Referto rmn lombo sacrale

Buonasera.

Da almeno due anni accuso sporadicamente dolori nella zona lombare della durata di qualche giorno.

Circa due settimane fa mi sono alzato dal letto la mattina con un forte dolore, e muovendo i primi passi ho avuto un colpo di tosse improvviso che mi ha procurato una fitta tremenda in zona lombare e mi sono ritrovato bloccato.
Il medico di famiglia mi ha prescritto punture di voltaren e muscoril per 5 giorni senza grandi risultati.
Sono riuscito comunque a tornare a lavoro, ma facendo l’autista mi sono reso conto che mi è impossibile stare seduto più di 20 minuti in auto, e mi sono ritrovato di nuovo con dolori fortissimi e difficoltà a camminare per il dolore.
Il medico a questo punto mi ha prescritto punture di bentelan e muscoril per tre giorni.

Sono al secondo giorno, i dolori si sono un po’ attenuati ma ci sono.

Stamattina ho fatto la RMN, e questo è il referto.


Esame eseguito con immagini T1 e T2 pesate, secondo piani assiali, coronali e sagittali.
Riduzione della fisiologica lordosi.

Normale morfologia dei corpi vertebrali e segni di discopatia multipla
Protrusione discale mediana L3-L4 ed ernia discale mediana espulsa L4-L5 con iniziale edema algodistrofico delle limitanti somatiche
Angioma di L2
Normale ampiezza del canale lombare
Valutazione clinica ed eventuale controllo RM a distanza in rapporto

Ho appuntamento lunedì dal neurochirurgo ma onestamente sono preoccupato da quello che leggo.
Innanzitutto dall’angioma.
E poi da quell’iniziale edema algodistrofico.
Potreste dirmi di cosa si tratta?

I sintomi invalidanti che ho possono essere causati dall’ernia?
Avrei bisogno di tornare a lavorare ma davvero ho il terrore di non riuscire a rimettermi in piedi alla fine del turno.
Al momento ho dolori in zona lombare e fitte nella zona dei glutei se sto molto in piedi.
Non ho senso di intorpidimento o mancanza di sensibilità.


In generale, la condizione della mia schiena è grave?


Grazie infinite a chi vorrà rispondermi.
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Dr. Pier Francesco Eugeni Neurochirurgo 160 8
Sì tratta con ogni probabilità di una sindrome meccanica pelvica alla quale verosimilmente non sono da riferire le alterazioni morfologiche rilevate alla RMN.
La sindrome sacroiliaca si identifica solo con l'esame fisico del paziente.
È uno dei dolori più forti che si possano provare e a volte impatta notevolmente sulla esistenza.
Giustifica un atteggiamento chirurgico, che non riguarda le "discopatie", nel caso tenda a perdurare.
Come ripeto, il suo inquadramento prescinde dal dato morfologico.

Pier Francesco Eugeni, MD
Specialista in Neurochirurgia - Chirurgia Spinale
Segreteria: 3296122118 – Portatile: 3208219474 - email: eugeni@inwind

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Utente
Utente
Buongiorno Dottore, e grazie per la risposta. È la prima volta che leggo di questa disfunzione sacroiliaca. Mi potrebbe spiegare meglio cos’é, così che io possa parlarne lunedì con l’ortopedico e successivamente con il neurochirurgo?
Mi sarei detto sicuro al 100% che fossero l’ernia e l’edema associato rilevati nella RMN a procurarmi tutti questi sintomi che tendono a resistere a Voltaren/Muscoril prima e a Bentelan/Muscoril ora. Secondo Lei quindi l’ernia e l’edema non giustificano i miei sintomi?
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Dr. Pier Francesco Eugeni Neurochirurgo 160 8
La sindrome sacroiliaca è un dolore meccanico (ovvero articolare) a partenza dalla articolazione sacroiliaca.
Può trovare riferimenti in rete sia su questa condizione patologica sia su quello che ho scritto io (ed altri) al riguardo.
Mima, a volte, la distribuzione del dolore di una sciatalgia e per questo è anche definita come pseudosciatalgia. È importante differenziarla dalla sciatica dal momento che è una delle cause di esecuzione inappropriata di interventi di discectomia (o di altre procedure chirurgiche sulla colonna).
È naturalmente una malattia che esiste da sempre ma, malgrado questo, siamo ancora in pochi a riconoscerla (non è ancora negli elementi da tenere in considerazione nella diagnosi differenziale delle cause di mal di schiena nelle varie linee guida utilizzate - in una revisione che avevo fatto recentemente in occasione di un congresso avevo potuto constatare che non era assolutamente considerata) malgrado io da più di un decennio (e pochi altri nel frattempo) stia cercando di indurre la consapevolezza di questo in ambito chirurgico spinale sia neurochirurgico sia ortopedico.
Come ripeto, è una condizione dolorosa che non si valuta guardando il CD della RMN o della radiografia o della TAC ma esclusivamente valutando clinicamente il paziente.
Per rispondere alla sua ultima domanda, è necessario valutare lei clinicamente, oltre che gli esami ai quali si è sottoposto.

Pier Francesco Eugeni, MD
Specialista in Neurochirurgia - Chirurgia Spinale
Segreteria: 3296122118 – Portatile: 3208219474 - email: eugeni@inwind

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Utente
Utente
La ringrazio infinitamente e parleró della questione con i dottori che vedró, anche se sono praticamente certo che vedendo un’ernia espulsa, con edema, e una protrusione, attribuiranno a questi i dolori che ho ormai da 2 settimane.
Oltretutto il referto non mi sembra molto descrittivo. Non è chiaro per esempio se la protrusione è l’ernia impattino sul sacco durale. Non dice se l’ernia è sottolegamentosa o transelegamentosa. Accenna a un angioma in L2 ma non ne dice le dimensioni. Un referto di una risonanza non dovrebbe menzionare questi aspetti invece di tenere il paziente già pieno di dolori con dei dubbi nell’attesa di un consulto?
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Dr. Pier Francesco Eugeni Neurochirurgo 160 8
Da tre o quattro decine di anni la medicina cosiddetta "paternalistica" (ovvero quella che prescindeva dalla consapevolezza del paziente riguardo al suo stato) è stata abbandonata da un punto di vista metodologico dopo essere stata in auge per millenni.
Per una serie di motivi, molti dei quali del tutto giusti e fondati, la moderna metodologia clinica presuppone la partecipazione e la condivisione con il paziente di quelli che sono gli intendimenti diagnostici e terapeutici del medico.
È però tenuto a questo il medico che gestisce il caso e non necessariamente quello che referta gli esami strumentali, che devono essere, dal primo dei due professionisti, contestualizzati clinicamente.
Il paziente che si aspetta di trovare la risposta che gli spieghi i suoi disturbi nel referto degli esami ai quali si è sottoposto (su prescrizione di un medico o per sua iniziativa) probabilmente ha una visione del problema non efficace a trovarne una soluzione.
Parimenti, l'atteggiamento più efficace di un paziente (o la strategia più efficace per un paziente) che si reca da un medico perché sta male o ha un disturbo (al di là o forse molto prima della correttezza) è quello di raccontare i suoi disturbi a chi ha davanti, rispondere alle domande che gli sono rivolte ed ascoltare il patere che gli viene fornito.
Il tutto cercando di capire se quello che dice il medico è la cosa che il medico ritiene la migliore per il paziente oppure quella più conveniente per sé stesso.
Valutare quindi il medico prescindendo da quello che tecnicamente ci dice e scegliere il curante e non la cura è probabilmente la cosa migliore.

Pier Francesco Eugeni, MD
Specialista in Neurochirurgia - Chirurgia Spinale
Segreteria: 3296122118 – Portatile: 3208219474 - email: eugeni@inwind

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Utente
Utente
Tutto corretto, ma è chiaro che se nessuno dice a un paziente cosa è un’ernia espulsa, cosa un edema algodistrofico, cosa comporti un angioma vertebrale, il tal paziente va a cercare le risposte in altri modi. Per poi sentirsi riprendere perché non si va a leggere su internet .
In termini generici e non riferendomi a Lei ovviamente, credo che se un dottore ha voglia di curare senza parlare con il paziente potrebbe tranquillamente fare il veterinario.

Grazie infinite per le risposte, anche se alle domande sull’angioma e sull’edema non mi ha risposto nemmeno Lei (che ovviamente non era tenuto a farlo).