Indecisione (per il dottor Matteo Pacini)

Egregio dottor Matteo Pacini, buonasera. Il mio consulto è rivolto a lei perché leggo da sempre con interesse quello che scrive e mi ha impressionato la preparazione in materia ed il garbato distacco che riesce a mantenere con gli utenti che inoltrano i consulti.Ho cinquanta anni e da qualche mese sono in disoccupazione. In questo periodo mi sento molto scoraggiata e senza motivazioni. Questo evento della disoccupazione va ad aggiungersi ad altri eventi dolorosi che però ho affrontato sempre con grande coraggio e determinazione. Gli eventi dolorosi di cui parlo sono le malattie tumorali che per un ventennio circa hanno riguardato la mia famiglia. Mia madre ha fatto da apripista nel ’95, poi dopo qualche anno mia sorella che all’epoca aveva 37 anni ed una bimba di tre anni e mezzo; infine mio padre, il cui calvario ha avuto fine nel 2014. L’unica sana ero io. Mi sono buttata a capofitto ad aiutare i miei cari. Conosco quasi tutti gli ospedali oncologici (e non) italiani: nord, centro, sud. La prima volta che ho messo piede in un ospedale oncologico è stato un trauma perché si è aperto un mondo a me sconosciuto e tremendo. All’epoca ero una ragazza proiettata, con la naturale spensieratezza e delizia di quegli anni, verso la vita, il futuro. Quando l’infermiera mi disse che per la mamma era troppo tardi ho provato un senso di smarrimento che non saprei definire a parole. Poi ha iniziato mia sorella che ha combattuto come una leonessa. Ed è riuscita a farcela. Mio padre quando si è ammalato è rimasto completamente solo ed in mezzo ad una strada. L’ho portato a casa mia e me ne sono presa cura con coraggio ed affetto. E' stata durissima. Tant’è che per lo stress si è slantetizzata la celiachia. Nel 2013 - dulcis in fundo – nel bel mezzo della tormenta ho scoperto di avere io un nodulo che successivamente è risultato essere un innocuo fibroadenoma che ho voluto togliere a tutti i costi contro il parere dei medici. La cosa che più mi ha fatto meravigliare di me stessa in quel frangente non era la preoccupazione per me, ma come comunicare questa notizia a mio padre e mia sorella. Lì davvero mi sono fermata a pensare a quanto mi fossi “messa da parte”, tanto da non pensare a quello che stava accadendo a me ma al modo di riferire la notizia senza ferire i miei cari. Come se io non esistessi come persona.Da qui sono partita per capirmi di più. Ho letto libri di psicologiaper capire l'atteggiamento di negazione verso me stessa e misono ritrovata in parecchie patologie: bordeline, bipolare, distimia, depressione. Le uniche cose che non mi appartengono rispetto a queste patologie, sono l’autolesionismo (mi gratifico) e l’indifferenza verso il prossimo. In questo periodo poi di disoccupazione sto a macinare continuamente pensieri erimuginare. Penso di essermi ammalata ma non so definire bene di cosa. Ed ho paura dottore. L’unico organo che vorrei preservare è proprio il cervello. Vorrei avere un suo parere. La ringrazio di cuore. E la saluto cordialmente.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Nell'ambito di una preoccupazione relativa al suo stato di salute una visita psichiatrica può essere utile.

Non è detto che possa avere qualche patologia specifica, se non una reazione allo stato in cui si trova attualmente.


Dr. F. S. Ruggiero

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Utente
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Buonasera dottor Francesco Ruggiero. La ringrazio per il tempo che mi ha dedicato. Prenderò in considerazione il suo suggerimento. Sono cosciente di essere diventata ipocondriaca. Ci sono dei farmaci che potrei prendere? Grazie per l'aiuto.
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