Difficoltà inquadramento personologico

Sto aspettando la relazione per la valutazione dei disturbi di personalità che mi deve essere restituita.
La psicologa mi ha detto che mi darà un suo parere clinico, ma che non si tratterà di una verità assoluta.
Come ho detto io ho già fatto tantissime valutazioni.
Ora mi sorge un dubbio.
Il mio attuale amante (cioè quello con cui vado momentaneamente) mi ha detto che sembro un uomo, e così mi hanno detto i precedenti che ho avuto.
Mi dicono sempre che sono più uomo di loro e che vorrebbero essere virili come me.
Anche la mia psicoterapeuta mi dice che sembro un maschio per molti ragionamenti che faccio.
Non è che fanno fatica a valutarmi perché sembro un uomo??
Nel senso che a me fanno molte domande sul versante femminile, dando per scontato che in quanto femmina io abbia certi pensieri, comportamenti e desideri.
Tipo mi chiedono se ho problemi di abbuffate, ma onestamente lo ritengo talmente frivola come cosa che mi pare ovvio che non ci rientro in certi comportamenti.
Poi indagano su atteggiamenti di dipendenza che io non ho, io amo comandare, dominare.
Mi chiedono se mi sono tagliata in passato, in realtà no, perché semmai me la prendo con chi mi sta intorno, non certo con me stessa.
Idem ho un narcisismo marcato.
In più non seduco gli uomini come farebbe una donna, non uso il mio corpo, ma il mio cervello.
Forse non sono abituati a una donna emancipata e libera dagli steriotipi.
Che poi io vado fiera di sembrare un uomo.
(In realtà sono molto femminile ma appunto non seguo gli steriotipi del mio sesso)
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Dr.ssa Daniela Sabbadini Psichiatra, Psicoterapeuta 59 3
Buonasera,

Non conoscendo il suo caso non mi sento di fornirle risposte dirette alle domande che ha posto.

La posso però rassicurare che i test validati e comunemente usati per valutare i tratti di personalità nella popolazione generale sono unisex, cioè le stesse domande vengono poste sia agli uomini che alle donne. Le domande insomma sono standard per tutti, indipendenti dal genere femminile o maschile del paziente.

Riporterei piuttosto questi suo pensieri ed emozioni scaturiti durante la somministrazione dei test al suo psicoterapeuta curante, così da approfondirle.

Cordialmente

Dr.ssa Daniela Sabbadini
Brescia
https://www.instagram.com/invites/contact/?i=p2gu45dhtetu&utm_content=koct5ds

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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Si, lo so che le domande nei test sono unisex, però oralmente mi sono state fatte altre domande più femminili. Comunque la terapeuta mi ha detto che mi esporrà il suo pensiero clinico ma che questo non corrisponde a verità assoluta, in che senso? In che senso non è verità assoluta?
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Dr.ssa Daniela Sabbadini Psichiatra, Psicoterapeuta 59 3
Come le dicevo precedentemente, credo sia una domanda da porre alla sua psicoterapeuta, mancano gli elementi perchè possa darle io una risposta esauriente. Potrebbero esserci innumerevoli motivazioni per cui le è stata data questa risposta.
Si affidi a lei e chiaritevi.
Una relazione chiara e diretta tra terapeuta e paziente è sempre alla base di ogni percorso diagnostico e di cura.

Cordialmente
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Io faccio psicoterapia presso un csm da anni ormai, ma la mia terapeuta non mi ha voluto mai dare una diagnosi, ma anzi mi ha sempre confuso le idee. È passata dal disturbo dissociativo ( soffro di dissociazioni, questo si) al disturbo bipolare e a un disturbo dell'attaccamento. Poi mi ha detto che sono bipolare ma per modo di dire e non realmente, che ho un disturbo dissociativo per modo di dire e non realmente. Ora dice che sono narcisista ma che provando sensi di colpa non rientro al 100% nel DSM è che sono sfumata mi ha detto pure che sono istrionica. Quindi mi sono trovata costretta a rivolgermi a un centro esterno ma anche qui la terapeuta già mi dice che la sua diagnosi non sarà una certezza assoluta...
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Dr.ssa Daniela Sabbadini Psichiatra, Psicoterapeuta 59 3
Mi rendo conto che possa scoraggiare non riuscire a definirsi in una diagnosi univoca, probabilmente perché lei percepisce la formulazione di una diagnosi come l'inizio di un percorso di cura e quindi di miglioramento psichico. Il fatto che a volte sia arduo identificare una diagnosi può dipendere dal percorso di vita che condiziona anche il proprio quadro psicopatologico. Provi ad individuare con la psicoterapeuta degli obiettivi di vita sui quali vorrebbe lavorare insieme al fine di migliorare la sua quotidianità. Alla fin fine è quello che si cerca di raggiungere, no? Minore sofferenza e miglior qualità di vita. Per la diagnosi ci potrebbe volere ancora del tempo, ma il processo di cura potrebbe cominciare prima!

Le faccio tanti auguri
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
A me da fastidio la dissociazione e l'ansia e l'angoscia continue e i problemi di assertività, poi ho ansia da prestazione, paranoia( questa è bella grave) problemi nel metacognitivo. Per la terapeuta è più un disturbo narcisistico ma dice che sono anomala e sfumata perché essendo in terapia da sempre chissà che evoluzione ha avuto il tutto( io sono in terapia dall'infanzia)
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Cominciamo il nuovo anno con nuove dissertazioni infruttuose sul sito così per perdere un poco di tempo.


Se ha delle domande le deve fare in modo diretto senza cercare nuove ipotesi diagnostiche in questa sede.


Dr. F. S. Ruggiero

http://www.francescoruggiero.it

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Beh allora faccio una domanda diretta, è possibile non essere più dissociati? Perché raramente non lo sono. Spero sempre di non dover discutere con qualcuno perché altrimenti è la fine perché la tendenza mi si rimarca. Poi non è che poi dire alla gente: ti prego parlarmi tranquillo/a in modo civile e educato perché sto male...la gente non sempre questa sensibilità. A parte che non capisco perché sono tutti aggressivi nell'esporsi. Io se ho qualcosa da ridire la dica in maniera tranquilla e educata mah. Non conosco nessuno con problemi di dissociazione onestamente è una cosa a quanto pare rara.
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
"Mi rendo conto che possa scoraggiare non riuscire a definirsi in una diagnosi univoca, probabilmente perché lei percepisce la formulazione di una diagnosi come l'inizio di un percorso di cura e quindi di miglioramento psichico"
Si è appunto questo il motivo. Purtroppo non è simpatico avere tendenze alla catalessi, cioè non saprei spiegarlo. Che soffro di dissociazioni è stato già appurato, il problema è che io voglio sapere perché e cosa le provoca. Mi capita pure di trovarmi una cartina di una brioches e non ricordarmi di averla mangiata o di non ricordare come ho fatto ad arrivare a una fermata della metro. Molto probabilmente c'è lo zampino di un trauma molto forte. Poi da quello che ho capito una persona dissociata e che soffre di dissociazioni solitamente ha una vita normale e lavora e studia senza problemi, come nel mio caso, poi magari ti dimentichi tuo figlio nell'auto, e succedono le tragedie. Oramai quando non ricordo qualcosa alzo le spalle, cioè che devo fare, purtroppo è così. Il problema è se vengo aggredita perché mi potrei pietrificare e potrei metterci una vita a reagire. Se non mi pietrifico potrei reagire in maniera aggressiva per lo spavento.

" Il fatto che a volte sia arduo identificare una diagnosi può dipendere dal percorso di vita che condiziona anche il proprio quadro psicopatologico. "

Si, in effetti subito pensano al disturbo borderline, ovviamente, ma poi li mando in crisi perché ho sempre studiato e lavorato senza problemi e per la mancanza a vita da eremita( che ci credo passo le giornate dissociata sono più in un altro mondo che nella realtà)

Altri sintomi sono l'ansia e l'angoscia e la paranoia, e la mancanza di metacognizione. Si sono sintomi del disturbo borderline, mistero...come carattere sono abbastanza narcisista e istrionica ma anche abbastanza empatica anche se può sembrare un contro senso.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
il problema è che la difficoltà a capire è solo sua.

Per poter avere successo nella sua terapia lei deve avere degli spazi da rispettare in modo rigido ed attenersi alle regole senza scostarsi da esse.

Altrimenti tende a prendere il sopravvento su qualsiasi questione provocando anche diverse difficoltà terapeutiche.

Il fatto che abbia questo spazio, ipotetico, non le dovrebbe consentire di uscire da queste regole.
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
"Per poter avere successo nella sua terapia lei deve avere degli spazi da rispettare in modo rigido ed attenersi alle regole senza scostarsi da esse."
Quali regole? Non so, la la mia terapeuta mi ha detto che posso scriverle ma che lei non risponde, è una regola?


"Altrimenti tende a prendere il sopravvento su qualsiasi questione provocando anche diverse difficoltà terapeutiche"
Come?
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
"Per poter avere successo nella sua terapia lei deve avere degli spazi da rispettare in modo rigido ed attenersi alle regole senza scostarsi da esse.

Altrimenti tende a prendere il sopravvento su qualsiasi questione provocando anche diverse difficoltà terapeutiche."
Comunque non ci capisco un cavolo... perché dovrei rispettare degli spazi, quali? Perché devo seguire delle regole in maniera rigida? Io sono cresciuta con un'educazione molto severa quindi non comprendo.
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