazione critica: mi controllano i km della macchina, se esco di pomeriggio dopo una certa ora devo tornare a casa, si parla della mia omosessualità come se fosse un problema.

Ho esplicitato la mia volontà di cercare lavoro al nord e andare via e la risposta è stata questa:" se vai via da qui, non contare più su di noi".

Hanno detto che sono un errore, una delusione, che avrebbero dovuto mandarmi a lavorare piuttosto che farmi studiare (mi sono laureata in corso e mi è stato detto che se ciò è avvenuto è grazie a loro, non per la mia buona volontà.

Mi hanno detto che sono viziata, che non ho mai apprezzato niente, che non merito niente, che faccio schifo....e in più hanno toccato il fondo picchiandomi.

Aggiungo che in 27 anni, non ho MAI detto una parola fuori posto; se qualcosa non mi andava giù ho sempre cercato di sorvolare per quieto vivere... Vivo sotto un costante controllo, eppure non ho mai detto nulla tranne dopo essere stata picchiata. Ho cercato di far valere le mie ragioni, ma non c'è stato verso.

Mio padre ha simulato un malore dicendomi "è tutta colpa tua, guarda, sto così per colpa tua". Ah ed infine hano aggiunto che io non li ho mai avuti bene e che secondo loro io non sono felice (concetto ribadito 3 volte, nonostante io avessi più volte detto loro di essere felice con questa persona.....).

Vorrei tanto andare via.... mi blocca l'assenza dell'indipendenza economica... non ho un lavoro e con la mia laurea trovare un lavoro è un'utopia. Mi trattano con sufficienza, come se fossi il male fatto a persona.

Ho detto che voglio andare da uno psicologo e mi è stato detto "si vai, così ti cura dalla tua instabilità". Questa è la mia situazione.............

Io, non so che fare. E' vero che l'unica cosa a cui non c'è soluzione è la morta...ma paradossalmente a volte la morte è l'unica soluzione.

Vorrei un aiuto.... una spinta...un pò di coraggio.

[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
>>> "se vai via da qui, non contare più su di noi"
>>>

Sì, è la promessa che tutti i genitori fanno ma che nessuno mantiene mai. Tu prova ad allontanarti per qualche mese e poi vedrai se non saranno loro a cercarti.

L'indipendenza economica è difficile oggigiorno, ma non deve diventare un alibi per mettersi a sedere e rinunciare a conquistarsi l'autonomia dell'età adulta. Sei ancora troppo dipendente non tanto economicamente, ma emotivamente, dai tuoi genitori e questo avendo studiato psicologia dovrebbe esserti chiaro.

Non hai altra scelta se non rimboccarti le maniche e conquistarti con pazienza, un pezzo alla volta, la tua autonomia. Fatti aiutare da un collega, se necessario.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

Gentile utente,

buona parte dei laureati in psicologia fa altri lavori; alcuni affini, tipo "educatore", altri molto incongrui con quanto hanno studiato: la cameriera, la commessa; temporaneamente, pur di liberarsi da un abbraccio mortale.

Quando Lei dice:
"..mi blocca l'assenza dell'indipendenza economica... non ho un lavoro e con la mia laurea trovare un lavoro è un'utopia..."
viene da pensare che Lei abbia paura di andare via, forse per timore per aggravare la situazione con loro. Sembra che in realtà le manchi il coraggio, non gli euro.

Ma rimanere lì, nella Sua famiglia d'origine Le fa male, e Lei lo sa.

Può anche cambiare anche città, se troverà lavoro via.
Non immagina quanti lavori stagionali in altre regioni hanno rappresentati quei primi "pezzi" di autonomia di cui accenna il Collega Santonocito.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/