Rischio malattie con contatto con sangue?

Buonasera, vi ringrazio prima di tutto per il servizio che offrite e vi scrivo perché avrei bisogno di un parere, spero che voi possiate darmi un serio consiglio. Due sere fa sono andata con una mia amica a bere una birra e fumare in un parco vicino a casa. Sarà stata mezzanotte, andiamo lì e notiamo che sotto il nostro tavolo c’erano fazzoletti sporchi di sangue, al momento abbiamo commentato con un lecito “che schifo” e siamo rimaste lì. Finisce la serata e la mattina dopo mi accorgo che la mia giacca era sporca, apparentemente di sangue. Da due giorni non riesco a fare altro se non informarmi sulle modalità di trasmissione dell’hiv, ho un unico pensiero, non riesco nemmeno più a studiare… penso che, se quel sangue è rimasto sulla mia giacca significa che era fresco e quindi lì da poco, il che non è così strano nel senso che di gente che va lì a bucarsi la sera ne vediamo e ne conosciamo. La mia paura è che l’ho notata solo la mattina dopo, quindi avrò toccato la giacca, messo le mani in bocca e sono andata più volte al bagno, quindi ho toccato bocca, parti intime. Non posso sapere poi, poteva essere lì da un’ora o da un minuto, poteva essere infetto o meno, non tutte le persone che si bucano sono malate, questo è vero. Come se non bastasse la mattina stessa mi ero tagliata il dito preparando il pranzo, il taglio era comunque aperto anche se non usciva sangue, ed è probabile che io abbia toccato il tavolo sedendomi… in quel caso il contatto non sarebbe più indiretto… sbaglio? Non lo so, a tratti penso che io mi stia solo facendo prendere la mano dalla paura, a tratti sono terrorizzata. Voi cosa ne pensate? grazie
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Attivo dal 2007 al 2020
Medico Chirurgo
Salve e Ben Ritrovata!
I suoi consulti, anche se cambia account, hanno il suo sigillo indelebile.
Il consiglio è sempre lo stesso: vada dallo psichiatra a curare il suo disturbo ossessivo.
E si preoccupi dei danni del fumo, si concentri ossessivamente su quelli, così smette di fumare e fa una scelta saggia pur nella malattia che l'affligge e che si ostina a non voler curare.
Con questa risposta la saluto,
Dott. Caldarola.