Depressione maggiore o astinenza da oppiacei?

ho 46 anni, sono in cura al sert e al DSM della mia zona per doppia diagnosi: depressione maggiore e dipendenza da eroina.
L'uso attivo di eroina è scemato negli ultimi anni a favore del  mantenimento con metadone.

Dopo 2 anni consecutivi di trattamento metadonico, venlafaxina e aripiprazolo in cui c'era stato un miglioramento (per qualche mese) ho scalato il metadone fino a sospenderlo.
Dopo una fase astinenziale lunga e faticosa sono precipitata in uno stato depressivo acuto e invalidante, da cui non riesco a uscire.
Sono in queste condizioni ormai da più di due mesi.

Ho assistito a quello che mi è sembrato un rimpallo di competenze tra la psichiatra del DSM e la farmacologa del sert, la prima mi sembrava propensa a riprendere il trattamento con un oppioide, l'altra no e premeva per un ricovero di sollievo.

Quello che mi chiedo è:
potrei trarre beneficio per il mio stato depressivo dal riprendere il metadone?

Sarebbe possibile per la mia dottoressa del sert impostare un trattamento con buprenorfina?

La buprenorfina potrebbe essere più indicata del metadone per il mio stato depressivo?


Grazie per vostro riscontro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Ho pubblicato diverso materiale su questo tema. Effettivamente la cosa scientificamente più logica è il ripristino della terapia oppiacea, che oltre a servire a prevenire le ricadute e portare a estinzione l'uso, ripara i "danni" dell'eroina e a volte è anche una cura per alcune doppie diagnosi. DI contro, queste forme di depressione non sono di facile trattamento con le comuni terapie pensate per le depressioni normali.
Tra l'altro due anni non sono un periodo lungo, e in un soggetto con una storia importante di dipendenza da eroina è probabile che dopo vi siano scompensi di tipo umorale.
Quale dose di metadone era la sua di mantenimento ?

Il rimpallo avviene per l'assurda organizzazione che vuole alcuni occuparsi di metadone e altri di altri medicinali, come se improvvisamente la psichiatria fosse divisa in due, o come se la tossicodipendenza non fosse psichiatria. Ovviamente, nel riprendere terapie oppiacee dopo averle scalate, come lei saprà, si deve procedere con cautela, perché si parte da tolleranza zero, per cui non si riprende dalla dose di mantenimento, ma da dosi minime.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Credo di aver letto qualcuono dei suoi scritti durante la mia attuale "detenzione depressiva". Da li mi veniva da proporre alla dottoressa del sert di provare una terapia con la buprenorfina ma temo che lei abbia bollato la mia richiesta come craving.
Sono arrivata a prendere 100mg di metadone che non ho tollerato troppo bene per l'eccessiva sedazione direi che da 60mg in poi stavo meglio.
So che essendo disintossicata dovrò ristabilire una terapia a basso dosaggio ma la dottoressa del sert non mi ha voluto dare più di 5mg, credo che per quanto disintossicata ne sarebbe servito il triplo per avere un beneficio.
Tra psichiatra e tossicologa non so più a chi chiedere aiuto, quindi chiedo aiuto a lei. Cosa posso fare?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Infatti, 5 mg sono una dose iniziale ragionevole, poi però il punto è questo, trovare la dose che mantiene il benessere del paziente, anche perché un malessere persistente dopo la sottrazione della cura (non disintossicazione) è fattore di rischio per le ricadute, e comunque per l'effetto riabilitativo del trattamento. Il craving non consiste nel chiedere qualcosa per non star male.

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dr.Pacini.
Al sert non siamo ancora al punto di arrivare a un dosaggio che plachi il mio malessere. Il giorno successivo alla somministrazione dei 5mg di metadone riportavo alla dott.ssa che nessun effetto era pervenuto e scoraggiata la assecondavo nel non voler riprendere il trattamento.
Domani mattina avrei un appuntamento con la stessa, mi chiedo se sia opportuno farle leggere questa conversazione.
Per quanto riguarda il rischio di ricadute è la depressione stessa a rendermelo impossibile, non riesco neanche a lavarmi figuriamoci a uscire per comprarmi dell'eroina.
Mi trovo letteralmente incastrata nel rimpallo di cui sopra: la psichiatra del DSM mi ha rimandata al sert per ristabilire il trattamento con oppiacei ma la farmacologa del sert non vuole ristabilire il trattamento, mi sembra d'aver capito che per lei prescrivere tale trattamento in presenza di urine pulite sia un problema.
A questo punto spero tanto che mi voglia prendere in cura lei, dr.Pacini. Ho cercato un suo contatto email e ho trovato la stessa sia per la struttura di pisa che per lo studio medico di roma, spero sia quella giusta.
Premetto che ero già in cerca di un suo contatto quando mi sono imbattuta nella possibilità di avere un suo consulto online, qui su medicitalia.
La ringrazio molto per il suo aiuto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gli aumenti di solito si fanno settimanalmente, per indurre così la tolleranza. Quindi senza fretta, se il programma strategicamente è quello di arrivare alla dose che funzioni, la cosa non è detto che debba procedere giorno per giorno.

Sì, prescrivere un trattamento con urine negative è considerato un problema, anche se ovviamente sul piano scientifico non lo è, anzi. Mentre non è un problema per molti toglierlo anche con le urine positive, ma questa è un'altra storia.

Comunque Lei è un paziente già noto, e la sottrazione della cura è sempre una prova. Se il paziente peggiora, è chiaro che si può non riconfermare l'opportunità di star senza cura, per cui anche sul piano della logica, non ci sarebbe niente di strano.

Dr.Matteo Pacini
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