Prescrizione antipsicotici: abilify (aripiprazolo) 2ml/die

Salve,
dopo essere stata seguita per quasi un anno da una psicoterapeuta hanno ritenuto il caso di assistermi farmacologicamente con degli antipsicotici. Per ora ho visto il mio psichiatra solo una volta, quando mi ha prescritto gli psicofarmaci, ma già conosceva la mia storia perchè lui e la mia psicoterapeuta lavorano in team (e anche perchè sta seguendo mia madre per un problema di depressione).

Quello che è emerso dal test iniziale (MMPI) della mia psicoterapeuta, è poi stato confermato nel corso delle sedute, ovvero: chiusura di tipo autistico, tendenza all'isolamento e a percepire la realtà esterna come ostile. L'autostima risulta sopra la norma (il test le definiva manie di grandezza e fiducia nelle proprie capacità). Non è emerso un quadro che porti a sospettare depressione o ansia. Il test ha evidenziato che tendo ad avere una percezione distorta della realtà...
Ricordo che mi disse che il grafico finale risultava nella norma eccetto un picco molto vistoso (credo relativo all'introversione e all'isolamento)

durante le sedute la mia psicoterapeuta ha notato: gesti rituali (agitare la mano o movimenti con la schiena), fastidio nel mantenere il contatto visivo, schemi rigidi e inflessibili di pensiero. Tendenza a parlare poco e con tono di voce piuttosto basso. Assumo posizioni strane (seduta sto ranicchiata in atteggiamento difensivo) e non sopporto di essere toccata o sfiorata. Conflitti con la famiglia.
Insonnia e difficoltà a mantenere l'attenzione. Totale mancanza di amici, confidenti, relazioni strette con parenti e poca volontà di cambiare la mia situazione. Tendo a passare quasi 21-22h/die senza vedere o parlare con nessuno, sto sempre in camera e scendo solo per i pasti. Nel tempo libero coltivo interessi vari ma che non coinvolgono altre persone (es. musica, film, libri, studio, passeggiate all'aperto, approfondimento personale ecc..). Di solito evito volontariamente i contesti sociali, ma non mi precludo la possibilità di partecipare ad eventi, feste, concerti, conferenze anche se da sola.

ps. Non presento allucinazioni nè uditive nè visive. Non ho istinti suicidari o depressivi. Però la psicoterapeuta mi ha detto che presento un forte blocco emotivo.


Secondo il vostro giudizio è giustificata la prescrizione di antipsicotici? Che benefici potrei osservare?
Ho letto che è un farmaco prescritto prevalentemente per schizofrenia o disturbo bipolare. Il mio psichiatra me l'ha presentato come un disinibente, dicendomi che forse sarebbe riuscito a sbloccarmi. Secondo voi sospetta che sia affetta da schizofrenia? Oppure può essere utilizzato anche per altri disturbi oltre a quelli principali?

capirete che per me è destabilizzante non avere una diagnosi e prendere dei farmaci contro le psicosi :)

ovviamente mantengo un atteggiamento ottimista e mi affido alla loro competenza, però non posso fare a meno di immaginarmi ogni tipo di disturbo (non capisco cosa mi abbiano diagnosticato).

Grazie mille in anticipo per ogni vostra risposta ed opinione.
Cordiali saluti.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

tutto quanto descritto certamente fa parte di ciò che è emerso dalle sedute e da quanto le è stato comunicato, ma a parte gli atteggiamenti è stata fatta una diagnosi psichiatrica di che tipo? Cosa è stato comunicato in merito tanto da giustificare l'uso di un antipsicotico (che sinceramente non può essere una prima scelta terapeutica)?

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[#2]
Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.7k 52
Gentile utente,
purtroppo,come lei ben comprenderà,non è possibile effettuare una diagnosi a distanza,ne tantopiù mettere in discussione la terapia prescrittale da chi ha avuto modo di visitarla e conoscere approfonditamente la sua situazione.
Penso comunque che la delucidazione dell'ipotesi diagnostica potrebbe essere oggetto di uno dei suoi prossimi colloqui con i suoi curanti.
Ciò potrebbe aiutarla ad accettare con maggiore compliance sia la psicoterapia,che la terapia farmacologica in atto,La comprensione e la condivisione degli obbiettivi di una cura sono spesso motivazioni importanti che ne favoriscono la buona riuscita.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.

[#3]
dopo
Utente
Utente
ringrazio per la celerità delle risposte

capisco le perplessità, ma è la prima volta che mi faccio seguire e non so quali siano le procedure di base quando si decide di prescrivere degli psicofarmaci. Non ho ricevuto alcuna diagnosi (e non l'ho neanche chiesta) perchè non ero sicura che mi spettasse esserne al corrente. Potrei chiederla secondo voi?
Per quanto riguarda la scelta degli antipsicotici non so che dire... sono i primi psicofarmaci che prendo. Sicuramente la scelta è stata ben soppesata e psichiatra e psicoterapeuta avranno discusso a lungo del caso prendendo in considerazione anche la situazione familiare (la decisione di farmi seguire è nata proprio da una terapia familiare di gruppo). Oltre a questo e a quanto emerso dalle sedute con la psicoterapeuta non ho altri appigli per capire la scelta dell'abilify...

può essere per via dei gesti rituali che faccio con le mani e con il busto? o per via della chiusura?

c'è anche da dire che sto attraversando un periodo difficile. Brutte malattie in persone a me vicine e situazione familiare un po' critica.. (specie nelle ultime settimane) Non ho idea se questo abbia contribuito nella scelta del farmaco.
[#4]
Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.7k 52
Gentile utente,
purtroppo non è possibile ripercorrere il percorso razionale che avrà portato i suoi curanti a scegliere per lei un determinato farmaco.
Penso invece sia giusto che lei possa essere messa al corrente della sua diagnosi .
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.
[#5]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
gentile utente

è nel suo diritto di paziente farsi spiegare la diagnosi e la conseguente prescrizione.
[#6]
dopo
Utente
Utente
Ok allora chiederò al mio psichiatra; è sicuramente la soluzione migliore. Pensavo potesse essere in qualche modo dannoso per il paziente conoscere la diagnosi.

Mi rassicura sapere che non è così


Ringrazio infinitamente per il tempo dedicato e per le informazioni ricevute.
[#7]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Diviene dannoso se il paziente (ed anche il medico) fa un uso della diagnosi come etichetta e non come utilizzo per comprendere ciò di cui si parla.
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