Quando si può parlare di psicosi?

Sto seguendo una psicoterapia psicoanalitica da circa un anno e mezzo.
Ho, in maniera più o meno forte, sempre avuto problemi di socializzazione, ed ora, a 24 anni, mi ritrovo quasi completamente chiusa in casa. Non studio, non lavoro, non conosco nessuno.

Fatico a dialogare ed ho la sensazione di non esserne mai stata veramente capace.
Anche in terapia è così, anche se ultimamente, sentendomi capita e capendomi un po’ di più, riesco ad affrontare meglio la situazione.

Ma spesso capita (in seduta perché è esclusivamente lì che ora ho l’opportunità di sperimentare ciò, ma in passato anche altrove e in situazioni in cui ho tentato di lavorare) che davvero "perda le parole” e “perda il pensiero”.
Si blocca un meccanismo e non posso più contare su di me.
Non sono più capace di ri-pensarmi e raccontare ciò che ho vissuto.
Mi anestetizzo o c’è solo tanta confusione.
Non riesco davvero a mettere le parole in fila e, con sforzo, parlo confusamente.
Viceversa, quando sento che “ci sono” o “potrò esserci”, mi sento sollevata.

Inoltre, ho talvolta la sensazione o il timore che ci sia qualcuno vicino a me. Mi volto per cercare, ma so che non c’è nessuno.
Oppure (e questo capita da pochi mesi, soprattutto al buio nella fase del pre-sonno) mi sembra di delineare, anche solo nella mia mente, contorni di visi od occhi.

Detto ciò, si può parlare di psicosi, di possibile esordio o di qualcosa che la riguarda in qualche modo?

So che dovrei affrontare certi argomenti col terapeuta stesso (che è anche psichiatra). E spero di riuscirci presto.
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico igienista 45k 1.1k
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Non ho nessuna diagnosi.
Ho iniziato la terapia inviata da un consultorio a cui mi ero rivolta circa due anni fa e ho iniziato il percorso.

Lo psicoterapeuta non mi ha mai fatto chiaramente una diagnosi, né io l'ho mai chiesta.
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