Disturbo bipolare 1 e lavoro da psicologa
Buongiorno, sono una ragazza di 26 anni con diagnosi di disturbo bipolare 1.
Attualmente sono in cura e sto lentamente uscendo da una lunga fase depressiva iniziata a novembre.
Mi trovo però a mettere in discussione le mie scelte di vita, soprattutto dopo aver ricevuto questa diagnosi.
Sono iscritta alla facoltà di psicologia clinica, magistale: mi mancano quattro esami e la tesi per completare il percorso.
Tuttavia, sono molto scoraggiata.
Sono fuori corso di un anno e fatico a studiare.
Attribuisco questo blocco sia alla scarsa concentrazione legata alla depressione, sia a una profonda incertezza rispetto al mio futuro.
Fino a qualche tempo fa, desideravo diventare psicoterapeuta, ma ora mi chiedo se sia realistico, o addirittura responsabile, intraprendere questa professione convivendo con un disturbo così severo.
In particolare, nei periodi in cui dovessi stare male come gli scorsi mesi, mi domando come farei a garantire una continuità alle persone che si metterebbero nelle mie mani e che necessitano di cure settimanali.
Inoltre, per come sta messa la mia salute mentale ora, mi sembra difficile immaginare di potermi prendere cura di quella altrui.
Vi scrivo per avere un parere da chi ha esperienza clinica o di formazione nel campo.
Secondo la vostra esperienza, quanto di ciò che temo è realistico?
E quanto potrebbe invece essere frutto della fase depressiva o di convinzioni limitanti?
Mi sento persa in una nebbia fitta, senza una direzione chiara, e sto cercando un modo per ripartire.
Ringrazio fin da ora chi vorrà dedicarmi del tempo.
Cordiali saluti
Attualmente sono in cura e sto lentamente uscendo da una lunga fase depressiva iniziata a novembre.
Mi trovo però a mettere in discussione le mie scelte di vita, soprattutto dopo aver ricevuto questa diagnosi.
Sono iscritta alla facoltà di psicologia clinica, magistale: mi mancano quattro esami e la tesi per completare il percorso.
Tuttavia, sono molto scoraggiata.
Sono fuori corso di un anno e fatico a studiare.
Attribuisco questo blocco sia alla scarsa concentrazione legata alla depressione, sia a una profonda incertezza rispetto al mio futuro.
Fino a qualche tempo fa, desideravo diventare psicoterapeuta, ma ora mi chiedo se sia realistico, o addirittura responsabile, intraprendere questa professione convivendo con un disturbo così severo.
In particolare, nei periodi in cui dovessi stare male come gli scorsi mesi, mi domando come farei a garantire una continuità alle persone che si metterebbero nelle mie mani e che necessitano di cure settimanali.
Inoltre, per come sta messa la mia salute mentale ora, mi sembra difficile immaginare di potermi prendere cura di quella altrui.
Vi scrivo per avere un parere da chi ha esperienza clinica o di formazione nel campo.
Secondo la vostra esperienza, quanto di ciò che temo è realistico?
E quanto potrebbe invece essere frutto della fase depressiva o di convinzioni limitanti?
Mi sento persa in una nebbia fitta, senza una direzione chiara, e sto cercando un modo per ripartire.
Ringrazio fin da ora chi vorrà dedicarmi del tempo.
Cordiali saluti
Gentilissima,
Voglio innanzitutto riconoscerle il coraggio di riflettere così profondamente su di sé, nonostante la nebbia che descrive.
La sua situazione è complessa, ma non insolita per chi convive con un disturbo bipolare, soprattutto in una fase di transizione come quella che sta vivendo.
Da un punto di vista clinico, ciò che lei teme (la difficoltà a garantire continuità e a prendersi cura degli altri) è una preoccupazione legittima, ma non necessariamente un ostacolo insormontabile.
Molti professionisti della salute mentale gestiscono con successo condizioni simili, grazie a una buona rete di supporto, strategie di autogestione e, quando necessario, pause programmate.
La sua diagnosi non la definisce come incapace, ma richiede una pianificazione attenta e realistica del suo futuro professionale.
La domanda che si pone se sia responsabile fare la psicoterapeuta dimostra già una sensibilità etica preziosa per questa professione.
Le suggerisco di non prendere decisioni definitive ora, mentre è ancora in questa nebbia .
Provi a darsi piccoli obiettivi, come affrontare un esame alla volta, e a dialogare con il suo curante su queste incertezze: potrebbe aiutarla a distinguere ciò che è paura reale da ciò che è eco della depressione.
Inoltre, confrontarsi con colleghi o supervisori nel campo della psicologia clinica potrebbe offrirle prospettive concrete su come altri hanno integrato la propria salute mentale con la professione.
Non è persa, sta cercando la sua strada, e questo è un primo passo importante.
Si prenda cura di sé con la stessa empatia che vorrebbe offrire ai suoi futuri pazienti.
Spero di averle offerto utili spunti di riflessione, resto a disposizione e porgo Cordiali saluti
Voglio innanzitutto riconoscerle il coraggio di riflettere così profondamente su di sé, nonostante la nebbia che descrive.
La sua situazione è complessa, ma non insolita per chi convive con un disturbo bipolare, soprattutto in una fase di transizione come quella che sta vivendo.
Da un punto di vista clinico, ciò che lei teme (la difficoltà a garantire continuità e a prendersi cura degli altri) è una preoccupazione legittima, ma non necessariamente un ostacolo insormontabile.
Molti professionisti della salute mentale gestiscono con successo condizioni simili, grazie a una buona rete di supporto, strategie di autogestione e, quando necessario, pause programmate.
La sua diagnosi non la definisce come incapace, ma richiede una pianificazione attenta e realistica del suo futuro professionale.
La domanda che si pone se sia responsabile fare la psicoterapeuta dimostra già una sensibilità etica preziosa per questa professione.
Le suggerisco di non prendere decisioni definitive ora, mentre è ancora in questa nebbia .
Provi a darsi piccoli obiettivi, come affrontare un esame alla volta, e a dialogare con il suo curante su queste incertezze: potrebbe aiutarla a distinguere ciò che è paura reale da ciò che è eco della depressione.
Inoltre, confrontarsi con colleghi o supervisori nel campo della psicologia clinica potrebbe offrirle prospettive concrete su come altri hanno integrato la propria salute mentale con la professione.
Non è persa, sta cercando la sua strada, e questo è un primo passo importante.
Si prenda cura di sé con la stessa empatia che vorrebbe offrire ai suoi futuri pazienti.
Spero di averle offerto utili spunti di riflessione, resto a disposizione e porgo Cordiali saluti
dott. Tortorelli Fabio M.P.
Psichiatra e Psicoterapeuta | Roma Policlinico |
WhatsApp 3406693506
https://www.instagram.com/docfabiotortorelli?
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 403 visite dal 09/04/2025.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Se sei uno specialista e vuoi rispondere ai consulti esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.
Consulti simili su disturbo bipolare
Consulti su disturbi dell'umore
Altri consulti in psichiatria
- Peggioramento sintomi dopo aumento dosaggio efexor
- Venlafaxina agitazione notturna/scatti
- Farmaci e patente di guida: chiedere adesso il certificato o aspettare la fine del trattamento?
- Seroquel 50 mg mi risolve il problema definitivamente?
- depressione persistente: cosa fare con efexor 150mg?
- Depressione cronica: terapia attuale efficace?