Fobie malattie

Ormai già da molti anni soffro di quella che potrebbe essere definita ipocondria, anche se nessuno dei numerosi medici che mi hanno visitato ha mai pronunciato questa "sentenza". Mi basta un piccolo segnale del corpo, come un impercettibile vellichìo in bocca o sulla pelle, oppure è sufficiente un doloretto addominale o un lieve mal di gola, per farmi piombare nel dramma. Di solito mi faccio le diagnosi da solo, con l'aiuto di internet, e potete immaginare voi che diagnosi siano! Tutti i medici che mi hanno visitato hanno sempre escluso patologie organiche, confermate spesso anche da esami strumentali (che ho fatto a pagamento perchè il mio medico si rifiutava di farmeli fare). Ho notato che questa "ipocondria" aumenta nei periodi di maggiore stress e anche con i cambi di stagione, soprattutto all'arrivo dell'autunno. Ormai non so più a che santo appellarmi e sfogo nello sport queste "malattie immaginarie". Infatti, facendo nuoto da tanti anni, ho notato che una attività fisica intensa mi fa passare i sintomi, anche se poi interpreto la stanchezza del giorno successivo come il segnale di qualche (grave ovviamente) patologia. Nella speranza che qualcuno possa aiutarmi, Vi ringrazio.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

la fobia delle malattie, in cui si resta sospesi tra la curiosità di capire se si ha o non ha qualcosa e il terrore di scoprire che si ha qualcosa o si deve morire, è situazione comune in psichiatria. Da come si esprime sembra di capire che è una convinzone di cui lei comprende la non fondatezza, ma più ne dubita e più le sembra di non avere più un appiglio per evitare di esserne angosciato, più si documenta e meno chiarezza fa, più dettagli studia e più la situazione diventa angosciosa senza definirsi. La cosa di solito va a oscillazioni, finisce una "fissazione" e dopo ne inizia una nuova. I medici hanno ragionato per esclusione di malattie su cui lei chiedeva consulto probabilmente, ma se hanno riconosciuto o meno una ipocondria non saprei. La diagnosi di ipocondria ovviamente si fa psichiatricamente, quella per esclusione è un modo di arrivarci indiretto.

Comunque, un tipo di disturbo del genere è eventualmente curabile.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie dott. Pacini. Mi rendo perfettamente conto che il nocciolo del problema sia di natura psichiatrica e che mi porta ad angosciare non soltanto me medesimo, ma anche le persone che mi circondano, con richieste irrazionali e ripetute circa questo o quel doloretto. In questo "vortice" l'approdo al medico rappresenta l'ultimo gradino nella scala delle richieste: percezione del sintomo, rimuginamento sul sintomo stesso, richiesta di aiuto a familiari e amici (tipo "ma è normale avere questo bruciore?" A te è mai accaduto?") ed infine approdo al medico che spesso non fuga le mie preoccupazioni e mi "costringe" a visite specialistiche. Mi sono fatto vedere anche da un neuro-psichiatra che, dopo una accurata visita neurologica con prove dei riflessi e quant'altro, con esito OK, mi ha detto di stare più tranquillo e mi ha prescritto ALZOPROLAM al bisogno. Ma il mio problema resta e rimane questa patofobia che mi rende la vita difficile. Comunque vedo che lei visita in una città a me vicina, ne terrò conto. Grazie davvero.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

alprazolam al bisogno non mi sembra una cura per l'ipocondria, anzi, un ansiolitico così affidato al giudizio del paziente finisce di solito per diventare uno strumento equivalente alla visita rassicurante, un modo per mandar via tempornaeamente l'ansia.

Le cure devono sostanzialmente prevenire la tendenza del pensiero a fissarsi in base ad un meccanismo "formale" di dubbio e di angoscia del pericolo, che poi di volta in volta sarà su un sintomo diverso. Ovviamente se ci si preoccupa per qualcosa non si troverà mai nessuna certezza rassicurante, questo vale per tutto. Il cervello accetta come certezze delle semplici certezze parziali, e lo fa operativamente, perché così si procede.

Esistono quindi strumenti per evitare che la preoccupazione si ripeta abbastanza da creare l'allarme, e nel tempo se il decorso è favorevole l'effetto può essere anche duraturo e risolutivo dopo qualche tempo, anche se di solito il disturbo anche se si risolve appieno negli anni tende ad avere delle ricorrenze.
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Utente
Utente
Infatti. L'alzoprolam è un palliativo temporaneo e comunque le volte che lo ho utilizzato sono davvero poche. Comunque questa mia patofobia rientra a pieno titolo nelle mie personali "compulsioni". Le dirò, dottore, che se io entrassi in un Casinò non smetterei più di giocare (per questo evito, per quanto possibile, le occasioni potenzialmente pericolose). Non so se le due cose possano essere legate tra loro, ma ho constatato un pericoloso connubio tra le due situazioni, ovvero tra il gioco compulsivo e questa specie di ipocondria, essa pure fondata sulla compulsione. Come vede, nonostante abbia un buon lavoro e una situazione affettiva tranquilla, i problemi me li creo da solo. Mi permetta però di ringraziarLa, anche perchè in questo piccolo spazio che MEDICITALIA ci ha messo a disposizione, ho avuto modo di cogliere nelle Sue risposte una grande professionalità ed una spiccata tendenza ad andare subito ad affrontare il problema, instaurando con il paziente un proficuo rapporto di fiducia. Sembrerebbe, a prima vista e soprattutto per un medico, una cosa scontata, ma -mi creda- io che di medici ne ho girati parecchi, in pochi ho riscontrato questa dote di stabilire un rapporto diretto, sincero e paritetico con il paziente. Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Il connubio è dato dal fatto che utilizzano un "pezzo" comune di cervello, per ripetere alcuni segnali, ma la fonte è diversa. La fobia allontana, l'impulso avvicina. Ciononostante la fobia, avvicinando a possibili rassicurazioni, finisce invece per riavvicinare al terrore di partenza, perché la rassicurazione solleverà solo altri dubbi.
Se ha anche o ha avuto un problema di gioco d'azzardo questo è un elemento rilevante sia per interpretare il possibile andamento oscillante, sia per risalire ad altri elementi utili alla diagnosi.

Saluti
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Utente
Utente
Diciamo che il gioco d'azzardo cerco di tenerlo lontano, vista la mia compulsione a giocare. In passato ho speso molto e ora mi impegno a soffocare l'impulso. Comunque in questi giorni la situazione ipocondriaca è peggiorata. Stamani mi sono svegliato con un dolore a muovere l'occhio e a metà testa, dalla nuca fino alla fronte. Ho letto su internet che il dolore all'occhio è un sintomo della sclerosi multipla e, benchè abbia fatto l'ultima visita neurologica due settimane or sono, questo non basta a tranquillizzarmi. Mi rendo conto, dottore, che il mio comportamento è bizzarro, ma l'impulso di credere alla peggiore diagnosi è più forte della razionalità del non crederci.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Nell'ipocondria ogni sintomo è sintomo di malattie che preoccupano. Essere tranquillizzato non è che non basta, non è proprio la cosa corretta da fare nell'ipocondria. Il punto di vista ipocondriaco è "se solo ci fosse un esame che mi mette l'anima in pace" oppure "se solo il dottore fosse stato più chiaro e secco nel dirmi che non ho niente", ma in realtà non è questa la via. La via è nella prevenzione e nella gestione del pensiero ipocondriaco senza alimentarlom mediante la ricerca di certezze, che nessuno riceve a cose normali.
Compulsione a crederci, non impulso, magari i termini sono per Lei equivalenti ma altrimenti fa poi confusione nel confrontarli con altre notizie che trova.

In ogni caso, un disturbo del genere è curabile.
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Utente
Utente
Guardi dottore, se Lei me lo consente, prenderei un appuntamento, visto che esercita la professione anche nella mia città. Quanto Lei afferma è verissimo. Sentirsi dire da un medico "lei non ha niente", ha lo stesso effetto di un bicchiere d'acqua nel deserto: lì per lì placa la sete, che dopo poco torna a farsi sentire più prepotentemente di prima. Ora La saluto e me ne torno alle mie malattie immaginarie, che in questi giorni spuntano rigogliose come funghi in ottobre......Grazie di nuovo.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Può utilizzare i contatti che trova nella mia scheda quando crede.

Saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
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Saluti

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