Depersonalizzazione, ansia, paura di guidare, attacchi di panico

Buongiorno, sono una ragazza di 24 anni e come da titolo sto sperimentando una forte ansia, che mi porta ad attacchi di panico e depersonalizzazione.
Si accentua quando devo uscire di casa e soprattutto quando devo guidare (ho la patente da quando avevo 18 anni, ho sempre guidato anche per lunghe distanze e in autostrada, ma da quando qualche mese fa mi è venuto un attacco di panico in tangenziale ho iniziato ad evitare le strade extraurbane, poi a ridurre le distanze, poi a farmi fare compagnia, ora evito proprio di prenderla ma purtroppo ho bisogno di essere indipendente, non abito al centro città e a casa abbiamo tutti, ovviamente, impegni ed esigenze diverse.
)
Lavoro ancora per poco in modalità ibrida e dovrò iniziare a seguire di nuovo le lezioni del secondo semestre all’università, quindi DEVO riuscire a guidare di nuovo.

Ho già iniziato un percorso psicologico, mi aspetta la seconda seduta, anche se onestamente alla prima seduta ho notato che l’attenzione del professionista fosse troppo rivolta all’ambito universitario, nonostante io gli abbia fatto capire che prima la mia ansia era confinata solo a quello, ora non più.

Comunque vi ripongo fiducia (non so se sia necessaria anche terapia farmacologica onestamente), ma purtroppo la prossima seduta non sarà prima del 27 febbraio (oggi 14 febbraio) e io tra 3 giorni dovrò iniziare per forza a guidare almeno un giorno sì e uno no.

Vi chiedo se ci sono tecniche o altro per cercare di sbloccare questa cosa e riuscire a trovare il coraggio di uscire di casa e soprattutto guidare nel più breve tempo possibile.


Grazie mille
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47k 1k
La cosa che non capisco è la seguente. Diceva che non sa se è necessaria anche una terapia farmacologica, dal che si intuisce che si rappresenta le cure come divise tra farmacologiche e non.
La divisione è tra cure indicate e non.
Mi chiedo quindi però su che base è stato invece deciso che serva "un percorso psicologico" sulla base di quel quadro ? E di che tipo, se qualcuno lo ha indicato, poiché la semplice connotazione psicologica non dice di che tipo di intervento stiamo parlando.
E' stata fatta una diagnosi ? E scelto il trattamento sulla base di questo ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Gentile dott. Pancini, non è stata fatta una diagnosi specifica perché come scritto nel consulto ho appena iniziato un percorso psicologico e comunque il professionista in questione ha usato l’accezione depersonalizzazione ma non mi ha fornito dettagli sull’approccio che intende utilizzare, da quel che so e che mi ha esposto la psicoterapia è un discorso lungo e mi ha riferito che prima di sbilanciarsi vorrebbe approfondire alcuni aspetti per poi capire meglio come procedere .

Non ho mai espresso la mia contrarietà alla cura farmacologica solo che, come penso sappia, molto spesso non si sa come muoversi e a chi rivolgersi e ho pensato di rivolgermi ad uno psicologo per farmi poi, eventualmente, indirizzarmi da lui sulla necessità di proseguire o meno con la cura farmacologica e quindi di interfacciarmi poi anche con uno psichiatra. Ho sbagliato? Mi dica lei, ma da non esperta in materia e da nuova a questo tipo di sintomatologia ho agito come pensavo fosse più giusto. Quando una persona ha mal di schiena non procede subito con siringhe di cortisone, vede prima se il fisioterapista può aiutarla ed indirizzarla, nel caso, ad un professionista più adeguato.
Sono certa che se avessi fatto il contrario qualcuno avrebbe detto che sarebbe stato meglio prima iniziare con la terapia psicologica e poi con quella farmacologica.

Il mio consulto verteva su altra domanda
La ringrazio comunque per l’intervento non dovuto
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze 47k 1k
Appunto per questo la cosa non torna.
Si stabilisce a priori che:
- c' è bisogno di un tipo di intervento (anche se generico, perché psicoterapia di per sé è come dire "un farmaco")
- l'intervento sarà lungo, senza sapere su cosa
Il tutto, peraltro, su un quadro che dai sintomi potrebbe anche rientrare nel disturbo di panico. In tal caso, c'è una terapia farmacologica di riferimento.
E' vero che non sempre da subito si definiscono le diagnosi, ma per decidere in maniera così netta per un tipo di trattamento con una prospettiva di durata...io direi che sarebbe necessario.
A meno che non si tratti di uno di quegli approcci sempre uguali, il che non ha senso.

Dr.Matteo Pacini
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