Richiesta di aiuto

Salve, sono un ragazzo di 26 anni in grande difficoltà.
In famiglia, sei anni fa, ho dichiarato di essere omosessuale; di recente anche di avere una disforia di genere.
Aver dichiarato la mia omosessualità ha aggravato lo stato di depressione di mia madre che, di questo ne ho già parlato con una psicologa e mi ha detto che non posso sapere se la causa scatenante sia stata la mia dichiarazione, si suicidò gettandosi dal quarto piano, rimanendo viva, ora invalida.
Mia madre mi ha detto che averle detto di essere omosessuale è stata la "botta finale".
Nel 2014 mi ero prenotato al test di architettura ma non andai a farlo; m'iscrissi ad Arti, design e spettacolo, a Milano.
Diedi l'esame di inglese e stavo preparando quello di storia dell'arte medievale.
Mio padre, mentre stavo studiando, si ammalò e dovetti tornare in Calabria; non riuscivo più a concentrarmi; mi presentai all'esame avendo studiato solo una parte di programma.
Non riuscivo a studiare per prepararne un altro che mi avrebbe dato 6 crediti in più così da doverne sostenere altri 3 nel secondo semestre e avere confermata la borsa di studio.
Dopo aver sostenuto due esami tornai a seguire le lezioni.
Feci pochissimo in quei mesi e poco prima della sessione estiva morì mio padre.
Ebbi un contributo straordinario e preparai altri due esami, di uno conoscendo solo una parte del programma, dell'altro avendo un'infarinatura dalle lezioni ed essendomi sforzato molto nella lettura di una parte dei libri.
Raggiunsi, quindi, 24 crediti entro settembre 2015 e non 36 entro agosto 2014, requisito per confermare la borsa di studio.
Nel settembre 2015 rinunciai agli studi e nell'estate del 2016 andai di nuovo a lavorare, così nel 2017 e nel 2018.
Nel 2018 ho cominciato a fumare spesso durante il servizio, ho fatto il cameriere, avendo così diversi richiami.
Allora mi sono licenziato perché ho pensato che se fumavo spesso assentandomi avevo un certo malessere e avrei potuto cambiare la situazione.
Nel 2019 mi sono riscritto all'università, questa volta a ingegneria gestionale, perché ho riflettuto molto sulle possibilità di non trovare lavoro dopo la laurea.
Dopo due anni ho cominciato a vedere dei risultati in analisi matematica, così in economia e organizzazione aziendale, ma, tentando questi due esami, non li ho superati due volte, superando solo quello di inglese.
Sto vedendo uno psichiatra perché non so quale sia la scelta migliore da fare attualmente:
1) lavorare;
2) farmi convalidare gli esami sostenuti nel 2015 e continuare a studiare (sostentandomi col reddito di cittadinanza);
3) seguire dei corsi che mi darebbero dei punti nella graduatoria del personale ATA, avendo fatto domanda (finanziandomi col reddito di cittadinanza)

Vedo, però, che la mia tendenza, avendo scelto di consultare uno psicologo che mi ha indirizzato da uno psichiatra, piuttosto che prendere una decisione e darmi da fare, sia quella di chiedergli disperatamente aiuto, pensando, purtroppo, al suicidio.
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Non ho capito la ragione per cui si è licenziato da cameriere. Presumo perché fosse legato al fumo, altrimenti perdere un lavoro solo perché non si riesce a non fumare spesso durante il lavoro non avrebbe senso.

Se si fa visitare da un medico è possibile che riceva poi l'indicazione su un trattamento, il che non significa che le diranno cosa deve fare nella vita, non avrebbe il minimo senso questo. Invece le capacità decisionali in senso generale e la adattabilità ovviamente possono migliorare se dipendono da una qualche condizione psichiatrica nota e trattabile.

Dr.Matteo Pacini
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Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Per scegliere deve capire insieme allo psichiatra che cosa desidera fare nella vita, quali sono le cose che la interessano, alle quali dà valore, che la fanno sentire bene. E capire se la blocca il timore di fallire o altro.
"Mia madre mi ha detto che averle detto di essere omosessuale è stata la "botta finale": una frase così è una pallottola al cuore. A volte, quando una persona è molto depressa è anche molto, molto aggressiva e proiettiva, non si assume le responsabilità e scarica sugli altri le "colpe".
Spero che nel frattempo sua madre abbia modificato questo pensiero, ma se non fosse così è un problema di sua madre, non suo personale.
Non potrà scordarlo, ma deve passare oltre e decidere la sua vita.

Franca Scapellato

[#3]
dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
"Non ho capito la ragione per cui si è licenziato da cameriere. Presumo perché fosse legato al fumo, altrimenti perdere un lavoro solo perché non si riesce a non fumare spesso durante il lavoro non avrebbe senso."

Non è solo per questo. E' anche perché la prima volta che sono andato a fare il cameriere, d'estate, nel 2012, l'ho fatto nella prospettiva di poter usare i soldi d'inverno per poter coltivare delle relazioni, uscendo. La mia prospettiva era quella di studiare e fare qualche lavoro saltuario, anche d'estate ma ci sono stati dei fattori psicologici che probabilmente hanno reso difficile che questo si verificasse. Ora sento di aver fallito. Avevo ricominciato a lavorare, in smart working ma non ho superato la prova. Mi è stato detto, dopo un po' di giorni di prova: "fino ad adesso abbiamo giocato, adesso si fa sul serio".

"Invece le capacità decisionali in senso generale e la adattabilità ovviamente possono migliorare se dipendono da una qualche condizione psichiatrica nota e trattabile."

Credo che dietro il mio assentarmi dal servizio per fumare, come nel mio "giocare" nei giorni di prova del lavoro in smart working, come nel mio non raggiungere i crediti per la conferma della borsa di studio, non impegnarmi per superare gli esami, ci possa essere una qualche condizione psichiatrica, per questo mi sono rivolto a uno specialista.

"Spero che nel frattempo sua madre abbia modificato questo pensiero, ma se non fosse così è un problema di sua madre, non suo personale."

Mia madre nel frattempo ha modificato questo pensiero. Anzi, ieri, cosa di cui si è accorta, le ho detto anche della mia disforia di genere, e non ha avuto reazioni particolarmente preoccupanti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Quel che sembra il minimo comune denominatore è una sorta di freno, o di bassi livelli di stressabilità, per cui spera che il mondo le chieda poco, o vive come molto un qualcosa che mediamente gli altri tollerano. Non è questione né di intelligenza né di capacità teoriche, ma di resistenza all'applicazione (c'è su un lavoro manuale come su uno studio teorico), e sembra in qualche modo volersi accontentare come se avesse deciso che i suoi progressi non possono che essere molto lenti e cauti.
Io sì, mi farei valutare. La disforia di genere è stata diagnosticata ?

Dr.Matteo Pacini
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[#5]
dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
No, la disforia di genere non è stata diagnosticata.
[#6]
dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
La disforia di genere non è stata diagnosticata ma l'ho detto al mio psichiatra e non sembra esserne stato sorpreso. Anche dopo un po' di colloqui con la psicologa mi sono lasciato andare di più e l'ha notato.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Capisco, non sarà stato sorpreso ma non sappiamo da cosa, e che pensa. Qui parliamo di diagnosi, che poi serve per indicare dei percorsi e delle soluzioni.

Dr.Matteo Pacini
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[#8]
dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
"E capire se la blocca il timore di fallire o altro."
Le cose che mi bloccano nel continuare a studiare per laurearmi sono molte: l'età, ho 26 anni, questo significa che completerei il mio percorso di studi a 30 anni e mezzo, cosa che percepisco come un fallimento, il timore di fallire, la consapevolezza della mia problematicità; dato il profondo senso di insicurezza che avverto la mia prima tendenza è quella di cercare lavoro per crearmi una sicurezza, anche economica, forse inconsapevole del fatto che studiare per raggiungere questo obiettivo, anche a 30 anni, potrebbe regalarmi delle soddisfazioni che mi ripagano più di una paga per un lavoro che non mi entusiasma. Secondo voi è bene che durante il completamento degli studi, che probabilmente avverrà, per questioni anche economiche, in modalità telematica (col reddito di cittadinanza non riuscirei a coprire facilmente tutte le spese), continui a seguire uno psichiatra?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Qualunque sia la scelta, un conto è cambiare, altro è rimanere bloccati. In questo il discorso sul fallimento non ne uscirebbe modificato, anzi. A mio avviso però questo vissuto potrebbe cambiare, così come anche l'iniziativa e in generale la capacità di adattamento, con un intervento psicologico e/o psichiatrico. Ad esempio potrebbe essere depresso, il che è correggibile.

Dr.Matteo Pacini
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[#10]
dopo
Attivo dal 2015 al 2023
Ex utente
Sì, lo psichiatra mi ha detto che "si sono scaricate le pile" e mi ha prescritto Fluvoxamina, Colpilox e Akineton in caso di tremori. Intanto cerco lavoro e valuto l'iscrizione all'università in una prospettiva studio-lavoro.