Trauma da schiacciamento piede sx con distacco parcellare dello scafoide

Buongiorno, il giorno 4/2/2010 mi sono infortunato schiacciandomi con un transpallet/elevatore elettrico il piede sinistro contro una parete del magazzino in cui lavoro. In particolare la pedana su cui va il conducente di cui è dotato il transpallet, in retromarcia ha colpito la parte interna del collo del piede (che non è protetta dalle scarpe antinfortunistiche) schiacciandola appunto contro il muro con contestuale torsione. L’arto si è immediatamente rigonfiato ed il dolore era tale da non consentirmi di deambulare. Mi hanno portato al Pronto Soccorso dove ho immediatamente eseguito una RX con referto: “Distacco parcellare a livello del dorso dello scafoide”. Alla visita, l’ortopedico ha invece rivalutato l’RX emettendo la seguente diagnosi “Trauma da schiacciamento caviglia e piede sin. Con dubbio distacco parcellare scafoide tarsale sin. Con abrasione superficiale dorsale mediale piede sin. Deficit funzionali al carico a sin. articolarità conservata”. L’arto è stato immobilizzato con doccia gessata per 15 gg. In cui ho osservato riposo senza mai caricare. Alla rimozione del gesso ho eseguito nuova RX e alla visita di controllo è stato confermato il distacco parcellare dello scafoide. Persistendo dolore e gonfiore, sempre su indicazione dei medici ospedalieri, ho eseguito il giorno seguente una RMN il cui esito è stato: “Si conferma distacco parcellare a livello del margine superiore dello scafoide che presenta alterazione di segnale (iperintensità in T2) come da edema da impatto. Alterazione di segnale di analogo significato si osserva pure a carico della spungiosa di cuboide, cuneiformi mediale ed intermedio, e testa dell’astragalo. Discreta quota di versamento articolare. Alterazione di segnale a livello del legamento peroneo-astralgico anteriore, come da esiti distrattivi; legamento peroneo astralgico posteriore a decorso ed intensità di segnale regolari, circondato da falda di versamento.” Ho mantenuto nei giorni seguenti un tutore tipo “Air-Cast” con calza antitrombotica e bastone (più spesso stampelle visto il dolore al carico). Alla successiva visita in ortopedia il 3/3/2010, il medico ha prescritto 10 sedute di FKT propriocettiva sostenendo che il danno è minimo e che sarebbe stata sufficiente per ristabilire la normalità. Ad oggi 18/3, eseguita la terapia e abbandonato il tutore dietro ordine perentorio dell’ortopedico dell’INAIL nel frattempo intervenuto come da prassi, la situazione è lungi dall’essere normale in quanto il piede è ancora visibilmente gonfio fin dal risveglio al mattino e tendente a rigonfiarsi al minimo sforzo (camminare), inoltre è doloroso al carico con intensità crescente con il prolungarsi dello sforzo (in sostanza non riesco a guidare l’auto poiché mi risulta difficoltoso premere il pedale della frizione e dopo 10/15 min. di camminata inizio a zoppicare). I vari medici che ho incontrato hanno tutti teso a minimizzare l’entità del danno che ho riportato (l’INAIL mi ha trattato come se stessi fingendo c
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
non ha precisato la domanda

Mario Corcelli, MD
Milano - specialista Medicina Legale e Igiene-Tecnica Ospedaliera
http://www.medico-legale.it

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Utente
Utente
Chiedo scusa ma la il messaggio iniziale era troppo lungo,continuava così: chissà cosa…) ma a distanza di 45 gg dall’evento comincio a preoccuparmi anche perché il mio curante aveva emesso una prognosi per inabilità al lavoro fino al 9/4 p.v. che però l’INAIL ha ridotto al 25/3 p.v. anticipandomi che non è detto che sarà prolungata oltre. Per precauzione ho eseguito ulteriore RMN per verificare l’evolversi del trauma con il cui referto mi recherò dall’ortopedico in ospedale prima di essere rivisitato dal medico INAIL. A questo punto chiedo: può l’inail decretare la mia stabilizzazione clinica e/o la chiusura dell’infortunio anche se persistono sintomi evidenti (che mi auguro siano suscettibili di miglioramento!) ed esami a confermarli? In ogni caso non mi sento in grado di rientrare al lavoro dato che non sono un impiegato alla scrivania ma un magazziniere la cui attività richiede di camminare a passo spedito per almeno 8 ore al giorno, come mi posso comportare? Ma soprattutto come posso curarmi e ristabilire una condizione normale che mi consenta di tornare a svolgere le mie mansioni??? GRAZIE DI CUORE e perdonatemi la prolissità.
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Utente
Utente
Mi permetto di aggiungere un altro quesito: premesso che era una situazione di semplice routine e non ho compiuto manovre abnormi o imprevedibili e ho sempre lavorato con scrupolosa attenzione chiedo: il solo fatto di condurre un carrello elevatore della ditta rende civilmente responsabile il datore di lavoro per quel che è successo?
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
Gentile Utente,

- se non ho capito male, lei indossava scarpe anti-infortunistiche, e questo è già una buona cosa; per verificare se nonostante ciò vi possa essere una responsabilità del datore di lavoro, vanno analizzate altre circostanze, in particolare le misure di sicurezza nell'uso dei transpallet; perciò, e non è possibile in questa sede darle una risposta.

- se l'INAIL le chiude il periodo di temporanea prima di quando lei possa sentirsi stabilizzato, le conviene, sentito un ortopedico di sua fiducia, fare ricorso contro tale decisione;

- in alternativa, dopo qualche giorno dalla chiusura dell'infortunio, lei può farsi fare dal suo medico curante, se vi sono le condizioni cliniche, un certificato di "ricaduta".

Ci tenga al corrente del prosieguo della sua vicenda, se lo desidera.

infortunio inail
https://www.medicitalia.it/minforma/medicina-legale-e-delle-assicurazioni/165-infortunio-inail.html
http://www.medico-legale.it/infortunio_inail.html

Cordiali saluti
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Utente
Utente
Buongiorno, ho ritirato gli esiti della nuova RMN che recitano così: "Appare meno evidente l'edema spongiotico post-contusivo segnalato al livello del margine superiore dello scafoide, ove è presente un distacco parcellare osseo e a livello dei cuneiformi mediale ed intermedio e della testa dell'astragalo, mentre è ancora discretamente osservabile a livello del cuboide. Scarso versamento articolare periastralgico. Non evidenti anomalie a carico dei tendini flesso-estensori del piede. Modesti fenomeni di tipo distrattivo interessano il legamento peroneo-astralgico anteriore". Il piede è ancora visibilmente gonfio (in specie paragonato all'altro) e permane il solito dolore al carico (localizzato in tutto il collo del piede) tale da da iniziare a zoppicare dopo pochi minuti di camminata (perciò devo portare con me il bastone). Inoltre flettendo l'arto nelle varie direzioni esso arriva a circa 2/3 dell'estensione dell'altro. Vi sembra un quadro stabile? Ho ancora margini di miglioramento (spero proprio di si!)? Se si, che cure posso fare??? GRAZIE ancora!
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
Gentile Signore,

non va tenuto conto solo della stabilità del quadro della RM, ma anche e soprattutto di quello clinico, che solo il suo specialista ortopedico può valutare.

Sui margini di miglioramento, ritengo proprio di sì.
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Utente
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Grazie per l'attenzione, ma la cosa di tutte che mi interessa di più è GUARIRE, intendendo con ciò ritornare ad una situazione di salute analoga a quella immediatamente precedente il trauma. Secondo voi, in linea di massima, è possibile? Se si (e me lo auguro)che terapie posso seguire??
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
cero che può migliorare,

per le terapie, non posso accontentarla in questa sede; segua i consigli del suo ortopedico di fiducia
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Utente
Utente
Grazie Dottore per l'attenzione. Ieri sono stato dall'ortopedico in ospedale (il terzo che mi vede) che mi ha visitato ed ha espresso perplessità sia sull'indicazione del collega INAIL di togliere il tutore sia sul tipo di FKT prescrittami nella precedente visita da un altro collega. Anche lui mi ha confermato che la situazione è suscettibile di guarigione, a patto di rimettere il tutore e cominciare con una terapia di 10 sedute di ultrasuoni e 10 ionoforesi con orudis con controllo a fine cura. Oggi sono andato con la relazione alla visita di controllo INAIL dove il medico che mi aveva indicato di togliere il tutore mi ha riconosciuto altri 10 gg di prognosi. Mi ha però detto che i trattamenti che l'ospedale mi ha prescritto, l'INAIL li passa solo ai casi che ritiene più gravi (testuali parole "altrimenti li dovremmo passare a tutti"). A questo punto mi chiedo: se l'ospedale (non uno specialista da me scelto e pagato) mi dice che devo fare delle cure in conseguenza di un infortunio sul lavoro, ne ho diritto o no?? Come posso comportarmi? Grazie Ancora!
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
mi pare strano che all'INAIL le abbiano detto che non ha diritto alle cure fisioterapiche
se mai l'INAIL può obbligarla a recarsi presso del centri fisioterapici convenzionati
io insisterei con l'INAIL
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Utente
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La cosa è sembrata strana anche a me, infatti l'ortopedico dell'INAIL non ha messo in alcun dubbio la necessità medica di effettuare le terapie, ma ha detto che sono riservate ai casi più gravi (non si capisce a dicrezione di chi...). Io penso che se un ortopedico dell'ospedale mi prescrive una terapia è perchè ha ritenuto che la mia situazione sia "grave" da richiederla, o no? A scanso di equivoci ho registrato (anche se immagino non abbia alcun valore legale, anzi...) tutta la conversazione col telefonino da tenere "agli atti" e poi mi sono recato presso un sindacato cui esporrò il caso... Approfitto della sua attenzione per un altro quesito: mi sembra che quando ad una persona occorra un danno tale da superare i 40 gg di prognosi oppure tale da cagionare lesioni permanenti, si configura il reato di lesioni gravi persegiubile d'ufficio. Nel mio caso, se riporterò p. es. microinvalidità (anche sotto i 6 punti in franchigia INAIL) verrà avviato un procedimento d'ufficio sul caso?? Grazie ancora
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
per ogni infortunio sul lavoro viene segnalato un rapporto all'Autorità Giudiziaria; sarà questa a decidere se intraprendere o no un procedimento d'ufficio.
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Utente
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Buongiorno, vorrei sottoporVi l'evoluzione della mia situazione: ho eseguito ionoforesi ed ultrasuoni come prescritto dall'Ospedale e alla successiva visita di controllo sono stato rimandato al fisiatra per proseguire le terapie dato che il piede è ancora visibilmente tumefatto e dolente. Seguendo le indicazioni del fisiatra ho iniziato un ciclo di CAUTA FKT + magnetoterapia + laserterapia (quest'ultima ora sostituita da tecarterapia)+ iniezioni di Clasteon e compresse di Vassel. La situazione non sembra tuttavia migliorare apprezzabilmente e il fisiatra nell'ultimo esame clinico ha avanzato il serio sospetto che sia affetto da algodistrofia di Sudeck. Per fortuna l'ortopedico INAIL (che ancora non sa delle considerazioni del fisiatra) nell'ultima visita di controllo pare aver anch'esso compreso la gravità della cosa e non minaccia più apertamente di voler chiudere la pratica. Lo stesso ortopedico però un mese fa mi aveva "minacciato" proprio di algodistrofia qualora avessi continuato a portare il tutore e a non caricare completamente il piede, nonostante detto tutore mi fosse stato esplicitamente prescritto da ben 3 ortopedici diversi dall'ospedale. CHIEDO: alla prossima visita di controllo INAIL alla quale andrò con la relazione del fisiatra che parla prorpio di algodistrofia, potrebbe l'ortopedico imputarmi la responsabilità di questa complicazione che dal suo punto di vista sarebbe sorta a causa dell'immobilizzazione col tutore??? Tenete presente che in ogni caso il tutore l'ho sempre portato solo per uscire di casa e comunque non per mia iniziativa ma dietro prescrizione specialistica... GRAZIE
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
no, nessuna responsabilità a lei, ci mancherebbe altro

inoltre, se ha indossato il tutore solo fuori casa, l'immobilizzazione non è stata assoluta
purtroppo alcuni soggetti sviluppano un'algodistrofia, che col tempo e la fisioterapia dovrebbe regredire
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Utente
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Grazie Dottore, è veramente gentile e disponibile
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Utente
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Approfitto nuovamente della Vs. disponibilità per un altro quesito sulla mia vicenda: se io citassi il mio datore di lavoro per farmi risarcire il danno biologico patito a causa dell'infortunio, partendo dal fatto che non ho compiuto manovre abnormi o che non rientravano nelle normali procedure di lavoro, e che utilizzavo tutti i dispositivi di sicurezza forniti (che però si sono rivelati insufficienti, penso alle scarpe antinfortunistiche che sembrano dei "mocassini" e che non proteggono in alcun modo il collo del piede, dove appunto è avvenuto l'impatto), considerando però che sono il responsabile del reparto in cui lavoro (perciò "Preposto" secondo le ultime normative), potrei avere dei guai?? Quale figura professionale potrebbe fornirmi un parere tecnico in merito a ciò??
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
Bisognerebbe appurare se le scarpe antinfortunistiche siano idonee oppure no.
Se venissero giudicate inidonee, potrebbe esservi una responsabilità del datore di lavoro. Una sua eventuale corresponsabilità come preposto potrebbe soltanto far scattare nei suoi confronti un concorso di colpa, ma non annulla la responsabilità del datore di lavoro.

La figura professionale che può fornirle un parere nel merito è un medico del lavoro o un consulente del lavoro esperto in sicurezza.
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Utente
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Di nuovo buonasera, purtroppo l'RX di controllo che ho effettuato sul piede ha avvallato il sospetto del fisiatra che vi sia un principio di Algodistrofia. Anche l'ortopedico INAIL l'ha riconosciuto. Come se non bastasse, da qualche giorno accuso forte dolore alla schiena in zona lombo-sacrale. Non è cominciato in verità improvvisamente ma da circa 30 giorni si è manifestato in maniera sempre più crescente fino ad arrivare negli ultimi giorni ad impedirmi movimenti banali come infilarmi calze e scarpe... C'è da premettere che sapevo di non avere la colonna vertebrale perfettamente in asse, dal momento che ho sempre svolto lavori manuali di magazzino e quindi ho sempre effettuato le regolari visite di controllo, ma non ho mai avuto problemi di "mal di schiena", prova ne sia che da quando lavoro (01/1994) NON ho mai perso un giorno di lavoro per questo motivo, anzi ho sempre lavorato a ritmi piuttosto sostenuti (nell'ultimo anno anche 60/70 ore alla settimana) senza accusare nulla. Tuttavia ho ancora una lastra del 11/2006 il cui referto recita "lieve scoliosi lombare, discopatia L5-S1" (fatta per una visita di controllo di routine), inoltre nel 12-2008 ho effettuato visita di controllo per l'assunzione presso la ditta per cui lavoro ora nella quale il medico d'azienda ha constatato clinicamente la discopatia, giudicandomi però completamente idoneo alle mansioni. Sottolineo che anche da allora non ho mai perso un giorno di lavoro per "mal di schiena". Oggi ho invece ritirato il referto per una radiografia fatta (nella stessa struttura dell'altra) a seguito dei dolori degli ultimi giorni il cui referto recita: "deviazione scoliotica della rachide scolio-lombare, accentuazione della fisiologica lordosi, segni di spondilo-disco-artrosi caratterizzata da osteofitosi somatomarginale anterolaterale più evidente in giunzione lombosacrale dove si evidenzia dismorfismo della vertebra parasacrale. Netta riduzione degli spazi intervertebrali L4-L5 e L5-S1. Note di artrosi interapofisaria. Accenno a formazione di nodulo di Schmorl a livello delle limitanti vertebrali L2-L3. Lieve pseudo anterolistesi di L4 su L5". Da profano mi senbra un macello! Ho mostrato la cosa al fisiatra che mi segue per intervenire sul dolore che al momento è quasi più invalidante di quello del piede. Tuttavia chiedo: è possibile che la deambulazione claudicante (o qualche altro aspetto del trauma recentemente occorsomi) cui sono costretto da 3 mesi abbia in qualche modo agito sulla colonna vertebrale scatenando i sintomi (infiammazione??) che ora mi bloccano??
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
la scoliosi e le discopatie lombari erano preesistenti al trauma in questione

peraltro non si tratta di un"macello", ma di una situazione osteoarticolare della colonna abbastanza frequente ad una età adulta come la sua

può darsi che l'alterato carico possa avere slatentizzato la sintomatologia dolorosa-disfunzionale, ma questa considerazione difficilmente potrà servirle a chiedere una valutazione maggiore dei postumi
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Utente
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Buongiorno e grazie ancora Dottore. In realtà più che una maggiore valutazione dei postumi, mi preoccupano le ripercussioni di questi ultimi sulla mia futura attività lavorativa. Già l'ortopedico INAIL (che non nasconde l'attitudine a minimizzare le cose...) mi ha preannunciato che chiuderà alla stabilizzazione con postumi di natura permanente da valutarsi in sede medico/legale, sostenendo che l'edema (che lui ha definito "duro") non se ne andrà, e che vi saranno altre limitazioni funzionali, nulla dicendo tuttavia riguardo al dolore che ad oggi mi impedisce di camminare normalmente e che è la cosa che mi preoccupa di più (e Lei stesso ha affermato più in alto che l'algodistrofia "DOVREBBE" regredire). Se a tutto ciò aggiungo quella che Lei ha giustamente definito slatentizzazione della sintomatologia dolorosa-disfunzionale alla schiena, sia essa più o meno riconducibile all'infortunio in oggetto, come farò a ricominciare il lavoro che svolgevo prima e che ho sempre svolto per anni a ritmi magari esagerati (60 ore/settimana) senza però MAI perdere un giorno per malattia. Visti i tempi che corrono un lavoro a tempo indeterminato come il mio, anche se per sua natura (sono responsabile del reparto di spedizioni in un'industria alimentare) costringe a ritmi forsennati è bene tenerselo stretto, tanto più che finora l'ho sempre svolto senza problemi e SOPRATTUTTO CON SODDISFAZIONE. Quindi penso alla visita dal medico d'azienda (che dovrò risostenere data la mia assenza così prolungata) che mi aveva giudicato idoneo in prima battuta un anno fa cui dovrò riferire delle mie condizioni.. potrei perdere il lavoro se non fossi giudicato più idoneo alle mie mansioni (magari a causa di una invalidità INAIL del 10%...)???
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Dr. Mario Corcelli Medico legale, Medico igienista 3.7k 99 53
secondo me è troppo pessimista
vedrà che deambulando e mobilizzando il piede, la situazione dovrebbe migliorare
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Utente
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Mi rendo conto di approfittare della Sua disponibilità. Credo di essere diventato pessimista considerando che mi era stato detto prorpio come ha detto giustamente anche Lei, senza alcun dubbio con cognizione di causa, che la situazione sarebbe dovuta (il condizionale pare d'obbligo) migliorare deambulando e mobilizzando il piede già a 30 giorni dall'accaduto. Io non ho fatto altro che muovere il piede il più possibile e seguire scrupolosamente le indicazioni degli specialisti riguardo a mobilizzazione attiva/passiva Kinesi e quant'altro. Oggi siamo a circa 90 giorni dall'accaduto ma il piede è ancora tumefatto e ad es. l'edema post traumatico che in un primo tempo ricopriva solo la zona sopra il tarso (mi perdoni le imprecisioni, comunque erano ancora visibili tendini e vene) si è diffuso sopra tutto il piede fino alle dita in avanti e ricoprendo i malleoli sulla caviglia (per darle un'idea non si vedono più tendini e vene come nell'arto controlaterale), per non parlare del dolore al carico che non mi sembra proprio regredire e peccato che non sia "visibile" come l'edema. Dice che non ho motivo alcuno di preoccuparmi??