Le Beta-defensine e gli spermatozoi

E’ da un po’ di tempo che in rete si susseguono “medical warnings” sulle faccende più disparate. Al di là della tetra e triste traduzione in “ allarme dei medici” che è una cosa diversa da un “Avviso”, alcuni avvisi si stanno ripetendo e stanno ingenerando qualche preoccupazione nei pazienti. Pochissimi giorni fa è apparso sul Daily-Mail un articolo secondo il quale, presto, non avremo più antibiotici per trattare la Gonorrhea. In Italia è nota anche come Blenorragia o, volgarmente, “scolo”. E’ una Malattia Sessualmente Trasmessa (MST) più o meno sempre esistita e che in un ormai lontano passato veniva spesso confusa con la Sifilide. Pare che a questo punto si sia arrivati attraverso l’uso sconsiderato di antibiotici i quali hanno indotto, nei batteri cui erano destinati, la sintesi di sostanze che li rendono “resistenti” al particolare antibiotico.

C’è da chiedersi se anche il genere umano possiede meccanismi simili. Ovviamente si. Certo, il pensiero va a come, in un passato pre-vaccinico, si resisteva alle epidemie isolando efficacemente la zona infetta e aspettando pazientemente che morissero tutti quelli che non erano resistenti al flagello.

Sempre rimanendo in tema di MST che affliggono l’apparato riproduttivo maschile, scorrendo la letteratura scientifica, mi ha incuriosito un articolo dal titolo “Importance of β-defensins in sperm function” scritto da tali Dorin e Barratt, rispettivamente una Inglese e un Americano, pubblicato sull’Oxford Journal.

L’articolo spiega come le β-defensine che sono dei peptidi ovvero proteine a catena corta, abbiano un ruolo essenziale nel proteggere la produzione di spermatozoi da aggressioni batteriche e magari anche virali. Oltre a ciò hanno un ruolo anche nel far sì che la spermatozoo abbia la capacità, con i giusti tempi di attivazione dell’acrosoma, di penetrare il muco cervicale prima e l’ovulo poi, attività assolutamente nodali per la fecondazione.

L’attività delle β-defensine si esplica tra testicoli ed epididimi e spiega, almeno in parte, come le infiammazioni epididimarie possono azzerare la motilità. In effetti, nota del redattore, nella ricerca delle cause di astenozoospermia, le alterazioni epididimarie sono molto più frequenti del Varicocele che gode da tempo immeritata fama di azzeratore della maschile fertilità.

Gli autori concludono con il suggerimento di effettuare degli screening attraverso il test di penetrazione nel muco cervicale che risulta spesso utile per discriminare la popolazione maschile infertile. In effetti il ragionamento non fa una piega. Mettiamo il caso di un soggetto con un risicato cinque per cento di motilità. Potenzialmente è fertile? Beh, se il test di penetrazione nel muco cervicale mostra che un po’ di spermatozoi sono in grado di progredire la prognosi può dirsi relativamente migliore.

 

Data pubblicazione: 18 luglio 2016 Ultimo aggiornamento: 15 settembre 2017

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!

Guarda anche spermatozoi 

Contenuti correlati