Trattamento farmacologico distimia

Salve,

sono un ragazzo di 20 anni e verso novembre mi sono trovato ad affrontare il mio primo attacco di panico; ciò mi ha portato da una psicoterapeuta (grazie alla quale ho risolto i problemi d'ansia) ma che ha evidenziato problemi a livello emotivo-comportamentale.

In pratica ciò che secondo me era sempre stato "parte del mio carattere" si è rivelata essere una sorta di depressione cronica, per cui mi è stato consigliato di rivolgermi ad uno psichiatra.

Lo specialista ha detto che si tratta di distimia e inizialmente mi ha prescritto un trattamento con 10 mg/die di escitalopram; dopo un mese non ho apprezzato miglioramenti e siamo passati quindi a venlafaxina 150 mg/die, scendendo a 75 mg/die a causa degli effetti collaterali (soprattutto sonnelenza e difficoltà nel raggiungimento dell'orgasmo).

Gli effetti collaterali sono spariti, ma a distanza di un mese il mio umore mi sembra apparentemente lo stesso, al nostro ultimo incontro (tre giorni fa), lo psichiatra ha affermato di trovarmi un po' migliorato, ma che si potesse fare ancora qualcosa perchè il trattamento non era sufficiente, mi ha quindi prescritto aripiprazolo 2.5 mg/die (pasticca da 5 mg da dividere a metà), sempre insieme a 75 mg/die di venlafaxina.

Il mio dubbio è: a cosa può servire un neurolettico nel trattamento della distimia? E una dose così bassa ha concretamente efficacia terapeutica?

Sono domande che ho rivolto al mio medico ma alle quali ha risposto in modo un po' vago (magari per non suggestionarmi, non metto in dubbio la sua competenza, anzi!).

Mi scuso per la premessa tediosa e ne approfitto per ringraziarVi anticipatamente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

A dosi basse molti lo usano, sebbene non vi siano dati definitivi su questo, ma personalmente in diversi casi è un buon correttore d'umore, e anche rapido. Dosi anche minori di 2,5 mg.
Invece lo scrupolo è per la venlafaxina, nel senso che a 75 siamo sotto la sua dose efficace, e il meccanismo non è quello suo caratteristico, diventa insomma come un farmaco diverso a dose inefficace. A volte funziona lo stesso, mediamente però no.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
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Capisco, la ringrazio molto per la risposta, gentile e precisa!

Fra un mese avrò un altro incontro con lo psichiatra, proverò a sentire cosa ne pensa di un eventuale riaumento della dose, purtroppo gli effetti collaterali si erano rivelati abbastanza spiacevoli ma forse a lungo termine si può instaurare anche una maggior tollerenza, non so.

Saluti.