Confusione totale

Salve, sono una ragazza di 25, sono qui per chiedervi un parere! La mia psicoterapeuta, dalla quale vado da ben 3 anni, non mi capisce più, è ostinata con le sue idee e non da il giusto peso a ciò che le dico io. Vi spiego meglio:
Sto passando un periodo molto brutto, sono tutto il giorno in balia di ansia fortissima, angoscia e attacchi di panico. Quando sono in treno (tutti i giorni) e nell'accademia dove studio non riesco a respire, come se l'aria fosse rarefatta, mi viene la nausea, la malinconia e la tachicardia, quest'ultima in accademia aumenta esponenzialmente! La terapeuta è convinta che il motivo di queste mie intende emozioni sia il fatto che io stia per terminare l' accademia. Non è cosi, assolutamente! Io non ci voglio andare, non ci sto bene e soprattutto so che non è quello che voglio fare nella vita! Il fatto che lei non dia peso alle mie parole mi rende frustrata, giù di morale e molto arrabbiata, arrabbiata al punto di non aprirmi più!
Mi è tornata la voglia di tagliarmi, questo mi fa paura, perché in questi periodi mi trasformo! L'ultima volta che ci sono ricaduta ho tentato il suicidio, ma non è andato a buon fine.
Non so che fare, ho paura di ricaderci, di tornare ad essere quel mostro. Ogni volta che vedo arrivare un treno mi capita di pensare che in un attimo finirebbe tutto, non proverei più niente e non sarei più un'incombenza per nessuno!
Tutto ciò la mia terapeuta non ne è a conoscenza, penso che non glielo dirò mai.
Quello che volevo chiedervi è che, visto la situazione, sarebbe il caso che cambiassi terapeuta? Io sono indecisa, ho paura di reiniziare tutto da capo, mettendo in conto che con lei ci ho messo circa due anni prima di aprirmi!
Aiutatemi a capire
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Di fatto però anche Lei non dice una parte dei sintomi alla terapeuta, per cui non può valutare appieno.

Detto questo, partiamo dall'inizio: stiamo parlando di quale tipo di disturbo ? L'episodio a cui fa riferimento a suo tempo come fu gestito ?

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Utente
Utente
Fortunatamente non finii in ospedale e iniziai ad andare due volte a settimana dalla psicoterapeuta invece che una.
Nell'ultimo periodo non parlo di questi "nuovi" sintomi perché sono delusa e frustrata, e per giunta ho paura che lei riconduca il tutto, nuovamente, all'imminente fine del mio percorso di studi.
Mi viene da piangere, ma non ci riesco, non ci sono mai riuscita, in qualche modo devo buttar fuori questo turbinio di emozioni devastanti che a poco a poco mi stanno logorando.
Non so se ho un disturbo, alla mia terapeuta non piace etichettare persone con un disturbo, dice che siamo più di questo.
Grazie mille per il tempo dedicatomi.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Senza diagnosi non ci può essere trattamento. Considerare di sottoporre un paziente ad un psicoterapia deve chiarire la diagnosi ed i tempi di trattamento.

Dr. F. S. Ruggiero

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Utente
Utente
Quindi le dovrei chiedere una diagnosi?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Beh, più che altro sapere se c'è, e se c'è qual'è. Altrimenti non si comprende che tipo di intervento si faccia senza definire quale sia "l'oggetto" su cui si agisce.
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Utente
Utente
A lei non piace etichettare con i disturbi, "siamo molto di più di un disturbo". Mah non so che dire...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Ecco, così senza etichetta siamo "molto meno" di un disturbo...

Questi fraintendimenti non sono accettabili: le etichette servono come i segnali stradali che ti dicono più o meno dove girare e che direzione seguire.

Dicendo invece che "siamo molto di più" si finisce per compiere un errore, e cioè pensare che le cure devono essere personali, anziché personalizzate. Cioè ciascuno risponde in modo diverso, ciascuno ha fattori diversi che governano la malattia etc.... ecco, questo NO. Prima si risolvono le cose che per fortuna ci sono in comune, e poi si personalizza eventualmente.

Se non si potessero dare etichette, ogni medico andrebbe a caso, e ogni chirurgo dovrebbe tagliare un po' dovunque sperando di trovare qualcosa.
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Utente
Utente
Feci un mmpi ma non seppi mai cosa significasse quello che c'era scritto, ma neanche lei e la psichiatra mi ci fecero capire qualcosa! Cosa dovrei pensare io adesso? Che ho buttato 3 anni della mia vita?
Penso che la cosa migliore si abbandonare tutto e cercare di farcela da sola! Grazie mille per la disponibilità e la cordialità! Buona giornata!!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

l'mmpi fornisce un profilo, che non corrisponde ad una diagnosi ma serve per orientarsi, se uno non ha ancora occasione di visitare direttamente o se qualcosa sfugge. Tuttavia, non è un criterio di diagnosi, quindi con quello non si giunge ad una diagnosi.

Farcela da sola, ecco, è una conclusione veramente incomprensibile. Stiamo dicendo che ha bisogno di una diagnosi più precisa per decidere con criterio le cure adatte, e la conclusione sarebbe "farcela da sola", un modo di dire che è un po' far finta che il problema non ci sia, o inventarsi che i problemi uno se li fa passare da solo (sono anni che va avanti).
Faccia qualcosa di più costruttivo, se mai, chieda un secondo parere, chieda informazioni più precise su quello che ha, quello che si prevede etc.
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Utente
Utente
Perché pensa a priori che io non ci abbia provato? Prima di questa terapia ne ho fatta un'altra cognitivo comportamentale per più di un anno. Ora sono in cura da una terapeuta e una volta ogni due mesi vado da una psichiatra (che non ha nessun ruolo). Io ci ho provato, ho lottato, con fatica, ma ho lottato! Mi faccio 200km ogni volta che devo andare dalla terapeuta una volta a settimana ( per 5mesi due volte a sett), mancando solo poche volte in tre anni.
Direi che sono stanca di tutto questo sacrificio mentale, fisico e anche economico.
Dopo tutto questo tempo ritrovarsi un braccio completamente massacrato nel giro di nemmeno due giorni, come una quindicenne emotivamente instabile, non va assolutamente bene! C'è qualcosa che non funziona, o sbaglio?
Lei ora sa che l'ho rifatto e mi ha detto che è naturale perché ho avuto un momento di rabbia e angoscia intense insieme. In che senso è naturale? Vuol dire che ogni volta che vivrò delle situazioni del genere io reagirò sempre così? Se anch'essa crede che non cambierò mai non ha nemmeno senso continuare.
Comunque lunedì avrò il mio ultimo appuntamento.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Il fatto che uno abbia provato non significa che allora quello che ha scritto sopra abbia un senso.
Siccome ci ha provato, allora ripiega su modi di dire tipo "ce la faccio da sola"...

In che senso lo psichiatra "non ha nessun ruolo": non le prescrive una cura ? Non le ha fatto una diagnosi ? Mi paiono cose banalissime che invece non sono ancora state dette.
[#12]
dopo
Utente
Utente
La psichiatra non mi prescrive più nulla da gennaio 2015 (escludendo passiflora, melatonina e altri rimedi naturali), da quando ho assunto un'intera boccetta di en gocce insieme a molto alcool. No, non mi ha fatto una diagnosi nemmeno lei.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Tutta la situazione è da rivedere seriamente
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Quindi a chi abusa di alcol o ansiolitici non si prescrive più nulla ? Solo passiflora ?
Ci mancherebbe, neanche è così raro che accadano cose del genere. Qui la cosa fondamentale è che mancano i pilastri di un intervento: una diagnosi e una terapia, che certo non consisterebbe nel prescriver en e alcol, così come certamente l'abuso non riguarda a casaccio tutto e in qualsiasi caso.
[#15]
dopo
Utente
Utente
Non bevo e non faccio uso di sostanze (solo ed esclusivamente cannabinoidi) da più di un anno, ad eccezione di un baio di birre in qualche rarissima occasione. Non mi sentirei "mettere alla gogna" (passatemi il termine) la psichiatra, se lo ha fatto, o meglio, non lo ha fatto probabilmente in lei c'era e c'è una paura, non del tutto irrazionale, che io possa rifarlo. Il problema qui è la totale mancanza di comunicazione tra le due specialiste, da una parte una si allarma e dice che parlerà con l'altra per un eventuale trattamento farmacologico, dall'altra quest'ultima sta a guardarmi mentre soffro a cacciar quelle poche parole che riesco a dire, per poi darmi questi rimedi naturali (quando sa che non mi fa effetto nemmeno il valium endovena, figuriamoci la passiflora).
Per questo motivo, per tutti quelli elencati sopra e per tanti altri ancora, ho voglia e bisogno di distaccarmi, di abbandonare tutto e non per un semplice vezzo, ma per stanchezza e frustrazione.
Forse in un futuro non molto lontano inizierò una nuova terapia, certamente non psicoanalisi! Voi che indirizzo mi consigliate?
Con questo chiudo, ci ho fatto perder fin troppo tempo. Grazie infinite per aver speso il vostro tempo qui con me e grazie sopratutto per avermi ulteriormente aperto gli occhi su questa vicenda. Ho già preso provvedimenti, lunedì chiuderò questo rapporto terapeutico!
Cordiali saluti!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.6k 993 248
Gentile utente,

Mi pare una decisione completamente sbagliata e inconcludente. Non vedo perché non farsi semplicemente indicare una possibile terapia, su cui rimane libero di decidere come fino ad ora.