Ansia, incapacità o cos'altro?

Gentili Dottori,

Sono un uomo di quasi 36 anni.


Dopo un percorso di studi abbastanza soddisfacente sono entrato nel mondo produttivo nel 2011, cambiando però spesso lavoro e collezionando esperienze sia in Italia che all'estero nei settori più diversi.
Non ho però mai "brillato" sotto il profilo del rendimento in qualsiasi cosa abbia fatto e l'ansia del giudizio di datori di lavoro e colleghi mi ha sempre condizionato negativamente.


Una più recente manifestazione di questa ansia - che chiamerei "ansia di essere o passare per stupido" - si è concretizzata durante un'esperienza a Londra, nel 2019/2020: la paura - a mio modo di vedere motivata - di scordarmi le cose, non riuscire a concentrarmi, non avere memoria, sbagliare.


Dopo il rientro in Italia e un corso di formazione mi sono ricollocato come sviluppatore software, un mestiere che mette alla prova qualità come ragionamento, memoria, pensiero astratto.
La natura consulenziale di questo lavoro comporta inoltre un ricambio relativamente frequente di contesti operativi, tecnologie utilizzate e colleghi, tutti fattori che - come immaginerete - non mi aiutano a tenere sotto controllo il problema.


Lamentando grandi difficoltà in occasione della mia prima commessa (dalla quale poi sono stato rimosso per rendimento non sufficiente) - circa un anno fa - lo psichiatra che mi aveva (e mi ha attualmente) in cura (assumo 20 mg/die di fluoxeren proprio dal 2019) disse che questi disturbi della memoria e della concentrazione erano manifestazioni da collegarsi a uno stato emotivo alterato da alcuni fatti personali che mi avevano recentemente coinvolto (nella fattispecie: la gravidanza inaspettata della ragazza con cui mi stavo frequentando, che mi ha reso papà ad Agosto 2022).


Volendo vederci più chiaro mi sono così rivolto a un conoscente neurologo che mi ha indirizzato a una psicologa dell'ospedale dalla quale sono stato sottoposto a una serie di test del deterioramento cognitivo che non hanno evidenziato nulla.


Continuo però ad avere difficoltà a lavoro e alle volte mi sembra di dovermi sforzare molto per ottenere la minima concentrazione.
Certe volte mi sembra che le parole che ascolto durante una spiegazione di un concetto o una procedura mi escano dalla testa così come sono entrate e quando analizzo il codice e cerco di capirne il funzionamento perdo il filo con grande facilità.
Tutto ciò è amplificato quando sono con colleghi che non conosco o con cui non mi trovo bene.


Le mia domande sono:
1) C'è modo di appurare se il problema possa avere anche una causa non emotiva (disturbo di concentrazione e similari)?

2) Se il problema ha radice eclusivamente emotiva (ansia o quant'altro), vi è modo di risolverlo?


Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
La componente emotiva appare essere preminente ma di conseguenza la terapia deve essere adattata al sintomo ancora presente.



Dr. F. S. Ruggiero


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[#2]
dopo
Utente
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Grazie della risposta Dottore, dovrei quindi riparlarne con il mio curante. L'anno scorso lo psichiatra si limitò a concordare con la scelta del neurologo di raddoppiare la dose di fluoxetina, ma non mi sembra che ciò avesse avuto effetti apprezzabili.

Nutro grande fiducia nel mio psichiatra ma alle volte mi chiedo se sia il caso di chiedere un secondo parere dato che ormai ha più di 70 anni.

Nel caso avrebbe qualche referenza esperta e affidabile su Roma?

Grazie
[#3]
dopo
Utente
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Mi chiedevo inoltre se esistono esami medici in grado di escludere cause organiche per queste mie difficoltà di attenzione, memoria e concentrazione.

Grazie
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