Padre con dipendenze

Salve, scrivo qui perché vista la notevole situazione familiare vorrei un consiglio su cosa è meglio fare. Un consiglio umano. Mio padre per prima cosa è alcolista. Da giovane, poi smise, ora è quasi vent'anni che beve. Peggiorando. Ha una malattia autoimmunitaria. Prende antidolorifici. Ed ora ne è dipendente. Ne prende ad elevate dosi per ogni cosa tutti i giorni, oltre a quelli per la malattia. Ha avuto diversi traumi fin dall'infanzia. Per questo è una persona depressa e ansiosa. Fa un uso spropositato di valium. Bevendondolo come acqua, finisce un boccetto in due giorni. Ora da diverso tempo, ce altro che mi fa ribrezzo. Visto che mia mamma sta da anni male, tra i due non ce più una vita sentimentale. Ora fa pure uso spropositato di pornografia. Mi capita di beccarlo in casa a pantaloni giù. Li guarda ogni momento libero isolandosi completamente dal mondo. Per lui è piu importante la bottiglia e il porno che noi. Anche mia mamma ha confermato la sua fissa per il sesso. Poi lui dice che la psicologia è fantascienza e sono tutti stupidi e scemi gli psichiatri. E tra l altro lui lavora nel vostro settore, ma non dico cosa fa. Detto ciò a me vieta ogni cosa di cui lui è dipendente cercando di nascondere tutto e appunto imponendo il divieto assoluto di queste cose, non parlandone nemmeno.
A me ha rovinato tantissimo la vita, tant'è che vado da una psicoterapeuta da più di un anno, per l'autostima e l'ansia, depresiione e ansia sociale. Mia madre è seguita da 6 anni. Ora io lo sto completamente odiando e mi fa schifo e pena. Cosa fare? Visto che lui preferisce titto ciò? Se ce ne andiamo io non voglio msi più vederlo. Io però ho già più di vent'anni e un sacco di problemi di tipo ansie e paure che sto corando, ma la sua presenza su di me è opressica e nonostante sia adulto uguale ha quella che ha sempre tenuto su di noi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Quel che riferisce è di una persona che assume dosi elevate, ma che a quanto pare non si lamenta di questo. La diagnosi di dipendenza richiederebbe un disagio personale per questo tipo di comportamenti, al di là del fatto che sono volontari e consapevoli. In altre parole, se sono fuori controllo per la persona, non sono soddisfacenti o non gestibili come la persona vorrebbe, si configura una dipendenza, altrimenti è un uso, certamente con delle conseguenze e dei rischi, ma è un'altra categoria.

La sua domanda esattamente quale era ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2015 al 2020
Ex utente
La mia domanda era cosa si può fare. Ma già immagino la risposta. È chiaro che se lei mi dice che non si può far nulla contro la volonta delle persone, per me è come adempire al concetto di salvare una persona. Data questa premessa, le chiedo, al di fuori della sua risposta professionale, cosa si può fare?
Perche anche qui non mi sembra giusto che se mio padre è malato, che lui ne sia consapevole o meno mi sembra stupido non poterlo aiutare. A me sembra che con questa risposta stiate accettando il suo comportamento.


Inoltre, come non si può chiamarla dipendenza. È assurdo. È chiaro che si arreca danno alla sua persona, e le assicuro possibile anche ad altri. Inoltre queste cose che fa, tutte , lui non le gestisce. È incontrollato. Chiaramente cone faccio a sctiverle qua cosa fa e cosa combina o come sta. È consulto questo, ma già altri suoi colleghi di persona da psicologo a psichiatra mi hanno confermato che si tratta di una dipendenza. L'unica cosa che posso dirle è che lui dixe di non essere malato e non fa nulla per tirarsene fuori, tranne che in alcuni periodi. Ma lo sa bene cosa fa.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Quindi ho capito, Lei sa fare una diagnosi e polemizza sul fatto che gli altri accettino dei comportamenti.

A parte che qui non siamo chiamati ad accettare o non accettare, che la medicina si occupa d'altro, decida Lei se vuole un consulto o ci viene Lei a spiegare la materia.

La diagnosi si fa visitando la persona, per il resto sono supposizioni. Se guarda i criteri delle diagnosi, non è sufficiente sapere che uno sta assumendo una sostanza e che la sostanza ha effetti tossici.

Se si tratta di una dipendenza, è prevedibile che la persona faccia resistenza. E' però altrettanto probabile che, se messo di fronte ad un approccio in cui non si giudica quel che fa, ma si propone una soluzione, possa prenderla in considerazione.
Essendo, a quanto ho capito, un operatore del settore sanitario, potrebbe avere vergogna o diffidenza nel chiedere un consulto su questo, così come potrebbe credere di sapere come fare perché è tecnicamente preparato sulla farmacologia. Ma questo è un errore.

Esiste una numerosa casistica di medici dipendenti da farmaci oppiacei, ad esempio, non di strada ma farmaceutici, e quindi non è un mistero come si possa gestire la situazione.