Ipocondria giovanile: malattia o sintomo di qualcosa di più grave?

Io e mia moglie siamo molto preoccupati per ns. figlio di 20 anni. Fino a 18 ragazzo brillante, molto intelligente e socievole, leader della classe e senza problemi scolastici, a partire da una festa pre-maturità in cui si è ubriacato fortemente ha iniziato a denunciare presunti disturbi con una maniacalità sempre più ossessiva: ha smesso di bere e di assumere qualsiasi sostanza (anche semplice caffeina o medicinali), ma dice di non avere più la memoria di prima, sente continuamente dolori e malanni vari, teme di diventare sordo, cieco, si lava continuamente le mani per paura dei microbi, ecc. Ha disturbi di attenzione, dice che spesso non capisce subito cosa dicono i docenti oppure che deve leggere più e più volte una semplice pagina per capire e ritenere cosa c'è scritto. Naturalmente lo abbiamo fatto controllare da vari specialisti che fisiologicamente non trovano nulla di particolare, tranne un po' di acufeni, qualche diottria in meno, o poco più. Ma lui non si tranquillizza, anzi ciò lo mette in uno stato di ansia che sfocia nella depressione: triste, non esce mai di casa, non ha quasi amici né fidanzata, non si confida con noi, vede tutto nero, si stanca, dorme poco, passa la notte davanti a TV o PC e spesso lo sento in dispnea da panico. La situazione si acuisce sotto esami, in quanto ha scelto un facoltà difficile e questo suo disturbo di attenzione lo sta ostacolando negli esami che ora comincia a superare con difficoltà o a fallire. Con fatica in passato lo abbiamo convinto a farsi vedere anche da psicologo e psichiatra, che hanno constatato la sua depressione e gli hanno prescritto della Sertralina che lui dopo un po', vedendo che non migliorava il suo stato fisico, ha smesso di prendere. Recentemente lo abbiamo fatto vedere dal locale primario di psichiatria e inoltre l'ho convinto a mettersi in cura da uno psicoterapeuta dello studio ove anch'io mi sono fatto curare in passato dalla depressione, ma non siano riusciti a sapere molto, anche perché mio figlio ci dice poco o niente degli esiti e gli specialisti ancora meno (giustamente, trattandosi di un maggiorenne): so solo che il primo, dopo avergli somministrato dei test cognitivi non ha rilevato alcun deficit particolare, mentre dopo avergli applicato qualcosa in testa (degli elettrodi, encefalogramma?) ha rilevato degli sbilanciamenti dell'attività del cervello, per stabilizzare i quali gli ha prescritto della Olanzapina che mio figlio, letto sul bugiardino e su internet che è un medicinale contro la schizofrenia, rifiuta di prendere; frequenta invece da qualche settimana lo psicologo, ma per ora mi pare senza sensibili miglioramenti. Non sappiamo più cosa fare: è solo un'ipocondria reattiva all'esagerazione delle responsabilità della vita, oppure potrebbe avere qualcosa (che so, un'epilessia o una sclerosi latente)? E come fare a trovare questo ago nel pagliaio? Il fatto è che soffre e soffriamo molto anche noi per questa assoluta incertezza. Per favore, dateci un consiglio!
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Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.7k 52
Gentile utente,
le sue preoccupazioni sono comprensibili ed umanamente più che condivisibili.Purtroppo a distanza è impossibile porre un'ipotesi diagnostica razionale,tuttavia,se dopo una osservazione di persona,il collega Psichiatra curante ha ritenuto opportuno un certo tipo di terapia penso sia utile seguirla,almeno per qualche tempo.Tenga sempre conto che sia le cure con psicofarmaci,che quelle di tipo psicologico necessitano,generalmente,di tempi un pò lunghi per manifestare la loro efficacia,e questo spesso tende a scoraggiare i pazienti.
Penso inoltre che sia importante informare il figlio che un medico può prescrivere un farmaco anche al di fuori delle indicazioni riportate sul foglietto illustrativo,ma secondo quanto indicato dalle letteratura scientifica più qualificata,naturalmente sempre secondo scienza e coscienza,ed assumendosene la completa responsabilità.
Pertanto la prescrizione di un farmaco non corrisponde sempre,semplicisticamente,ad una delle diagnosi indicate nel "bugiardino".
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani

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