Dubbio derealizzazione depersonalizzazione

Buongiorno Dottori,
Sono un ragazzo di 28 anni.
laureato, da un anno e mezzo, lavoro, nessun problema relazionale.
Ci tengo ad introdurre così il mio quesito per sottolineare il fatto che per lo meno apparentemente ad oggi non c'è nessuna situazione particolare.


Da circa un mese e mezzo mi si è ripresentata un strana situazione che confrontandomi col Dottor Google (ironia) associo convintamente ad uno stato di derealizzazione o depersonalizzazione.
Mi sento come leggermente stordito, assente, me ne accorgo principalmente quando sono con altre persone (anche familiari) di sentirmi come estraneato dalla situazione e quando mi fanno delle domande mi sembra di rispondere in modo automatico senza essere pienamente consapevole.
Questa sensazione la provo io ma nessuno mi ha fatto mai notare nessun cambiamento.
Queste sensazioni mi mettono molto disagio poichè ho paura di non essere nelle mie piene facoltà mentali e ho paura che mi possa accedere qualcosa o che tutto ciò non passi mai più.


In realtà non si tratta di sensazioni nuove ma già provate nel corso di questi ultimi 2 anni.
Sono stato a fare visite oculistiche poichè la sensazione ha anche un coinvolgimento della vista, dandomi la sensazione di avere come un velo davanti agli occhi ma la visita effettuata a marzo 2022 è negativa.
Ho effettuato e sto effettuando dei trattamenti fisioterapici poichè mi è stato riferito dal mio medico di base che anche infiammazioni del tratto cervicale possono dare queste sensazioni, e di fatto le scorse volte dopo alcune sedute dal fisioterapista la situazione rientrava, ma purtroppo non questa volta.
Svolta anche RNM encefalo a novembre 2020.


Concluso dicendo che 2 anni fa in questo periodo ebbi uno stato di ansia generalizzato diagnosticato da medico paichiatra il quale mi ha seguito in un percorso farmacologico con citalopram 10 gocce poi scalate dopo circa 8 mesi sempre sotto stretto monitoraggio medico.
parallelamente ho intrapreso un percorso psicologico basato sul mindfullness che mi ha molto aiutato e che sono in fase di conclusione.


Le precedenti volte che provavo queste sensazioni di confusione, stordimento, forse derealizzazione, ne ho parlato con medico psichiatra e psicologo i quali conoscendo il mio trascorso e l'interpretazione che do alle sensazioni, no hanno mail dato molto importanza, consigliandomi di distrarmi.


Premetto che mi fido degli specialisti da cui mi sono recato in questi 2 anni e so che a distanza le valutazioni sono molto limitate ma:

Durante le Vostre esperienze professionali avete mai avuto pazienti che abbiano riferito sintomi o sensazioni simili a quelle che descrivo?


Grazie per le risposte
[#1]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
La cosa sarebbe abbastanza tipica, sintomi definiti contemporanemente come lievi, sfumati, un quasi nulla e disagio quasi assoluto. Presenza del sintomo indefinita ma sostanzialmente sempre, e autodiagnosi orientata in quel senso.

C'è stato miglioramento mentre faceva la cura col citalopram ?

E' curioso che dica che il percorso di mindfulness l'abbia aiutata, non si capisce però di preciso a cosa, ad altro forse, perché adesso è qui a riportare questo tipo di preoccupazione che quindi non si è risolto.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Il citalopram mi ha aiutato nonostante non abbia mai accettato di volerlo assumere. Ho comunque seguito tutta la terapia come indicato.
Mindfulness mi ha aiutato a distogliere l’attenzione dal pensiero ruminativo.
Nel 2020 ci sono stati comunque fattori esterni che hanno scatenato disturbo di ansia generalizzato. Ora invece non ci sarebbero motivi ma mi trovo di nuovo nella situazione di prestare molta attenzione durante al giorno alle mie sensazioni, associando speso i sintomi a malattie mentali come la depressione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"Il citalopram mi ha aiutato nonostante non abbia mai accettato di volerlo assumere"

Nonostante certo, perché mai se uno non accetta di assumere una cura questa non dovrebbe funzionare ? Se mai potrebbe attribuire l'effetto non al citalopram perché non lo accetta, questo è un altro discorso. Proprio su quello il citalopram doveva funzionare, distogliere dal pensiero ruminativo. Perché pensare che non l'abbia fatto ? Per una percezione sua di simpatia.

Comunque: fece una cura e funzionò. Quindi si faccia rivalutare oggi, ma niente di strano se l'approccio fosse lo stesso. Se mai c'è il rischio che non segua alcune cure che le indicheranno per una errata interpretazione della terapia dell'altro episodio.

Dr.Matteo Pacini
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