Sto vivendo malissimo

Buongiorno, dottori. In seguito alle mie richieste di qualche mese fa, ed ora che sono in cura da una psicologa da maggio, torno ad aggiornarvi sul mio stato attuale. Fino a tre mesi fa ero fidanzato da tre anni con una ragazza, ed in quel periodo mi sembrava non servirmi null' altro eccetto lei, ma purtroppo come potete immaginare il rapporto non è andato a buon fine, e da quel momento mi è come crollato il mio (ed accentuo MIO) mondo addosso. Nel 2007 litigai (e mi picchiarono) ragazzi che prima frequentavo, per colpe che obiettivamente e razionalmente non ho mai avuto. Nel 2009, gli stessi personaggi sotto falsa identità (ma poi scoprii che erano loro) cercarono di infamarmi con un' amica della mia ragazza (ovviamente lei ha ignorato e scacciato questi tipi restando della sua idea e mostrandomi lo stessissimo rispetto di prima). Probabilmente è da quel momento che queste persone sono divenuti una specie di "fantasmi del passato", spesso immagino di prenderli e far loro brutto, altre volte di fargli passare un brutto quarto d' ora facendogli recapitare una lettera di avvertimento da parte dell' avvocato, altre volte ancora che siano loro a prendersela con me. Fatto sta che da tre anni a questa parte non riesco ad uscire di casa, e quando ad esempio mi capita di passare per il loro quartiere magari per motivi di lavoro mi prende una tremenda agitazione. Odio la società che mi circonda, vedo il male in ogni individuo, ho la troppo radicata convinzione che la maggiorparte dei miei coetanei siano dei completi idioti che pensano solo alle futilità (come la bellezza fisica, il sesso facile, il mostrarsi su internet ecc). Alcune volte mi sento come se tutti i ragazzi della mia città mi vedano come un inferiore; cioè, nella vita io non sono mai stato un ragazzo particolarmente preso di mira, ed ho avuto tanti amici che mi hanno considerato e rispettato, ma anche io durante infanzia ed adolescenza (come moltissimi, penso) ho avuto i miei momenti di bullismo dai più grandi, ma se prima questa cosa la consideravo "normale" e "di poco conto" (dato che succedeva di rado con ragazzi più grandi) ora si è accentuata. Ogni tanto incontro qualche vecchia compagnia (anche tra gli ex bulli) e mi salutano, mi parlano, mi chiedono come vanno le cose, cercano la mia chiacchiera, ma ciononostante questa mia senzazione non tende a scemare. Inoltre io, nonostante non mi sia mai visto un bel ragazzo, ho sempre avuto molto successo con il sesso femminile (spesso difatti i miei amici mi invidiavano), difatti in ogni occasione (gite, sabato sera, scuola, palestra) non è mai mancato il gruppo di ragazze che palesemente mi diceva di essere interessato a conoscermi (io non ho mai avuto il coraggio di fare il primo passo, tutte le ragazze che ho avuto si sono fatte avanti loro), ma ora anche il mio aspetto fisico a volte "mi pesa". Mi sento come se prima fossi attraente ed ora no, curo maniacalmente il mio aspetto ma più lo faccio e più mi vedo brutto, e ci sarebbe molto altro.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
E' in cura da una psicologa per quale diagnosi?

Quali sono i tempi di trattamento e quale trattamento sta facendo?

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dopo
Utente
Utente
Dunque, dottore, io ho iniziato ad andare dalla psicologa per il fatto che non riesco a dormire, nel senso: se ad esempio io quando mi addormento tardi mi sveglio presto per recuperare il sonno, succede che per tutto il giorno sono insonnolito, mi sento pesante e stanco, e quando arrivo alla sera mi inizia a battere forte il cuore e non riesco a dormire, e così via ciclicamente.

Per quanto riguarda diagnosi e terapia, ho effettuato dei test scritti e la specialista ha affermato che, in seguito al consulto con altri due suoi colleghi, io soffrirei di ansia e depressione in stato piuttosto avanzato, e per ora faccio delle sedute dove dialogo con la psicologa per un' ora, una volta a settimana, visto che lei pensa che sarebbe il caso di attendere prima di indirizzarmi verso la psichiatria vera e propria, e successivi farmaci. Per il sonno mi sono state prescritte delle pillole "Serelax", ma a detta della specialista il problema è radicato nella mia mente, e vorrebbe prima riuscire a rintracciare questa "scintilla" che ha fatto esplodere tutto ciò, per poi indirizzarmi ad un' eventuale terapia psichiatrica. Ma per ora non avverto particolari risultati.

Come dicevo, inoltre, c' è dell' altro:
alcune volte, per queste serie di motivi, mi sento come "barricato" e "prigioniero" della mia stessa vita. Sento dentro di me che vorrei con tutto il cuore avere una ragazza da amare e con cui condividere belle esperienze, ma allo stesso tempo non mi sento all' altezza di poterne trovare una "liberamente", ovvero che mi piaccia davvero. Sento come se avessi la condizionale. Addirittura io nella mia vita ho sempre avuto gusti piuttosto difficili con le ragazze, per questo non sono stato con tutte quelle che mi facevano recapitare da amiche il loro interesse per me, e come già accennavo di compagne belle sia nel fisico che nel carattere (o cmq una bellezza compatibile ai miei gusti) ne ho avute un bel pò, ma ultimamente sento come se non avessi più questa libertà. Pochi giorni fa ho rivisto una mia vecchia amica dell' adolescenza, una ragazza che faceva parte della comitiva con cui uscivo, che onestamente non mi ha mai fatto né caldo né freddo, ma ora sembra quasi che dopo questo incontro mi sia quasi "interessato" a lei, ma nella mia mente (in quel poco di razionalità che v' è rimasta) so che provo questo solo come conseguenza a questo mio problema psicologico, difatti non ho minimamente accennato neanche a ristringere rapporti con lei.

Inoltre, per quanto riguarda i ragazzi citati nel precedente post, io non so neanche se ancora solo mi pensino, visto che dopo l' anneddoto accaduto nella prima estate 2009 non lì ho più sentiti, né visti, né sentiti nominare, eppure ogni volta che sono nelle vicinanze di posti che insieme frequentavamo, mi sale una tremenda ansia che mi porta ad uno scombussolamento totale della mia mente. Secondo la mia psicologa questa ansia non nasce dalla presenza o esistenza dei ragazzi in sé, ma sono tipo una "maschera" che nasconde qualcosa di mio, qualcosa che ho nella mia mente... Non so. Il fatto è che io lavoro nello studio legale dell' avvocato di mio padre, e sono socio di due aziende con una consistente percentuale di capitali (le aziende messe in piedi da mio padre), quindi nel lavoro che mi aspetta questo diviene un grosso problema.

Ogni volta tendo a farmi le amicizie molto al di fuori della mia città; per esempio tra qualche giorno dovrò andare a trovare un amico di "penna" (un ragazzo conosciuto 2 anni fa con cui parlo ogni giorno) che però abita a diverse centinaia di kilometri da me. Quando cerco di analizzare questi miei comportamenti, l' unica cosa che riesco a provare è un senso di libertà se penso di stare al di fuori della mia zona, o cmq della mia provincia. Sento che se andassi via dalla mia città mi sentirei libero e sereno, e potrei fare tutto ciò che voglio... Ricominciare daccapo. Ma dall' altra parte io non potrei mai andare via di casa e spostarmi di così tanto, soprattutto per il fatto che ho capitali da mantenere e aziende da gestire, e so benissimo che è probabilmente l' ultima occasione per avere una "vita da re".

Ma neanche a dire che mi interessano le amicizie: non mi importa avere un' ennesima comitiva da frequentare. Io ogni volta che mi metto a letto e chiudo gli occhi immagino di avere affianco una ragazza senza volto che mi fa davvero sentire vivo e felice. Inoltre provo un odio mortale per i miei coetanei che (come quasi tutti) si fanno avanti con le ragazze solo per una notte di divertimento per poi lasciarle dove sono, allo stesso modo odio le ragazze che ci stanno "facilmente"... Sarà che sto diventando un pò misogino e femminista allo stesso tempo?

Non lo so... Non ci sto capendo più nulla, io di questo passo impazzisco davvero. Non so cosa fare, mi sento con le mani legate, i tre mesi di terapia psicologica non mi hanno giovato neanche un pò. Alcune volte penso "di questo passo la faccio finita, visto che non sento vie d' uscita". Cosa fare?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Secondo me e' inutile aspettare ed e' meglio rivolgersi ad uno psichiatra.
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Gentile utente,
penso anch'io che consultare uno psichiatra possa permetterle di gestire almeno i sintomi più disturbanti, come l'insonnia: se l'integratore che assume non ha funzionato, è opportuno cercare prodotti più efficaci.
Tenga presente che il "lavoro" psicoterapeutico è soprattutto quello del paziente. Un esempio banale: tra una seduta e l'altra le vengono in mente osservazioni o ricordi e pensa "questo lo devo dire alla dottoressa"? Oppure si aspetta che la terapeuta, in base alla sua storia, le dia spiegazioni o consigli? E' importante che parli con la sua terapeuta, dopo la pausa estiva, della sua delusione e preoccupazione per il mancato miglioramento.
Dal momento che non è mio paziente, io invece posso permettermi di darle un consiglio: se proprio non può abbandonare la sua città e il suo lavoro, cerchi di migliorarsi il più possibile: faccia corsi, stage, master o quello che le pare, impari bene una lingua straniera, faccia scalate in montagna o trekking, in poche parole cerchi di diventare "bravo" in qualcosa. Provare i propri limiti e cercare di superarli è un altro modo per arrivare a capire se stessi, che non è in contrasto con la psicoterapia, e aiuta anche nei rapporti con gli altri.
Cordiali saluti

Franca Scapellato

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per il consiglio, dottori. Provvederò quanto prima (appena passata quest' ultima settimana) a contattare uno specialista o direttamente il CIM.

Dottoressa Scapellato, io non è che "non posso" lasciare la mia città ed i miei impieghi, anche perché i miei genitori sono i primi a dirmi che qualsiasi cosa io voglia fare la posso fare tranquillamente; io non voglio proprio lasciare la mia città principalmente per il motivo sopraindicato. Per quanto riguarda gli hobby, io ne ho già alcuni come il cantare e suonare (ovviamente da solo, fino a quattro anni fa avevo un gruppo), e questo periodo sto realizzando un fumetto che intendo provare a vendere indipendentemente, visto che i mezzi non mi mancano.

Per quanto riguarda la famigerata ragazza che attendo, rileggendomi ho compreso di essere stato poco chiaro. Il punto è che si, io bramo di avere una persona al mio fianco (nonostante sia passato relativamente poco dal mio ultimo rapporto), ma se la mia parte "malata" mi implica di gettarmi in questa ricerca, la mia parte "razionale" mi spiega a chiare lettere che io una ragazza la cercherei solo per compensare questo mio vuoto, e non perché voglio avere un rapporto, ed è proprio questo che mi fa stare peggio. In pratica sto diventando un cinico bastardo superficiale ma allo stesso tempo sto maturando al punto di sentirmi al di sopra dei coetanei che ho intorno (e quest' ultimo punto mi è sempre stato affermato da terzi, non da me stesso, visto che il primo cerco di tenerlo costantemente nascosto). Non credo neanche di soffrire di doppia personalità, perché solitamente sono coerente nei miei pensieri e nelle mie opinioni, sono proprio queste piccolezze che da una parte le vedo in un modo e dall' altra in un altro.

Come si può vedere, a differenza di molti che magari stanno male ma non hanno centrato mai i vari punti che li abbattono, io conosco piuttosto bene ciò che mi rende depresso e chiuso in me stesso, ma non ne conosco le radici.

Non so, magari ne parlerò agli specialisti del CIM e vi aggiornerò sull' andazzo della situazione. Alcune volte vorrei chiedere il ricovero in clinica psichiatrica vista la mia situazione, ma purtroppo non sono uno specialista, quindi non posso decidere con la mia testa.

Per quanto riguarda il "la faccio finita" del precedente post, io non parlavo di suicidio, ma di "rassegnazione". Cioè, io non avrei mai il coraggio di uccidermi onestamente, neanche se mi crollasse davvero tutto il mondo addosso il mio istinto di sopravvivenza resterebbe alto. Intendevo più che altro il non pensare né ambire più ed esistere solo per lavorare.

Beh, vi ringrazio ancora per la pazienza, ed attendo eventuali appunti.

Cordialità
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Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Gentile utente,
non parlavo di hobby ma di sfide: se realizza un fumetto e ne paga la pubblicazione, che sfida è? Idem per il cantare e suonare: da solo? Forse è bravo, forse no, chi lo saprà mai? Non si mette in gioco, non rischia niente e quindi non cambia.
Non so se la terapia che sta facendo sia di tipo psicanalitico, ma credo che lei stia semplificando un po' troppo, immaginandola come una specie di indagine a ritroso per trovare le "radici" del problema: una volta trovate queste radici, come in certi thriller anni '50, miracolosamente starebbe meglio? Anche di queste aspettative dovrebbe parlare in terapia, soprattutto ora che è all'inizio (tre mesi sono pochi per tirare le somme).
Cordiali saluti
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