Bimba morta al Policlinico di Tor Vergata di Roma

stelio.alvino
Dr. Stelio Alvino Anestesista

Caso Policlinico di Tor Vergata: NO a processo sui media

Le dichiarazioni di Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC   

Non era mia intenzione intervenire su un caso tanto delicato quanto tragico come quello della morte della bimba nel Policlinico Tor Vergata di Roma, ma ritengo che durante il processo in diretta mediatica, celebratosi anche attraverso le dichiarazioni del Direttore Generale del Policlinico nel corso di una nota trasmissione televisiva, sia doveroso intervenire come medico e come Presidente AAROI-EMAC. (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani)

Non credo di dover entrare nel merito dei fatti relativi ad una vicenda tristissima, per la quale si dovrà fare chiarezza nelle sedi opportune e non certo attraverso i media, né è mia intenzione dare giudizi a difesa o contro l’operato dei colleghi coinvolti.

E’ però inevitabile, di fronte a quanto si sta sviluppando come un vero e proprio linciaggio mediatico nei confronti dell’anestesista rianimatore coinvolto, a quanto apprendo già sospeso dal servizio, come qualcuno si è premurato a precisare in un non dichiarato ma palese intento di soddisfare la sete di giustizialismo, una presa di posizione chiara ed inequivocabile.

Come tale è da intendersi la richiesta, rivolta a tutti coloro che di tale linciaggio si stanno rendendo partecipi, di smettere immediatamente le loro aggressioni, in attesa che l’inchiesta venga conclusa, per evitare la diffusione di un malanimo giustizialista proteso a criminalizzare i medici e a dare della sanità un’immagine completamente errata.

L’informazione e tutto il lavoro svolto dai media sono elementi fondanti della nostra civiltà e della nostra democrazia, e sono preziosi per tutti, ma deve essere chiaro che se e allorquando diventano giudizi di colpevolezza, prima ancora che eventuali responsabilità siano state accertate dalla magistratura, ci feriscono irresponsabilmente, e soprattutto non ci consentono di lavorare con la dovuta serenità, generando un malanimo sempre più incontrollabile contro i medici di una Sanità accusata di essere una malasanità spesso a sproposito, come poi viene in molti casi accertato dalla Magistratura.

Nel momento in cui veniamo a conoscenza di tragedie come quella del Policlinico di Tor Vergata siamo tutti coinvolti, come medici e come cittadini, perché ogni giorno siamo in prima linea per salvare vite umane e non certo per uccidere, e perché il dolore dei nostri pazienti e delle loro famiglie è anche il nostro, ma proprio per questi motivi non accettiamo che alcuno sia messo alla gogna prima ancora che la giustizia abbia fatto il suo corso.

Data pubblicazione: 18 settembre 2013

85 commenti

#1
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Dr.ssa Franca Scapellato

Grazie Stelio per aver condiviso questo documento. E' doveroso indagare sulle cause della morte di una bambina (gravemente malata e quindi particolarmente fragile), ma parlare di malasanità da subito e cercare i colpevoli è veramente un linciaggio che fa male a tutti, e anche e soprattutto agli utenti

#2
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Dr. Salvo Catania

Nella mia esperienza non è tanto l’errore che non viene perdonato, ma il distacco , la superficialità e la supponenza del medico che si è reso responsabile di quest’ultimo.

Il tema dell’errore medico è molto complesso e viene diffusamente trattato in questo mio articolo appena pubblicato su Medicitalia,

https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/1755-l-errore-medico-reale-in-senologia-corretto-dal-consulto-online.html

in chiave solo in parte divulgativa perché rivolto soprattutto ai medici per ribadire che l’errore interpretativo sia inevitabile e fisiologico, mentre l’errore procedurale o metodologico è assolutamente da evitare( perché evitabile) se si possiede sufficiente conoscenza che via via viene consolidata dalla esperienza.

I medici vengono mediaticamente demonizzati quando accadono episodi come quello della bambina . Spesso ingiustamente, ma anche i medici ci hanno messo del loro in fatto di supponenza, alimentando aspettative oltremisura e alimentando l'illusione che tutte le malattie possano essere guarite, che non esistano limiti alla tecnologia e che il medico tecnocrate possa sfidare anche l'impossibile.

In questa visione di onnipotenza perché meravigliarsi delle reazioni emotive che ne conseguono ?

Chi semina vento........


#3
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Dr. Giovanni Migliaccio

Che i medici raccolgono tempesta perchè seminerebbero vento, mi sembra una affermazione alquanto impietosa.
Lasciando da parte il singolo individuo che si dimostra saccente e in virtù di un proprio ruolo vuole apparire un intoccabile, la maggior parte dei medici hanno comportamenti deontologicamente corretti e seri.
Al di là, però, delle caratteristiche personali di ognuno di noi, la supponenza che alimenterebbe agli occhi dell' <uomo della strada>, l'infallibilità della medicina e del medico, si scontra, a mio parere, e lì quanto meno si ridimensiona, con la raccolta del Consenso Informato.
Dopo la sua lettura, ogni paziente comprende che sia il medico che la medicina hanno dei limiti e l'eventuale ostentata supponenza di qualcuno sarà ridimensionata.

Detto questo, la gogna mediatica che si scatena ad ogni notizia di un insuccesso o di un incidente o complicanza medico-chirurgica non deriva, a mio parere, dal comportamento, più o meno criticabile, del singolo professionista, ma dal concetto,ormai pluriennale, dell'obbligo del risultato nato, nell'immaginario comune, con la definizione di "Azienda" degli Ospedali.

Le aziende producono un qualcosa e nel venderlo devono dare la garanzia che quel prodotto è efficiente e che non ci sono difetti di produzione o sofisticazioni.
Tale concetto è facilmente riportabile alla prestazione sanitaria ed ecco che, non l'errore, ma la complicanza imprevenibile e imprevedibile non viene mai considerata, se non dopo i lunghi iter giudiziari, penali o civili.

Tale visione del medico che deve garantire la riparazione del corpo umano come il meccanico che deve garantire la riparazione del semiasse dell'auto,è anche quella dei Giudici, dei Direttori Sanitari, dei Direttori Generali d'Azienda Ospedaliera.
Nel caso, diciamo de quo, nessuno sa cosa sia veramente successo, ma, come nel cortile delle lavandaie di ottocentesca memoria, si spettegola sulle possibili cause alquanto, a prima vista, assurde.

Un anestesista introduce nella succlavia di una bambina un catetere dal diametro più grande dell'arteria stessa? Assurdo e poco credibile.
Le complicanze della manovra si possono verificare e ovviamente vanno riconosciute e affrontate.
Le lavandaie dicono che che si sia verificato un sanguinamento e che esso non sia stato riconosciuto al radiogramma del torace.
Se così fosse, la responsabilità andrebbe divisa con il radiologo.

Il giustizialismo imperante in Italia e proteso a percorrere la via giudiziaria al socialismo (molto più semplice e vile dell'eroica utopia della "via rivoluzionaria al socialismo")non va per il sottile e vuole dare subito in pasto all'opinione pubblica il "capro espiatorio" per nascondere ben più gravi colpe e mancanze.
Si utilizza (e questo caso può essere l'ennesimo esempio) l'ultimo anello di una catena per distogliere l'attenzione da dove effettivamente andrebbero scovate molte responsabilità.

Tutta la mia solidarietà al collega anestesista, pronto a ritirarla allorchè, inconfutabilmente, si dimostrasse la sua negligenza, imprudenza o imperizia o peggio ( e sarebbe imperdonabile) la sua supponenza!

#4
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Dr. Salvo Catania

I "defensor virginis" non aiutano la classe medica a spiegare agli utenti-pazienti quanto sia difficile e imprevedibile la nostra professione anzi contribuiscono ad alimentare la conflittualità.

A fine secolo ho invitato un magistrato milanese, che nelle sue sentenze non era certo benevolo con i chirurghi, a trascorrere un pomeriggio con me in sala operatoria. Accettò di buon grado e ne uscì sconvolto e per la prima volta si rese conto delle insidie insite in una professione dove si pretende un rendimento da PADRE ETERNO.
Ma a questa visione distorta e fondata sull'onnipotenza, insisto, hanno contribuito anche i medici nella loro parte quando si autopromuovono agli occhi del paziente.

Ma quale giustizialismo? Leggere prima di commentare superficialmente

https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/1755-l-errore-medico-reale-in-senologia-corretto-dal-consulto-online.html

#5
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Dr. Giovanni Migliaccio

Nulla da eccepire sull'interessante minforma!

Se un medico è immediatamente sospeso o addirittura denunciato per omicidio colposo prima ancora di espletare indagini sia interne che di polizia giudiziaria, è giustizialismo.
Sospendere un medico perchè i parenti del paziente inviano subito una denuncia alla Magistratura è giustizialismo perchè comunque quel medico, una volta assolto e reintegrato, avrà perso credibilità e dignità.

https://www.medicitalia.it/blog/neurochirurgia/2986-medici-incompetenti-giudici-giustizieri.html

#6
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Dr. Giovanni Migliaccio

Nel link citato c'è una grande responsabilità del medico che ha avvisato il magistrato.
Non ho notizie di come sia andata a finire, ma non credo, qualora sia stata esclusa la violenza (come mi auguro) che il solerte quanto incompetente collega sia stato in qualche modo sanzionato o sospeso dal servizio.


#7
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Dr.ssa Franca Scapellato

Sono d'accordo con Giovanni, la denuncia al magistrato, così estemporanea, prima di avere qualunque elemento, crea un danno anche all'Ente.
Per quanto riguarda l'immagine del medico non credo che occorra un atteggiamento arrogante o onnipotente per indurre false aspettative. Es: sabato ho fatto la "maga" al palio di Parma, vestita da figurante. Con un paio di persone più ansiose ed evidentemente fragili, che mi chiedevano con insistenza della salute (io predicevo cose belle e moolto generiche), ho dovuto dire che non facevo quello di mestiere, che era una recita, ma non mi hanno creduto. Se una ciambella di velluto in testa fa questo effetto, che potere ha un camice bianco o verde?

#8
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Dr. Giovanni Migliaccio

Addendum #6:
quel medico probabilmente non è stato sospeso o sanzionato perchè, in nome del giustizialismo imperante, chi accusa ha, per definizione,maggior credito di chi difende o si difende.

#12
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Dr. Lucio Piscitelli

Ci troviamo purtroppo di fronte alla solita sottovalutazione di un atto medico invasivo.
Ho sentito una zia dichiarare disperata in una intervista "...neanche un catetere sono stati in grado di applicare !!".

Sono sempre più convinto che questi episodi nascano in larga parte da una cattiva comunicazione iniziale.
Chi fa il nostro lavoro sa bene che un cateterismo venoso centrale, anche se in casi eccezionali, può comportare complicazioni anche mortali.
I familiari no e perciò andrebbero opportunamente informati.

Sull'uso che poi fanno i giornalisti di queste tragiche vicende è inutile aggiungere altro.

#13
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Una mia paziente ha rischiato di morire nello stesso modo. Dopo che le era stato inserito un CVC (all' epoca si usava l'approccio sottoclaveare) lei ha cominciato ad avere intensi dolori all'emitorace corrispondente, e difficoltà di respiro. Lo ha fatto notare ai medici di reparto al "giro", ma questi hanno detto tranquillamente che era normale, senza visitarla. La sua impressione è stata che -visto che era un sabato mattina di splendido sole- avessero molta fretta di tagliare la corda per raggiungere le barche di cui stavano parlando(era ricoverata in un ospedale di una regione costiera). Quando in serata si è sentita svenire, è stata un'infermiera a sollecitare il medico di guardia a visitarla (in tutto il pomeriggio non si era fatto vedere nonostante le sue segnalazioni di stare sempre peggio) e a chiamare il tecnico per un RX torace urgente... così si è scoperto che aveva un versamento ematico in pleura di due litri. Si sa che la lacerazione è una complicanza possibile mettendo un catetere in succlavia, Quello che la mia amica (a distanza di molti anni) non perdona ai medici è: 1) la frettolosità con cui quando ha detto di avere dolori lancinanti al torace è ststa liquidata con un "E' normale"; 2)l'aver ignorato le sue ripetute segnalazioni di dolore e dispnea nelle ore successive; 3) l'aver sentito il lunedì mattina il primario oncologo avanzare nel corridoio sbraitando "Quel cretino non è neanche capace di mettere un catetere!" e poi sentirsi dire dallo stesso, entrato in camere: "Ma cosa ci combina? Ci ha fatto venire una bella paura; perché non ha avvertito subito che stava male?".
Talvolta il problema non è l'evento traumatico, o l'errore, ma la sua negazione, e anche la superficialità. E' questo che scatena le ire degli interessati e dei parenti.

#14
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Dr. Giovanni Migliaccio

Scusa Chiara, ma l'ira di pazienti e parenti si scatena ancor prima che si accerti se l'evento sia stato un errore o una complicanza prevedibile o un esito anomalo al limite del fortuito.
L'ira sarà sacrosanta allorchè, di fronte ad ogni oggettivo e inconfutabile, ma accertato errore, esso dovesse esser platealmente negato.
Si dovrebbe attendere prima di "sbattere il mostro in prima pagina".

Ma noi siamo ancora quelli che correvano al Colosseo e protestavano se l'Imperatore non si esprimeva col pollice verso!

#15
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Dr. Stelio Alvino

Già! E' proprio vero. Il problema delle sottovalutazioni dell'atto medico è una vera piaga caro Lucio. Purtroppo a volte da parte dei nostri stessi colleghi oltre che da chi non è del mestiere. Basti sentire o leggere sulla stampa, non appena un evento infausto si verifica, "...deceduta per un "banale" intervento di appendicectomia... o per una "banale" trasfusione di sangue..." BANALE?? Ma scherziamo??!!
Nel nostro mestiere di banale non c'è veramente nulla!
Non mi sembra "banale", o utilzzando un termine peggiore: "routinario", sottoporre un paziente ad un esame contrastografico, a un cateterismo di qualsivoglia natura (evidentemente la zia della piccola nella sua... non conoscenza...lo avrà scambiato nel proprio immaginario con un cateterismo vescicale) ad una anestesia generale, a un qualsivoglia intervento chirurgico, ad una trasfusione di sangue, all'infusione di chemioterapici senza considerare che ogni atto medico e ogni paziente rappresenta una storia a se, con rischi e complicanze anche gravissime dietro l'angolo.
E, mi ricollego a quanto detto sopra, la sottovalutazione spesso viene dagli stessi operatori. Quante volte mi arriva la richiesta di reperire un accesso venoso centrale "solo" perchè gli infermieri hanno difficoltà a trovare un accesso venoso periferico ( e il Collega del reparto ovviamente neanche ci prova dando per scontato che se l'infermiere non è riuscito... figuriamoci lui) in pazienti totalmente scoagulati, dove non c'è alcun carattere d'urgenza, magari solo per infondere della fisiologica. Fino ad arrivare alla pesante scorrettezza come quella raccontata dalla Collega Lestuzzi, in cui sbraitando a voce alta in corridoio si da dell'incompetente al collega come a voler farsi sentire dal paziente e per scrollarsi di dosso qualunque responsabilità legata se mai all'indifferenza di aver (questo si gravissimo) sottovalutato l'incombenza di complicanze ingravescenti. Negando così il buonsenso e un minimo di quoziente intellettivo del loro stesso paziente.

#16
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Giovanni,
ci sono due livelli:
1) la complicanza o errore (evitabile, inevitabile, fortuito, probabile o improbabile) che deve essere valutato.
2) l'atteggiamento dei medici e dell'altro personale nel momento in cui l'evento avverso si verifica.

La furia dei parenti si scatena talvolta perchè quando si presenta o viene segnalato il problema non ci si attiva prontamente e magari (come nel caso della mia paziente) si dà a loro la colpa per "non aver avvertito".

Cioè quando il medico nega che sia successo qualcosa e/o scarica poi la colpa subito su qualcun altro (magari il paziente)

#18
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Scusate, ho dimenticato una cosa:
talvolta i medici in realtà capiscono in un lampo dov'è il problema, si attivano prontamente e fanno tutto quello che c'è da fare, ma non comunicano in modo efficace con il paziente o i parenti o testimoni.
E' successo che i parenti che aspettavano fuori da una sala di emergenza, dove il paziente -entrato sveglio- aveva avuto un arresto cardiaco ed era stato rianimato, abbiano sentito rumori come "tonfi" ecc. e visto poi il parente con lividi e ustioni (cosa normale se si sta facendo un massaggio cardiaco, o se si usa il defibrillatore). Se la rianimazione non va a buon fine e il medico esce annunciando semplicemente "E' morto", questi si possono fare strane idee (p. es. che il paziente sia caduto dalla barella). Se invece il medico spiega che c'è stato un arresto cardiaco, che hanno fatto il massaggio cardiaco e usato il defibrillatore ecc. ecc. non ci saranno probabilmente polemiche. Se il medico si dimostra dispiaciuto, se è disponibile a fermarsi a parlare e a rispondere alle domande più difficilmente i parenti saranno aggressivi.

Piccolo aneddoto: in una terapia intensiva cardiologica un paziente va in arresto cardiaco nel cuopre della notte. La dottoressa di guardia si precipita a fare il massaggio cardiaco, vengono fatte diverse defibrillazioni, la rianimazione va avanti per un bel po' ma alla fine il paziente muore. La mattina successiva il paziente del box dirimpetto -che era stato svegliato dal trambusto e aveva assistito alla scena- chiama il primario e dice: "Devo denunciare un fatto gravissimo. Questa notte quella dottoressa si è buttata sul paziente del letto di fronte e lo ha picchiato selvaggiamente, finché è morto!"

#20
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Dr. Salvo Catania

Stelio,
come hai potuto verificare ci sono molte ragioni che spiegano il perché si assiste in casi come questo ad una reazione spropositata, prima ancora di conoscere gli accadimenti, che sono espressione dell’immaginario collettivo che NOI MEDICI abbiamo alimentato.
Da qui la mia forse forte…CHI SEMINA VENTO RACCOGLIE TEMPESTA”.
Nel mio
https://www.medicitalia.it/minforma/senologia/1755-l-errore-medico-reale-in-senologia-corretto-dal-consulto-online.html
ho cercato di riassumere quanto sta emergendo in questa discussione e che tu confermi e che concorda persino con le virgole con quanto ha scritto Lucio e Chiara.

1) NEGAZIONE dell'evento avverso ed incapacità a gestire la relazione con il paziente ed i suoi familiari

2) Il CONSENSO INFORMATO : In realtà questo strumento ha contribuito in molti casi ad accentuare la conflittualità piuttosto che stemperarla, perché non è stato interpretato come garanzia di chiarezza ed attenzione nei confronti del malato, ma come un modo per mettersi al riparo da possibili contestazioni, che infatti sono diventate sempre più frequenti.
Questo perché viene fatto firmare il giorno dell’intervento nei momenti convulsi della seduta operatoria dove i tempi nostri sono molto veloci rispetto a quelli di ricezione dei pazienti.

Io faccio firmare un PRECONSENSO INFORMATO una settimana prima invitando la paziente a riflettere ed a chiedere tutte le spiegazioni il giorno dell’intervento.

3) Per incensare la nostra abilità professionale tendiamo a presentare molti interventi invasivi come “routinari” : “cosa vuole che sia?” “30 minuti e tornerà nel suo letto” “fa l’intervento e la sera stessa può tornare a casa” ecce ecc Questo vuol dire NEGARE la possibilità di una complicanza.
La mamma della bambina di Tor Vergata aveva prenotato il biglietto di ritorno per l’indomani (infatti è ripartita lo stesso). Se ne evince, ma è documentato dai primi accertamenti, che qualcuno abbia sottostimato e NEGATO qualsiasi possibilità di insorgenza di eventi avversi

Quando questa complicanza si presenta ( e quello che può accadere prima o poi accade) come ci si giustifica con i familiari ?
Do merito a Lucio che più volte, invano, ha battuto questo tasto dolente dell’INTERVENTO presentato come BANALE !

4)Quasi nessuno garantisce specie negli interventi “piccoli” che non ci saranno errori, ma che siano possibili le complicanze delle quali l’operatore non può ritenersi responsabile. Questo a ragione del “delirio dell’onnipotenza”, specie per i giovani invasati operatori.
Io ad esempio non pratico più, pur non avendo avuto mai complicanze gravi, alcune spericolate manovre che esguivo da giovincello assatanato (ad esempio fare lo svuotamento ascelllare da una piccolissima ed unica incisione sull’areola).
In altre parole PIU’ INVECCHIO PIU’ DIVENTO UMILE E PRUDENTE !

5)Pochi spiegano le insidie dietro ogni angolo di eventi avversi dei quali l’operatore se ne prende le responsabilità tutte, ma non ne è il responsabile. Io scrivo sempre in cartella nella descrizione dell’intervento questi eventi avversi quando si verificano….e dormo sonni tranquilli perché mi solleva almeno dall’accusa di negligenza. Chi tende a nasconderli, questa accusa se la regala ancora prima che il procedimento eventuale si apra.

Quando ho invitato il magistrato milanese in sala operatoria , che aveva distribuito a destra e a manca sentenze severissime nei confronti di molti colleghi chirurghi, mi ero reso conto che la sua principale ossessione fosse quella della “garza dimenticata”.

Ora può sembrare che questo tema possa riguardare solo “le garze dimenticate nella pancia”, ma vi assicuro che sia un evento avverso ancora più facile che si verifichi in senologia chirurgica, soprattutto negli interventi che prevedono una ricostruzione immediata, e che prevedono incisioni minime sulla cute ma grandi scollamenti in profondità.

In tale occasione ho fatto una scommessa con lui così per gioco: “poiché non occorre una laurea in medicina per tenere il conto delle garze, potrebbe Lei, che non ha altri impegni se non assistere ai vari interventi, controllare che tutte le garze tornino alla fine alla ferrista ?” Risposta “certo è un compito facilissimo !” Al terzo intervento eseguito attraverso un taglio minimo ho imboscato , imbevuta di sangue, una garza sul margine sternale dell'incisione . Sotto i suoi occhi attentissimi ho revisionato tutto il campo e gli ho chiesto “possiamo chiudere?” “SI”. Alla conta delle garze ovviamente ne manca una. Sotto i suoi occhi revisioniamo ancora tutto il campo. La garza è lì ma non si vede.
La recuperiamo sotto i suoi occhi increduli. Il magistrato non si arrende e conclude “però l’errore è stato evitato con la conta delle garze” “Certamente, ma premesso che i pacchetti di garze arrivano GIA’ imbustate in sala operatoria, se l’addetto all’imbustamento avesse sbagliato inserendo per errore una garza in più ????????????? Il magistrato avrebbe condannato me per NEGLIGENZA, IMPERIZIA e superficialità”
Vi risparmio…la sua faccia.

#23
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Dr. Salvo Catania

L'unica cosa di buon senso è cercare di spiegare agli altri, noi medici, cosa non funzioni nel nostro approccio comunicazionale, piuttosto che meravigliarsi che "il mostro venga sbattuto in prima pagina".

In primo luogo spiegando che l'errore faccia parte dell'agire umano,
nel senso che non si dovrebbe sbagliare, ma non si è neanche infallibili.
In secondo luogo spiegando agli utenti , e di riflesso ai media, che l'errore è da stigmatizzare , la complicanza che è cosa differente dall'errore, no, perché non dipende dall'operatore nella maggioranza dei casi.

Pertanto Chiara condivido su tutta la linea la tua spontanea "messa a nudo" dei problemi che affliggono la nostra attività professionale.

I defensor virginis d'ufficio, gli occultatori o i minimizzatori di turno, non giovano certo alla causa, ma contribuiscono solo ad accentuare la conflittualità, piuttosto che contribuire a stemperare i toni.

Fermo restando che ancora non ho espresso un solo rigo su questa vicenda specifica di cui si sa poco.

Avendo assistito centinaia di volte alla manovra di cui stiamo parlando, mi stupisce come possa essere stata presentata ai pazienti, o ai suoi familiari in caso di minori, come immune da complicanze, pur se "semplice", si fa per dire, nella sua esecuzione.
Non credo assolutamente alla bufala del catetere per adulti, ma nello stesso tempo da quanto trapelato si potrebbe contestare una sottovalutazione degli effetti della complicanza.
Di più credo che non si possa aggiungere.

#24
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Dr. Giovanni Migliaccio

Credo sia doveroso difendere una vergine dall'accusa di prostituzione, prima ancora dell'accertamento della sua integrità anatomica e della eventuale testimonianza dei prospettati clienti.
E' questo un concetto che, in uno Stato di diritto, non dovrebbe essere messo in discusssione.
Ma a quanto pare il significato di democrazia non è univocamente compreso!

#25
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Dr. Salvo Catania

Ma che cavolo c'entra la democrazia ?

Qui sto parlando degli avvocati delle cause perse
[vedi su http://www.treccani.it/vocabolario/avvocato/
Locuz. particolari: a. delle cause perse, chi assume la difesa di cause o di opinioni insostenibili ]

Se la vergine si fa difendere da un azzeccagarbugli viene condannata come prostituta vergine e senza attentare affatto alla democrazia.

Attestare la verginità per principio è altrettanto inopportuno che condannare senza conoscere i fatti, perché mette in grande sospetto tutto l'immaginario collettivo, media compresi, anzi questi per primi.

#26
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Dr. Salvo Catania

Un avvocato che dovrebbe curare gli interessi di un indiziato di errore medico per PRIMA cosa dovrebbe spiegare in quale contesto di difficoltà si svolgono i fatti. E si porta avanti , prima ancora di conoscere gli accadimenti contestati.
Qui non c'è ancora un condannato da difendere, ma solo un gruppo di indiziati. La sospensione è solo cautelativa ("Ti allontano dal tuo posto di lavoro perché ritengo che possa verti meno la serenità per svolgerlo al meglio").

Ad appurare le responsabilità ci pensa la magistratura in primis e poi tutte le istituzioni responsabili.

DOPO e solo DOPO si possono esprimere valutazioni in merito dei difensori da una parte e degli accusatori dall'altra.

Attentato alla democrazia...sic e risic !!!

#27
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Dr. Salvo Catania

Corrige=("Ti allontano dal tuo posto di lavoro perché ritengo che possa venirti meno la serenità per svolgerlo al meglio").

#28
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Dr. Salvo Catania

Inoltre l'avvocato delle cause perse, se non vuole perdere l'ennesima causa, invece di centrare tutta la requisitoria difensiva sulla integrità del diaframma della sfortunata( per la scelta dell'avvocato) vergine, dovrebbe studiarsi anche i precedenti giudiziari su casi analoghi.

E sugli errori medici non solo Lancet tiene una rubrica periodica invitando illustri medici a raccontare i propri errori, proprio come ha fatto qui Chiara, ma ormai esiste tanta letteratura da riempire una intera biblioteca.

Questi sono i principali riferimenti
&#9726;
Leape LL. Error in medicine. JAMA 1994; 272: 1851-1857.

&#9726;
Kohn LT, Corrigan JM, Donaldson MS. To err is human. Building a Safer Health System. Washington: National Academy Press; 2000.

&#9726;
De Vries EN, Ramrattan MA, Smorenburg SM, Gouma DJ, Boermeester MA. The incidence and nature of in-hospital adverse events: a systematic review. Qual Saf Health Care 2008; 17: 216-223.

&#9726;
L’assicurazione italiana 2010/2011 [on line]. 2011. Disponibile al sito: http://www.ania.it/

&#9726;
Reason J. Human error: models and management, BMJ 2000; 320: 768-770.

&#9726;
Reason J. The human contribution: errori, incidenti e recuperi eroici. Milano: Hirelia Edizioni; 2010.

&#9726;
Bates DW; JAMA “The costs of adverse drug events in ospitalized patients, 1997.

&#9726;
Bates DW et al; 2improving safety with information technology”: New Engl J Med 2003

&#9726;
Beaglehole r. “Uses of error: clinical and epidemiological”. Lancet, 2001

&#9726;
Senologia Pratica. Ed. Minerva Medica Torino 2007.

&#9726;
Neale G. “Reducing risks in medicale practice”. BMJ Publ.Group 1995.

Tutti, dico tutti, raccomandano che IL MEDICO, e non l'avvocato, dovrebbe spiegare ai propri pazienti la dinamica dell'errore e/o della complicanza e le cause che l'hanno determinato.


#29
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Dr.ssa Franca Scapellato

Quando però l'allontanamento è salutato con squilli di tromba sui media e il padre della bimba, intervistato, dice che "questa è la prima testa che cade, ma devono pagare anche in alto" la serenità è un po' utopistica, e il messaggio al pubblico è che è stato trovato un primo colpevole

#30
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Dr. Salvo Catania

Il giorno dopo la morte di mia figlia forse anche io avrei detto... di PIU' !
Mettere sullo stesso piano il dolore di due genitori che hanno accompagnato una figlia per un esame e se la riportano a Gela in una bara bianca (io ho visto una trasmissione e mi sono sembrati dignitosissimi) con gli squilli di tromba sui media di un accadimento gravissimo (o dimentichiamo che il soggetto protagonista è morto ?) mi sembra francamente fuori luogo.

#31
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Dr. Salvo Catania

Inoltre vi sembra del tutto normale che dopo 24 (+ apertura del blog) commenti , a partire dalle dichiarazioni di Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC , non ci sia da parte di alcuno (ME COMPRESO) neanche un ipocrita e lapidario cenno alla morte della bambina (ma quale leucemia ? Altra bufala !) né tantomeno al dolore dei genitori ?
Qui ci appelliamo alla democrazia calpestando persino la PIETAS !

#32
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Dr.ssa Franca Scapellato

Capisco il tremendo dolore del padre, ci mancherebbe altro, ce l'ho coi mezzi di comunicazione che ne approfittano per montare la notizia

#33
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Dr. Salvo Catania

Franca, non dubito minimamente che tutti i medici siano addolorati per la morte della bambina, ma se per 24 commenti si parla solo della gogna, si finisce per percepire ben altro, in considerazione che questo blog è aperto anche agli utenti.
Facciamo chiarezza su questo ! Non ho mai sostenuto che sia giusto sbattere in prima pagina il mostro, anche perché ritengo non sia colpevole della morte della bambina, ma solo di non essere stato capace di spiegare la ragione della complicanza, ma se domani ( e potrebbe capitare a me) dovessi essere sbattuto in prima pagina io non me la prenderei con i media ma con i colleghi che hanno cementato nell'immaginario collettivo solo tentativi maldestri di difesa della categoria sempre quanto mai superficiale e inopportuna.

E questo blog ne è un bell'esempio.

Il problema non va affrontato quando ci scappa il morto ma nelle fasi intervallari "di quiete" aprendo un dialogo con il pazienti.

E ovviamente ancora di più nelle "fasi calde" successive alla tragedia.
Se fossi stato coinvolto io, sarei andato dai familiari a dare la mia versione . Probabilmente non sarei stato creduto. Ma insisto che la colpa di questo stato di cose sia per buona parte generata da un approccio scorretto dei medici piuttosto che dei media che fanno il loro lavoro, cioè di riportare un accadimento, comprensibilmente caricato dell'eco emotiva che può generare la morte di una bambina di 4 anni di età.

#34
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Dr. Salvo Catania

>>non me la prenderei con i media ma con i colleghi che hanno cementato nell'immaginario collettivo solo tentativi maldestri di difesa della categoria sempre quanto mai superficiale e inopportuna.>>

Per non star dietro le parole il primo riferimento di quanto ho scritto è rivolto alle dichiarazioni di Alessandro Vergallo, Presidente Nazionale AAROI-EMAC ( (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani)

Ma se io appartenessi a questa associazione mi sarei rivoltati inc@zzatissimo . Vi sembra una difesa della categoria o una difesa d'ufficio da azzeccacarbugli ?

E per non ripetermi : nessun cenno alle condizioni disperate di lavoro cui sono costretti gli anestesisti( prima causa dell'errore medico) e nessun cenno ad una bambina entrata per un esame "routinario" e ripartita nella sua isola in una bara bianca.

Questo vuol dire difendere il suo assistito anestesista?

Questo vuol dire in politically correct voler difendere solo la sua
CADREGA
http://www.grandidizionari.it/Dizionario_Italiano/parola/c/cadrega.aspx?query=cadrega

#35
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Dr. Giovanni Migliaccio

<<<nessun cenno alle condizioni disperate di lavoro cui sono costretti gli anestesisti( prima causa dell'errore medico)>>>
vedi qui 10. e 11.

In effetti, l'attenzione si è concentrata sugli aspetti del caso clinico, dimenticando di rivolgere pubblicamente un pensiero di cordoglio per la tragedia che ha colpito quella famiglia.
L'abbiamo dato per scontato il nostro dolore, perchè un medico non si abitua mai al dolore, non dimentica gli errori e gli insuccessi.

Infine, sono i medici (la gran parte) che fanno in silenzio, in mezzo a mille difficoltà e sacrifici, il proprio lavoro, non i media che (in gran parte) fanno il lavoro delle lavandaie.

#36
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Quando parlo dell'importanza di mantenere un buon livello di comunicazione, di spiegare e non sottrarsi -per quanto possa sembrare difficile- alle domande dei pazienti e dei parenti, in realtà penso anche al conforto che può dare -a chi ha subito una grave perdita- di sapere che si è cercato di fare tutto il possibile.
Non so che cosa sia successo a Tor Vergata, né come sia stata gestita la cosa. Chissà se qualcuno aveva spiegato prima ai genitori come si svolge l' incannulazione, e se -dopo- qualcuno ha pensato di cercare di capire come le cose fossero andate storte, e si sia seduto con i genitori disposto a rispondere alle loro domande.

#37
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Dr.ssa Franca Scapellato

Mi sembra però che qui si intreccino e si confondano troppi livelli.
Il problema di partenza esplicitato in questo articolo era una critica, a mio parere doverosa, di un certo modo di comunicare del giornalismo: non contro il dovere di cronaca, ma sul modo di confezionare la notizia, clamoroso e per questo fuorviante.
L'errore medico ci può essere, nessuno lo nega, e quando c'è il sospetto di un errore occorre indagare con pazienza prendendo in considerazione tutti gli elementi. Se c'è una colpa, negligenza, imprudenza, imperizia, il colpevole paga, ma quello che importa di più è evitare che l'errore si ripeta.
La comunicazione con gli sfortunati familiari non era il tema di questo articolo, ma probabilmente ha un peso nell'aver scatenato tutto questo: occorre impiegare (NON sprecare, NON perdere) tempo PRIMA, senza far scribacchiare frettolosamente un consenso che in questo modo è solo formale, e DOPO, quando malauguratamente le cose sono andate male, mettendo da parte la propria rabbia e frustrazione e accogliendo e gestendo la rabbia e il dolore dei familiari.

#38
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Dr. Giovanni Migliaccio

Bisogna chiarire un principio e cioè che il consenso, come molti pazienti credono, sia una sorta di liberatoria delle responsabilità del medico.
Su questo assunto il paziente danneggiato o che si ritiene tale vuole vederci chiaro e quindi "parte in quarta" rivolgendosi all'Autorità Giudiziaria.

Il consenso è una informazione di quei possibili rischi e complicanze che nella storia della medicina si sono riscontrate, si riscontrano in ogni procedura medica e soprattutto chirurgica.
Il consenso non esonera dunque da responsabilità di negligenza,imprudenza e imperizia se accertate con prove ed obiettività.
E a tal proposito sono pienamente d'accordo che qualche minuto in più bisogna spenderlo nella vista-colloquio con i pazienti e far firmare il consenso almeno qualche settimana prima del ricovero o dell'inizio di una procedura terapeutica o diagnostica.

Spesso però tutto ciò non basta perchè la prospettiva di risarcimenti milionari "caldeggiata" da molti studi legali e/o associazioni, sedicenti ( che si dicono) in difesa dei diritti del malato, rendono vano e minano irreparabilmente anche il miglior rapporto medico/paziente.

#39
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Dr. Salvo Catania

No, Franca siamo sempre sullo stesso livello, ma vedo che cominciamo ad intenderci discutendone.

L’errore medico oggi viene considerato, soprattutto nei Paesi anglosassoni, l’evento conclusivo di una catena di fattori, nella quale il contributo dell’individuo che l’ha effettivamente commesso è spesso l’anello finale e non necessariamente il maggior responsabile.

Questo va spiegato ad utenti e giornalisti.

Purtroppo nonostante le più prestigiose riviste di Medicina (Lancet, N.E.J.M, Yama ecc) abbiano con molte pubblicazioni impostato il tema dell'errore medico nel senso che Chiara ed io abbiamo indicato (e questo GIA' dal secolo scorso), Il Presidente dell'associazione Anestesisti ripete lo stesso errore che abbiamo rilevato più volte in questa discussione : negare ed attaccare i media quando i buoi sono scappati dalla stalla.
Ottenendo quindi l'effetto opposto nell'immaginario collettivo, espresso dai media : difesa maldestra della casta, per i temi utilizzati, quando invece tutti sappiamo che tra i medici ci sono più vittime che privilegiati ; altro che casta !

Nessuna spiegazione ad esempio convincente sulla sospensione dell'anestesista. Bastava riferire all'esterno che questi accadimenti scioccano il medico togliendogli la serenità e pertanto il provvedimento non ha significato valutativo, ma solo cautelativo.

Se lo si sospende e basta senza altre spiegazioni il collega agli occhi dell'opinione pubblica E' GIA' CONDANNATO. In tal senso parlavo di defensor virginis in tempi sbagliati e con temi sbagliati. Perché l'opinione pubblica si convinca della verginità dell'indiziato forse qualcuno dovrebbe spiegare meglio all'utenza che gli indiziati non sono delle pornostar. In altre parole è tutto sbagliato nei termini e nei tempi. I media vanno "curati" costantemente e non quando ci scappa il morto, che viene interpretato come difesa di casta o peggio come scaricabarile.

Tant'è che nella trasmissione cui ho assistito, dove in diretta il Responsabile del Policlinico annunciava trionfante la sospensione dell'anestesista, tutti (me compreso), e tra questi i genitori della bimba, hanno percepito che fosse stato punito il collega responsabile dell'evento avverso.

Vuol dire che il collega è stato praticamente consegnato al boia mediatico dalle stesse istituzioni mediche , perché non ho sentito una sola parola in sua difesa.

Bel lavoro non c'è che dire!

#40
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Dr. Salvo Catania

Corrige=
L’errore medico oggi viene considerato, soprattutto nei Paesi anglosassoni, l’evento conclusivo di una catena di fattori, nel quale il contributo dell’individuo che l’ha effettivamente commesso è spesso l’anello finale e non necessariamente il maggior responsabile.

#42
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Dr. Salvo Catania

Stiamo dicendo, QUASI tutti, che la colpa del linciaggio mediatico sia da attribuire ai giornalisti piuttosto che all'incapacità di comunicare delle istituzioni mediche in primis, e dei singoli medici in seconda battuta.

#43
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Dr.ssa Franca Scapellato

Ho capito il tuo punto di vista, Salvo; ti do ragione sulla incapacità di comunicare dei medici e delle istituzioni, però ammetterai che esiste e prevale un giornalismo che si nutre di emergenze, scandali e "fibrillazioni" (parolaccia che mi fa venire l'orticaria), più che di informazione e notizie accertate. A maggior ragione in un ambiente simile la comunicazione corretta da parte dei medici è indispensabile

#44
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Dr. Salvo Catania

Sorge spontanea una riflessione : perché attorno al professore di Saluzzo, nonostante la corposa documentazione indiziaria degli investigatori, si è mossa una intera città, almeno all'inizio, a difesa del proprio concittadino e invece quando vengono coinvolti i medici spesso i primi ad abbandonarci sono proprio i pazienti che abbiamo curato a lungo e con grande abnegazione ?

Perché in campo sanitario, rispetto ad altri settori della vita, il passaggio dall'amore all'odio verso il medico avviene in tempi così rapidi da non aspettare neanche la conclusione delle indagini ?

E talvolta accade che i più accaniti accusatori, pur non conoscendo gli accadimenti se non attraverso i dati riportati dai media, sono proprio gli stessi medici ?

https://www.medicitalia.it/blog/chirurgia-toracica/2510-arrestato-prof-paolo-macchiarini-attenzione-al-sensazionalismo.html

#45
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Dr. Salvo Catania

Lo ammetto senz'altro : scrivevamo insieme.

#46
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Concordo pienamente con gli interventi di Franca e di Salvo, in particolare gli ultimi.
Sul modo di presentare le cose da parte dei giornalisti abbiamo avuto un altro brutto esempio recentemente, con il caso della giovane accoltellata mentre correva vicino a Udine. Occhi puntati sul fidanzato e collega. Anche se -in base a un semplice ragionamento- a me sembrava inverosimile che fosse lui il colpevole, visto che la ragazza è stata uccisa con 12 o 13 coltellate e il coltello era sparito (l' hanno cercato con i metal detector per un giorno): uno che va a correre è presumibilmente vestito in calzoncini, maglietta e piccolo marsupio per le chiavi e li cellulare; come avrebbe potuto portarsi dietro prima -senza farlo vedere alla ragazza, con cui era arrivato in macchina- e far sparire poi il coltello? Ed essendo arrivato immediatamente sul luogo del delitto, non aveva certo potuto cambiarsi o lavarsi: come mai non era sporco di sangue? (per non parlare della bizzarria di uno che -volendo uccidere la sua ragazza- sceglie di accoltellarla in pieno giorno un parco frequentatissimo). Infatti si è messo subito a disposizione e il suo inserimento nel registro degli indagati era "un atto dovuto" necessario per fare -legalmente- gli esami che infatti lo hanno scagionato (nessuna traccia di sangue della vittima adosso) ancor prima della confessione del vero omicida. Io penso che gli inquirenti non abbiano mai creduto alla sua possibile colpevolezza ma -correttamente- abbiano fatto le indagini di routine. Eppure tanti giornali (voi avrete letto quelli nazionali, io anche quelli locali...) hanno scritto "E' l'unico indiziato" e hanno fatto capire che era sospettato.
I giornali hanno bisogno di vendere, e il modo più semplice e rapido (e meno faticoso) è quello di sbattere il mostro in prima pagina con annunci sensazionalistici.

#47
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Dr. Giovanni Migliaccio

Brava Chiara.
n.14 - <<<<Si dovrebbe attendere prima di "sbattere il mostro in prima pagina".
Ma noi siamo ancora quelli che correvano al Colosseo e protestavano se l'Imperatore non si esprimeva col pollice verso!>>>>

#48
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Dr. Salvo Catania

Sabato ho seguito uno speciale televisivo : “ALTRO CASO DI MALASANITA’” e si riferiva alla morte di una donna operata “alla testa”, in cui era stata dimenticata una garza.
Riporto il titolo dello speciale. Purtroppo non sono riuscito a ritrovare il caso né su Internet , né sui media cartacei. Ma è stato denunciato da poco e probabilmente se ne sentiremo parlare diffusamente più avanti.

Mi sono subito detto “ci risiamo ! “.

Ma così non ne verremo mai a capo sino a che resta forte l’enfasi che storicamente è stata posta sulla responsabilità individuale che ha rafforzato l’idea che la sicurezza del paziente dipenda dalla identificazione e dalla eliminazione delle “mele marce”, cioè di quei professionisti che abbiano le caratteristiche personali o le conoscenze necessarie per offrire buone cure mediche.

Purtroppo la mentalità delle “mele marce” ha contribuito nel mondo sanitario a creare una cultura del silenzio rispetto all’errore: spesso i professionisti sono reticenti a riferire gli errori all’interno delle proprie organizzazioni o a discuterli con i colleghi per timore di essere considerati “mele marce” da eliminare. Il silenzio dei professionisti sugli errori medici ha reso difficile conoscerne le effettive cause e sviluppare efficaci strategie per prevenirli.

Quanto questa mentalità sia obsoleta e controproducente lo si può leggere in un libro del 2011 di R.D.Truog et al. :TALKING WITH PATIENTS AND FAMILIES ABOUT MEDICAL ERRORS.

Non solo viene spiegato magistralmente il concetto di errore e di evento avverso attraverso gli occhi di professionisti, pazienti e familiari, ma soprattutto si insegna a comunicare l’errore, come apprendere tramite simulazioni e conclude in appendice con le linee guida pratiche per comunicare un evento avverso.

Queste linee guida non si sposano affatto con molte considerazioni espresse in questo blog a partire dal comunicato ufficiale del Presidente dell’associazione degli anestesisti.

La crescente enfasi data negli ultimi anni all'importanza di comunicare gli errori ha portato molte organizzazioni (non mi risulta in Italia) ad attivare progetti, sviluppare politiche e procedure e a offrire corsi formativi per i propri clinici.

Harvard è senz'altro la promotrice, seguita da altri, di numerosi documenti e corsi specifici a partire dal 2006 in considerazione che le conversazioni in cui si comunica un errore sono decisamente più complesse e difficili di qualsiasi altra conversazione che avviene nel mondo sanitario. Comunicare ad un paziente una diagnosi di infarto o una diagnosi di tumore è già piuttosto difficile, ma dover comunicare che un ritardo diagnostico in caso di tumore sia stato provocato da un errore del quale voi o i vostri colleghi siete responsabili, lo è ancora di più.

#49
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Dr. Giovanni Migliaccio

Che una garza possa essere dimenticata in un cranio è quanto mai di più impossibile si possa verificare, soprattutto oggi che negli interventi neurochirurgici si utilizza il neuronavigatore e ovviamente il microscopio.
Anche negli interventi di traumatologia cranica (in cui non si usa il neuronavigatore nè il microscopio) le garze non vengono utilizzate, semmai i picoli cotonini che hanno a un loro capo un lungo filo che rimane fuori dalla craniotomia e quindi facilmente identificabili. Può comunque succedere per il cotonino,ma non per una garza!
Ciò dimostra come la notizia viene data senza alcun controllo della stessa.

Infine bisogna distinguere l'errore dalla complicanza.
E' senz'altro vero che ammettere o riconoscere un errore non è semplice soprattutto in Italia dove è facile mettere alla berlina chiunque ancor prima di capire se si tratta di errore o di complicanza.
Riconoscere di non aver saputo o potuto fare fronte a una complicanza, ugualmente non è semplice e sono d'accordo sulla opportunità di parlarne con tranquillità.

Io una volta presentai a un Congresso il caso di perforazione dell'aorta in corso di discectomia lombare.
Complicanza rarissima (che comunque fu riconosciuta in tempo senza grossi danni per il paziente su cui è dovuto intervenire il chirurgo vascolare), ma che non può essere considerata errore.
Successe ai tempi in cui era quasi un'offesa chiedere la copia della cartella clinica.
Succedesse oggi.....apriti cielo e forse qualche "paricolare" cancello!!!

#52
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Infatti, ci sono casi di "malasanità" che appaiono (a chi ne sa qualcosa) assolutamente inverosimili, ma a cui i laici possono anche credere. E ci sono casi -come quello citato da Giovanni- in cui la complicanza è -per quanto rara- possibile, ma non viene accettata dai pazienti/parenti. Quello che è deleterio è -come giustamente dice Salvo- l'atteggiamento manicheo e di contrapposizione tra medici che difendono la catergoria "a prescindere" (mentre è vero che non tutti sono bravi e scrupolosi) e pazienti/parenti che partono dal preconcetto che se un medico non ha successo è per sua colpa e il collega che lo difende (magari facendo notare l'incongruenza del supposto errore) lo fa solo per questione di casta.
Io credo che se c'è un errore rimediabile si debba avvertire il paziente, scusarsi e procedere con i rimedi. Comunque si devono dare delle spiegazioni. Comunque, sarebbe utile discutere sempre con i colleghi dei casi in cui le cose non sono andate come avrebbero dovuto, perché in futuro non si ripeta più. Ho lavorato in reparti in cui c'era una riunione fissa il giovedì pomeriggio, in cio si discutevano i problemi di reparto e anche casi clinici in cui tutta la storia veniva riesaminata e discussa, e ci si chiedeva: avremmo potuto fare di meglio? Io ogni tanto presento in pubblico un caso in cui ho fatto un errore diagnostico (la mia scusante è che ero stata fuorviata dal fatto che mi erano state date dal paziente informazioni sbagliate sulla sua malattia) che aveva ritardato di 15 giorni una diagnosi (e senza conseguenze irreparabili), ma che mi ha insegnato a non sottovalutare MAI certi piccoli dettagli. Quando lo presento esordisco sempre dicendo che errare è umano, l' importante è imparare dai propri errori in modo da non ripeterli, e che se si può imparare anche dagli errori altrui è meglio.
Ma non tutti, purtroppo, hanno questo atteggiamento. Una volta ho visto un paziente che aveva avuto un problema che forse avrebbe potuto essere evitato se chi l'aveva visitato qualche mese prima avesse pensato a chiedere un determinato esame. Ho ristampato la visita precedente, cancellato la firma e provato a dire ai colleghi di valutare quello che secondo me era un errore di metodo. Una collega non mi ha lasciato neanche parlare, mi ha aggredito dicendo "Basta criticare gli errori! Tutti sbagliamo, e tu più degli altri!"
Quando le ho fatto notare che la firma era cancellata, che non era necessariamente lei la "colpevole", anzi che avrei potuto essere io stessa, si è un po' calmata. Ma l'atteggiamento difensivo a priori è un sintomo di un atteggiamento che ritengo profondamente sbagliato.
Quindi abbiamo da una parte CERTI medici che non vogliono nenche che l'eventuale errore venga scoperto e dall'altra laici (pazienti, parenti, giornalisti) che gridano subito alla MALASANITA' senza sapere che cosa è successo, talvolta riportando cose inverosimili. Credo che finché ENTRAMBE queste categori non ammorbidiranno le loro posizioni ci sarà sempre più spazio per gli avvocati.
Il medico negazionista a priori (anche per i colleghi, il defensor virginis di Salvo) giustifica la frase "Già: cane non mangia cane", chi parla di malasanità a ogni piè sospinto induce i medici a cercare di pasasre sotto silenzio -quando possibile- le cose sbagliate. E questo non fa bene né ai medici né -soprattutto- ai pazienti.

#54
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Dr. Salvo Catania

Se i colleghi del Besta fossero andati immediatamente in TV ( e sull'eco del caso sarebbero stati ospitati immediatamente , ve lo assicuro) a spiegare come sia possibile che un frammento di cotone possa risultare "invisibile" ad una verifica, forse l'eco mediatico sarebbe senz'altro se non annullato, almeno attenuato.

E' la negazione o la minimizzazione che scatena questa reazione .

#55
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Dr. Salvo Catania

Qui non ho mai letto : " non dovrebbe mai accadere, ma ho ben presenti e comprendo bene tutte le cause che possono causare tale evento avverso". Questo educa l'utenza a comprendere che il medico può sbagliare, perché non è infallibile.

I primi a dare giudizi valutativi sono i medici che non manifestano mai una posizione intermedia. In questi giorni, non solo qui, ho letto frasi del tipo " non è giusto condannare un collega senza conoscere gli accadimenti, ma se risultasse colpevole....e dagli !!"

Questo vuol dire fare apparire il collega già colpevole, anche se poi risulterà alla fine delle indagini un evento avverso e non un errore.

#59
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Dr. Salvo Catania

Sono le 23 : Sulla 7 tra pochi minuti ci sarà un servizio sui casi di Malasanità (sic!!).
Oggi ho comunque ricevuto una mail di una nostra utente che si lamenta GIUSTAMENTE del fatto che sia negato agli utenti la possibilità di commentare questa discussione.

Dico giustamente perché non stavamo raccomandando di non nascondere, non minimizzare, non oscurare ecc ecc. ???

A meno che il nostro moderatore non avesse ravvisato altre ragioni che mi sfuggono. Io non me ne ero neanche accorto prima che a questa discussione non fossero stati ammessi i commenti degli utenti.

Credo che sarebbe utile sentire anche il loro parere.

#60
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Staff Medicitalia.it

I commenti sono impostati al momento dell'inserimento dall'autore. Quando un blog viene considerato come avente rilevanza di news, l'aumento di visibilità comporta l'apertura automatica dei commenti ai professionisti.

Visto l'interessante dibattito apriamo i commenti anche agli utenti invitando l'autore del blog (che rimane il titolare di tale scelta) a contattarci in caso eventuali commenti vadano off topic.

#61
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Dr. Salvo Catania

Grazie. Ovviamente io ho espresso un parere del tutto personale. Se l'autore avesse altre ragioni per non consentire i commenti io non posso saperlo, ma immagino che non ce ne siano.

#62
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Dr. Salvo Catania

SI PUO' MORIRE PER UN INTERVENTO DI COLECISTECTOMIA ? Già l'annuncio del programma che ancora deve iniziare ha già anticipato ...le SENTENZE POPOLARI.

Certamente questa impostazione è criticabile, ma a loro interessa l'audience (^____^) e la cattura del telecomando.

#63
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Utente 258XXX

Gentili Dottori, Dr. Catania, Dr.ssa Lestuzzi, buonasera. Veramente da utente/paziente/assistita laica che non è andata soggetta a casi di malasanità faccio presente che la domanda posta in forma generalizzata
Si può morire per un intervento di .............?
è quella che mi sono fatta ogni volta che sono finita in sala operatoria!
non la vedo collegata a una sentenza popolare già emessa.
Condivido quanto espresso sul difetto di comunicazione.
Riuscite voi Medici davanti a tali interlocutori a pensare: ma se io fossi dall'altra parte come vorrei ricevere queste informazioni (nel senso di qualità oltre che di forma)?

#66
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Dr. Salvo Catania

Gentile utente. Le assicuro che siamo tutti "sensibili" a questo tema. Sensibili soprattutto per studiarne le cause ed evitare che gli errori si ripetano.
Altra cosa è però pretendere che il medico sia infallibile.

La settimana scorsa a Milano mi trovavo su un autobus di collegamento della metropolitana . L'autista è stato costretto a fare una frenata spaventosa per non finire contro un altro autobus che veniva in senso opposto. Stava messaggiando con il suo telefonino.

HA SBAGLIATO ! Ma a me non è venuto minimamente in mente il termine del MALOTRASPORTO , come causa dell'errore individuale. Ho detto forte "che pirla !" . E poteva fare tanti morti...altro che cotonino dimenticato nella pancia.

Di questo noi medici ci lamentiamo : di non essere trattati dai media come il pirla autista milanese e veniamo sbattuti in prima pagina come categoria e messi tutti sullo stesso piano.

Perché per esempio nella trasmissione di stasera mi sarei aspettato un intervento di qualche istituzione medica per aggiungere ai dati presentati : "MA VOI SAPETE QUANTI MILIONI DI INTERVENTI VENGONO ESEGUITI OGNI ANNO IN ITALIA "???





#68
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Dr. Salvo Catania

Nel frattempo ho trovato i dati del ministero della sanità : nel 2008 4 milioni di interventi e non sono compresi i milioni di atti invasivi che non si eseguono in sala operatoria suscettibili di eventi avversi.

#71
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Dr. Salvo Catania

Il dato, che potrebbe essere passato inosservato, ma che per me è sconvolgente : 6 volte il conduttore e 4 volte gli ospiti hanno sottolineato, oltre al termine malasanità mescolato come il prezzemolo, : "morto/a a seguito di un intervento BANALE".

Nessuno ha spiegato o ribattuto il significato improprio di questo termine.

#72
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Dr.ssa Chiara Lestuzzi

Scusate, ma nel termine MALASANITA' non vengono inclusi solo i medici, ma tutta la struttura. Un campanello rotto da mesi (o la mancanza di materiale necessario in un pronto soccorso ecc.) rientra nella malasanità di cui noi medici siamo le prime vittime, quando ci troviamo costretti a lavorare con mezzi inadeguati. La Regione friuli Venezia Giulia ha imposto in tutti gli ospedali pubblici l'uso di un sistema di refertazione informatico che è fatto male, complicato, farraginoso, spesso in tilt (per fare i grandiosi hanno voluto che tutto sia in rete contemporaneamente, collegato a un unico server regionale; così il sistema è lento e capita che si blocchi anche tutto). Risultato? Si perdono 5-10 minuti in più solo per scrivere un referto ambulatoriale (se poi bisogna cercare esami fatti, prescrivere farmaci o esami -sempre con la ricetta elettronica. se ne perdono anche 20 e più). Questo significa -a parità di tempo del medico- meno visite, quindi allungamento delle liste d'attesa, e comunque disagi per i pazienti che perdono un sacco di tempo per niente. Ma le segnalazioni dei medici non hanno avuto alcuna risposta da parte delle "alte sfere" che programmano il nostro lavoro senza sapere come si svolge. Anche questa - a mio parere- è malasanità.

#81
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Utente 327XXX

"La via giudiziaria al socialismo"...
Dove l'ho già sentita?
Forse è meglio che il dott. Migliaccio si continui ad occupare in questa sede di Neurochirurgia e lasci perdere l'imprudenza e l'ìmperizia di certe affermazioni politiche.

#82
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Dr. Giovanni Migliaccio

Egr. Utente 327474,
certo che la frase Lei l'ha già sentita, segno che non è una mia invenzione o un mio personale pensiero.
Per quanto riguarda il consiglio che presuntuosamente intenderebbe darmi, La inviterei a destinare questo e altri consigli simili a persone meno sprovvedute. Forse queste,proprio perchè tali, La staranno ad ascoltare.

#83
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Utente 327XXX

Mi sono permesso di intervenire perché ho notato che questa discussione era "tra medici e medici". Ora, quando un paziente è in ospedale, è nelle vostre mani, vi affida la propria vita. Nessuno pretende (o almeno nessuno dovrebbe pretendere) che il medico (essere umano proprio come il paziente e potenziale paziente pure lui, non essendo il medico esentato dalla possibilità di ammalarsi) sia onnipotente. Ma ci sono comportamenti che non è possibile tollerare: la sottovalutazione del vissuto (fisico e psicologico) del paziente; la scarsa propensione di molti medici a chiedere consulti a colleghi della propria o di altre specialità (quello che viene definito "approccio multidisciplinare" o anche "discussione in equipe", che talvolta sta più nel marketing delle strutture ospedaliere che nella realtà dei fatti); la risposta del tipo "non sono io che ho sbagliato, sei tu che non hai capito"... conosco una persona che era già in sala operatoria in preanestesia per un'emicolectomia, riportato in reparto con la scusa di una carenza di sangue nel caso fosse servita un'emotrasfusione (mi pare), operato dopo qualche giorno gli è stato asportato tutto il colon. Ora io e voi sappiamo benissimo cosa è successo perché non siamo stupidi... in realtà il chirurgo che doveva operare si è reso conto all'ultimo momento che l'intervento doveva essere diverso da quanto previsto dal collega (il primario) che aveva pianificato l'intervento, e a quel punto ha fermato tutto e ha deciso che era il caso di riparlarne... e poi peraltro ha operato sempre lui. Sapete cosa ha risposto il primario ai parenti che chiedevano spiegazioni sul disguido? Pensate che gli abbia detto "ho sbagliato, mi dispiace"? Gli ha detto: "sapete, a volte proprio tra medici e non medici non ci si capisce... a me viene sempre in mente la pagina biblica della Torre di Babele, parliamo lingue diverse". Valutate voi che genere di risposta è questa.
Bisogna evitare i due estremi: giustizialismo e presunzione di insindacabilità. Tirare fuori "la via giudiziaria al socialismo" mi pare proprio un classico esempio di presunzione di insindacabilità. Infatti è un sgomento utilizzato da sappiamo chi quando vuole affermare che in quanto votato dal popolo egli è al disopra della Legge.

#84
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Utente 327XXX

Mi sono permesso di intervenire perché ho notato che questa discussione era "tra medici e medici". Ora, quando un paziente è in ospedale, è nelle vostre mani, vi affida la propria vita. Nessuno pretende (o almeno nessuno dovrebbe pretendere) che il medico (essere umano proprio come il paziente e potenziale paziente pure lui, non essendo il medico esentato dalla possibilità di ammalarsi) sia onnipotente. Ma ci sono comportamenti che non è possibile tollerare: la sottovalutazione del vissuto (fisico e psicologico) del paziente; la scarsa propensione di molti medici a chiedere consulti a colleghi della propria o di altre specialità (quello che viene definito "approccio multidisciplinare" o anche "discussione in equipe", che talvolta sta più nel marketing delle strutture ospedaliere che nella realtà dei fatti); la risposta del tipo "non sono io che ho sbagliato, sei tu che non hai capito"... conosco una persona che era già in sala operatoria in preanestesia per un'emicolectomia, riportato in reparto con la scusa di una carenza di sangue nel caso fosse servita un'emotrasfusione (mi pare), operato dopo qualche giorno gli è stato asportato tutto il colon. Ora io e voi sappiamo benissimo cosa è successo perché non siamo stupidi... in realtà il chirurgo che doveva operare si è reso conto all'ultimo momento che l'intervento doveva essere diverso da quanto previsto dal collega (il primario) che aveva pianificato l'intervento, e a quel punto ha fermato tutto e ha deciso che era il caso di riparlarne... e poi peraltro ha operato sempre lui. Sapete cosa ha risposto il primario ai parenti che chiedevano spiegazioni sul disguido? Pensate che gli abbia detto "ho sbagliato, mi dispiace"? Gli ha detto: "sapete, a volte proprio tra medici e non medici non ci si capisce... a me viene sempre in mente la pagina biblica della Torre di Babele, parliamo lingue diverse". Valutate voi che genere di risposta è questa.
Bisogna evitare i due estremi: giustizialismo e presunzione di insindacabilità. Tirare fuori "la via giudiziaria al socialismo" mi pare proprio un classico esempio di presunzione di insindacabilità. Infatti è un sgomento utilizzato da sappiamo chi quando vuole affermare che in quanto votato dal popolo egli è al disopra della Legge.

#85
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Dr. Giovanni Migliaccio

Non è mia abitudine esprimere un parere o un giudizio su un determinato fatto o su una persona senza conoscere l'argomento o il caso e senza ascoltare, come suol dirsi, l'altra campana.
L'episodio raccontato dal signor 327474 non è in alcun modo significativo perchè, così come è stato raccontato, non consente di esprimere un giudizio sull'operato dei colleghi.

Il primario aveva ritenuto che doveva essere eseguita una emicolectomia? Il suo aiuto invece era propenso per una asportazione più radicale? E i due non si erano parlati? Si sono accorti su cosa decidere al momento di entrare in sala operatoria?
In ogni caso poi hanno avuto qualche giorno in più per prendere una decisione chirugica portando, a quanto sembra, a termine e con successo l'intervento.
L'utente vuol vedere anche in questo caso un episodio di "malasanità", ma poi si permette la presunzione di saper individuare quali affermazioni siano imprudenti e imperiti, senza per altro spiegarne il perchè.



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