Antipsicotici atipici e cervello

Buongiorno, professori; non consulto il mio psichiatra da tempo, perché è di Roma e dovrei viaggiare, urge cmq un controllo, anche da un altro specialista, perché prendo da due anni serenase, 15 gocce mattina e 15 sera. Intanto vorrei porre all'attenzione di chi vorrà rispondere alcune domande. Innanzitutto, io prima prendevo solo sette gocce al mattino e dieci la sera, poi, inconsapevolmente, ho preso un giorno solo la dose mattutina e il giorno dopo ho eliminato del tutto, (perché mi sentivo bene) provocandomi così dei sintomi psicotici invalidanti che mi hanno costretto a riprendere il farmaco. Può dipendere questo dalla velocità con cui ho eliminato l'assunzione? Qual è il modo migliore di togliere un farmaco? Seconda. E' vero che gli antipsicotici, anche atipici, possono provocare a lungo termine danni al cervello, come il suo rimpicciolimento? Io ho preso prima risperdal qualche mese, che un "emerito" mi aveva prescritto a dosi da "cavallo", secondo il mio attuale psichiatra: ero diventato un vegetale, bava alla bocca, ridottissimi movimenti e sicuramente nessuna possibilità di affrontare una psicoterapia associata. (naturalmente poi mi è stato tolto il farmaco); per un po' ho preso Invega pure alto, poi zyprexa per un po' e infine serenase, ormai, complessivamente da quattro anni; ai dosaggi che ho scritto e con cui sono tranquillo. Con queste assunzioni è possibile che ci siano delle conseguenze? fisiologiche? Grazie mille. Una buona giornata..
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Dipende dal fatto che soffre di una malattia: se non la cura, ha i sintomi della malattia. Tutto qui.

La psicosi corrisponde nel tempo a volte ad un "rimpicciolimento" del cervello. Non si capisce però esattamente da cosa origini la preoccupazione che le medicine le facciano male nel tempo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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dopo
Utente
Utente
capisco, che c'era la malattia, ma forse anche la non gradualità nel lasciare il farmaco ha avuto delle conseguenze, oltre alla malattia in sé (da un punto di vista chimico-fisiologico); la preoccupazione mi viene solamente da alcune pagine che ho letto sul web, in cui si parla di questo rimpicciolimento del cervello. Tutto qua. Grazie per la risposta.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La gradualità nella riduzione c'entra poco, è l'esito finale e il fatto che la malattia, se non prevede una fine certa, può benissimo essere ancora attiva, per cui nel momento in cui toglie la cura torna a esprimersi coi sintomi.

Il rimpicciolimento del cervello (per così dire) è una nota conseguenza di alcune sindromi non curate, o che comunque hanno quella evoluzione perché la cura non la blocca. Ma non vedo il senso di preciso di preoccuparsi della cosa, sembra più una paura generica di diventare demente o qualcosa del genere.
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dopo
Utente
Utente
era una pura curiosità, dottore. Probabilmente penso che la preoccupazione viene dal ricordarmi come sono stato quando ho preso risperdal a dosaggi elevati (diversi milligrammmi), che ero come un vegetale, mi sentivo estraneo a tutto e a tutti, come un oggetto, e nel riconoscere alcuni sintomi della sindrome extrapiramidale, di cui ho letto, controindicazione del serenase. Non ho paura di diventare demente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Sicuramente, tutti possibili effetti della terapia antipsicotica con risperdal. Ma che c'entra il cervello che rimpicciolisce ? Nulla.