Lui mi impedisce di rassegnarmi

Salve a tutti, spero davvero che possiate aiutarmi. Tutta la mia vita gira intorno alla mia "famiglia"; uso le virgolette perchè considerando le limitazioni, l'ansia,i sensi di colpa e di inadeguatezza che i miei mi fanno vivere ogni giorno, non mi suona molto il termine famiglia. Sono la quarta figlia, i miei sono evangelici pentecostali, e credo che la religione e quell educazione che hanno ricevuto, che verte tutta al dovere, al buonismo, al dover x forza fare buona impressione agli altri, siano la causa dei miei tormenti.Ho vari amici, ma nn esco mai. Imiei di questo nn se ne preoccupano, nn si chiedono perchè una ragazza carina, senza alcun problema, di sabato sera sta a casa con loro. Son contenti anzi, perchè io per loro sono "il bastone della vecchiaia", e si sentono tranquilli se sanno che io sto a casa. Questo mio accondiscendere alla loro volontà per paura (di cosa poi...????), mi costringe oggi a farmi molti problemi se conosco un ragazzo e ci inizio una relazione. Per l appunto adesso "starei" con un ragazzo fantastico, conosciuto in facoltà. Ma nn posso vederlo la sera, xk lui sta a Roma, e loro non vogliono che torni tardi a casa la sera, o che resti a dormire da qualche mia amica. Così sto per chiudere l'ennesimo rapporto, per paura. Ieri sono tornata tardi, sono stata con lui e ho perso il treno che doveva portarmi a sonnino, a casa. Loro si sono imbestialiti, tanto che oggi nessuno ha voluto accompagnarmi in stazione per prendere il treno. Mi hanno impedit di andare in facoltà, in pratica. E ho paura, perchè io nn posso rinunciare a lui. Ma se ne parlassi con loro, mi direbbero di portarlo a casa, perk lo vorrebbero "esaminare".(esperienza vissuta da 2 miei sorelle) E cosi lo convincerebbero a venir in chiesa con me, perchè se ama me, bhè "amerà anche la tua religione". Io NON VOGLIO che lui entri in questa mia vita, dalla quale io stessa cerco di evadere, da sempre!! Voglio avere una vita mia, fuggire da loro, dalle ansie, dalla loro maniacale ed egoistica protezione, ma loro mi mantengono, io studio, nn posso scappare cosi, e distruggere il loro equilibrio! (nonostante loro mi abbiano impedito di avere il mio). Vi prego, aiutatemi, per la prima volta sento di vivere, grazie a lui, e nn mi sento di doverci andare a letto per forza, perchè lui mi apprezza a prescindere. Mi sono sempre "data" in modo disinibito ai maschi, quelle poche volte che sono uscita, ho deciso di "sfogare" tutto quello che nn avevo fatto prima...cosi mi ritrovo ad avere pochi, intensi,anche "traumatici" ricordi (come la mia prima volta,violenta, con un tizio che se n è sempre fregato di me). Ora sto a casa da sola, i miei fratelli nn mi appoggiano, m fanno sentire in colpa, ed io nn ce la faccio piu a combattere, cinque contro uno...io sto sempre con loro, quelle poche volte che passo una serata diversa, me la fanno pesare. E nn fumo, nn bevo, sono sempre gentile con tutti, e sorrido, nonostante non ne abbia motivo. Vi prego, aiutatemi. Grazie mille.
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Dr. Stefano Martellotti Psichiatra 72 1 7
Gentile giovane utente,
dalla sua lettera, emerge una situazione decisamente claustrofobica le cui possibili vie d'uscita appaiono dalla sua descrizione impervie e tortuose. Quello che non risulta esplicito nella sua lettera è la misura in cui lei condivide il credo religioso della sua famiglia. Ritengo che questa sia una questione dirimente vista la sua maggiore età.
La repressione cui viene sottoposta (ed alla quale si sottopone) sembra averla indirettamente spinta a comportamenti trasgressivi che avevano l'intenzione di farle provare il brivido di aver temporaneamente sovvertito un potere oppressivo, ma che si sono invariabilmente risolti in ulteriori delusioni e traumatismi. In sostanza, cercava di ribellarsi e "punire" i suoi genitori, ma in realtà puniva pesantemente se stessa con comportamenti di fatto autolesionistici. Le sconsiglio vivamente di ripetere comportamenti così pericolosi per la sua salute emotiva (e non solo per quella) solo perché appaiono opposti rispetto alle indicazioni e ai divieti dei suoi. Glielo sconsiglio, inoltre, perché togliendole sicurezza ed autostima possono solamente incrementare la sua eventuale dipendenza psicologica dal nucleo familiare e privarla della capacità di immaginare e sviluppare con pazienza un'emancipazione reale ed una soluzione costruttiva. Rischia di finire di una specie di dilemma tra accondiscendenza e ribellione distruttiva, oscillando dall'una all'altra come una pallina da ping-pong, senza poter mai realmente dare una direzione coerente e consapevolmente scelta alla sua vita.

Dr. Stefano Martellotti
www.stefanomartellotti.com