Mi sono licenziata senza avere un altro lavoro

Buonasera, sono una ragazza di 29 anni, laureata in materie scientifiche.
Dopo la laurea ho iniziato ad inviare curriculum e per fortuna dopo pochi mesi sono riuscita ad ottenere un lavoro, dopo un iniziale periodo di prova ho ottenuto il fantomatico tempo indeterminato.
I primi mesi sono andati abbastanza bene, ho conosciuto persone cordiali e benevole, eravamo molto collaborativi.
Nell'ultimo anno la situazione è precipitata, quando ero a lavoro avevo sempre ansia, ero in piedi 8 ore al giorno e correvo da una parte all'altra ininterrottamente (dovevo ancora ottenere il tempo indeterminato, ero molto volenterosa ad ottenerlo), 7 mesi fa l'ho ottenuto.
All'inizio della pandemia il datore di lavoro è stato costretto a modificare l'orario lavorativo disponendolo in due turni: facevo una settimana con sveglia alle 4.45 della mattina, per iniziare alle6.00, la settimana successiva iniziavo a lavorare alle 13.00.
Circa verso ottobre/novembre ho iniziato ad assumere Minias regolarmente per dormire, non riuscivo ad addormentarmi presto, dovevo cadere nel sonno entro le 22.00 per avere energie per il giorno successivo visto che stavo sempre in piedi.
Non avevo un ritmo regolare nemmeno nell'alimentazione (non riuscivo a mangiare molto alle 5 del mattino) e nello stesso periodo ho iniziato a perdere peso, in totale finora ho perso circa 10 kg.
Sono seguita da una psichiatra/psicoterapeuta, a febbraio mi ha diagnosticato un burnout per cui sono stata ferma a casa 15 giorni, ad aprile ne ho avuto un altro, però con sintomi molto più forti (era molto frequente il pensiero della morte), tornavo a casa da lavoro piangendo ed urlando in macchina dalla disperazione.
Questo secondo burnout ha deciso per me: a inizio maggio mi sono licenziata.
Mi rendo conto che è sicuramente una decisione FOLLE per il periodo che stiamo tutti vivendo, ma io non vivevo più.
La psichiatra mi ha prescritto 150 mg di Venlafaxina, non mi trovo male, ma forse è presto per trarre conclusioni sicure.
Tutto il malessere che ho provato mi ha portata a prendere questa decisione forse irrazionale, ma sento in me la sensazione di voler RICOMINCIARE LA VITA, ripeto dentro me stessa: "Stai tranquilla, è come se avessi finito adesso l'università, avrai la possibilità di trovare altro"; è come se volessi cancellare questi 2 anni di lavoro.
Sono preoccupata perchè mia madre è depressa da sempre (negli ultimi anni sembra migliorata) e il Neurologo sospetta che mio padre possa avere una demenza precoce (ha 66 anni).
Io voglio diventare più forte per poterli supportare, e voglio trovare un altro lavoro.


Vi ringrazio per l'aiuto
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248

La domanda quale è esattamente ?
La terapia è iniziata ora, ma prima, cioè durante i burnout, aveva seguito qualche altra cura ?

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
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[#2]
dopo
Utente
Utente
Volevo capire fino a che punto la mia scelta sia considerata "giusta", visto il periodo che stiamo vivendo e un sacco di persone hanno perso il lavoro, io ce l'avevo.
Prima dei burnout assumevo 150 mg di Zoloft e 2 mg di Trilafon la sera.

Grazie
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dopo
Utente
Utente
Devo ammettere che in questi giorni mi sto rendendo conto di aver maturato la scelta di licenziarmi un pò irrazionalmente, avevo una sicurezza tra le mani ma qualcosa mi diceva che non potevo continuare cosi; andavo avanti a sedativi-ipnotici la notte per dormire. Con i colleghi mi trovavo bene, ma forse era il contesto che non andava più bene per me. Adesso mi sento dispersa nel mare.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
La riflessione sulla giustezza della scelta al momento non è per Lei costruttiva. Si concentri sullo star bene e poi ovviamente sul trovare un'alternativa quando è in grado di farlo, e in questo si faccia guidare anche dal medico. Ovviamente la terapia messa durante il burn-out potrebbe non aver avuto il tempo di funzionare, e magari ora invece sta funzionando.

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Utente
Utente
Sono presa da un flusso di parole che devo esprimere. Nell'ultimo anno per forza di cose sono stata divisa solamente tra casa e lavoro (le condizioni del lavoro le ho espresse sopra). Mi sembra di aver perso la capacità di stare con gli altri, faccio molta fatica ad accettare un invito di gruppo, invece faccio meno fatica ad accettare un invito da una persona sola o da un gruppo di 2/3 persone massimo. mio padre mi dice che per conoscere persone posso andare in un bar starmene lì seduta con qualcosa da bere, e "vedrai che qualcuno si avvicina per parlarti, sicuramente", ma non ho la personalità per farlo. Ho chiesto un sacco di volte alla mia psichiatra che cosa io abbia: depressione, disturbo ossessivo compulsivo, bipolarismo, ecc. Non definisce mai quale sia il mio disturbo, allora io dico.. se sto prendendo antidepressivi, allora vuol dire che sono depressa!!!! Perchè non definisce che cos'ho????? Lei dice che mi autosuggestiono tanto.. Gli ultimi giorni prima di andare a lavoro venivo presa dal panico e piangevo, mi dondolavo sulla sedia e mi mettevo le mani sulla testa e urlavo, mi disperavo e piangevo, lei mi ha detto che in questo caso mi autosuggestiono del fatto di "essere pazza".. Ma io ho bisogno di aiuto perchè non so da che parte cominciare, adesso che mi sono licenziata forse è peggio di prima perchè non vedo assolutamente nessuno, almeno prima vedevo i colleghi con i quali mi trovavo bene.. Alcuni parenti mi hanno detto: vai a farti una bella vacanza!!! Si ma con chi? Da sola? Io ho bisogno di capire e di fare un passo alla volta, ho la testa piena.. Sento tutto sulle mie spalle, mio padre è pensionato e mia madre ha sempre fatto la casalinga, c'è bisogno di un'altra entrata, ma adesso io non sto bene.. che cosa mi succede?

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Sì, la diagnosi andrebbe definita, per due motivi. Prima di tutto per capire se la cura non ha funzionato e nel caso quale alternativa è utile, non andando solo in base a sintomi. In secondo luogo, perché il fattore esterno è stato inglobato dal disturbo, ma il disturbo in sé nasce prima e quindi andrebbe a questo punto definito. Antidepressivo = depressione no, non è detto, il tipo di farmaco copre diverse possibili diagnosi. Il tipo di senso di quella "testa piena" e di quell'angoscia che prova invece va chiarito, perché un conto è se uno rimane fermo a farsi domande, un conto è se subentra agitazione.

Dr.Matteo Pacini
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