Ricaduta

Gentili dottori
Intendo chiedervi un consulto in merito alla mia depressione ansiosa . Da anni sono in cura, ma da giugno,mese in cui ho avuto una ricaduta (se così si può chiamare ) dei sintomi ,ho cambiato terapeuta dato che la precedente aveva dei comportamenti non poco strani e di conseguenza non mi fidavo più. Da settembre sono cominciati i miglioramenti tanto che quando pensavo a come ero stata nei mesi precedenti non mi sembrava possibile. Avevo paura di ricaderci ,ma un paura credo leggittima e che ancora non mi dava angoscia, era un pensiero " leggero " che riaffiorava di tanto in tanto ma poi andava via tranquillamente. Da tre giorni il buio , sto provando un angoscia terribile con continui conati di vomito. Ho una paura terribile di ricaderci è già averla in questo modo è indice che non sto più bene come prima, quando la mia ossessione era quella di passare la vita tra una ricaduta ed un altra , ossessione che sembra riaffacciarsi . Ho rifiutato un voto all'Università per poi pentirmi e mi sento estremamente inadeguata nei rapporti con le mie coinquiline, ultimamente un po'di più ma è una sensazione di inadeguatezza che mi accompagna sempre, anche quando sto meglio e non dire se è questa la causa di tutto ciò. In più nel periodo natalizio negli anni passati ho sempre dovuto affrontare fasi dove il mio umore calava ma a festività inoltrate, non già adesso. E se è un copione che si ripeterà a vita dove come sempre da qualc anno a questa parte a giugno ci ricado definitivamente per poi riprendermi nei mesi di settembre/ottobre. So che un percorso terapeutico non è lineare, va bene gli altri e bassi ma passare dalla tranquillità anche se apatica talvolta all'angoscia come è possibile? La mia terapeuta sostiene che ho le capacità per uscirne definitivamente ma gli anni passano e io temo da morire quando leggo che più ricadute si hanno è più se ne avranno ma lei , in base al mio trascorso, sembra non dargli peso.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

bene il percorso di psicoterapia.

Ha interpellato anche uno psichiatra per valutare
se è il caso di assumere farmaci, in appoggio, considerate le ricadute?
I due percorsi abbinati sembrano dare migliori possibilità:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/6285-depressione-psicoterapia-e-piu-efficace-dei-soli-farmaci-nel-lungo-periodo.html

Saluti cordiali.

Dr. Carla Maria BRUNIALTI
Psicoterapeuta, Sessuologa clinica, Psicologa europea.
https://www.centrobrunialtipsy.it/

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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente, mancano alcuni dati per poterle dare un parere: la diagnosi fatta dagli specialisti che l'hanno avuta in cura, e l'eventuale uso di farmaci. La nuova terapeuta sta affrontando il suo disturbo con sicurezza, a quello che lei dice. Si affidi dunque con fiducia. Io le faccio i più sentiti auguri, per le feste e per il recupero della salute.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
Grazie mille per le risposte.
La diagnosi è depressione ansiosa e Purtroppo assumo Zarelis ma ad una dose minima che insieme allo psichiatria avremo dovuto gradualmente alzare ma non ho più preso appuntamento perché andare da lui avrebbe dovuto significare rivedere la mia ex terapeuta e non so perché questa cosa mi dava noia. In più da un mesetto dimenticavo di assumerlo nonostante so quanto può essere pericoloso. In ogni caso ora ci sono le festività e dubito che mi possa ricevere in queste e settimane. Voi mi parlate di farmaci dunque credete sia una condizione grave e che difficilmente potrò uscirne del tutto ? Ho tanta paura!
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

noi non abbiamo definito "grave" la Sua situazione,
bensì - come dice il titolo - una ricaduta.
E dunque da prendere seriamente.

Però, non essendosi più curato come Le era stato prescritto, prevedibile.

Sta a Lei decidere di curarsi con la massima costanza.
Noi di qui altro non possiamo fare.
[#5]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
Speravo tanto che anziché ricaduta vera e propria fosse solo periodo transitorio legato alle feste. Lo spero ancora sinceramente anche se sono più pensieri catastrofici. È possibile che veramente io riesca ad uscirne definitivamente? È possibile che una pillola a dose minima che a dire del mio psichiatria è inefficace se mantenuta bassa (come ho fatto ) se non assunta mi riporta a condizioni del genere nonostante i cambiamenti profondi che mi sembrava stessero avvenendo ? Quello che lei dice è giusto e mettendomi nei panni di un esterno mi verrebbe da dire chi è causa del suo mal pianta se stesso. Ma io stessa non mi capacito di come faccio ad avere dimenticanze non appena mi sento meglio e perché ricontattarlo mi spaventa così tanto. Io intanto cerco di tenere duro ma è estremamente difficile.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

"..Io intanto cerco di tenere duro ma è estremamente difficile. .."

Quando sarà,
decida in altro senso.
Cioè chiedendo ed accettando l'aiuto.


[#7]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
Buonasera.
La ringrazio per la risposta e volevo aggiornarvi sulla mia condizione.
Dopo aver riferito la sensazione di questo mio peggioramento alla dottoressa la sua risposta è stata che devo riprendere i contatti con il mio psichiatra anche se secondo lei non ho bisogno di medicinali, potrei farne a meno , mi ribadisce che lei non è un medico e in questo campo devo affidarmi totalmente alle sue indicazioni e non fare di testa mia.
In più a parer suo è normale durante una terapia avere fasi del genere e secondo lei nel mio caso particolare ancora non abbiamo avuto modo di lavorare nel profondo.
Dopo quella seduta ne uscí sollevata, ma un sollievo che è durato pochi giorni.

Io sinceramente fatico a credere, fatico ad affidarmi al suo metodo cosi poco praticato ( psicoterapia corporea reichiana).
Però allo stesso tempo mi rendo conto che questi dubbi ci sono solo nel momento in cui sto male , e che forse sono solo un modo per rimanere ancorata alla convinzione che non ce la farò mai. Cambiare terapeuta mi spaventa è a parte per il metodo che utilizza forse non ne avrei vero motivo, se non quello di assecondare la mia nevrosi: è l'unica con la quale ho sperimentato quasi sempre un senso di gratitudine e di accoglienza.

Provare a cercare informazioni su internet mi confonde ancora di più ! Gli analisti dicono che è meglio una terapia lunga ma che cambi nel profondo, gli psicoterapeuti strategici dicono che devono bastare poche sedute e che bisogna segnare dei "compiti" da fare a casa, i reichiani che la guarigione passa dal corpo e i terapisti cognitivi che la TCC è quella che da maggiori risultati.
Io come faccio a sapere se quello che sto facendo è la strada giusta ? Se posso fino in fondo lasciarmi andare e fidare? Cerco davvero in tutti i modi di confermare la mia ossessione della non guarigione o ho solo capito che sarà così ma non voglio ammetterlo a me stessa ?
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.8k 183
Gentile utente, le cure vanno affrontate sempre con costanza e serietà, non solo per evitare quelle che lei chiama "ricadute", ma per cercare la guarigione. Nella sua seconda lettera dice: "da un mesetto dimenticavo di assumerlo [lo Zarelis] nonostante so quanto può essere pericoloso". Perché porsi altre domande, quando la sospensione brusca di certi farmaci, come la loro assunzione arbitraria, senza controllo medico e magari in interferenza con altri farmaci, notoriamente sono pericolose per tutti, e non soltanto per i portatori di disturbi depressivi? Di fronte a questa "dimenticanza", le altre sue domande perdono significato. Ciò malgrado, se questo può rassicurarla, le prenderò in considerazione. Lei scrive: "Io sinceramente fatico a credere, fatico ad affidarmi al suo metodo cosi poco praticato (psicoterapia corporea reichiana)". Chi le ha detto che sia un metodo poco praticato? E da cosa deduce che un metodo eventualmente poco praticato sia meno efficace di un altro?
Lei aggiunge, giustamente, che cercare in Internet la confonde. Mi sembra ovvio. Infatti, una volta trovato uno specialista che la soddisfi sul piano umano e professionale, per le spiegazioni rassicuranti che ne riceve, per il miglioramento nel suo stato di salute, è opportuno affidarsi alla sua competenza e rivolgere a questo specialista le sue domande. Perché lei stessa dovrebbe conoscere le varie psicoterapie, e sapere per esempio la differenza tra Analisi Transazionale e ACT o Mindfulness, tanto per citare tre esempi tra più di trecento metodi? Quando lei si reca da un ortopedico per un dolore alla spalla, si mette a dubitare della terapia proposta, che sia farmaco, fisioterapia, Shiatsu, tekar, o si affida alla scelta competente del professionista? Forse noi psicologi abbiamo il demerito di non far capire chiaramente al paziente che qualunque strumento metodologico è un CAMBIAMENTO GUIDATO VERSO LA GUARIGIONE, O VERSO IL MAGGIOR BENESSERE. I metodi sono tanti perché diversi sono gli esseri umani, diversi i disturbi, e diversamente orientati anche i terapeuti. Questi ultimi, però, sono esperti di diversi strumenti e del loro miglior uso in vista del cambiamento terapeutico. Ma proprio al cambiamento il paziente, come lei stessa dice, si oppone. Provi a riflettere, anche con l'aiuto della sua psicologa, sul perché.
[#9]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
La ringrazio per la risposta.
Con ciò che mi dice mi fa sperare che forse non è andata tutto perduto.
Anche la mia psicoterapeuta mi ha fatto soffermare sul fatto che ho difficoltà ad affidarmi in generale, a lei come allo psichiatria è proprio per questo devo contattarlo quanto prima.
Mi parla di resistenze al cambiamento che difficilmente riesco a comprendere in quanto mi sembra paradossale che metta in atto, seppur inconsciamente, strategie o comportamenti per non raggiungerlo.
In ogni caso oggi stesso contatterò il medico e cercherò di non assecondare troppo i miei pensieri sperando che questo periodo passi il prima possibile.
Ringraziandola nuovamente le auguro una buona giornata.
[#10]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66

Gentile utente,

sono contenta che si stia orientando
a quanto proposto in apertura di consulto:
psicoterapia,
+ famacoterapia quando necessario.
"Quando" sia necessario il farmaco lo stabilisce la visita psichiatrica,
nella quale Lei - come sa - porta il Suo punto di vista e i Suoi sintomi
e lo psichiatra la propria competenza specifica.

Ri-essere in questa situazione non è un fallimento umiliante,
succede
talvolta in relazione alla stagionalità, alle feste, e ad altri molteplici fattori che un po' alla volta si impara a conoscere e dunque a prevenire
oppure a coglierne i primi segnali.

Ed occorre metterci mano senza attendere.

Se ritiene,
ci tenga al corrente.





[#11]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
Finalmente giovedì avrò il colloquio con lo psichiatria e metterò quantomeno "ordine" anche sulla questione farmaci. Volevo provare a chiedere un ulteriore consiglio. Come ho già scritto nei periodi di crisi è come se mi venissero Delle ossessioni che a dire della mia dottoressa non sono manifestazioni di un vero e proprio DOC ma modi di fare che metto in atto per non stare in contatto con il mio dolore. Ripensando alle prime volte in cui sono stata male mi sono resa conto che tutti i pensieri che mi assillavano e le richieste ossessive di rassicurazione riguardavano visioni eccessivamente distorte della realtà (es: ho sbagliato tutto con il mio ex, lo rimpiangerò a vita) che col passare del tempo ho capito essere sbagliate o fortemente distorte ( ho fatto degli errori, lui forse più di me e non ho nessun motivo per rimpiangerlo).
Prendendo coscienza di ciò mi sono resa conto, Grazie anche all'aiuto della mia dottoressa, che in momenti del genere le paure e le ossessioni che mi assalgono non meritano considerazione, o quantomeno non tutta la considerazione esagerata che gli do. Non posso impedire che si affaccino nella mia mente ma posso provare e spero col tempo imparare a ignorare pensieri come : non guarirò mai, non posso fidarmi , ecc. Credo che piano piano, grazie anche ad esercizi di mindfulness, ci sto riuscendo; ma c'è un pensiero in particolare che non riesco a lasciare andare, a cui non riesco a non credere neanche quando sto meglio..anzi: sembra quasi covare dentro di me fino a quando non diventa sempre più pesante e angosciante, parlo del senso di inadeguatezza di cui ho già scritto.
Mi sento imprigionata in queste sensazioni che mi fanno sentire bimba nei confronti dei miei coetanei, sola, inetta. Non mi sento brutta, ne poco intelligente, non perché creda di possedere particolari doti estetiche o di intelligenza ma per farvi capire che è qualcosa di più profondo che per ragioni che non mi so spiegare mi fa sentire addirittura sporca, povera, priva di essenza, di personalità.. come se fossi diversa dal resto del mondo,come se non riuscissi ad intrattenere una chiacchierata senza imbarazzo o controllo con qualcuno. Un difetto in particolare che non sopporto è la mia assenza di simpatia e il non sapere di cosa parlare. Insomma: le fissazione possono cambiare, ma questa sensazione c'è, si allevia talvolta, ma non passa mai. Sono stanca di portarmi dietro questa zavorra e di dire" ok, mi sforzo di fare una chiacchierata in più perché sfuggire non risolve la situazione" perché fino ad ora tutto ciò non ha portato a nulla. Dicevo nel consulto che condivido la casa con delle ragazze, all'inizio tutto ok, ma dopo.qualche mese sembra che mi rimandano la stessa immagine che ho sempre avuto di me stessa e vedo ciò come un angosciante ed ennesima conferma di ciò che penso di me. Delle volte vorrei che fosse un ennesima visione distorta, ma proprio non riesco a crederci . Altre volte penso sia come una sorta di profezia che si autoaverra( penso di essere sbagliata= mi chiudo o mi comporto da "strana" = gli altri pensano che sono sbagliata) che però non riesco a fermare. In tutto ciò non so se può essere utile ma durante l'adolescenza questa sensazione con le mie amiche era quasi del tutto assente in quanto sentivo tanto il loro affetto e la loro stima nei miei confronti. Logico che non posso sperare in un rapporto come quello che si può avere in adolescenza ma ho bisogno di sentire il calore, la fiducia, la spontaneità,l'affetto e le risate tipiche di una relazione d'affetto. È uno dei bisogni più importanti di tutti e io non riesco a soddisfarlo da troppo tempo.
E se fossero difetti con i quali dovrò convivere a vita ? Come si può vivere bene così ? Spero possiate offrire in merito a ciò degli.spunti utili.su cui riflettere.
[#12]
Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66
Gentile utente,

"... senso di inadeguatezza di cui ho già scritto.
Mi sento imprigionata in queste sensazioni che mi fanno sentire bimba nei confronti dei miei coetanei ..."

dia tempo alla terapia e a se stessa di cambiare.

"..E se fossero difetti con i quali dovrò convivere a vita ? .."
Sarebbe LEI, sarebbe sempre LEI, con queste caratteristiche.

Tuttavia considerato che la psiche umana è molto plastica, perchè fare tale ipotesi?
Perchè tormentarsi con siffatte inquietanti domande senza risposta e senza orizzonte?


Si affidi alla Sua terapeuta con fiducia e pazienza.
[#13]
dopo
Attivo dal 2015 al 2019
Ex utente
La ringrazio ancora davvero tanto ! Seguirò certamente il suo consiglio in quanto è l unica cosa possibile e giusta da fare .
Buona serata.
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Dr. Carla Maria Brunialti Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 17.7k 579 66


Anche a Lei buona serata,
e .. giorni sereni.

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