Ansiolitici e dipendenza: prospettive terapeutiche.

Come mai non è ancora stato possibile individuare, per gli ansiolitici (es. benzodiazepine) un meccanismo d'azione analogo a quello degli antidepressivi, tale che non induca assuefazione e dunque non costringa a dosaggi sempre più alti, consentendo così invece per l'appunto un'assunzione costante e prolungata nel tempo?
Potete spiegare in parole semplici dove sta la difficoltà, in questo senso, da un punto di vista scientifico?
E quali prospettive ci sono, ed a che termine, nell'àmbito della ricerca neurofarmacologica, per ovviare a quest'inconveniente, e giungere dunque a disporre di questo tipo di farmaci?
Sono almeno in atto studi che muovano in questa direzione?
Grazie molte.
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

in realtà esistono ipotesi del meccanismo di funzionamento delle benzodiazepine (così come per altri farmaci) che proprio per il tipo di interazione con i recettori neuronali del nostro corpo possono scatenare il fenomeno dell'assuefazione.

E gli studi sul meccanismo d'azione dei farmaci psicotropi (benzodiazepine incluse), lungi dall'essere conclusi, sono in continua evoluzione.

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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Attivo dal 2011 al 2011
Psichiatra
Come riferisce il Collega, esistono farmaci che curano disturbi appartenenti al Cluster dei disturbi ansiosi: D.O.C., D.A.P., D.A.G., Fobia Sociale, ecc. Andando al D.A.G. (Disturbo d'Ansia Generalizzato), la più comune forma d'ansia, esistono farmaci che lo curano, come: Paroxetina e Venlafaxina. Questo potere terapeutico è stato affermato sia da FDA (Food and Drug Administration, l'organismo U.S.A per il controllo sui farmaci, che dalla Agenzia Unica per il Farmaco del Ministero per la Salute Italiano), la dipendenza si risolve in poco tempo rispetto alle B.D.Z. (Benzodiazepine, i più comuni ansiolitici) e , se presente, lo è in forma attenuata, rispetto ai comuni ansiolitici, per altro un farmaco contro l'ansia non appartenente al gruppo delle B.D.Z. esisteva ancor prima ed era il Buspirone. Va detto, che Buspirone, Paroxetina e Venlafaxina, curano l'ansia ma non con un meccanismo immediato, ovvero sintomatico (risolvere il sintomo "ansia" in breve tempo, come una persona che in uno stato di ansia acuta, assume una benzodiazepina, ad esempio: Diazepam), ma dopo almeno un mese di terapia, durante il quale il soggetto continua a presentare il sintomo od i sintomi dell'ansia. Qual'è il meccanismo farmacologico?
Non è del tutto chiaro, possiamo ipotizzare un'azione sulla Serotonina, che sull'ansia ha un effetto di regolazione.