Ernia al disco espulsa con sciatalgia

Salve a tutti i Signori medici, cercherò di essere il più breve e conciso possibile.

Giugno 2022 subisco infortunio dovuto a sollevamento pesi in palestra alla schiena.
Un paio di punture di antinfiammatori ed ero a posto.
Non faccio nessun controllo.
Da ottobre dello stesso anno comincio ad accusare intorpidimento alla gamba sinistra soprattutto al risveglio.
A novembre 2022 faccio la prima risonanza magnetica.


Disidratazione dei nuclei del nucleo polposo del disco intersomatico L5-S1.
A tale livello è evidente ernia discale espulsa in sede paramediana sinistra che occupa il recesso laterale sinistro del canale vertebrale, improntando il profilo anteriore del sacco durale e prendendo contatto e dislocando posteriormente l'emergenza della radice di S1 di sinistra, e che non impegna il forame di coniugazione di sinistra.

Assenza di ulteriori fenomeni compressivi secondari ad ernia o a protrusione discale sul sacco durale e sulle radici nervose a livello degli altri spazi intersomatici del rachide lombare.
Normale morfologia ed intensità di segnale gli altri dischi intersomatici del rachide lombare.

Il canale vertebrale ha ampiezza regolare.

Assenza di processi espansivi intra-durali.


Vedo un neurochirurgo dell’asl a febbraio 2023, spinge per l’intervento, rifiuto di operarmi per motivi personali e di lavoro, mi da una terapia di altri medicinali, punture e antinfiammatori.
(Solumedrol, leryca, arcoxia)
Faccio la cura per 20 giorni.
Appena ultimo la cura i dolori alla gamba sinistra ricompaiono.

Vado avanti fino ad aprile 2023.
Ripeto la risonanza su suo consiglio in quanto la precedente era di scarsa qualità 0, 4 tesla, e ne faccio una di 1, 5 tesla.


Si confronta l'esame odierno con un precedente del 19 novembre eseguite in altra sede.

A quanto visualizzato con apparecchiatura ad alto campo magnetico, rispetto al precedente, l'entità della protrusione focale erniaria paramediana sinistra del disco intervertebrale L5-S1 non appare modificata in maniera sensibile così come evidente la compressione e la deformazione della radice spinale di S1 che appare forse leggermente tumefatta per effetto compressivo dell'ernia.
Leggera obliterazione anche del forame intervertebrale destro ove però la radice di L5 non sembra mostrare alterato struttura segnale.

Immodificati nel complesso gli altri elementi in un quadro di sostanziale negatività per ulteriori alterazioni patologiche dei complessi disco-vertebrali delle strutture nervose intracanalari

Le tempistiche dell’asl per l’intervento sono molto lunghe, io avrei bisogno di essere in piedi per fine giugno per motivi di lavoro, ecco perché il rifiuto per l’operazione.

Avrei bisogno di qualcosa che mi faccia andare avanti e mi tamponi il problema per i prossimi 24 mesi in cui non potrei assolutamente operarmi.
O una soluzione diversa dall’intervento.
Esistono altre terapie che potrei fare?
L’intervento è l’unica soluzione che ho?
C’è possibilità che si riassorba?
[#1]
Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
A me sembra che l'indicazione chirurgica vi sia tutta e ciò specie se vi fosse un deficit di forza all'arto inf.
Si potrebbe, nel frattempo e per motivi antalgici, eseguire delle infiltrazioni direttamente ed esclusivamente sulla radice nervosa che risulti clinicamente interessata. Di norma il trattamento dà notevole tregua e l'effetto di tale trattamento potrebbe essere anche abbastanza lungo, cioè tale da coprirLa per alcuni mesi (quindi, permetterLe abbastanza libertà per gli impegni di fine giugno, purchè questi impegni non siano fisicamente gravosi).
Rimane, in alternativa al momento o in presumibile conclusione a distanza, l'intervento neurochirurgico che consiglio con tecnica mininvasiva in quanto tale metodologia permette una veloce ripresa delle normali attività ed un approccio chirurgico molto limitato con praticamente nessun danno alle strutture anatomiche (vie di approccio o di avvicinamento alla compressione radicolare) che non siano direttamente coinvolte nella patologia in parola. Tale tecnica mininvasiva dà maggiori garanzie di massima riuscita, consente un recupero post-operatorio molto più rapido dell'intervento classico microchirurgico ed una più veloce ripresa di un normale stile di vita.
Se si dice che questo trattamento sarà il golden standard del futuro, noi possiamo affermare che per noi il futuro è già oggi.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
A me sembra che l'indicazione chirurgica vi sia tutta e ciò specie se vi fosse un deficit di forza all'arto inf.
Si potrebbe, nel frattempo e per motivi antalgici, eseguire delle infiltrazioni direttamente ed esclusivamente sulla radice nervosa che risulti clinicamente interessata. Di norma il trattamento dà notevole tregua ed il trattamento potrebbe essere anche abbastanza lungo tale da coprirLa per alcuni mesi (quindi, permetterLe abbastanza libertà per gli impegni di fine giugno, purchè questi impegni non siano fisicamente gravosi).
Rimane, in alternativa al momento o in presumibile conclusione a distanza, l'intervento neurochirurgico che consiglio con tecnica mininvasiva in quanto tale metodologia permette una veloce ripresa delle normali attività ed un approccio chirurgico molto limitato con praticamente nessun danno alle strutture anatomiche (vie di approccio o di avvicinamento alla compressione radicolare) che non siano direttamente coinvolte nella patologia in parola.
Se si dice che questo trattamento sarà il golden standard del futuro, noi possiamo affermare che per noi il futuro è già oggi.
Cordialità.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294