Vertigini, senso di sbandamento continuo

Buongiorno,

chiedo il vostro consulto per un disturbo che mi perseguita da circa un anno e mezzo e per il quale non riesco a trovare una soluzione.
Tutto è iniziato a Febbraio 2017, a seguito di un episodio molto intenso di tachicardia, sudorazione e sendo di svenimento. Dal pronto soccorso, dopo svariati esami e controlli (ECG, esami del sague...) sono stato dimesso senza nessuna diagnosi.
Dal giorno dopo ho iniziato ad avvertire una sensazione continua di sbandamento e di vertigine soggettiva (non vedo ruotare le cose, ma ho un senso di "movimento" interno alla testa), quasi sempre abbinata ad uno stato ansioso e ad uno tremore interno. Questa sensazione si amplifica notevolmente quando cammino e negli spazi aperti, mentre sembra scomparire quando sono disteso.
Credo sia inutile dire che questo disturbo sta incidendo sensibilmente sul mio stile di vita, dover affrontare la giornata sapendo che sarà uguale alle precedenti è decisamente difficile.
In questi mesi sono stato visitato da un neurologo e da un otorino, ma entrambi hanno escluso patologie o disturbi di loro competenza.
Mi hanno anche detto che non è necessario effettuare una RM perchè il disturbo permane da tanto tempo e sembra essere di natura ansiosa (in pratica mi è stato detto che se si fosse trattato di qualcosa di serio, sarebbe già degenerato da tempo).
Il mio medico mi ha prescritto Xanax in gocce da prendere al bisogno, e devo dire che quando lo assumo per qualche ora ho la sensazione che tutto si attenui notevolmente, per poi però riprendere come prima. Mi rendo conto di essere effettivamente una persona molto ansiosa, ed i miei attuali ritmi di lavoro non contribuiscono a farmi stare più sereno, ma è complicato abbinare questi sintomi soltanto all'ansia.
Ho inoltre notato che ultimamente dopo aver mangiato ho una sensazione di ovattamento all'orecchio sinistro, che dura circa un'ora e poi sparisce.
Vorrei chiedervi se ritenete plausibile la diagnosi di somatizzazione d'ansia o se sia necessario qualche altro approfondimento.Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La diagnosi è già stata indirizzata, però purtroppo un ansiolitico non è una cura risolutiva, è solo un rimedio del momento. Se il medico non conosce le cure per questo tipo di disturbi, o non si sente di fare la diagnosi, allora però proceda con una visita psichiatrica.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottor.Pacini,

la ringrazio per la sua risposta velocissima.
Sto tentando di accettare l'idea che tutto sia portato dall'ansia, ma devo ammettere che mi risulta molto difficile.
Ritiene quindi possibile che tutti questi problemi di equilibrio e di stordimento possano essere unicamente di origine psicologica?
Ho letto in questi mesi molte testimonianze di persone con sintoni simili o identici a miei (anche se poi ognuno di noi ha percezioni differenti che sembrano sempre uniche...) e quasi tutte si dividono tra la speranza di poterne guarire e la frustrazione di non riuscire a trovare una soluzione.
E' inoltre comune la paura di rivolgersi ad uno psichiatra per il timore della dipendenza da psicofarmaci.
Sto seguendo da circa un anno un ciclo di psicoterapia, ho già sistemato qualche problema ma per la somatizzazzione sono molto lontano dalla soluzione. Avevo già pensato di rivolgermi ad uno specialista psichiatra, ma la mia famiglia sta osteggiando la mia decisione con fermezza.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"E' inoltre comune la paura di rivolgersi ad uno psichiatra per il timore della dipendenza da psicofarmaci. "

La migliore definizione di dipendenza da psicofarmaci è la paura di rivolgersi allo psichiatra, oppure l'impossiblità di concepire i sintomi come originati dal cervello.

I sintomi non sono di origine psicologica, sono di natura psicologica, l'origine è il cervello. Sembra buffo, ma è questo che non vediamo, e che ci porta quindi a ammettere che può essere, ma a non concepirlo chiaramente.
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